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Autore: _LostinLove    10/04/2012    1 recensioni
Ciao, mi chiamo Marta e questa storia narra un sogno che ho fatto. Parla di me, i one direction e due carissime amiche. In realtà i one direction non saranno molto importanti qui, sono più importanti le due ragazze che mi fanno ridere ogni volta che le penso. Sarà una storia breve e non vi toglierà tanto tempo. se volete leggerla, ve ne sarò grata :)
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sognare Con Voi A Milano E' Più Facile'
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Ciao caro lettore, o cara lettrice. Mi presento, mi chiamo Marta e sono del ’97, quindi siccome lo sto scrivendo ora il capitolo, ho 14 anni. Quasi 15, in realtà. No, non sto descrivendo il personaggio, no non me lo sono inventata. Sono io. Proprio io, l’autrice. Non sono sciocca da scrivere questo capitolo a caso, ma l’ho sognato. E mi era piaciuto così tanto da volerci scrivere sopra una piccola storiella. Posso continuare a presentarmi? Bene, stavamo dicendo … sì, sono alle superiori. E amo la musica. Amo i One Direction, e sono loro la causa del capitolo, dei miei sogni, di tutto. Sono la causa anche della mia amicizia con due ragazze fantastiche, Morgana e Nicole. Loro saranno nella FF, come protagoniste quanto me. Sono le amiche che tutti vorremmo avere, ma c’è un’unica cosa che rende la nostra amicizia più forte di tutte le altre: la distanza che di divide. Già, perché come tantissime amicizie nate via internet, loro sono di Milano e io sono lontanissima da loro. Per capire come mai sto scrivendo questa storia su di noi, leggetela. Non sarà tempo perso, e se lo diventerà non avrete perso più di una manciata di minuti, e se preferite avete la possibilità si schiacciare la X rossa sopra di voi. Grazie.

Mi svegliai aprendo piano gli occhi. c’era così tanta confusione ancora nella mia testa. La luce a neon mi stancava la vista e le risate di quei due bambini mi penetrava la mente come lame affilate. Mi stiracchiai sul sedile, forse colpendo il vicino.
oh, scusi.”, dissi piano. Ma l’altro era già addormentato. Ridacchiai pensando alla possibile figura da schifo che avrei fatto, allora ringraziai il dio del sonno(esisteva il dio del sonno?). Presi il cellulare e controllai l’ora, mancava ancora un bel po’ prima dell’arrivo. Diedi un calcio allo zaino per essere sicura che ci fosse ancora e poi cercai la macchina fotografica dentro la sacca. Appena la trovai la accesi e la misi in modalità “video”.
Ciao. Sì, è una cosa da pazzi fare un diario su quello che sto facendo in treno. Ma manca ancora una buona ora piena all’arrivo a Milano. E non sto nella pelle a incontrare finalmente Nicole e Morgana. Nic ha detto che resterò a casa sua per i prossimi tre giorni. DOmani sera ci sarà il concerto dei One Direction allo stadio e ora sono le dieci di mattina. Credo che siano andate entrambe a scuola.”, dissi e sorrise alla fotocamera. Poi salvai il video e rimisi tutto nella sacca. Mi guardai attorno, notando che il vagone era quasi vuoto. C’ero solo io, l’uomo seduto affianco a me e due ragazzi nei sedili dietro il mio. Mi alzai piano e, prendendo la mia roba, mi sistemai vicino al finestrino lontano dagli altri passeggeri. Appoggiai lo zaino nel sedile di fronte a me, appoggiato al vetro, e la sacca sulle mie gambe. Mi lasciai cullare dalla canzone “Moments” e ripensai a cosa ci eravamo dette qualche giorno prima noi tre ragazze. Eravamo tutte felici che i miei mi avessero lasciato partire. Infondo era per vedere i miei idoli, e anche per conoscere meglio loro. Di certo non andava da due sconosciute, sapevo molte cose di loro. Forse più cose della mia vicina di banco.
Risi pensando alla mia classe che era a scuola a subirsi una lezione di non so che. Mi accoccolai e appoggiai sopra di me il giubbotto. Era pieno maggio ma faceva comunque un po’ di freddo. Forse solo nel treno. Sbuffai annoiata. Era da tre ore che non facevo nulla, tranne per una mezz’ora in cui avevo dormito. Per il resto mi ero solo subita gli altri parlare. E ora non sapevo che fare. Appoggiai le gambe sul sedile affianco al mio e mi misi a guardare il panorama. C’erano così tante case, che spesso venivano rimpiazzate da campi e colture. Rimasi a guardarmi attorno finché non decisi di pensare a cosa mi ero portata dietro, quindi feci un po’ di pulizia mentale e ci riflettei su. Nella sacca c’era del cibo, la macchina fotografica, il cellulare, il taccuino e altre cose così. Nello zaino, invece, c’erano dei vestiti per il cambio, e un asciugamano pulito. Una trousse con trucco, dentifricio e spazzolino. Poi una spazzola e alcuni elastici. Mi ero perfino portata dietro un paio di converse leggere, mentre ai piedi indossavo le mie Nike.
Dove devi scendere?”, mi chiese un ragazzo biondo avvicinando il volto verso di me. Gli sorrisi e presi una bottiglia d’acqua. E mentre lo facevo gli risposi velocemente.
Anche tu a Milano?”, chiese il suo amico, stupito.
Eggià.”, borbottai e bevetti un sorso d'acqua.
Noi ci andiamo per un concerto, domani sera.”, disse il moro. I miei occhi si illuminarono tutto d’un colpo.
I One Direction?”, chiesi sorridendo.
Sì, loro. Ti piacciono?”, chiese il biondo. Annuii. Loro due scoppiarono a ridere e cominciammo a parlare un  po’. Erano veramente due ragazzi divertenti, e dissero di chiamarsi Stephano (quello moro) e Luciano (quello biondo). Dopo aver discusso un po’ di come li avevano conosciuti conversammo su di noi, e finimmo col parlare di me, Nicole e Morgana.
Oh, scusatemi. Mi stanno chiamando.”, dissi cercando il cellulare nella sacca. Nel vagone era partita la cover dei One Direction della canzone del Principe di Bel Air. “Pronto?
Ehy, Marta. Sono Nicole!”, la sua voce era così allegra e forte, che fui costretta ad allontanare il cellulare dall’orecchio. La sentii ridere.
Dimmi bellissima.
Sono appena uscita da scuola. Cioè, da una ventina di minuti … Stiamo per arrivare in stazione.”, disse. La immaginai sorridere. Lei era bellissima, e più piccola di me per età. Era piccola anche di statura, in realtà, ma era magrissima, nonostante mangiasse peggio di Horan e Malik messi assieme. Per questo io la chiamavo “sorellina di Niall”, appunto perché aveva sempre fame e mangiava di tutto.
Non vedo l’ora, e sai una cosa buffa?”, chiesi e lei mugugnò un “no”. Risi guardando i due giovani che stavano origliando per bene la conversazione: “Ci sono due ragazzi qui, che vengono al concerto dei One Direction domani sera.
Forte!”, disse lei. “Ecco, siamo alla stazione. E tu dove sei?”, chiese.
Ma come pretendi che lo sappia?!”, chiesi e scoppiammo a ridere. Guardai fuori dal finestrino e vidi grandi palazzi in lontananza, case più vicine e molte macchine per la strada. “Mi sa che ci siamo, Nic. C’è tanto casino.
Bene, dimmi qualcosa che mi possa far capire dove sei
Qualsiasi cosa?”, chiesi. “E cosa dovrei vedere?!
Tu cerca.”, sbuffò lei. Sentii due risate dall’altra parte. Ma non era quella di morgana, né la sua. Una era troppo bassa, mentre l’altra era molto femminile. I genitori, probabilmente. Scossi la testa cercando di non distrarmi e con lo sguardo cercai quel “qualcosa” anche se non avevo la più pallida idea di cosa in realtà dovessi cercare. “Allora?”, chiese spazientita.
Senti, diciamo solo che ci siamo.”, borbottai.
Va bene, credo che fra una manciata di minuti sei in stazione. Non vedo l’ora di abbracciarti.
Anche io.”, dissi e quasi scoppiai a piangere.  
Ciao bellissima.”, disse e chiuse la chiamata, senza lasciarmi il tempo di salutarla. Sbuffai e misi il cellulare in tasca.
Era Nicole?”, chiese Luciano.
Sì, era lei.”, gli sorrisi e indossai il giubbotto. “Manca poco.
Ah sì? Ci stavamo divertendo ..”, sbuffò Stephano. Annuii e misi lo zaino sulle spalle e indossai anche la sacca. Ci sedemmo tutti e tre sul bordo dei propri sedili, mentre guardavamo l’altro signore che cercava di vestirsi e prepararsi. Noi eravamo già pronti, e negli ultimi istanti di conversazione ci scambiammo i numeri telefonici se per caso avessimo avuto l’opportunità di vederci al concerto, o più avanti.
Il treno rallentò fino a fermarsi, e solo in quel momento sentii le farfalle allo stomaco. Era praticamente impazzita, avevo voglia di saltare e urlare. Volevo correre da Nicole e abbracciarla fino a soffocarla. Beh, non proprio. Ma stringerla forte e tenerla fra le mie braccia. Scendemmo dal treno e vidi un’ondata di gente in così poco spazio. Mi strinsi la sacca al petto e mi diressi verso l’uscita più vicina. Non sapevo dove dovevamo incontrarci, ma più stavo lontana da quella marea di gente prima avrei evitato uno dei miei soliti attacchi di asma. Mi voltai e notai che tutti si stavano infilando nei vagoni del treno, i due ragazzi erano praticamente volatilizzati e per un secondo cercai di capire se erano frutto della mia immaginazione oppure ci avevo veramente parlato. Infondo stavo diventato pazza e la pazzia porta a brutti scherzi.
Marta! Marta!”, sentii il mio nome risuonare tra la folla. Mi guardai attorno ma non riuscivo a vedere nessun viso familiare. Poi comparve il corpicino di Nicole che mi correva incontro. Il mio cuore si colmò di gioia e ci abbracciamo. Ci stringemmo e chiusi gli occhi. Cercai di imprimermi questo ricordo nella mente, sperando che non potesse mai scomparire. “Sei bellissima.”, mi disse e io arrossii.
Anche tu sei splendida.”, le dissi di rimando e mi abbracciò di nuovo. Poi mi prese per mano e mi portò fuori, verso un parcheggio dove ci aspettavano due adulti.
 C iao, tu sei marta, giusto?”,  chiese l’uomo. La donna mi fece un enorme sorriso.
Sì, piacere di conoscervi.”, mormorai piano. Mi sentivo un po’ in imbarazzo, perché in fondo loro mi stavano proponendo di restare da loro per quei prossimi tre giorni. Avrei mangiato con loro e dormito sotto il loro tetto, e non mi stavano chiedendo nulla. Avevo vitto e alloggio, e io non sapevo proprio come ripagare la loro ospitalità.
Sai, con noi non servono tutte queste galanterie. Puoi dirci ciao la mattina, non serve mica un Buongiorno con sorriso a 360 denti.”, arrossii capendo che forse ero stata educata con modi troppo eleganti. Da me quando si incontrava una persona si stringeva la mano e si parlava in modo decente. Lo si faceva ovunque, in realtà, ma forse loro erano una famiglia evoluta e queste manovre da gentiluomini le avevano soppresse. “Ora vi portiamo a casa, te la mostriamo e tu potrai lasciare le tue cose in camera della Nicole. Poi vi portiamo a scuola da Morgana, così andate a casa sua per il pranzo.”, continuò lui sempre con fare amichevole. Mi prese lo zaino e lo lasciò nel portabagagli, poi partimmo verso la loro abitazione che non era per nulla male. Dopo un breve giro turistico lasciai le mie cose vicino al letto della mia amica e che, eccitata, mi mostròtutte le cose che possedeva dei One Direction. Quando arrivammo davanti alla scuola di Morgana (che invece aveva la mia età) era appena suonata la campanella e stavano uscendo già i primi ragazzi.
E’ tutta una sorpresa.”, disse Nicole dopo aver salutato i suoi genitori che andavano a lavoro.
“Come?”, chiesi cercando tra i ragazzi il volto di Morgana.
In realtà lei non dovrebbe vederti prima di stasera, a cena, da noi. Ma i suoi genitori hanno approvato a farci mangiare da loro. Ti assicuro che sarà forte, ha una bella casa.
A me non interessa della casa. Mi Interessa di lei.”, dissi e poi il mio respiro si fermò. Notai un ragazza uscire dalla porta con le cuffie alle orecchie. Era lei. Era bellissima. “Mi nascondo.”, dissi e mi misi dietro una colonna, fuori dal cancello. Nicole rise.
Nic, cosa ci fai qui?!”, chiese Morgana correndo incontro alla amica e abbracciandola. “E la Marta?”, chiese guardandosi attorno ma non mi vide, mi ero nascosta troppo bene.
Eh, non è venuta. Il treno è in ritardo. I tuoi ci portano da lei dopo. Ora prendiamo il bus e andiamo a casa tua.”, disse Nic. Che attrice formidabile che era! Ecco come non detto. Scoppiò a ridere e si aggrappò alle spalle di Morgana per non cadere. Sembrava stesse per soffocare da quanto rideva. Qualcuno si voltò per vedere le due amiche.
Cosa c’è da ridere? Marta non viene!”, disse e vidi i suoi occhi luccicare. Stava per mettersi a piangere? Non resistetti e uscii dal mio nascondiglio. Corsi da loro e le abbracciai. “Puttane, questo scherzo era una merda! Vi pentirete di quello che avete fatto!”, gridò lei mezza arrabbiata. Ma in realtà era felicissima di vedermi. Lo vedevo, lo si capiva: perfino i suoi occhi sorridevano.
Sì Morgana … anche noi due ti amiamo tanto.”, sussurrai e tornammo a ridere. Morgana lasciò cadere il suo zaino e ci stringemmo forte. Gli studenti ormai erano già usciti tutti e in mezzo alla piazzola eravamo rimaste solo noi tre, abbracciate. Cominciammo a piangere di felicità. Era sempre stato uno dei nostri sogni. Una delle nostre priorità, una delle nostre speranze. E ora eravamo riuscite a realizzare tutto. Saremmo state insieme, e avremmo visto i One Direction al concerto. Quasi non mi interessava poi molto dei miei idoli, mi rendeva mille volte più felice sapere che li avrei visti con loro due, Morgana e Nicole. Le mie migliori amiche, le amiche che avrei sempre desiderato avere.

***AUTRICE***

Ciao bellissimi lettori. Forse non vi interessa molto di questa storiella, ma per me è importantissima. Spesso tutti i capitoli delle storie che scrivo vengono da sogni fatti, e quindi è forte sapere che questa storia è qualcosa che ha unito Morgana, Nicole e me. Purtroppo, sebbene parlo al passato, non è mai successo. Non le ho mai incontrare e i One Direction non hanno mai fatto un concerto in Italia. Però se lo faranno, siate pure certi che io prenderò il primo treno e andrò da loro. Perchè io le amo come sorelle. Sono delle ragazze fantastiche, e meritiamo tutte e tre di realizzare i nostri sogni. Che siano possibili o no, fantasiosi o reali. Uno dei nostri è incontrarci, e passare del tempo assieme. E questo non significa attaccarsi a internet su twitter, facebook o skype. Significa abbracciarsi per davvero.

  
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