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Autore: whateverhappened    10/04/2012    2 recensioni
Nick e Jeff.
Raccolta scritta per la Niff!week. Probabili alte concentrazioni di fluff e coccolosità varie, perché la Niff è così.
Day 1 - First Time: Falling in Love. «Mia sorella ha detto di riferirti che “sei bellissimo”» [...] «Tua sorella... Tu, invece?»
Day 2 - Roommate: You've Got a Friend. Jeff stava dormendo sulla schiena, le braccia allargate e la bocca spalancata: Nick era certo che stesse facendo qualche sogno assurdo, come quella volta che aveva abbracciato un panda.
Day 3: AU - Star Boy. «Ti sto davvero chiedendo di venire con me. Pensa: potresti vedere tutto quello che hai sempre voluto. La Via Lattea sarà solo l'inizio. I tramonti da qua sono meravigliosi, Jeff»
Day 4: Hurt/Comfort - Chills in the Evening. «Sicuro. È proprio perché ti interessa che sapevi che due giorni fa avevo appuntamento dal dentista per farmi togliere un dente del giudizio. Te ne sei andato per farmi un favore, visto che mi piace così tanto andare dal dentista hai pensato di lasciarmi la camera per fare un festino».
Day 5: A very Niff Christmas - Deck the Halls. «Trent, Flint e Richard stanno arrivando, David sta cercando le sue corna da renna e Thad è alle prese con il Grinch».
Day 6: Engagement - I'll Be Your Man. «Buon anniversario, Jeffie» gli sussurrò Nick, posandogli un bacio sul collo.
Day 7: future!Niff - Home Is Where the Heart Is. «Ascolta e basta. Oggi compi trentasei anni, trentasei...» «Non ricordarmi che sto invecchiando, Jeffie» commentò Nick con un sorriso, ma Jeff lo ignorò. «...Siamo sposati da sei anni e nostra figlia ne ha tre. Era una coincidenza troppo grande per non essere celebrata a dovere».
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Day 7: Future!Niff

University? Family? Life After School? It's up to you.

 

 

 

Home Is Where the Heart Is

 

 

Home is where the heart is,
It’s where we started,
Where we belong, singing.
Home is where the heart is,
It’s where we started,
Where we belong

(Home Is Where the Heart Is – McFly)

 

 

Fin da quando era bambino, Nick aveva sempre dormito fino a tardi il giorno del suo compleanno. Solamente quando aveva iniziato a lavorare aveva modificato quella abitudine, con grande sofferenza, ma aveva sempre trovato un modo per sopperire a quel cambiamento. Quell'anno, però, il suo compleanno cadeva di domenica, quindi aveva avvisato tutti i vari familiari e conoscenti di non osare telefonare a casa prima della una. Aveva staccato tutte le sveglie e spento il cellulare, convinto di dormire almeno fino a mezzogiorno, ma non aveva fatto i conti con Jeff.

«Nick... Nick, svegliati»

Jeff gli stava sussurrando nell'orecchio quelle parole, ma per un buon intervallo di tempo Nick fu certo che facessero parte del sogno che stava facendo. Fu solo quando l'altro iniziò ad accarezzargli la fronte che capì che stava accadendo veramente. Aprì gli occhi con difficoltà, notando che la stanza era ancora avvolta nell'oscurità. Dalle veneziane passava solo una debole luce, segno che probabilmente era ancora mattina presto. Strizzò gli occhi, cercando l'orologio affisso alla parete e trovandovi conferma: erano le sei.

«Ma io volevo dormire...» Bofonchiò, la voce impastata dal sonno. Guardò male Jeff, per un attimo desideroso di lanciargli addosso qualsiasi cosa avesse a portata di mano.

«Lo so, scusa, ma è importante» rispose il biondo con espressione seria.

«Sunshine?» Nick scattò, tirandosi a sedere sul letto, del tutto sveglio. Jeff sorrise, accarezzandogli il braccio.

«No, no. Tranquillo, sta bene. Sta dormendo».

«Almeno lei» borbottò Nick in risposta, scostando le coperte. Ormai era inutile tentare di riaddormentarsi. «Cos'è successo?»

Jeff sorrise e in un attimo Nick si dimenticò del fatto che lo aveva buttato giù dal letto all'alba. Posò le mani sulle sue guance, accarezzandole con delicatezza. Si avvicinò fino a sfiorare il suo naso, fino a posare le sue labbra su quelle di Jeff. Lo sentì sorridere, prima di approfondire il bacio.

«È il tuo compleanno, Nick, non il mio» commentò Jeff. Nick scoppiò a ridere.

«Non mi ricordavo neanche che fosse il mio compleanno, Jeffie!»

«Beh, io sì. Tanti auguri» lo baciò rapidamente, quasi di fretta, prima di afferrargli una mano e trascinarlo fuori dal letto. «E ora vestiti, che siamo già in ritardo!»

Nick lo guardò confuso. «Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?»

Jeff scosse la testa. Aprì l'armadio e ne estrasse un paio di pantaloni e una felpa a caso, che gettò fra le braccia dell'altro. Nick lo guardò dubbioso, ma cominciò a vestirsi senza chiedere ulteriori spiegazioni. Quando ci si metteva Jeff sapeva essere estremamente misterioso e, in quelle occasioni, non si riusciva a fargli dire cosa gli passava per la testa nemmeno con le migliori tecniche di estorsione. Ricordava ancora quella volta al liceo quando lui e Trent stavano organizzando il ballo di fine anno: Nick lo aveva tenuto a letto per due giorni, senza riuscire ad ottenere una sola anticipazione su come sarebbe stata la sala o quale sarebbe stato il tema. Jeff lo aveva guardato con una strana luce negli occhi – la stessa che aveva in quel momento – e gli aveva detto che lo avrebbe scoperto a tempo debito. Nick era certo che se avesse insistito sul perché era stato buttato giù dal letto alle sei di mattina avrebbe ricevuto la stessa identica risposta.

«Sei pronto?» Jeff sembrava avere davvero fretta di muoversi. Quando Nick annuì gli afferrò la mano, trascinandolo fuori dalla stanza. «Vado a prendere la macchina. Chiudi tu».

Per l'ennesima volta Nick si chiese perché Jeff volesse andarsene così rapidamente. Si chiese se non ci fosse qualche problema, ma era abbastanza certo che in quel caso Jeff glielo avrebbe detto. No, aveva in mente qualcosa e la connessione con il suo compleanno era quasi sicura, ma quale fosse il piano era un mistero. Sorrise, afferrando le chiavi di casa prima di andare nella stanza accanto. Si fermò sulla porta per qualche istante, osservando la bambina che dormiva tranquilla. Era già vestita di tutto punto, Jeff aveva pensato anche a quello prima di svegliarlo. Probabilmente era in piedi dalle cinque, se non da prima. Doveva aver bevuto una quantità industriale di caffè, il che contribuiva all'agitazione. Si avvicinò al letto, prendendo in braccio la bambina con delicatezza, sperando di non svegliarla.

«Dove andiamo, papà?» Nick si morse la lingua. La voce della piccola era ancora impastata dal sonno, probabilmente si sarebbe riaddormentata a momenti.

«Non lo so, Sunny. È una sorpresa anche per me. Adesso fai la nanna».

Sunshine annuì, qualche istante dopo si era già riaddormentata, con grande sollievo di Nick. Almeno lei si sarebbe riposata a dovere. Quando uscirono sul vialetto di casa, in attesa di Jeff, Nick si perse ad osservare come i raggi di sole giocassero coi capelli rossi della bambina. Sembravano quasi essere di fuoco tanto brillavano.

«Abbiamo scelto il nome perfetto».

Nick si voltò verso Jeff, che stava sorridendo alla bambina addormentata fra le sue braccia. «Lo stavo pensando anche io».

«You are my sunshine, my only sunshine. You make me happy when skies are gray...»

Quando Jeff cantava quella canzone riusciva sempre a commuoversi: la prima volta che l'aveva cantata erano in ospedale, davanti alla culla della loro bambina appena nata, quando avevano deciso di chiamarla così. Nick ricordava come avessero scelto un altro nome, ma quella canzone era così perfetta per lei che non avevano potuto chiamarla in altro modo. Da allora quella era stata la loro canzone, non solo sua e di Jeff, ma della loro famiglia.

«You'll never know, dear, how much I love you...»

«Please don't take my sunshine away» finirono la strofa insieme, guardandosi negli occhi. Nick sorrise, cercando la mano di Jeff.

«Sai, sono quasi contento di esser stato svegliato all'alba».

Jeff sembrò ricordarsi in quel momento dell'impegno che li stava aspettando. «Siamo in ritardo! Sali in macchina!»

Nick scoppiò a ridere, in quel momento Jeff gli ricordava tantissimo il Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. Sunshine sarebbe stata d'accordo, pensò mentre la assicurava sul seggiolino, Alice era uno dei suoi cartoni preferiti.

«Mi vuoi dire dove stiamo andando?» Domandò una volta che furono in viaggio. Jeff scosse la testa.

«Assolutamente no. È una sorpresa!»

«Neanche un indizio piccolo piccolo?» Sfoderò il suo migliore sguardo persuasivo, quello che faceva sempre capitolare Jeff. Ebbe effetto: lo vide mordersi il labbro, indeciso, combattuto. Alla fine sospirò.

«Stiamo andando a casa» Nick alzò un sopracciglio alla risposta di Jeff.

«Tesoro, lo sai che siamo appena partiti da casa, vero? Facciata azzurra, porta bianca, veranda con il dondolo e triciclo in giardino...»

«E la cassetta della posta con scritto “Duvall – Sterling”, lo so, sì» ridacchiò Jeff. «Intendo l'altra casa. Quella dove è cominciato tutto e dove continua a esserci un pezzetto di noi».

«Stiamo andando alla Dalton?!» Nick pareva sinceramente sconcertato. Per un attimo Jeff si pentì di averglielo detto, da solo non ci sarebbe mai arrivato e sarebbe stata una sorpresa totale. Era certo, però, che non avrebbe mai immaginato il piano generale.

«Sarebbe dovuta essere una sorpresa. Ci troviamo là con David e la sua fidanzata, sono tornati ieri dal Canada».

«Non era più semplice farli venire a casa nostra?» Domandò Nick, alzando un sopracciglio, ma Jeff scosse la testa divertito.

«David? Anche col navigatore si sarebbe perso alla prima uscita e si sarebbe ritrovato in California senza accorgersene. Hai dimenticato il suo leggendario senso dell'orientamento?»

Nick scoppiò a ridere, ricordando quella volta in cui dovevano andare a Lima e David era riuscito ad arrivare a Cincinnati. Da quel momento gli era stato severamente proibito di guidare durante le uscite dei Warblers. Era tanto che non vedevano il ragazzo, che si era trasferito in Canada già da diversi anni, era davvero una bella sorpresa di compleanno.

«Grazie, Jeff» si ritrovò a dire. Come sempre le sue sorprese riuscivano sempre a stupirlo.

«E di cosa? Ha fatto tutto David, io mi sono limitato a non dirti nulla. Non è il mio regalo, quello lo avrai più tardi».

Quando arrivarono alla Dalton Nick cercò ancora una volta la mano di Jeff. Non erano studenti già da molti anni, ma lì non era cambiato nulla: sembrava che non fosse trascorso nemmeno un giorno da quando si erano diplomati e avevano salutato per l'ultima volta la sala di canto. Ora, invece, erano lì da adulti, sposati e con una figlia.

«Andiamo, dai, ci stanno aspettando» la voce di Jeff lo riscosse dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà.

Nick pensava che la Dalton sarebbe stata solamente il punto di ritrovo, ma Jeff gli disse che il Preside aveva permesso loro di fare un giro della scuola. A quanto pareva il nipote di Jeanne, la fidanzata di David, stava per andare al liceo e David aveva parlato talmente bene della Dalton da far valutare l'idea ai genitori del ragazzo. Così il Preside aveva permesso loro di fare un tour della scuola a Jeanne, in modo da farsi un'idea. Privilegi da Warblers, commentò Jeff ridendo.

«Non mi ero reso conto di quanto questo posto mi fosse mancato» disse Nick una volta che arrivarono alla sala canto. Passò una mano sulla porta chiusa, ricordando gli anni in cui trascorreva più tempo lì che sui banchi.

«Papà, apri?» Sunshine gli stava tirando la maglietta, insistente. Nick guardò divertito Jeff, che accarezzò i capelli della loro figlia.

«Magari sente che è qui che è nato tutto, chissà!» Commentò Jeff, sorridendo. Nick aprì appena la porta e Sunshine sgusciò all'interno della sala prima ancora che se ne rendessero conto.

«Zio Trent!» Gridò allegra. Nick si voltò verso Jeff, che stava ridendo.

«Trent?» Domandò, stupito. Per tutta risposta Jeff spinse il marito dentro alla sala, senza troppi complimenti.

«SORPRESA!»

Nick rimase a bocca aperta. Grazie a Sunshine si era aspettato la presenza di Trent, che ora teneva la bambina in braccio, ma lì c'erano tutti i Warblers. Guardò stupito Jeff, che gli sorrise e gli strinse la mano. Li aveva rintracciati tutti: c'erano Flint e Richard, che non sentiva da tempo, e Wes, che fino a una settimana prima era in tournée con una compagnia teatrale. C'erano Kurt e Blaine, che vivevano a New York sin dai tempi del college, e Thad e Sebastian, che si prendevano ancora a frecciatine nonostante fossero insieme da tempo. Probabilmente non sarebbero mai cambiati.

«Io... Non so cosa dire, siete tutti qui...» Nick voleva ringraziarli uno per uno, ma venne bloccato dalla commozione. Jeff gli strinse maggiormente la mano, venendo in suo soccorso.

«Ascolta e basta. Oggi compi trentasei anni, trentasei...»

«Non ricordarmi che sto invecchiando, Jeffie» commentò Nick con un sorriso, ma Jeff lo ignorò.

«...Siamo sposati da sei anni e nostra figlia ne ha tre. Era una coincidenza troppo grande per non essere celebrata a dovere».

Sentendo le parole di Jeff, Nick si sciolse in un sorriso. Era strano che non avesse notato la cosa, data la storia di quei numeri. I primi tempi in cui Kurt era nei Warblers non riusciva a ricordare i nomi di tutti e lui e Jeff erano diventati “tre” e “sei”, richiamando il numero di audizioni che avevano fatto prima di ottenere degli assoli, avuti proprio quando Kurt era arrivato alla Dalton. Lui aveva imparato i nomi subito dopo, ma a Nick e Jeff piacevano i soprannomi, così erano andati avanti a chiamarsi “tre” e “sei” per un buon numero di mesi. Si erano persino sposati il sei marzo perché volevano una data speciale. E ora Jeff aveva chiamato tutti i loro amici per festeggiare. Lo attirò a sé, stringendolo in un abbraccio.

«Se non fossimo già sposati ti farei la proposta» gli sussurrò all'orecchio. Jeff sorrise, scostandogli una ciocca di capelli sulla fronte.

«Potremmo rinnovare le promesse» rispose. Con la coda dell'occhio vide Trent dare di gomito a David. «Sunshine potrebbe fare da damigella, sai quanto le piace spargere fiori in giro. Così quando lei avrà sei anni noi saremo risposati da tre».

«Ma ne avremo trentanove, non sarà perfetto come oggi» ridacchiò Nick, ma Jeff si limitò a scrollare le spalle.

«Un nove non è altro che un sei rovesciato, alla fine».

Incurante di tutti gli amici attorno a loro Nick attirò a sé Jeff, baciandolo come la prima volta. Erano insieme da più di dieci anni, eppure ogni giorno portava con sé una nuova avventura. Ogni volta in cui pensava di conoscere Jeff come le sue tasche, lui riusciva a sorprenderlo. E per Nick quello voleva dire amare suo marito ogni giorno di più.

«Questo vuol dire che dovremo sorbirci un altro matrimonio da favola?» La voce di Sebastian li fece voltare verso gli amici. «Fiori dappertutto e cavalli bianchi?»

Nick scosse la testa divertito. «Jeff è allergico ai cavalli. L'idea non è male, però, tienila a mente per quando finalmente chiederai a Thad di sposarti!»

Sebastian alzò un sopracciglio, incurante delle risate degli altri. «Potrebbe succedere solo nei suoi sogni» rispose.

«È vero» si intromise Thad, scrollando le spalle divertito. «Ma me lo ricorderò quando glielo chiederò io!»

Trent scoppiò a ridere così forte che Sunshine volle essere presa in braccio da Jeff.

«Papà» la sentì dire. «Ma loro sono gli amici delle foto a casa? Quelli che dice sempre il papà?»

«Sì, tesoro» rispose Jeff, posandole un bacio sulla tempia. «E sono i migliori amici che potessimo mai desiderare».

Nick non poté fare a meno di concordare. Conosceva quei ragazzi da vent'anni e in tutto quel tempo si erano sostenuti a vicenda in ogni cosa. Avevano avuto i loro alti e bassi, specialmente quando Sebastian si era unito al gruppo, ma alla fine ne erano usciti più uniti di prima. Era grazie a loro che lui e Jeff si erano trovati, senza i pomeriggi trascorsi in quella stessa aula probabilmente Sunshine ora non sarebbe stata in braccio a Jeff. All'improvviso gli vennero in mente le parole di Jeff di quella mattina, quando gli aveva detto che stavano andando a casa. Aveva ragione: ritrovarsi lì con tutti loro era come tornare in famiglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultimo giorno! Un bel po' in ritardo, scusate ç.ç

La mia idea iniziale era semplicemente il compleanno numero 36, però c'è stato un giorno in cui non riuscivo a togliermi dalla testa You Are My Sunshine (l'originale è di Jimmy Davies) e così è nata Sunshine. La amo tanto, posso dirlo? XD

A conclusione di questa raccolta vorrei ringraziare un nutrito numero di persone (elenco della spesa in arrivo): prima di tutto Sere e Thalia, per aver ideato questa Niff!week che è stata meravigliosa, e la Thà in particolare perché sopporta i miei scleri su questi due. Un grande grazie anche a Somo e Lin, che hanno inventato Sebastian e Thad – perché sono loro le loro mamme u.u – dandomi così modo di mettere del fangirlismo nel fangirlismo XD E un grazie ai McFly è dovuto, visto che mi ispirano Niff in maniera paurosa e hanno fatto da colonna sonora a questa raccolta. E grazie a voi, che avete letto/recensito/preferito/seguito/ricordato (:

Alla prossima! <3

   
 
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