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Autore: jwparka    11/04/2012    2 recensioni
Sakura Kinomoto è oramai diventata una delle maghe più potenti esistenti in tutte le dimensioni. Yue e Keroberos attendono il suo ritorno da un viaggio misterioso. Ma il suo ritorno risulterà essere l'inizio di una serie di nuovi viaggi, che porterà la protagonista ad incontrare altri personaggi...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I

Primo d'aprile, l'incontro di due nascite.

 

 

 

 

Watanuki aveva posato lo sguardo sull'albero di ciliegio che aveva dato i suoi fiori.
Il vento ne sfiorava i petali, che, leggiadri, si levavano in cielo come farfalle senza meta. Il loro profumo aleggiava nell’aria tiepida di quella mattina, come una dolce carezza. Watanuki osservava la scena seduto al solito posto, sul corridoio legnoso antistante le porte scorrevoli. Regnava un silenzio quasi ossequioso, come se fosse richiesto per un rito sacro. In verità, per Watanuki si trattava proprio di un rito: alzarsi ogni mattina e osservare, estraneo, quello spettacolo gentile ma distante. Aveva tenuto i giorni contati finora. Ora si stringeva i pugni, nella speranza di non dover continuare a nuotare sulla superficie di quella tensione assillante da tempo.
Rifletteva a quel che sarebbe accaduto in futuro, a quel che avrebbe potuto fare di più per aiutare i suoi amici. Il suo aiuto sarebbe stato limitato, come ogni suo intervento in passato.
Tuttavia era ben consapevole che tutto sarebbe dipeso dal destino che ciascun individuo avrebbe scelto per sé. Ognuno rappresenta l'ingranaggio principale del proprio destino, constatava tra sé e sé. Anche se, qualche tempo fa, l'aveva riconstatata in maniera alquanto amara, questa verità. I suoi occhi s’increspavano rievocando l'immagine di Shaoran e i suoi compagni, che, questa volta, avevano deciso di correre un gran rischio proponendogli una simile richiesta. Ci avrebbero rimesso le loro stesse vite, pensò ancora una volta Watanuki, fissando le piccole e veloci roteazioni di un petalo che vorticava proprio davanti ai suoi occhi. Non voleva in alcun modo contribuire ad un’ ipotetica realizzazione di tale futuro.
Mantenere le loro esistenze, seppur in una vaga e lontana dimensione, era il minimo che voleva garantirsi, e, naturalmente, garantire per loro e i loro cari.
Ricordava ancora l'espressione corrugata di Shaoran e quella sconcertata di Fay e Kurogane.

 

"Cosa vuol dire che non puoi esaudire la nostra richiesta?" aveva pronunciato con serietà' Kurogane rivolgendosi verso lo spiraglio ovale proiettato da Mokona.
Lui, Watanuki, aveva preferito tacere e non dare una risposta. La verità era che non voleva esaudirlo, quel desiderio. Non voleva.
"Il prezzo da pagare... qual è?" aveva chiesto Shaoran con una punta di sconcerto nella voce. Sapeva che Watanuki era sinceramente preoccupato per loro. Sicuramente voleva evitare che accadesse loro qualcosa di brutto.
"Siamo sempre stati gli artefici del nostro cammino e responsabili delle nostre scelte. Questo é ciò che anche la Strega ci ricordava. Il tuo rifiuto è forse dovuto all'alto prezzo da pagare?" intervenne Fay con fermezza ma con gentilezza. Sapeva che il successore della Strega e il suo amico Shaoran erano vincolati da un legame ineluttabile. Voleva rispettarlo, quel legame, e dimostrarsi comprensivo.
"Siamo stati sempre pronti a tutto e, di certo, ciò vale anche stavolta. Dicci il prezzo.” aveva replicato Kurogane per dimostrare la sicurezza unanime dei tre in questa decisione.
Le vostre esistenze, pensava Watanuki abbassando lo sguardo leggermente verso la sua spalla. Gli occhi dei 3 viaggiatori gli erano apparsi così sicuri ed inevitabili in quel momento che non aveva potuto far altro che cercare di schivarli. Se li sentiva addosso da oltre il varco dimensionale di Mokona, come 3 pugnalate a cui non aveva alcun scampo. Ma il timore che questi non rinunciassero al loro desiderio purtuttavia conoscendone il prezzo, lo assillava come una punta di ago rivolta verso la sua carne. Non sapeva se il costo di dire loro la verita' sarebbe valso quanto il non farlo. Ma la lealtà che aveva sempre nutrito nei confronti di quei viaggiatori e, soprattutto, verso il suo alter ego Shaoran, non lo aveva trattenuto molto dal dire loro le cose come stavano.
"Il prezzo da pagare equivale all'esistenza di ciascuno di voi" aveva detto a voce bassa, trattenendo una specie di rabbia, come se avesse dovuto strappare quelle parole dalle sue corde vocali per poterle pronunciare.
I tre erano rimasti in silenzio. Poi, per rispondere ad una loro domanda, Watanuki aveva spiegato loro cosa ciò avrebbe comportato: raggiungere le anime dei due cloni di cui si erano perse le tracce significava trasferire le anime dei 3 viaggiatori proprio dove si trovavano quelle dei due cloni, in qualsiasi luogo si trovassero. E non si trovassero. Sia nel caso in cui le due anime si trovassero intrappolate in una qualche dimensione, sia nel caso in cui non si trovassero in nessuna dimensione, poiché nessuno sapeva quale fine avessero fatto, i 3 viaggiatori sarebbero stati costretti a patire la loro stessa condizione. Ritornare indietro non sarebbe stato facile, anzi, forse impossibile, aveva mormorato Watanuki alzando questa volta lo sguardo verso gli occhi attenti dei 3 viaggiatori. Poi aveva aggiunto: "Raggiungere quelle due anime non significa recuperarle. Non c'è garanzia che possano riavere un corpo, come non ce n'è per voi di far ritorno coi vostri e loro corpi".

Da quel giorno Watanuki aspettava con timore la prossima intercessione di Mokona. Temeva della risposta che avrebbe ricevuto. Temeva che quella risposta, sarebbe stata una conferma. La conferma di voler partire in ogni caso, pur rischiando di essere intrappolati per sempre in una dimensione oscura.
Alzò lo sguardo. Focalizzò i petali che, leggiadre, continuavano la loro danza. Si rese conto di aver tenuto lo sguardo fisso nel vuoto mentre quei pensieri gli avevano annebbiato la mente. Per una frazione di secondo si sorprese del netto contrasto tra la cupa freddezza dei suoi pensieri e la luminosità di quel calore mattutino. I colori luminosi della natura gli avevano ridato quel poco di lucidità che bastava per mettere a fuoco la risposta, l’unica soluzione a cui aspiravano tutte le sue questioni. Allora pregava tra sé e sé, come aveva fatto in tutti questi giorni, che quella persona si affrettasse, che fosse al corrente di questa situazione e arrivasse per aiutare quelle persone.
Sperava e, allo stesso tempo, credeva, che sarebbe arrivata, come sperava e credeva che Yuko sarebbe ritornata.
Infatti oggi era il giorno. Quel giorno perfetto per incontrarla per la prima volta, almeno in sogno. Doveva essere quello, il giorno. Ci sperava con tutto il cuore. Ma sapeva che sperare non sarebbe bastato.
Le mosse di una volontà forte quanto quella di quella persona non erano stati mai prevedibili per lui. Perfetta padrona di se stessa, quella maga aveva dei poteri troppo grandi da potersi confinare nei limiti delle visioni e dei sogni di Watanuki, il quale, per questo motivo, non aveva fatto altro che attendere questo giorno. Perchè il giorno che di più avvicinava la sua esistenza a quella della maga, era oggi.
Il vento di petali si era placato.

"Watanuki, Watanuki!” gridarono all’unisono due voci da dietro le sue spalle. Il silenzio delle sue riflessioni s’interruppe bruscamente. “Buon compleanno!" aggiunsero Maru e Moro aggrappandosi felici al suo collo. "Grazie" disse Watanuki abbozzando un sorriso quasi paterno e ricambiando l’abbraccio ricevuto. Le due ragazze sapevano riconoscere a pelle i suoi stati d’animo. Prima di irrompere nel suo silenzio, l’avevano osservato dall’interno della stanza, con le porte scorrevoli socchiuse. D'un tratto, Watanuki si sentì osservato dagli occhi indagatori delle due.
“Che c’è?” chiese accarazzando loro i capi gentilmente. Poi i suoi occhi si fermarono su quelli di Moro, che tese una mano, con adagio, e la posò su una guancia di lui con una serietà che sorprese Watanuki stesso.
"Oggi e' un giorno speciale" disse Moro.
Watanuki aveva fatto un sussulto impercettibile di fronte all’imperturbabilità di quello sguardo insolito per Moro. Poi ripresosi, prese la mano poggiata sul suo viso, la tenne stretta come per riscardarla e la posò giù, mantenendo quella specie di sorriso paterno. Distolse lo sguardo verso i petali rosa che avenao ripreso a danzare sulla scia del vento. Continuò in silenzio ad osservarli, come per riacquistare una sicurezza che stava rischiando di perdere. Allora, accarezzando nuovamente i capi delle due ragazze tra le sue braccia, come se fosse frutto di una lunga e sofferta meditazione, disse: "Si, lo spero".
In quell’istante il soffio del vento sollevò in aria i petali che giacevano sul terreno del cortile.
"Ma non c'è più bisogno di sperare" dissero all'unisono le due ragazze quasi instranite dalla sua risposta sollevando il capo per guardarlo dritto negli occhi.
Davanti a loro un fruscio più forte faceva svolazzare i petali in una danza ancora più fitta. Talmente fitta che in alcuni momenti l’aria sembrava essere colorata di rosa. Watanuki si sentì quasi immobilizzato dalle parole di Maru e Moro. Ma non per il loro significato, piuttosto per l’effetto del loro suono. Avevano suscitato un movimento a onda nella sua mente, come un echeggiare continuo che si spegne lentamente. Fece per rispondere qualcosa, ma un cambiamento nello spazio intorno a lui lo colse di sorpresa.
"Watanuki" pronunciò una voce. Watanuki si voltò istintivamente, ma la sua reazione era apparsa quasi innaturale. Alcuni petali vorticavano tra lui e la faccia di Doumeki, che in un braccio teneva un cestino con la spesa e Mokona. E mentre rifletteva su quanto fosse immerso nelle sue preoccupazioni da non essersi accorto dell’arrivo del suo amico, perchè lui capta sempre la sua presenza prima che arrivi al negozio, Watanuki notò una presenza in più accanto a lui, nascosta da un parasole giallo.
Doumeki, anche lui sorpreso di aver colto di sorpresa l'altro ma fingendo di non averci fatto caso, stava per presentare la persona che gli stava accanto, ma Mokona, tutta entusiasta, lo anticipò.
"Abbiamo incontrato questa ragazza davanti al negozio! Forse tu la conosci!" disse.Watanuki tratteneva il fiato senza saperne il motivo. In quel momento Doumeki volle spiegare meglio:"In verità stavamo camminando verso la stessa direzione l'uno di fianco all'altro, poi ci siamo fermati tutte e due di fronte al negozio".
Per un secondo, il fitto tumulto di petali che si era innalzato da terra impedì la visuale del parasole, comprendolo quasi completamente. Il suo color giallo, poi, riapparì e si fuse con la luce di quella mattina e con il silenzio che si era creato in quell'attimo di inspiegata tensione. Watanuki fissava quel parasole. Si era mosso. Ora vacillava all’indietro, rivelando il volto che vi era nascosto sotto. Un sorriso dolce e allo stesso tempo compassionevole apparse sul volto della ragazza, un sorriso che sembrava conoscere già tutto. La storia di lui, di Shaoran e dei suoi compagni, di Yuko...
Finalmente, esultava dentro di sé Watanuki, sollevato. I suoi occhi si fecero lucidi, mentre la sua bocca si era aperta in un lieve sorriso. Doumeki e Mokona, Maru e Moro osservavano quella scena con sguardi interrogativi. Sentivano che esisteva un legame tra quella ragazza ed il loro amico, ma non riuscivano a comprendere che tipo di legame fosse.
"Mi chiamo Sakura Kinomoto, piacere di conoscerti" pronunciarono dolcemente quei grandi occhi verdi rivolgendosi a quel ragazzo che vedevano per la prima volta ma che consideravano famigliare.
"E buon compleanno" aggiunse.
Watanuki la guardò. Prima di tutto le avrebbe voluto dire “Ti aspettavo”. Ma avevano tutto il giorno per parlare insieme. Allora la ringraziò e le disse "Piacere di conoscerti. Io mi chiamo Watanuki. E auguri anche a te".
Sakura sembrò un attimo sorpresa nel ricevere auguri anche lei, ma poi, come se avesse già capito, gli sorrise come prima e gli disse "Grazie".
"Grazie a te", rispose lui, poi, rivolgendosi alle due ragazze ai suoi due lati aggiunse “Maru, Moro. Andate a preparare thé e biscotti per la nostra ospite”. Poi si rigirò verso il suo amico. “Doumeki, Mokona, pure voi, per favore”.
Tutti, lentamente, si mossero per eseguire gli ordini. Era un incontro importante, tutti l’avevano intuito.
Quando Watanuki stava per esortare Sakura ad entrare dentro, questa preferì chiarire da subito una cosa. Watanuki si accorse del cambiamento nello sguardo di lei, che si era fatto d’un tratto tutto serio. I suoi occhi lo colpirono.
“In verità non ho molto tempo" gli disse. "Sono venuta per farti una richiesta”.
“Una richiesta?” ripeté Watanuki quasi tra sé e sé, un po’ sorpreso.
“Sì, vorrei che esaudissi un mio desiderio”.
Watanuki che, nel frattempo, si era già alzato in piedi per farla entrare, rimase completamente immobile di fronte alle sue parole. Gli aveva detto che non aveva molto tempo. Sentire ciò gli aveva dato un colpo d'ansia al petto, in forte contrasto con l'eccitazione suscitata da quel incontro. Ma sapeva controllarsi. Doveva mantenere l'equilibrio che aveva sempre saputo controllare.
Dopo l'istante di silenzio che aveva seguito le sue ultime parole, Sakura, ancora in piedi sul cortile infestato di petali svolazzanti, espresse il suo desiderio.

“Sono venuta a riprendermi il mio scettro”.



[fine capitolo]







**Note dell'autrice: Per chi non lo sappia, il nome di Watanuki significa "primo d'aprile", che coincide con la sua data di compleanno. Oltre ad essere la data di compleanno di Shaoran (TRC), è anche quello di Sakura Kinomoto (CCS).

  
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