Quando
la
tecnologia si schiera contro di noi
No. No, non
poteva esser vero. Non a lei, dannazione!
Corinne si
spostò il ciuffo biondo cenere da davanti al
volto, cercando di incastrarselo nella molletta che portava sopra
l’orecchio,
sbuffando per l’irritazione.
Digitò
rapidamente una sequenza di tasti, cercando di capire
perché il computer avesse improvvisamente deciso di non
rispondere ai comandi.
Non era un malfunzionamento del programma che aveva appena installato,
visto
che aveva deciso di scaricarlo solo dopo averne letto la recensione su
un blog
di informatica le cui informazioni erano sempre assolutamente precise.
Non
poteva essere un bug del sistema operativo, perché Windows 7
non le aveva mai
dato problemi del genere.
Portò
alla bocca il pollice destro per rosicchiarne l’unghia,
mentre rifletteva su cosa fare. Non riusciva a ricaricare la pagina del
browser
né a chiuderne la finestra, dunque aprì la
schermata di gestione attività e
chiuse il programma di grafica che aveva appena scaricato, insieme al
riproduttore di musica e al browser.
Afferrò
il cellulare e digitò il numero di telefono
dell’assistenza. Doveva assolutamente risolvere al
più presto quel problema,
visto e considerato che su quel computer aveva un sacco di dati di cui
non
aveva fatto il back-up, tra cui il primo abbozzo delle prime pagine
della sua
tesi di laurea, che aveva impiegato una settimana per scrivere.
«Avvisiamo
la gentile
clientela che il servizio di assistenza è aperto solo dalle
15 alle 21. Si
prega di lasciare un messaggio…» Corinne
imprecò, chiudendo la telefonata e
iniziando a tamburellare le dita sul bordo della scrivania. Doveva
assolutamente contattare qualcuno, ma chi?
La
risposta si
formulò da sola nella sua mente: Rachel, la ragazza con cui
ci provava da ormai
due mesi, che oltre ad essere straordinariamente avvenente, lavorava
come
programmatrice informatica.
Non
ebbe neanche
bisogno di cercare il suo numero nella rubrica, visto che lo sapeva a
memoria,
e, com’era prevedibile, la ragazza rispose dopo neanche due
squilli. Rachel
aveva l’incredibile pregio di vivere praticamente in simbiosi
con il suo
cellulare, cosa che implicava il fatto che fosse sempre funzionante e
sempre
vicino a lei, mai scarico e mai senza soldi. Insomma, era sempre
rintracciabile
grazie al suo adorato Nokia.
«Ehi,
ciao Corinne!
Dimmi tutto!» la salutò, allegra e briosa come
sempre.
«Rach,
senti, non
vorrei disturbarti… ma ho un problema enorme e solo tu puoi
aiutarmi!»
cominciò, con la voce nervosissima. Sperava di non sembrarle
troppo asfissiante
o troppo pesante…
«Tranquilla,
non
disturbi! Ora calmati e spiegami.» La dolce voce della
ragazza stava già avendo
un effetto rilassante sui suoi nervi tesi.
«Beh,
il computer si
è totalmente impallato, dopo che ho aperto un programma che
ho appena
scaricato..»
«Fa’
partire
immediatamente l’antivirus: da quanto non fai una
scansione?» chiese Rachel,
con tono professionale. Corinne perse un attimo il filo del discorso,
immaginandola mentre le dava ordini molto meno informatici e molto
più
piacevoli, poi tossicchiò e si concentrò sulla
domanda.
«L’ultima
l’ho fatta
una settimana fa… Oddio, aspetta, sarà mica un
virus?» chiese, preoccupata. Non
poteva, davvero non poteva perdere quei dati, rifletté
mentre lanciava Avira.
«Può
darsi che tu
abbia scaricato un malware insieme a quel programma. So di
un’epidemia recente
di Trojan Horse, sembra davvero di essere tornati nel 2002, quando non
si
poteva scaricare niente senza beccarselo!»
Corinne
a malapena
sapeva cosa fosse un Trojan Horse, ma tacque e osservò
l’antivirus che
scansionava tutti i files del computer.
«Nel
caso in cui io
avessi davvero scaricato un qualunque worm, cosa mi consigli di
fare?» Il suo
tono di voce era ancora ansioso, ma si stava visibilmente
tranquillizzando,
tanto da riuscire a inserire nella conversazione l’unica
parola che ricordava,
da una lunga seduta di navigazione nella sezione Informatica di
Wikipedia fatta
al solo scopo di impratichirsi con il linguaggio che la sua cotta usava
tutti i
giorni.
«Non
devi farti
prendere dal panico, aspetta di vedere cosa ti dice
l’antivirus e poi decidiamo…
No, aspetta, hai da fare oggi?» trillò, suonando
entusiasta.
«Sì!»
gemette,
frustrata. «Devo aggiustare questo…
stramaledettissimo computer!» Rumori
sospettosamente simili a colpi giunsero alle orecchie di Rachel, che
chiese,
dubbiosa: «Non starai mica prendendo a pugni
l’hardware, vero?
Perché ogni qualsiasi persona intelligente sa che
così non si
risolve nulla…»
«Rach,
piuttosto che
prendere a pugni l’hardware mi prendo a pugni da sola,
soprattutto mentre sono
al telefono con una come te, che con i computer ci parla!»
Corinne ridacchiò,
ricordando quella volta in cui l’aveva vista sussurrare
paroline d’incoraggiamento
a un laptop che non voleva saperne di riconoscere la stampante.
«Non
è che ci parlo,»
si difese, «semplicemente penso ad
alta voce, mi aiuta a
ragionare. Comunque, parlando di cose serie, io devo finire di
programmare una
cosa entro l’una, poi passo da te così sistemiamo
il tuo pc, ok? Così intanto
il tuo antivirus ha un paio d’ore per lavorare in
pace…»
Corinne
rischiò di farsi cadere il cellulare di mano. Rachel
si era appena autoinvitata a casa sua?
«Ehm…
Sei ancora lì?»
la voce esitante della ragazza la convinse a chiudere la bocca e a
recuperare
la voce, per risponderle.
«Facciamo
un po’ più
tardi dell’una,» accidenti, le servivano molto
più di due ore per prepararsi,
rifletté rapidamente. «Quanto tempo ci
vorrà per capire cosa diavolo è successo
al mio caro piccolo computer?»
«Ma
non lo so, un
paio d’ore?»
«D’accordo,
allora
vieni da me alle cinque e mezza,» così aveva sette
ore di tempo, bene, poteva
pulire casa e darsi una sistemata, «e poi quando finiamo ti
porto fuori a cena,
per ringraziarti.»
«Sai
che non ce n’è
bisogno…» La voce titubante di Rachel la
spaventò parecchio: magari aveva
capito che la cena non era solo per ringraziarla, ma per provare a
sedurla?
«Beh,
hai altri
impegni? Che so, devi uscire col tuo moroso…»
indagò, mordicchiandosi l’angolo
della bocca e tormentandosi un ricciolo che era sfuggito alla molletta.
«Ma
se nemmeno ce l’ho,
il moroso, e lo sai benissimo!» rise l’altra, e
Corinne sentì il proprio cuore compiere
un triplo salto all’indietro. «No, è che
non mi sembra il caso, voglio dire,
liberarti il pc da un Trojan non è che richieda
chissà quale lavoro…»
L’unica
cosa che la
bionda sapeva dei Trojan era che si infilavano nelle cartelle di
sistema,
rendendo impossibile l’operazione di trovarli e cancellarli a
chi non fosse un
informatico esperto. «Beh, Rach, anche se per te non
è nulla, io senza il tuo
aiuto non saprei dove battere la testa, quindi mi sento in dovere di
sdebitarmi.»
«Uhm,
suppongo di
non avere scampo,» disse, allegra. «E allora, che
sia come vuoi tu.»
Quando la
tecnologia si schiera contro di noi, spesso ci sta
solo dando una mano…
Note
Questa storia
è il mio tributo, anche se in
iper-ritardo, alla challenge ‘Let’s ship
again’, indetta da Il_Genio_Del_Male
sull’omonimo gruppo facebook. Ho usato il prompt della
domenica ‘Cavallo di
Troia’, anche se l’ho presa molto alla lontana, e
‘Si prega di lasciare un
messaggio’ del sabato.
Si ringrazia Algedi per la
lezione notturna sul
meraviglioso mondo dei malwares, e si ringrazia anche il mio libro di
greco,
che mi sta fissando maleficamente da ieri pomeriggio, e a cui
sarà bene che
torni XD