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Autore: Hime sama    11/04/2012    7 recensioni
Sasuke era tornato al villaggio: lo aveva fatto perché non poteva vivere senza “la sua persona importante”: era Naruto “la sua persona importante” e lo era sempre stata. Ed ora finalmente era tornato per lui, per stare assieme al suo amato. Sapeva che dal momento in cui avesse varcato le porte di Konoha, la sua vita sarebbe stata un inferno: ne era consapevole, ma non pensava fino a quel punto.
{SasuNaru}
Linguaggio forte, per alcuni volgare: se questo può turbarvi non iniziate la lettura di questa one-shot.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Naruto/Sasuke, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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APPARENZE *Rullo di tamburi* 
Ed ecco a voi, la prima one-shot! O meglio, la mia prima tutto. Finalmente ho pubblicato qualcosa e prego possa piacervi. Un ringraziamento va alle mie amiche che mi sostengono e a Jennybrava che si offerta di betare questo scempio. 
Non voglio annoiarvi più del dovuto, vi lascio alla lettura di questa "cosa".  


                               Apparenze. 



Sasuke era tornato al villaggio: lo aveva fatto perché non poteva vivere senza “la sua persona importante”: era Naruto “la sua persona importante” e lo era sempre stata. Ed ora finalmente era tornato per lui, per stare assieme al suo amato. Sapeva che dal momento in cui avesse varcato le porte di Konoha, la sua vita sarebbe stata un inferno: ne era consapevole, ma non pensava fino a quel punto. Il villaggio non aveva accettato la loro relazione e mai l’avrebbe fatto e Naruto soffriva per questo:  l’incoerenza dei cittadini lo stava distruggendo. Prima lo ignoravano, poi lo osannavo e ora lo insultavano. Era passato da essere un fantasma, poi un eroe ed ora una stupida checca. Naruto soffriva, ma non perché venisse definito una checca bensì perché a parte Sasuke nessuno riusciva a capirlo, nessuno comprendeva i profondi sentimenti che provava per il moro. Se solo avessero capito ciò che provava per l’altro, Naruto era certo che il villaggio avrebbe accettato la relazione che aveva con il Teme. Però a nessuno importava di comprendere Naruto o quello che  provava verso un traditore. Sasuke era tornato e non era più considerato un cittadino di Konoha, ma un traditore, un infame. Non l’avevano ucciso solo perché poteva risultare utile in guerra. Era diventato per gli altri un freddo assassino, una macchina da guerra. Tuttavia il moro non poteva biasimarli, stava zitto e subiva. In fondo era tutta colpa sua sia per la sua situazione che per quella di Naruto, ma non poteva fare niente per lui. In realtà aveva in mente qualcosa ma non poteva davvero mettere in atto il suo piano, sarebbe stato crudele. 
Qualcosa gli fece cambiare idea: per essere felici bisogna essere egoisti e Sasuke, per amore di Naruto, lo sarebbe diventato. Vedere il biondo che veniva picchiato da una banda di ragazzini, lo accecò: la rabbia repressa era troppa, ma non poteva permettersi un passo falso o questa volta lo avrebbero ucciso davvero e non avrebbe avuto una seconda possibilità. Camminò velocemente verso il gruppo di ragazzini, lo vide e si bloccò. Naruto era lì, ma era come se non ci fosse: il suo sguardo era perso nel vuoto, non reagiva. E Sasuke lo sapeva, Naruto si stava addossando tutto il peso, si stava lasciando picchiare e insultare perché se lo avessero fatto a lui non avrebbero toccato Sasuke. Conosceva bene il ridicolo lavoro del suo cervello e questo fece solamente incrementare la sua rabbia. 
Naruto era inginocchiato per terra e subiva, non provava neanche a difendersi. Tutto questo era così ingiusto perché nessuno capiva la genuinità dei loro sentimenti? 
Sasuke si avvicinò di più, ora riusciva a sentire quello che dicevano quei ragazzi.
“Sei una stupida checca” esclamò uno, ridendo.
“Ma tu stai sopra o stai sotto?” chiese curioso e beffardo un altro.
“Stupido! Se glielo chiedi così non ti capisce.” Disse dando una gomitata al ragazzo che aveva appena finito di porre la domanda. Sorrise, un sorriso carico di disgusto. “Devi chiederglielo più esplicitamente: chi la prende in culo tra te e Sasuke?” domandò e poi scoppiò a ridere, facendo ridere tutto il gruppo. Una risata sguaiata, maligna, piena di cattiveria. Poi continuò “Che ci trovi di bello in quel pallone gonfiato?” Domandò guardandolo negli occhi. Gli passo una mano fra i capelli, li strinse e li tirò facendo sollevare il viso di Naruto, che spento era rivolto verso di lui. “Se è un cazzo in culo che desideri posso accontentarti anche io!” Disse, lo fissò per un secondo e gli sputò in faccia. “Checca schifosa, mi disgusti” esclamò dandogli un pugno.
Basta, basta, basta, basta. Perché il suo Naruto doveva sopportare tutto questo? Si avvicinò ancora di più al gruppo . Attirò l’attenzione del ragazzo, che aveva osato sputare sull’angelico viso del suo Dobe, e gli diede un pugno sul naso. Questo si teneva il naso sanguinante e imprecava impercettibilmente contro Sasuke.
“Qualcuno vuole finire come lui?” Domandò Sasuke incazzato come mai lo era stato.
Nessuna risposta. Tutti lo guardarono con disgusto, ma al disgusto si aggiunse la paura: tutti temevano Sasuke perché sapevano di cosa era capace, era più semplice infierire su Naruto perché sapevano bene che lui non avrebbe mai reagito. Si guardarono velocemente tra di loro e poi corsero via.
Sasuke sbuffò infastidito, incazzato e stufo di quella situazione.
“Hei Dobe, ma come ti sei fatto conciare?” domandò, caricandoselo sulle spalle. Lo portò a casa, lo medicò e lo mise a letto: aveva perso i sensi. Sasuke era furioso, se solo avesse potuto avrebbe ucciso quei vermi. Perché era questo che erano luridi vermi schifosi e non meritavano di vivere, ma non poteva farsi accecare di nuovo dalla vendetta o avrebbe raso al suolo interamente Konoha e questo il biondo non lo desiderava. Si distese accanto a lui, lentamente per paura di svegliarlo. Avvicinò a sé il corpo del biondo e lo strinse forte, gli  baciò la fronte e iniziò ad accarezzargli i capelli. Ricevette un mugolio dal compagno, non avrebbe voluto svegliarlo ma la voglia di fargli le coccole era troppa. Se tutti lo trattavano male, lui l’avrebbe trattato benissimo: era la legge della compensazione. Anche se non aveva mai confessato apertamente i suoi sentimenti al biondo, i fatti parlavano per lui: il modo in cui si prendeva cura di lui era strabiliante. In fondo Naruto era solo un Dobe e senza di lui non avrebbe saputo fare nulla. Chi avrebbe cucinato? Naruto era davvero negato ai fornelli, avrebbe mangiato tutta la vita ramen istantaneo. Chi avrebbe lavato e pulito la casa? Nessuno, il biondo era un tale pasticcione: non avrebbe mai imparato ad usare la lavastoviglie, per non parlare della lavatrice. Senza di lui, la vita di Naruto non avrebbe avuto senso o almeno si convinceva di questo. Il biondo aprì gli occhi e gli rivolse un sorriso stanco.
“Sasuke..” disse piano, accoccolandosi di più nel petto del ragazzo. “Ti amo.”
Non si aspettava una risposta sapeva benissimo che il moro non mostrava mai apertamente i suoi sentimenti e gli andava bene così perché sapeva quanto ci tenesse a lui. 
Un dolore allo stomaco lo costrinse a piegarsi: sputava sangue. 
“Sasuke, sto bene non preoccuparti per me.” Disse Naruto sforzandosi di stare bene e sorrise. Il risultato fu un sorriso ambiguo e sofferente che fece innervosire ancora di più il moro.  Sasuke soffriva terribilmente nel vedere il suo Naruto ridotto in quello stato, così si alzò e senza dire una parola uscì.
Si avviò verso la casa di una vecchia amica, Sakura. 
Una volta arrivato, bussò e attese che qualcuno gli venisse ad aprire.
“Oh, Sasuke sei tu.” Disse sorpresa Sakura. Era felice di vederlo, ma era anche sorpresa perché non si era più fatto vedere da quando l’aveva rifiutata e aveva preferito Naruto a lei. Fece un sorriso tirato e si scostò dalla porta. “ Accomodati. “
Dopo averlo condotto in salotto e avergli offerto da bere, si decise a parlare.
“Sasuke, cosa ti porta da queste parti?” domandò curiosa. In fondo, pur essendo stata rifiutata, non avrebbe mai potuto odiarlo perché lo amava. Lo amava decisamente troppo per non essere corrisposta.
“Ho una richiesta da farti” disse atono, come era solito fare. “Una proposta che ti cambierà la vita.”
Sakura incuriosita da quelle parole, lo guardò con aria interrogativa e lo spronò a continuare.
“Vedi Sakura, ci ho riflettuto davvero molto. Il villaggio non accetta la mia relazione con Naruto, non lo farà mai e lui soffre terribilmente per questo. Inoltre viene quotidianamente insultato e picchiato dai ragazzi del villaggio: non osano toccare me perché hanno paura, ma sanno benissimo che Naruto è fragile e fanno leva su questo. Sakura. “ disse Sasuke voltandosi e prendendola per le spalle. “Sakura.” Ripetè. “Naruto lentamente sta morendo. Questa situazione lo sta distruggendo e non mi rende partecipe del suo dolore: si sta prendendo l’odio di tutti. Lui non riesce più a gestire tutto questo, la situazione gli è sfuggita di mano e non mi permette di aiutarlo. Mi tiene fuori perché ha paura che io soffra, ma non si rende conto che si sta buttando la zappa sui piedi.” Fece una pausa e sospirò. Sakura lo stava guardando accigliata: stava dicendo cose senza senso, doveva arrivare al dunque. “Sposami Sakura.” Buttò lì tranquillo. A Sakura prese a battere il cuore: veloce, veloce, ancora più veloce. Sasuke non le permise di parlare e continuò il suo monologo. “Se ancora ci tieni almeno un pochino a Naruto, sposami. Ti prego.” Disse disperato e una lacrima solitaria gli solcò le guance. “Non permettere che lui si chiuda ancora in se stesso.”
Sakura era sconvolta, Sasuke non la amava perché voleva sposarla? Non riusciva a capire i suoi discorsi.
“Tu non mi ami, perché dovrei sposarti?” chiese. La sua delusione era palpabile.
“Per Naruto, per me, per le apparenze.” Rispose Sasuke. “ Fallo per le apparenze, ti prego.”
“Sasuke, mi stai chiedendo di essere tua moglie?” domandò Sakura rassegnata.
“Proprio così, sposami.”
“Sasuke, mi stai chiedendo di essere apparentemente tua moglie? Vuoi fare credere all’intero villaggio che ti sei sposato con me e che mi ami, quando invece ti scopi Naruto? Vuoi che io diventi la tua moglie cornuta?” chiese incerta. Calde e copiose lacrime le rigavano le guancie. Lei lo amava perché doveva umiliarla così tanto?
“Si Sakura, hai centrato il punto.” Rispose tristemente Sasuke. Sembrò pensare a qualcosa d’intelligente da dire, poi annuì a se stesso e continuò. “Ti tratterò bene, te lo giuro Sakura. Non ti farò mancare mai nulla, ti darò anche dei bambini se li vorrai. L’unica cosa che non potrò mai darti è il mio amore, quello appartiene e apparterrà solo a Naruto.”
“Accetto.” Disse velocemente Sakura.
“Sapevo che non avresti mai accettato.” Sospirò stancamente.
“Ho detto che accetto, non farmelo ripetere.” 
“Sakura sei la donna migliore del mondo. Se non fossi innamorato di Naruto, mi sarei sicuramente innamorato di te.” Disse Sasuke sorridendo. Un sorriso che non aveva mai mostrato a nessuno, oltre Naruto, colmo di gioia e riconoscenza. Era sfrecciato via, più veloce della luce. 
“Sasuke perché calpesti così i miei sentimenti?” domandò Sakura al vento. Era sola e lo sarebbe stata per tutta la vita: aveva accettato la sua condanna a morte. Sasuke aveva sottolineato il fatto che non l’avrebbe mai amata, si sarebbe dovuta accontentare delle apparenze per tutta la vita. “Dannate apparenze.” Urlò, scoppiando in lacrime. 


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Si stava sposando con Sakura, era il loro matrimonio ed era felice. Finalmente avevano smesso di prendersela con Naruto e lui era tornato quello di un tempo. Certo, era stato difficile fargli accettare la nuova situazione ma lo faceva per lui perché non voleva continuare a vederlo in quello stato. Sorrideva Sasuke a tutti mentre si avvicinava all’altare, mentre stringeva la mano di Sakura, mentre pronunciava il fatidico “Si, lo voglio” e anche quando dovette baciarla. Sorrideva a tutto e a tutti e tutti ricambiavano. Non potevano essere sorrisi più falsi. Sasuke sorrideva perché aveva preso tutti per il culo e loro lo avevano creduto. E mentre tutti gli invitati si congratulavano con lui e sua moglie, lui sorrideva. Ma dentro covava rancore e odio verso quelle persone che fino a poco tempo prima lo ignoravano e ora, una volta salvate le apparenze, lo osannavano. Per tutto il tempo, lo sguardo di Sasuke era fisso su due occhioni azzurri: lo avrebbe raggiunto più tardi o al massimo quella sera. 
Al diavolo le apparenze. 
   
 
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