È
passato più di un anno dall’ultimo capito, per cui
faccio un breve e scarno scarno riassunto per farvi riambientare un
attimo:
Angela ha perso i genitori due anni fa e da allora vive sola, isolata
anche dai
compagni di scuola, capeggiati da Susanna, invidiosa di lei.
Un
giorno entra nella sua vita Seth e, dopo una
resistenza iniziale, cominciano a diventare amici ecc… Nello
scorso capitolo si
scambiano anche un bacio.
Ma
quando lui vede sul suo corpo i lividi lasciati
dai maltrattamenti dei suoi compagni e le chiede spiegazioni, lei si
chiude a
riccio e lo allontana, facendolo arrabbiare seriamente.
A
ENORMI e MASTODONTICHE linee ci eravamo lasciati
qui =) spero che qualcuno abbia ancora a cuore tale storia e continui a
leggerla.
Fatemi
sapere che ne pensate <3
9. You can be the one
Angela
passò la mattina – quella che aveva immaginato
sarebbe stata una delle più delle sua vita – in
uno stato catatonico, racchiusa
sotto il piumone come una crisalide in attesa di guarire.
Le
sembrava impossibile, un fatto orrendo e
agghiacciante, che quegli occhi neri che l’avevano sempre
avvolta con calore e
sentimento potessero guardarla con tale freddezza e
inespressività.
Quello
di prima non era il suo Seth: era uno che si era
arreso con lei, come chiunque altro. Lo sapeva, l’ aveva
sempre saputo che
sarebbe finita così, che l’avrebbe alla fine
abbandonata ancora più sola e
triste di prima.
…
No. Non era colpa di Seth ma sua,
perché l’aveva ferito tradendo la sua fiducia:
l’aveva sempre
ascoltata e aspettata, cercando di capirla e di rispettarla, e lei come
lo
ripaga? Mandandolo a quel paese.
Ma
cos’altro poteva fare? Era successo tutto talmente
velocemente da farle girare la testa!
Non
era ancora pronta per aprirsi completamente a lui: la
morte dei suoi genitori era la ferita più profonda, ma non
l’unica; c’erano
almeno altre tre ossa rotte cicatrizzate nel modo sbagliato che le
infettavano
l’anima, rendendola scontrosa.
Chissà
come si era preoccupato Seth vedendola coperta di
tagli e lividi… Stavolta aveva sbagliato lei, doveva
ammetterlo, e non sapeva
come fare per rimediare alla situazione.
Si
alzò verso mezzogiorno giusto per mangiare qualcosa,
riuscendo ad arrivare intontita e traballante fino alla cucina:
mandò giù a
fatica un misero pezzo di pane, quindi si convinse che cucinare un
pranzo
decente sarebbe stato inutile. Tornò in camera, con
l’intenzione di rintanarsi
nel letto ancora un po’ senza pensare a nulla, ma
l’occhio masochistico le
cadde sul quadretto regalatole dal ragazzo la sera prima: il biancore
del
bucaneve la fissava in modo fastidioso, ricordandole la fantastica
serata
passata accanto a lui, quando pensava che sarebbe stato bello vivere
così per
sempre. I suoi abbracci, le sue mani, le sue labbra: ogni bel ricordo
si stava
già trasformando in sentimenti dolorosi.
Le
tornarono alla mente le parole di Seth: “Magari tu
riuscirai a farmi cambiare idea”. L’avevano fatta
palpitare così tanto da farle
mancare il fiato. Chissà cosa voleva dire Seth?
Prese
tra le dita il piccolo regalo e lo strinse con
forza, sospirando tremante.
Non
andartene, ti
prego. Non abbandonarmi anche tu!
***
L’unica
speranza per Angela era che quella sera Seth si
presentasse come al solito al Sacherbar, ma più il tempo
passava più questa si
affievoliva.
Ma
anche supposto che Seth fosse venuto, non avrebbe
saputo come comportarsi e questo da un lato le faceva desiderare di non
vederlo, almeno fino a quando non avesse avuto le idee più
chiare.
Stavolta
l’aveva davvero ferito. Come poteva fare per
farsi perdonare?
Così
per tutto il pomeriggio Angela fu con la testa tra le
nuvole; confondeva gli ordini, sbagliava a dare il resto a conto
pagato, aveva
pure fatto cadere due tazzine di caffè.
Risultato:
morale sempre più a terra e Bauer sempre più
incavolata nera, tanto che verso le sette di sera
quest’ultima la spedì a casa
intimandole di riposarsi e di non ripresentarsi mai più in
quelle condizioni.
Angela
annuì affranta e andò a cambiarsi, trovando
dentro
lo spogliatoio la sua collega Nadia, pronta anche lei per andare a casa.
“Cos’hai
oggi Angy?” chiese quest’ultima, riferendosi al
disastro lavorativo della giornata.
“Nulla…”
“Sicura?
Oggi il tuo pretendente non s’è fatto
vedere…
avete litigato?” domandò Nadia, intuendo subito il
nocciolo della questione.
Angela
si sedette sospirando, sentendo il cuore pesante.
“Sì… cioè…
è stata tutta colpa mia. Ho fatto una cosa che lo ha deluso
molto, e
ora non so come farmi perdonare”
Nadia
la ascoltò sorpresa un attimo dalla naturalezza con
cui Angela si era confidata con lei: nonostante si conoscessero ormai
da mesi e
avessero quasi tutti i turni in comune, Angela non le aveva mai chiesto
consiglio per nulla.
“Mmm…
bè, noi donne abbiamo molti modi per farci
perdonare” la rassicurò, felice che Angela si
fosse fidata di lei.
“Per
esempio?” le chiese l’altra, con voce disperata.
“Non
saprei… regalagli qualcosa che gli piace, o qualcosa
che sapete solo voi due. Per fargli vedere che pensi a lui e ci tieni
alla
vostra relazione”
Qualcosa
dentro Angela si mosse in risposta alle parole
di Nadia, che se ne andò salutandola con un sorriso.
Qualcosa
che gli
piace.
Che
cosa piaceva a Seth? Che musica ascoltava, che libri
gli piacevano, che sport lo appassionava?
Angela
non lo sapeva, non ne aveva la minima idea.
Si
conoscevano da un po’, si parlavano quasi tutti i
giorni ma erano sempre o punzecchiamenti o confidenze della ragazza.
Ora che ci
pensava, Seth non le aveva mai parlato molto di sé e lei non
se ne era mai
accorta, persa com’era nella felicità di avere
qualcuno accanto che la
ascoltasse.
Era
così presa che si era dimenticata che Seth aveva una
vita oltre a lei: per questo era rimasta sorpresa nel conoscere Ray,
Seiry e Sarah,
perché non si era mia posta il problema che Seth potesse
avere altri amici.
Fino
a quel momento Seth si era limitato ad ascoltarla,
ad abbracciarla, a farla ridere senza imporre la sua presenza e lei
come
l’aveva premiato? L’aveva cacciato di casa.
Era
tutta colpa sua, avrebbe dovuto essere meno egoista
fin da subito senza pretendere sempre, ma anche concedendo a Seth
qualche
piccola vittoria.
Lo
aveva baciato… forse solo per questo.
Uscì
di corsa dal locale, col cuore a mille nella speranza
di vederlo, e così fu: Seth era davanti al locale, in
compagnia di Seiry e
Sarah.
Le
due ragazze la salutarono allegramente con i soliti
convenevoli, mentre il moro si limitò a guardarla senza dire
nulla.
“Ciao
Seth…” mormorò ansiosa.
“Vogliamo
andare?” tagliò corto lui, muovendosi lontano
da lei.
Non
c’era dubbio che Seth fosse a dir poco adirato con
lei. Angela chinò il capo e lo seguì in silenzio,
mentre Seiry e Sarah si
guardarono confuse.
***
“E allora Ray si è gettato in mezzo alla strada,
senza temere la morte! Ha
preso il bambino tra le sue braccia e con un salto l’ha
protetto col suo corpo,
finendo per rompersi una gamba. Ma più del dolore era grande
la gioia nel
vedere il bambino riabbracciare la sua mamma in lacrime… fu
così che Ray entrò
nei loro cuori, come colui che aveva salvato il piccolo
dall’essere investito
da un camion!”
“…
Ma è tutto vero, Seiry? Cioè, Ray ha davvero
fatto
tutto questo?” domandò Angela in preda alla
commozione.
“Certo
che…”
“No”
si intromise Seth, interrompendo Seiry dall’ennesimo
discorso in lode al suo ragazzo.
“In
verità Ray si è slogato una caviglia cadendo
dalle
scale di casa sua mentre andava a buttare la spazzatura. Deve stare a
riposo
per qualche giorno, ecco perché non è venuto
stasera” chiarì Sarah, bevendo con
attenzione il proprio succo di frutta.
“Ah”
commentò Angela, delusa.
“Bè,
ma questo non lo rende meno figo, no?!” piagnucolò
Seiry.
“Non
preoccuparti, Seiry, gli vogliamo bene lo stesso
anche se non ha salvato nessuno!” la tranquillizzò
Sarah, accarezzandole la
testa.
Angela
sorrise intenerita. “Mi dispiace per lui! Quando
lo vedi digli che lo saluto”
Alle
sue parole Seiry si illuminò subito, tornando a
sorridere contenta. “Oh sicuramente sarà felice!
Tu e Seth siete diventati il
nostro argomento preferito!”
All’improvviso
però Seth batté un pugno sul tavolo,
facendo saltare tutte e tre le ragazze per aria; fissava il vuoto con
le labbra
serrate e la fronte corrugata, e Angela non faticò a capire
quale fosse il suo
problema: era davvero così arrabbiato con lei da non
sopportare di essere messo
nella stessa frase?
In
un primo momento si rifiutò di credere che potesse
essere davvero così, ma quando lui disse “Me ne
vado” e senza aggiungere altro
si alzò dal tavolo, un senso di profondo smarrimento si
insinuò dentro il cuore
della ragazza. Era davvero finito tutto così, per una
stupida litigata?
Lo
aveva ferito e deluso, lo sapeva e voleva farsi
perdonare, ma il suo comportamento era altrettanto sbagliato!
“Ma
cos’ aveva stasera Seth?” domandò Sarah
sconcertata.
“Mah,
probabilmente avrà le sue cose!” le rispose Seiry,
giocando con la cannuccia della sua Coca-Cola “Lascialo
stare, vedrai che gli
passerà”.
Dopo
lunghi istanti di esitazione Angela decise: si alzò
e senza dire nulla seguì Seth fuori dal locale,
nell’aria fredda di inizio
marzo.
“Seth!
Aspetta” lo chiamò a gran voce, cercandolo tra le
persone e lo scorse poco più avanti; lui si
fermò, girandosi verso di lei, che
lo raggiunse correndo.
“Perché
ti comporti così?” gli chiese, con una nota di
tristezza nella voce.
Il
moro sbuffò, sorridendo ironico. “Pensavo ti fosse
chiaro”
Angela
si risentì molto per le sue parole: lui non aveva
la minima intenzione di riparare alla situazione.
Se
era così allora non aveva più motivo di scusarsi
con
lui.
“Se
sei venuto solo per comportarti così e farmi
arrabbiare, allora potevi benissimo non farti neanche vedere”
sbottò stringendo
i pugni per la rabbia.
“Come
vuoi” rispose lui con indifferenza, sfidandola
mentre la guardava negli occhi “Non verrò
più a prenderti dopo il lavoro”
“Bene”
“Perfetto”
“Ottimo,
anzi”
Lo
osservò darle la schiena a fare qualche passo, prima
di tornare col cuore pesante di risentimento da Seiry e Sarah, che la
aspettavano curiose.
“Angela
ma… è successo qualcosa?” le chiese
subito Sarah,
preoccupata.
Angela
deviò il suo sguardo e rispose schiva. “Abbiamo
litigato”
“Ed
è colpa di Seth?”
“No…
cioè, ora è anche colpa sua perché mi
ha trattata
così”
Come
poteva averla trattata così male? Come potevano
quegli occhi essere in grado di guardarla così? Quello non
era il suo Seth e
lei non aveva più la minima intenzione di scusarsi con una
persona così
antipatica e scorretta.
Sarah
e Seiry si osservarono sorridendo, con sguardo
d’intesa. La prima le prese una mano, attirando la sua
attenzione.
“Forse
devi solo far sbollire la rabbia, che ne dici?
Domani se ti va possiamo fare un’uscita tra donne…
sai, per svariarsi un po’
via”
Angela
la guardò allibita. Un’uscita… tra
donne?
Intendeva
andare per negozi, fermarsi a prendere una
cioccolata, chiacchierare
di ogni cosa?
Un’uscita… come tra amiche?
Esitò
un attimo, sentendo il cuore battere all’impazzata;
alla fine annuì, chinando il viso completamente arrossito.
***
Si
diedero appuntamento il giorno dopo nel pomeriggio,
nella piazza principale della città, ma per tutta la mattina
Angela fu talmente
impaziente ed agitata da arrivare sul luogo una buona
mezz’ora prima.
“Ehi
Angela!”
Sentendo
urlare il proprio nome, la ragazza si voltò
verso Seiry, che la stava raggiungendo sorridente. “Sei qui
da molto?”
Scosse
il capo mentre anche Sarah arrivava correndo da
dietro Seiry.
“Allora…
ehm… dove
si va?” chiese Angela titubante.
“Andiamo
dove vuoi tu, Angy! Oggi siamo qui per non farti
più pensare a quel brutto cattivone di un Seth!”
esclamò Seiry prendendola
sottobraccio.
“Coome??
No no, io non ho un posto preciso dove voglio
andare… va bene tutto…”
“Eddai,
avrai un negozio preferito, no?”
Alle
parole di Seiry, Angela tentò di ricordarsi dove
andava di solito a fare shopping quando sua madre era ancora viva.
“Sì c’è… non
mi ricordo bene il nome… quel negozio di scarpe vicino alla
stazione! Quello
con l’insegna azzurra… ci vado spesso!”
Le
due ragazze la guardarono sorprese e Angela cominciò a
pensare di aver fatto una gaffe. Fu Sarah a confermare la sua ipotesi.
“Sì,
quel negozio era molto bello e famoso, me lo ricordo anche io,
ma… ha chiuso
almeno un anno fa…”
Angela
arrossì, morendo dalla voglia di sprofondare nel
cemento: come avrebbe fatto a spiegare loro che era da due anni che non
andava
a fare shopping in modo decente?
“Ehm…
d-davvero…? Che peccato…”
balbettò, senza avere la
minima idea di come giustificarsi.
Diamine,
perché era così difficile parlare con qualcuno?
Ma era sempre stato così complicato, anche prima della morte
dei suoi
genitori?!
“Tranquilla
Angela!” intervenne Seiry, scambiando il suo
disagio per eccessiva timidezza “Che ne dici se ci limitiamo
a una passeggiata
ed entriamo nei negozi che ci ispirano?”
Angela
osservò quei due occhioni azzurri luccicanti e
assentì col capo, non potendo fare a meno di ringraziare la
sensibilità di
quella ragazza.
Non
aveva mai parlato davvero con Seiry o Sarah, non
senza la presenza di Seth a catalizzare i discorsi e a calmarla un
attimo: l’idea
di trovarsi sola con loro o con Ray la spaventava un attimo, dato che
negli
ultimi due anni si era completamente dimenticata come si porta avanti
un
rapporto umano normale.
Pensava
con estremo sconforto ai tempi in cui passava dei
pomeriggi spensierati con le amiche e si chiedeva come faceva a
comportarsi in
modo così libero e spontaneo, senza temere alcun giudizio.
Ne sarebbe stata
ancora in grado?
Non
voleva per niente al mondo che qualcuno oltre a Seth
sapesse della sua famiglia, perché non voleva essere
giudicata ed etichettata solo
in base a ciò: e purtroppo la morte di entrambi i genitori
è un fatto che la
gente, con ipocrisia o meno, fa davvero fatica a non vederti stampato
addosso.
Per questo temeva di lasciarsi andare in presenza degli amici di Seth,
per non
lasciarsi sfuggire delle frasi inopportune.
Tuttavia,
mentre passeggiava con Sarah e Seiry parlando
del più e del meno, si stupì di come in
realtà fosse facile stare con loro e
parlare senza dover per forza calibrare ogni parola: conoscere la vita
di altre
persone che scorrevano parallele alla sua le liberava la mente
calmandole i
nervi; capire che la serenità esisteva comunque, da qualche
parte, vicino a
lei.
Scoprì
che Sarah era compagna di università di Seth e che
lui a lezione si faceva vedere molto poco spesso –
“Che strano!” commentò
sarcastica – e che quindi lei era praticamente la sua
schiavetta passa-appunti.
Seiry invece le raccontò di essere commessa in un negozio di
animali e
volontaria in un canile.
“Guarda
Angie! Quel vestito secondo ti starebbe
benissimo!” urlò all’improvviso
quest’ultima, indicando un vestitino nero a
fiori esposto in una vetrina.
“Vero!
Non costa neanche troppo, guarda!” continuò Sarah,
mentre la trascinavano dentro il negozio.
Come
aveva potuto Angela avere paura di una sensazione
così bella? Come aveva potuto scordarla?
Avere
amici era una cosa talmente naturale, come
respirare! E dimenticarsi come si respira è
impossibile…
Appena
uscita dal negozio, carica di almeno due
sacchetti, Angela si sentì sopraffatta da quello che le
stava succedendo: era
finalmente possibile per lei tornare ad avere una gioventù
normale?
“Ehi,
va tutto bene?” le chiese Sarah preoccupata,
notando il suo sguardo assente.
“Ah!
Sì certo, non potrei stare meglio!” la
rassicurò
immediatamente, arrossendo “Vi devo confessare che era
davvero tantissimo tempo
che non stavo così bene…”
“MMM
Angie sei troppo carina!” esplose Seiry
abbracciandola con forza “Quello scemo di Seth è
proprio stupido!”
Angela
le sorrise titubante. Giusto, Seth… anche questa
nuova serenità era merito suo.
Quanto
si odiava Angela per aver generato quella
situazione con lui! Ma anche se aveva cominciato a ritornare alla vita,
per lei
era ancora troppo affidarsi a qualcuno del tutto e incondizionatamente,
anche
se quel qualcuno era Seth.
Provò
un brivido alla bocca dello stomaco quando un subdolo
pensiero si insinuò nella sua mente: e se Seth non avesse la
minima voglia di
aspettarla?
Scacciò
subito una tale idea, convincendosi che ormai
anche lui aveva capito come stavano le cose e che quindi avrebbe
già dovuto
abbandonarla da un pezzo ormai.
A
distrarla totalmente dai suoi pensieri intervenne
ancora una volta Seiry, che le indicava sorniona l’entrata di
un noto negozio
di intimo.
Angela
si pietrificò dall’imbarazzo quando
capì le sue
intenzioni. “C-che…? No, non mi serve nessun
completino nuovo!” balbettò rossa
come un pomodoro, ma nulla potè contro la determinazione
della biondina.
“Uuuh!
Con questo addosso, anche Seth in persona non
esiterebbe a chiederti scusa in eterno!” commentò
la tentennante uscita di
Angela dal camerino, con indosso un completino rosa con ricami di pizzo
bianco
e molto, fin troppo per i suoi gusti, rivelatore.
“Non
vedo perché devo essere solo io ad impegnarmi per
mettere a posto le cose! Anche lui ha torto!” si
risentì lei, rientrando nel
camerino.
Ok,
lei aveva sbagliato ad allontanarlo così in malo
modo, però anche lui poteva comportarsi meglio e almeno
cercare di sistemare la
situazione.
Avrebbe
chiesto scusa, certo, ma solo se anche lui l’avesse
fatto.
Seiry
sbuffò, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.
“Santo
cielo, siete proprio due zucconi orgogliosi! Volete fare la pace?
Allora uno di
voi deve mettere da parte quello stupido orgoglio e farlo! E dimmi che
quel
completino lo compri, ti prego!”
Angela
rise e le confermò l’acquisto, senza
però riuscire
a scacciare l’inquietudine.
Uscite
dal negozio decisero di andare a prendere una
cioccolata calda, per rinforzarsi dal freddo di inizio marzo.
Quando
si furono sedute al tavolo e arrivarono le
ordinazioni, Angela si decise a fare una domanda che le frullava in
testa da un
po’. “Ma Seth è davvero così
orgoglioso?” chiese con disinvoltura, tentando
di mascherare il suo interesse
eccessivo.
Sarah
ridacchiò incredula mentre Seiry le batteva una
mano sulla spalla. “Fidati Angela, lo conosco dai tempi del
liceo e non l’ho
mai visto chiedere scusa spontaneamente!”
Angela
rimase colpita: conoscendo il ragazzo, non le era
difficile credere alle loro parole ma ripensando a tutto il loro
rapporto
doveva ammettere che Seth si era scusato con lei parecchie volte, anche
in
situazioni dove non era necessario.
“Mmm…
strano, con me si scusa spesso…”
commentò
sovrappensiero, provocando sui volti di Seiry e Sarah due sguardi a dir
poco
sconvolti.
“Cavolo,
è proprio cotto…” mormorò
Sarah, bevendo un
sorso dalla tazza bollente e per poco Angela non si strozzò
con la cioccolata.
Seiry
le sorrise, prendendole la mano e guardandola negli
occhi: la ragazza si sentì come se le stesse leggendo
dentro, capendo la sua
anima nei minimi dettagli e scoprendo ogni angolo della sua vita, ma
ciò non le
diede fastidio. Non sapeva perché ma fin da subito aveva
provato per Seiry una
strana simpatia, o meglio, sintonia: in qualche modo a lei sconosciuto,
trovava
i suoi comportamenti del tutto famigliari e rassicuranti. “Ho
capito che per te
una tale idea è inconcepibile” esordì
la bionda con tono dolce “però non puoi
negare l’attaccamento di Seth nei tuoi confronti. Non so cosa
tu abbia fatto o
cosa lui abbia combinato ma sono sicura che se si è
comportato così o non
voleva o l’ha fatto per il tuo bene. Credimi quando ti dico
di non averlo mai
visto così, né sentito parlare di qualcuno come
di te.”
Angela
chinò la testa sotto il peso del discorso: Seth le
era affezionato come lei lo era di lui…? Era davvero
così?
E si erano addirittura… baciati.
Solo
in quel momento Angela capì l’errore che aveva
fatto
concedendogli quella piccola vittoria: un bacio segnava quel confine
tra amici
e qualcosa di più e non
avrebbe mai
dovuto permettere al loro rapporto di uscire anche solo per quel breve
momento
dai confini che aveva stabilito con fermezza.
Probabilmente
le reazioni esagerate da parte di entrambi
erano dovute alle emozioni derivate dal quel bacio…
“Lui…
parla spesso di me?” domandò ancora a capo chino.
“Non
è che dice molte cose su di te, non dice ciò che
pensa di te. Però… parli con lui, e almeno una
volta nel discorso pronuncia il
tuo nome. Non parla di te… però è come
se ti pensasse sempre. Sono convinta che
lui ancora non se ne renda conto, quindi… chiedi scusa anche
per lui, metti da
parte l’orgoglio. Fallo per lui”
Angela
cominciò a sentire gli occhi bruciare per le
lacrime, ma non doveva piangere, non così e non
lì. Inghiotti il groppo che
aveva in gola e strinse la mano di Seiry: aveva dovuto sentirlo da
un’altra
persona per capirlo davvero.
Como
al solito era stata la solita stupida insensibile,
egoista e ingenua.
Avendo
fatto l’abitudine a non avere nessuno accanto, ora
che qualcuno si era affacciato alla sua vita si era fatta trascinare
subito,
comportandosi come una bambina troppo viziata. Seth le aveva teso una
mano, lei
non aveva preso solo il braccio: lo aveva fagocitato completamente,
usandolo
come mezzo per risollevarsi e ignorando completamente i suoi
sentimenti.
Seth
ricambiava il suo affetto e, nonostante fosse la
cosa che più voleva al mondo, non se ne era accorta, presa
com’era da quell’improvvisa
felicità.
Doveva
scusarsi e doveva farlo subito.
“Sapete
dove posso trovarlo?” disse alla fine, alzando il
viso verso quello sollevato di Seiry.
***
Arrivò
trafelata all’indirizzo datole da Seiry,
fermandosi davanti a una piccola villetta illuminata solo al piano
terra. Esitò
un attimo prima di suonare il citofono, pentendosi di non essersi fatte
domande
del genere: sarà in casa? Darò fastidio?
Vorrà vedermi?
Una
voce metallica di donna la risvegliò dai suoi timori,
chiedendole chi fosse.
“Ah…
s-sono Angela, un’amica di Seth… è in
casa?” spiegò
titubante, sentendosi una stupida.
“Un’amica
di Seth?” ripeté la voce, sorpresa, senza dire
più nulla. Poi all’improvviso la porta di casa si
aprì, rivelando una ragazza
che la lasciò senza fiato: era alta, snella e sotto la tuta
da casa di intuiva
un fisico mozzafiato; il viso aveva dei lineamenti delicati,
leggermente
appuntiti, e due labbra scure e piene, contornato da capelli neri
lunghi e
lisci… ma furono gli occhi quelli che la colpirono di
più, identici a quelli di
Seth: neri e profondi, dal taglio inconsueto ma magnetico.
Era
bellissima.
No…
la parola giusta per definirla era sexy.
Angela
si riprese dalla sorpresa e arrossì. “Mi scusi per
il disturbo, ma… ecco, dovrei urgentemente parlare con
Seth!” affermò con
decisione.
La
ragazza la guardò confusa per un attimo, aprendosi
alla fine in un sorriso gentile. “Prego, entra
pure!” disse aprendole il
cancello. “Io sono Penelope, la sorella di Seth!”
continuò quando Angela la
raggiunse.
“Ah
sì! Seth mi ha parlato di lei e anche di
Will…”
La
mora alzò un sopracciglio, apparendo sempre più
perplessa. “Lui… cosa?”
Ma
Angela non fece in tempo a rispondere perché la sua
attenzione fu tutta rubata dal bambino che comparve
all’improvviso da dietro
Penelope: era… un Seth in miniatura! Gli stessi capelli, lo
stesso viso,
persino lo stesso sguardo irriverente – anche se ora
leggermente intimorito.
Provò
l’istinto irrefrenabile di abbracciarlo e
coccolarlo e si trattenne a stento, limitandosi a sorridergli con
dolcezza; la
guardò sospettoso, indeciso se fidarsi o no. “Sei
un’amica del fratellone?”
Angela
annuì emozionata, facendosi sempre più violenza
per non saltargli addosso.
Il
piccolo si impensierì un attimo, corrugando la fronte
sommerso dai pensieri; alla fine arricciò le labbra e disse
“Allora va bene”,
spostandosi dalla porta per farla entrare.
Lo
ringraziò estasiata ed entrò chiedendo permesso.
“Seth
è in camera sua. Secondo piano, la prima stanza
sulla sinistra. Ah, che maleducata che sono: vuoi qualcosa da bere o da
mangiare?” disse Penelope, facendo arrossire Angela.
“No,
sto bene così grazie. Allora… vado, grazie
mille”
Penelope
la osservò salire le scale, piena di pensieri.
“Ma guarda un po’!” disse infine
sorridendo, raggiungendo Will che correva in
cucina.
Trovandosi
davanti la porta della stanza di Seth chiusa,
Angela non poté fare a meno di sentirsi profondamente a
disagio. Cosa avrebbe
fatto se lui non avesse accettato le sue scuse? Sarebbe stata capace di
ricominciare da capo, ancora una volta? Probabilmente no.
Sospirò
concentrando le forze, pensando che nella bisogna
per forza mettersi in gioco: vivere in quella situazione era anche
peggio, a
ben pensare.
Bussò
titubante, sussultando nel sentire la voce di Seth
gridare: “Avanti!”
Girò
la maniglia trattenendo il fiato, tentando di
anticipare le emozioni che l’avrebbero travolta nel rivederlo.
Tuttavia,
la sua espressione sorpresa e leggermente
confusa, i suoi lineamenti illuminati solo dalla lampada sulla
scrivania e quel
cerchietto usato per tenere i capelli lontani dalla fronte durante lo
studio
furono molto di più di quello che potesse gestire.
“A-Angela?”
pronunciò incredulo, togliendosi celere
l’ornamento dai capelli e alzandosi in piedi. “Che
ci fai qui?” chiese poi più
composto, tentando di recuperare la sua aria seria e distaccata.
La
vide esitare e torturarsi le mani, come ogni volta che
era agitata e in imbarazzo; chiuse la porta e gli si
avvicinò di qualche passo,
senza osare incrociare il suo sguardo.
“Io…
volevo chiederti scusa” esordì col viso chino.
“Non
avrei mai dovuto trattarti così, e non solo
l’altro giorno. Sempre.”
Seth
la guardò accigliato, facendola sentire una stupida.
Era davvero così strano quello che stava dicendo?
Prese
un bel sospiro e si fece coraggio per trovare le
parole. “N-non ho mai considerato i tuoi
sentimenti… o i tuoi pensieri. Non so
nemmeno cosa ti piaccia! Sono sempre stata io a scaricare le mie parole
su di
te, mentre tu non ti sei mai confidato, non ti sei mai lasciato andare,
perché
non ne hai mai avuto l’occasione. È tutta colpa
mia, per aver permesso ciò.
Scusa!”
L’ascoltò
in silenzio, col cuore che martellava nel
petto. “Non è così. Non è
colpa tua” le rispose avvicinandosi lentamente.
“Sono
io che ho voluto ciò perché… credo di
essere
semplicemente riservato. Non sono abituato a parlare di tutto
ciò che mi
riguarda”
Angela
scosse la testa, sempre più nervosa. “No,
Seth…
non prenderti anche le mie colpe”
“Non
lo sto facendo, Angela, perché non è questo che
mi
ha fatto arrabbiare”
La
ragazza alzò confusa il viso verso il suo, trovandolo
serio e contratto: non l’aveva mai visto
così…
“Perché
non riesci ancora a fidarti di me, Angela? Cosa
devo fare per farti sentire bene?” le mormorò
facendole tremare le gambe.
Scosse
la testa tremando, appoggiando le mani sul suo
petto per tenerlo lontano. “Lo so, Seth, ma è
così difficile. Non è che io non
mi fido: ho paura di essere compatita e giudicata. Io mi fido di te,
ma…”
“Come?”
la interruppe lui divertito, confondendola ancora
di più. “Tu hai paura del mio giudizio?”
“Ho
paura che tu rimanga con me solo perché ti faccio
pena”
precisò leggermente stizzita, studiando i suoi occhi
incuriositi.
Le
sorrise, riempiendole il cuore. “Puoi dirmi tutto
ciò
che vuoi, Angela. Tanto tu non mi deluderai mai”
All’improvviso
Angela capì, mentre le mani di Seth le
avvolgevano i fianchi.
Come
aveva potuto trattarlo così?
Lui
le aveva dato talmente tanto e lei gli voleva così
bene! Considerò anche di dirgli tutto quello che ancora lui
non sapeva,
pensando che se fosse stato lui a compartirla allora sarebbe andato
bene.
Quanto
era stata stupida! Pensava che per risollevarsi e
stare meglio sarebbe bastato avere qualcuno accanto e che chiunque sarebbe andato bene.
Ma
si sbagliava.
No,
non andava bene “chiunque”:
era Seth quello che voleva accanto e sentì che solo
standogli vicina,
diventandogli amica, sarebbe potuta finalmente cambiare e lasciarsi
tutti i
brutti ricordi dietro le spalle.
Non
voleva dimenticarli, non avrebbe mai potuto farlo:
voleva solo riuscire a non pensarci ogni giorno, ogni azione, ogni
parola. Non
voleva più che la sua vita si limitasse alla morte dei suoi
genitori, ma che si
allargasse anche a lui e al suo sorriso.
Sei
miliardi di persone al mondo; sei miliardi di anime.
E qualche volta te ne basta una sola.
“Scusami
Seth” gli sorrise debolmente, guardandolo negli
occhi scuri. “Ci sono cose che ancora non ti ho detto e non
è perché non mi
fido… solamente, è troppo presto. Non ne sono
ancora in grado”
Lui
le rivolse uno sguardo serio ma comprensivo,
contornato da una nota di dolcezza.
Era
andato tutto bene, ma… non era ancora finita.
“Seth,
prima di tornare come prima c’è un’altra
cosa che
voglio chiarire con te” pronunciò con decisione,
sostenendo i suoi occhi
indagatori.
“Dimmi”
Si
schiarì la voce, cercando di calmarsi un attimo, ma fu
inutile: quello che stava per dire era così
imbarazzante…
“Quel…
il bacio di ieri. Non è che me ne penta, solo…
non
aveva alcun significato, giusto? Era un bacio…
amichevole… non comporta nulla.
Sei d’accordo?”
Alzò
il viso verso Seth, cercando di capire la sua
reazione: lui la fissava impassibile e immobile, con la bocca
leggermente
contratta, come se cercasse di contenere chissà che pensieri.
“…
Sì” disse con voce spezzata alla fine, protendendo
le
braccia attorno al corpo di Angela fino ad avvolgerla in un abbraccio.
Sprofondò
nel suo profumo dolce e già così famigliare,
fremendo al contatto col suo corpo morbido ma fragile. Cosa gli stava
succedendo? Perché si sentiva sempre così esposto
e debole davanti a questa
ragazza? Che fosse… per carità!... innamorato?
Davvero?
“Angela…”
sussurrò con la gola secca “…
posso… posso
darti un ultimo bacio amichevole?”
Pur
cogliendo l’ironia e la sottile insoddisfazione delle
sue parole Angela annuì dopo un attimo di smarrimento,
chiudendo gli occhi.
Più
che un bacio, fu una carezza data con le labbra:
fugace e superficiale, eppure le fece tremare le gambe più
del loro primo bacio.
Forse
perché sapeva che sarebbe stato l’ultimo, e che
non
avrebbe mai potuto più riavere il viso di Seth sul suo.
Cominciò
a pensare che forse l’altra mattina non l’aveva
baciato solo per riconoscenza; forse stava nascendo dentro lei qualcosa
di più
profondo, più simile all’amore.
Questo
pensiero cominciò ad agitarla: e se fosse stato
davvero così?
No,
non poteva… non doveva
essere così.
“Non
allontanarmi, non mandarmi più via. Non lo
sopporterei. Io voglio che tu ti fidi di me”
mormorò il ragazzo, guardandola
negli occhi.
Angela
annuì, abbandonando l’inquietudine e
tornò a
immergersi nel suo abbraccio, stringendo le mani sulla sua schiena.
Pensava che non sarebbe stata
più in grado di fidarsi di
nessuno, pensava di avere imparato la lezione, di avere capito come
sono fatte
le persone; ma non sapeva che arriverà sempre qualcuno per
cui vale la pena
fidarsi, qualcuno che non conoscevi nemmeno, di cui non sapevi nemmeno
l’esistenza: una persona che saprà capirti anche
solo da uno sguardo, da un
respiro diverso, dal modo in cui ti tocchi i capelli…
Note
poco serie
Coff
coff…
Mh-mmm…
yuhuuuu… c’è nessuno…?
:P
Penso
sia inutile porvi le mie scuse (anche le più
sentite) perché un ritardo di più di un anno
è v e r g o g n o s o.
A
mia discolpa posso solo dirvi che è stato un periodo
decisamente intenso, pieno di cambiamenti importanti che mi hanno
decisamente
cambiato la vita e monopolizzato la mente.
Io
spero solo di ritrovarvi ancora e di poter ricevere
ancora il vostro affetto – del tutto immeritato.
Detto
ciò… capitolo abbastanza lungo, che sistema le
carte in gioco e “stabilizza” – ma
sarà davvero così? – le carte in gioco.
Mi
rendo conto solo ora di quanto mi mancava scrivere di
questi due tontoloni <3
Prossimo
aggiornamento: tra due settimane, credo.
Purtroppo il nuovo capitolo è a quota zero parole, del resto
ho appena
ricominciato e devo ricarburare da capo :P
Da
domani dovrei però avere qualche tempo libero (il
prossimo esame è il 28 maggio e hai vogliaaaaaaaa *.*) che
spenderò volentieri
a scrivere.
Per
il momento…
…
Alla prossima!!
Liz