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Autore: Liz    12/04/2012    3 recensioni
Snowdrops: nel linguaggio dei fiori simboleggiano la vita e la speranza.
Angela ha 19 anni, i suoi genitori sono morti da due anni, i suoi compagni la maltrattano... Solo l'incontro con Seth riuscirà a darle una ragione per andare avanti. Ma riuscirà ad avere la forza per lasciarsi tutto alle spalle?
Una storia che narra la necessità di avere qualcuno accanto.
Hope you like it!
[Dall'ultimo capitolo] "Pur cogliendo l’ironia e la sottile insoddisfazione delle sue parole Angela annuì dopo un attimo di smarrimento, chiudendo gli occhi.
Più che un bacio, fu una carezza data con le labbra: fugace e superficiale, eppure le fece tremare le gambe più del loro primo bacio.
Forse perché sapeva che sarebbe stato l’ultimo, e che non avrebbe mai potuto più riavere il viso di Seth sul suo."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Snowdrops'
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È passato più di un anno dall’ultimo capito, per cui faccio un breve e scarno scarno riassunto per farvi riambientare un attimo: Angela ha perso i genitori due anni fa e da allora vive sola, isolata anche dai compagni di scuola, capeggiati da Susanna, invidiosa di lei.

Un giorno entra nella sua vita Seth e, dopo una resistenza iniziale, cominciano a diventare amici ecc… Nello scorso capitolo si scambiano anche un bacio.

Ma quando lui vede sul suo corpo i lividi lasciati dai maltrattamenti dei suoi compagni e le chiede spiegazioni, lei si chiude a riccio e lo allontana, facendolo arrabbiare seriamente.

A ENORMI e MASTODONTICHE linee ci eravamo lasciati qui =) spero che qualcuno abbia ancora a cuore tale storia e continui a leggerla.

Fatemi sapere che ne pensate <3



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9. You can be the one

Angela passò la mattina – quella che aveva immaginato sarebbe stata una delle più delle sua vita – in uno stato catatonico, racchiusa sotto il piumone come una crisalide in attesa di guarire.

Le sembrava impossibile, un fatto orrendo e agghiacciante, che quegli occhi neri che l’avevano sempre avvolta con calore e sentimento potessero guardarla con tale freddezza e inespressività.

Quello di prima non era il suo Seth: era uno che si era arreso con lei, come chiunque altro. Lo sapeva, l’ aveva sempre saputo che sarebbe finita così, che l’avrebbe alla fine abbandonata ancora più sola e triste di prima.

… No. Non era colpa di Seth ma sua, perché l’aveva ferito tradendo la sua fiducia: l’aveva sempre ascoltata e aspettata, cercando di capirla e di rispettarla, e lei come lo ripaga? Mandandolo a quel paese.

Ma cos’altro poteva fare? Era successo tutto talmente velocemente da farle girare la testa!

Non era ancora pronta per aprirsi completamente a lui: la morte dei suoi genitori era la ferita più profonda, ma non l’unica; c’erano almeno altre tre ossa rotte cicatrizzate nel modo sbagliato che le infettavano l’anima, rendendola scontrosa.

Chissà come si era preoccupato Seth vedendola coperta di tagli e lividi… Stavolta aveva sbagliato lei, doveva ammetterlo, e non sapeva come fare per rimediare alla situazione.

Si alzò verso mezzogiorno giusto per mangiare qualcosa, riuscendo ad arrivare intontita e traballante fino alla cucina: mandò giù a fatica un misero pezzo di pane, quindi si convinse che cucinare un pranzo decente sarebbe stato inutile. Tornò in camera, con l’intenzione di rintanarsi nel letto ancora un po’ senza pensare a nulla, ma l’occhio masochistico le cadde sul quadretto regalatole dal ragazzo la sera prima: il biancore del bucaneve la fissava in modo fastidioso, ricordandole la fantastica serata passata accanto a lui, quando pensava che sarebbe stato bello vivere così per sempre. I suoi abbracci, le sue mani, le sue labbra: ogni bel ricordo si stava già trasformando in sentimenti dolorosi.

Le tornarono alla mente le parole di Seth: “Magari tu riuscirai a farmi cambiare idea”. L’avevano fatta palpitare così tanto da farle mancare il fiato. Chissà cosa voleva dire Seth?

Prese tra le dita il piccolo regalo e lo strinse con forza, sospirando tremante.

Non andartene, ti prego. Non abbandonarmi anche tu!

***

L’unica speranza per Angela era che quella sera Seth si presentasse come al solito al Sacherbar, ma più il tempo passava più questa si affievoliva.

Ma anche supposto che Seth fosse venuto, non avrebbe saputo come comportarsi e questo da un lato le faceva desiderare di non vederlo, almeno fino a quando non avesse avuto le idee più chiare.

Stavolta l’aveva davvero ferito. Come poteva fare per farsi perdonare?

Così per tutto il pomeriggio Angela fu con la testa tra le nuvole; confondeva gli ordini, sbagliava a dare il resto a conto pagato, aveva pure fatto cadere due tazzine di caffè.

Risultato: morale sempre più a terra e Bauer sempre più incavolata nera, tanto che verso le sette di sera quest’ultima la spedì a casa intimandole di riposarsi e di non ripresentarsi mai più in quelle condizioni.

Angela annuì affranta e andò a cambiarsi, trovando dentro lo spogliatoio la sua collega Nadia, pronta anche lei per andare a casa.

“Cos’hai oggi Angy?” chiese quest’ultima, riferendosi al disastro lavorativo della giornata.

“Nulla…”

“Sicura? Oggi il tuo pretendente non s’è fatto vedere… avete litigato?” domandò Nadia, intuendo subito il nocciolo della questione.

Angela si sedette sospirando, sentendo il cuore pesante. “Sì… cioè… è stata tutta colpa mia. Ho fatto una cosa che lo ha deluso molto, e ora non so come farmi perdonare”

Nadia la ascoltò sorpresa un attimo dalla naturalezza con cui Angela si era confidata con lei: nonostante si conoscessero ormai da mesi e avessero quasi tutti i turni in comune, Angela non le aveva mai chiesto consiglio per nulla.

“Mmm… bè, noi donne abbiamo molti modi per farci perdonare” la rassicurò, felice che Angela si fosse fidata di lei.

“Per esempio?” le chiese l’altra, con voce disperata.

“Non saprei… regalagli qualcosa che gli piace, o qualcosa che sapete solo voi due. Per fargli vedere che pensi a lui e ci tieni alla vostra relazione”

Qualcosa dentro Angela si mosse in risposta alle parole di Nadia, che se ne andò salutandola con un sorriso.

Qualcosa che gli piace.

Che cosa piaceva a Seth? Che musica ascoltava, che libri gli piacevano, che sport lo appassionava?

Angela non lo sapeva, non ne aveva la minima idea.

Si conoscevano da un po’, si parlavano quasi tutti i giorni ma erano sempre o punzecchiamenti o confidenze della ragazza. Ora che ci pensava, Seth non le aveva mai parlato molto di sé e lei non se ne era mai accorta, persa com’era nella felicità di avere qualcuno accanto che la ascoltasse.

Era così presa che si era dimenticata che Seth aveva una vita oltre a lei: per questo era rimasta sorpresa nel conoscere Ray, Seiry e Sarah, perché non si era mia posta il problema che Seth potesse avere altri amici.

Fino a quel momento Seth si era limitato ad ascoltarla, ad abbracciarla, a farla ridere senza imporre la sua presenza e lei come l’aveva premiato? L’aveva cacciato di casa.

Era tutta colpa sua, avrebbe dovuto essere meno egoista fin da subito senza pretendere sempre, ma anche concedendo a Seth qualche piccola vittoria.

Lo aveva baciato… forse solo per questo.

Uscì di corsa dal locale, col cuore a mille nella speranza di vederlo, e così fu: Seth era davanti al locale, in compagnia di Seiry e Sarah.

Le due ragazze la salutarono allegramente con i soliti convenevoli, mentre il moro si limitò a guardarla senza dire nulla.

“Ciao Seth…” mormorò ansiosa.

“Vogliamo andare?” tagliò corto lui, muovendosi lontano da lei.

Non c’era dubbio che Seth fosse a dir poco adirato con lei. Angela chinò il capo e lo seguì in silenzio, mentre Seiry e Sarah si guardarono confuse.

***
“E allora Ray si è gettato in mezzo alla strada, senza temere la morte! Ha preso il bambino tra le sue braccia e con un salto l’ha protetto col suo corpo, finendo per rompersi una gamba. Ma più del dolore era grande la gioia nel vedere il bambino riabbracciare la sua mamma in lacrime… fu così che Ray entrò nei loro cuori, come colui che aveva salvato il piccolo dall’essere investito da un camion!”

“… Ma è tutto vero, Seiry? Cioè, Ray ha davvero fatto tutto questo?” domandò Angela in preda alla commozione.

“Certo che…”

“No” si intromise Seth, interrompendo Seiry dall’ennesimo discorso in lode al suo ragazzo.

“In verità Ray si è slogato una caviglia cadendo dalle scale di casa sua mentre andava a buttare la spazzatura. Deve stare a riposo per qualche giorno, ecco perché non è venuto stasera” chiarì Sarah, bevendo con attenzione il proprio succo di frutta.

“Ah” commentò Angela, delusa.

“Bè, ma questo non lo rende meno figo, no?!” piagnucolò Seiry.

“Non preoccuparti, Seiry, gli vogliamo bene lo stesso anche se non ha salvato nessuno!” la tranquillizzò Sarah, accarezzandole la testa.

Angela sorrise intenerita. “Mi dispiace per lui! Quando lo vedi digli che lo saluto”

Alle sue parole Seiry si illuminò subito, tornando a sorridere contenta. “Oh sicuramente sarà felice! Tu e Seth siete diventati il nostro argomento preferito!”

All’improvviso però Seth batté un pugno sul tavolo, facendo saltare tutte e tre le ragazze per aria; fissava il vuoto con le labbra serrate e la fronte corrugata, e Angela non faticò a capire quale fosse il suo problema: era davvero così arrabbiato con lei da non sopportare di essere messo nella stessa frase?

In un primo momento si rifiutò di credere che potesse essere davvero così, ma quando lui disse “Me ne vado” e senza aggiungere altro si alzò dal tavolo, un senso di profondo smarrimento si insinuò dentro il cuore della ragazza. Era davvero finito tutto così, per una stupida litigata?

Lo aveva ferito e deluso, lo sapeva e voleva farsi perdonare, ma il suo comportamento era altrettanto sbagliato!

“Ma cos’ aveva stasera Seth?” domandò Sarah sconcertata.

“Mah, probabilmente avrà le sue cose!” le rispose Seiry, giocando con la cannuccia della sua Coca-Cola “Lascialo stare, vedrai che gli passerà”.

Dopo lunghi istanti di esitazione Angela decise: si alzò e senza dire nulla seguì Seth fuori dal locale, nell’aria fredda di inizio marzo.

“Seth! Aspetta” lo chiamò a gran voce, cercandolo tra le persone e lo scorse poco più avanti; lui si fermò, girandosi verso di lei, che lo raggiunse correndo.

“Perché ti comporti così?” gli chiese, con una nota di tristezza nella voce.

Il moro sbuffò, sorridendo ironico. “Pensavo ti fosse chiaro”

Angela si risentì molto per le sue parole: lui non aveva la minima intenzione di riparare alla situazione.

Se era così allora non aveva più motivo di scusarsi con lui.

“Se sei venuto solo per comportarti così e farmi arrabbiare, allora potevi benissimo non farti neanche vedere” sbottò stringendo i pugni per la rabbia.

“Come vuoi” rispose lui con indifferenza, sfidandola mentre la guardava negli occhi “Non verrò più a prenderti dopo il lavoro”

“Bene”

“Perfetto”

“Ottimo, anzi”

Lo osservò darle la schiena a fare qualche passo, prima di tornare col cuore pesante di risentimento da Seiry e Sarah, che la aspettavano curiose.

“Angela ma… è successo qualcosa?” le chiese subito Sarah, preoccupata.

Angela deviò il suo sguardo e rispose schiva. “Abbiamo litigato”

“Ed è colpa di Seth?”

“No… cioè, ora è anche colpa sua perché mi ha trattata così”

Come poteva averla trattata così male? Come potevano quegli occhi essere in grado di guardarla così? Quello non era il suo Seth e lei non aveva più la minima intenzione di scusarsi con una persona così antipatica e scorretta.

Sarah e Seiry si osservarono sorridendo, con sguardo d’intesa. La prima le prese una mano, attirando la sua attenzione.

“Forse devi solo far sbollire la rabbia, che ne dici? Domani se ti va possiamo fare un’uscita tra donne… sai, per svariarsi un po’ via”

Angela la guardò allibita. Un’uscita… tra donne?

Intendeva andare per negozi, fermarsi a prendere una cioccolata,  chiacchierare di ogni cosa? Un’uscita… come tra amiche?

Esitò un attimo, sentendo il cuore battere all’impazzata; alla fine annuì, chinando il viso completamente arrossito.

***

Si diedero appuntamento il giorno dopo nel pomeriggio, nella piazza principale della città, ma per tutta la mattina Angela fu talmente impaziente ed agitata da arrivare sul luogo una buona mezz’ora prima.

“Ehi Angela!”

Sentendo urlare il proprio nome, la ragazza si voltò verso Seiry, che la stava raggiungendo sorridente. “Sei qui da molto?”

Scosse il capo mentre anche Sarah arrivava correndo da dietro Seiry.

 “Allora… ehm… dove si va?” chiese Angela titubante.

“Andiamo dove vuoi tu, Angy! Oggi siamo qui per non farti più pensare a quel brutto cattivone di un Seth!” esclamò Seiry prendendola sottobraccio.

“Coome?? No no, io non ho un posto preciso dove voglio andare… va bene tutto…”

“Eddai, avrai un negozio preferito, no?”

Alle parole di Seiry, Angela tentò di ricordarsi dove andava di solito a fare shopping quando sua madre era ancora viva. “Sì c’è… non mi ricordo bene il nome… quel negozio di scarpe vicino alla stazione! Quello con l’insegna azzurra… ci vado spesso!”

Le due ragazze la guardarono sorprese e Angela cominciò a pensare di aver fatto una gaffe. Fu Sarah a confermare la sua ipotesi. “Sì, quel negozio era molto bello e famoso, me lo ricordo anche io, ma… ha chiuso almeno un anno fa…”

Angela arrossì, morendo dalla voglia di sprofondare nel cemento: come avrebbe fatto a spiegare loro che era da due anni che non andava a fare shopping in modo decente?

“Ehm… d-davvero…? Che peccato…” balbettò, senza avere la minima idea di come giustificarsi.

Diamine, perché era così difficile parlare con qualcuno? Ma era sempre stato così complicato, anche prima della morte dei suoi genitori?!

“Tranquilla Angela!” intervenne Seiry, scambiando il suo disagio per eccessiva timidezza “Che ne dici se ci limitiamo a una passeggiata ed entriamo nei negozi che ci ispirano?”

Angela osservò quei due occhioni azzurri luccicanti e assentì col capo, non potendo fare a meno di ringraziare la sensibilità di quella ragazza.

Non aveva mai parlato davvero con Seiry o Sarah, non senza la presenza di Seth a catalizzare i discorsi e a calmarla un attimo: l’idea di trovarsi sola con loro o con Ray la spaventava un attimo, dato che negli ultimi due anni si era completamente dimenticata come si porta avanti un rapporto umano normale.

Pensava con estremo sconforto ai tempi in cui passava dei pomeriggi spensierati con le amiche e si chiedeva come faceva a comportarsi in modo così libero e spontaneo, senza temere alcun giudizio. Ne sarebbe stata ancora in grado?

Non voleva per niente al mondo che qualcuno oltre a Seth sapesse della sua famiglia, perché non voleva essere giudicata ed etichettata solo in base a ciò: e purtroppo la morte di entrambi i genitori è un fatto che la gente, con ipocrisia o meno, fa davvero fatica a non vederti stampato addosso. Per questo temeva di lasciarsi andare in presenza degli amici di Seth, per non lasciarsi sfuggire delle frasi inopportune.

Tuttavia, mentre passeggiava con Sarah e Seiry parlando del più e del meno, si stupì di come in realtà fosse facile stare con loro e parlare senza dover per forza calibrare ogni parola: conoscere la vita di altre persone che scorrevano parallele alla sua le liberava la mente calmandole i nervi; capire che la serenità esisteva comunque, da qualche parte, vicino a lei.

Scoprì che Sarah era compagna di università di Seth e che lui a lezione si faceva vedere molto poco spesso – “Che strano!” commentò sarcastica – e che quindi lei era praticamente la sua schiavetta passa-appunti. Seiry invece le raccontò di essere commessa in un negozio di animali e volontaria in un canile.

“Guarda Angie! Quel vestito secondo ti starebbe benissimo!” urlò all’improvviso quest’ultima, indicando un vestitino nero a fiori esposto in una vetrina.

“Vero! Non costa neanche troppo, guarda!” continuò Sarah, mentre la trascinavano dentro il negozio.

Come aveva potuto Angela avere paura di una sensazione così bella? Come aveva potuto scordarla?

Avere amici era una cosa talmente naturale, come respirare! E dimenticarsi come si respira è impossibile…

Appena uscita dal negozio, carica di almeno due sacchetti, Angela si sentì sopraffatta da quello che le stava succedendo: era finalmente possibile per lei tornare ad avere una gioventù normale?

“Ehi, va tutto bene?” le chiese Sarah preoccupata, notando il suo sguardo assente.

“Ah! Sì certo, non potrei stare meglio!” la rassicurò immediatamente, arrossendo “Vi devo confessare che era davvero tantissimo tempo che non stavo così bene…”

“MMM Angie sei troppo carina!” esplose Seiry abbracciandola con forza “Quello scemo di Seth è proprio stupido!”

Angela le sorrise titubante. Giusto, Seth… anche questa nuova serenità era merito suo.

Quanto si odiava Angela per aver generato quella situazione con lui! Ma anche se aveva cominciato a ritornare alla vita, per lei era ancora troppo affidarsi a qualcuno del tutto e incondizionatamente, anche se quel qualcuno era Seth.

Provò un brivido alla bocca dello stomaco quando un subdolo pensiero si insinuò nella sua mente: e se Seth non avesse la minima voglia di aspettarla?

Scacciò subito una tale idea, convincendosi che ormai anche lui aveva capito come stavano le cose e che quindi avrebbe già dovuto abbandonarla da un pezzo ormai.

A distrarla totalmente dai suoi pensieri intervenne ancora una volta Seiry, che le indicava sorniona l’entrata di un noto negozio di intimo.

Angela si pietrificò dall’imbarazzo quando capì le sue intenzioni. “C-che…? No, non mi serve nessun completino nuovo!” balbettò rossa come un pomodoro, ma nulla potè contro la determinazione della biondina.

“Uuuh! Con questo addosso, anche Seth in persona non esiterebbe a chiederti scusa in eterno!” commentò la tentennante uscita di Angela dal camerino, con indosso un completino rosa con ricami di pizzo bianco e molto, fin troppo per i suoi gusti, rivelatore.

“Non vedo perché devo essere solo io ad impegnarmi per mettere a posto le cose! Anche lui ha torto!” si risentì lei, rientrando nel camerino.

Ok, lei aveva sbagliato ad allontanarlo così in malo modo, però anche lui poteva comportarsi meglio e almeno cercare di sistemare la situazione.

Avrebbe chiesto scusa, certo, ma solo se anche lui l’avesse fatto.

Seiry sbuffò, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio. “Santo cielo, siete proprio due zucconi orgogliosi! Volete fare la pace? Allora uno di voi deve mettere da parte quello stupido orgoglio e farlo! E dimmi che quel completino lo compri, ti prego!”

Angela rise e le confermò l’acquisto, senza però riuscire a scacciare l’inquietudine.

Uscite dal negozio decisero di andare a prendere una cioccolata calda, per rinforzarsi dal freddo di inizio marzo.

Quando si furono sedute al tavolo e arrivarono le ordinazioni, Angela si decise a fare una domanda che le frullava in testa da un po’. “Ma Seth è davvero così orgoglioso?” chiese con disinvoltura,  tentando di mascherare il suo interesse eccessivo.

Sarah ridacchiò incredula mentre Seiry le batteva una mano sulla spalla. “Fidati Angela, lo conosco dai tempi del liceo e non l’ho mai visto chiedere scusa spontaneamente!”

Angela rimase colpita: conoscendo il ragazzo, non le era difficile credere alle loro parole ma ripensando a tutto il loro rapporto doveva ammettere che Seth si era scusato con lei parecchie volte, anche in situazioni dove non era necessario.

“Mmm… strano, con me si scusa spesso…” commentò sovrappensiero, provocando sui volti di Seiry e Sarah due sguardi a dir poco sconvolti.

“Cavolo, è proprio cotto…” mormorò Sarah, bevendo un sorso dalla tazza bollente e per poco Angela non si strozzò con la cioccolata.

Seiry le sorrise, prendendole la mano e guardandola negli occhi: la ragazza si sentì come se le stesse leggendo dentro, capendo la sua anima nei minimi dettagli e scoprendo ogni angolo della sua vita, ma ciò non le diede fastidio. Non sapeva perché ma fin da subito aveva provato per Seiry una strana simpatia, o meglio, sintonia: in qualche modo a lei sconosciuto, trovava i suoi comportamenti del tutto famigliari e rassicuranti. “Ho capito che per te una tale idea è inconcepibile” esordì la bionda con tono dolce “però non puoi negare l’attaccamento di Seth nei tuoi confronti. Non so cosa tu abbia fatto o cosa lui abbia combinato ma sono sicura che se si è comportato così o non voleva o l’ha fatto per il tuo bene. Credimi quando ti dico di non averlo mai visto così, né sentito parlare di qualcuno come di te.”

Angela chinò la testa sotto il peso del discorso: Seth le era affezionato come lei lo era di lui…? Era davvero così?
E si erano addirittura… baciati.

Solo in quel momento Angela capì l’errore che aveva fatto concedendogli quella piccola vittoria: un bacio segnava quel confine tra amici e qualcosa di più e non avrebbe mai dovuto permettere al loro rapporto di uscire anche solo per quel breve momento dai confini che aveva stabilito con fermezza.

Probabilmente le reazioni esagerate da parte di entrambi erano dovute alle emozioni derivate dal quel bacio…

“Lui… parla spesso di me?” domandò ancora a capo chino.

“Non è che dice molte cose su di te, non dice ciò che pensa di te. Però… parli con lui, e almeno una volta nel discorso pronuncia il tuo nome. Non parla di te… però è come se ti pensasse sempre. Sono convinta che lui ancora non se ne renda conto, quindi… chiedi scusa anche per lui, metti da parte l’orgoglio. Fallo per lui”

Angela cominciò a sentire gli occhi bruciare per le lacrime, ma non doveva piangere, non così e non lì. Inghiotti il groppo che aveva in gola e strinse la mano di Seiry: aveva dovuto sentirlo da un’altra persona per capirlo davvero.

Como al solito era stata la solita stupida insensibile, egoista e ingenua.

Avendo fatto l’abitudine a non avere nessuno accanto, ora che qualcuno si era affacciato alla sua vita si era fatta trascinare subito, comportandosi come una bambina troppo viziata. Seth le aveva teso una mano, lei non aveva preso solo il braccio: lo aveva fagocitato completamente, usandolo come mezzo per risollevarsi e ignorando completamente i suoi sentimenti.

Seth ricambiava il suo affetto e, nonostante fosse la cosa che più voleva al mondo, non se ne era accorta, presa com’era da quell’improvvisa felicità.

Doveva scusarsi e doveva farlo subito.

“Sapete dove posso trovarlo?” disse alla fine, alzando il viso verso quello sollevato di Seiry.

***

Arrivò trafelata all’indirizzo datole da Seiry, fermandosi davanti a una piccola villetta illuminata solo al piano terra. Esitò un attimo prima di suonare il citofono, pentendosi di non essersi fatte domande del genere: sarà in casa? Darò fastidio? Vorrà vedermi?

Una voce metallica di donna la risvegliò dai suoi timori, chiedendole chi fosse.

“Ah… s-sono Angela, un’amica di Seth… è in casa?” spiegò titubante, sentendosi una stupida.

“Un’amica di Seth?” ripeté la voce, sorpresa, senza dire più nulla. Poi all’improvviso la porta di casa si aprì, rivelando una ragazza che la lasciò senza fiato: era alta, snella e sotto la tuta da casa di intuiva un fisico mozzafiato; il viso aveva dei lineamenti delicati, leggermente appuntiti, e due labbra scure e piene, contornato da capelli neri lunghi e lisci… ma furono gli occhi quelli che la colpirono di più, identici a quelli di Seth: neri e profondi, dal taglio inconsueto ma magnetico.

Era bellissima.

No… la parola giusta per definirla era sexy.

Angela si riprese dalla sorpresa e arrossì. “Mi scusi per il disturbo, ma… ecco, dovrei urgentemente parlare con Seth!” affermò con decisione.

La ragazza la guardò confusa per un attimo, aprendosi alla fine in un sorriso gentile. “Prego, entra pure!” disse aprendole il cancello. “Io sono Penelope, la sorella di Seth!” continuò quando Angela la raggiunse.

“Ah sì! Seth mi ha parlato di lei e anche di Will…”

La mora alzò un sopracciglio, apparendo sempre più perplessa. “Lui… cosa?”

Ma Angela non fece in tempo a rispondere perché la sua attenzione fu tutta rubata dal bambino che comparve all’improvviso da dietro Penelope: era… un Seth in miniatura! Gli stessi capelli, lo stesso viso, persino lo stesso sguardo irriverente – anche se ora leggermente intimorito.

Provò l’istinto irrefrenabile di abbracciarlo e coccolarlo e si trattenne a stento, limitandosi a sorridergli con dolcezza; la guardò sospettoso, indeciso se fidarsi o no. “Sei un’amica del fratellone?”

Angela annuì emozionata, facendosi sempre più violenza per non saltargli addosso.

Il piccolo si impensierì un attimo, corrugando la fronte sommerso dai pensieri; alla fine arricciò le labbra e disse “Allora va bene”, spostandosi dalla porta per farla entrare.

Lo ringraziò estasiata ed entrò chiedendo permesso.

“Seth è in camera sua. Secondo piano, la prima stanza sulla sinistra. Ah, che maleducata che sono: vuoi qualcosa da bere o da mangiare?” disse Penelope, facendo arrossire Angela.

“No, sto bene così grazie. Allora… vado, grazie mille”

Penelope la osservò salire le scale, piena di pensieri. “Ma guarda un po’!” disse infine sorridendo, raggiungendo Will che correva in cucina.

Trovandosi davanti la porta della stanza di Seth chiusa, Angela non poté fare a meno di sentirsi profondamente a disagio. Cosa avrebbe fatto se lui non avesse accettato le sue scuse? Sarebbe stata capace di ricominciare da capo, ancora una volta? Probabilmente no.

Sospirò concentrando le forze, pensando che nella bisogna per forza mettersi in gioco: vivere in quella situazione era anche peggio, a ben pensare.

Bussò titubante, sussultando nel sentire la voce di Seth gridare: “Avanti!”

Girò la maniglia trattenendo il fiato, tentando di anticipare le emozioni che l’avrebbero travolta nel rivederlo.

Tuttavia, la sua espressione sorpresa e leggermente confusa, i suoi lineamenti illuminati solo dalla lampada sulla scrivania e quel cerchietto usato per tenere i capelli lontani dalla fronte durante lo studio furono molto di più di quello che potesse gestire.

“A-Angela?” pronunciò incredulo, togliendosi celere l’ornamento dai capelli e alzandosi in piedi. “Che ci fai qui?” chiese poi più composto, tentando di recuperare la sua aria seria e distaccata.

La vide esitare e torturarsi le mani, come ogni volta che era agitata e in imbarazzo; chiuse la porta e gli si avvicinò di qualche passo, senza osare incrociare il suo sguardo.

“Io… volevo chiederti scusa” esordì col viso chino. “Non avrei mai dovuto trattarti così, e non solo l’altro giorno. Sempre.”

Seth la guardò accigliato, facendola sentire una stupida. Era davvero così strano quello che stava dicendo?

Prese un bel sospiro e si fece coraggio per trovare le parole. “N-non ho mai considerato i tuoi sentimenti… o i tuoi pensieri. Non so nemmeno cosa ti piaccia! Sono sempre stata io a scaricare le mie parole su di te, mentre tu non ti sei mai confidato, non ti sei mai lasciato andare, perché non ne hai mai avuto l’occasione. È tutta colpa mia, per aver permesso ciò. Scusa!”

L’ascoltò in silenzio, col cuore che martellava nel petto. “Non è così. Non è colpa tua” le rispose avvicinandosi lentamente.

“Sono io che ho voluto ciò perché… credo di essere semplicemente riservato. Non sono abituato a parlare di tutto ciò che mi riguarda”

Angela scosse la testa, sempre più nervosa. “No, Seth… non prenderti anche le mie colpe”

“Non lo sto facendo, Angela, perché non è questo che mi ha fatto arrabbiare”

La ragazza alzò confusa il viso verso il suo, trovandolo serio e contratto: non l’aveva mai visto così…

“Perché non riesci ancora a fidarti di me, Angela? Cosa devo fare per farti sentire bene?” le mormorò facendole tremare le gambe.

Scosse la testa tremando, appoggiando le mani sul suo petto per tenerlo lontano. “Lo so, Seth, ma è così difficile. Non è che io non mi fido: ho paura di essere compatita e giudicata. Io mi fido di te, ma…”

“Come?” la interruppe lui divertito, confondendola ancora di più. “Tu hai paura del mio giudizio?”

“Ho paura che tu rimanga con me solo perché ti faccio pena” precisò leggermente stizzita, studiando i suoi occhi incuriositi.

Le sorrise, riempiendole il cuore. “Puoi dirmi tutto ciò che vuoi, Angela. Tanto tu non mi deluderai mai”

All’improvviso Angela capì, mentre le mani di Seth le avvolgevano i fianchi.

Come aveva potuto trattarlo così?

Lui le aveva dato talmente tanto e lei gli voleva così bene! Considerò anche di dirgli tutto quello che ancora lui non sapeva, pensando che se fosse stato lui a compartirla allora sarebbe andato bene.

Quanto era stata stupida! Pensava che per risollevarsi e stare meglio sarebbe bastato avere qualcuno accanto e che chiunque sarebbe andato bene.

Ma si sbagliava.

No, non andava bene “chiunque”: era Seth quello che voleva accanto e sentì che solo standogli vicina, diventandogli amica, sarebbe potuta finalmente cambiare e lasciarsi tutti i brutti ricordi dietro le spalle.

Non voleva dimenticarli, non avrebbe mai potuto farlo: voleva solo riuscire a non pensarci ogni giorno, ogni azione, ogni parola. Non voleva più che la sua vita si limitasse alla morte dei suoi genitori, ma che si allargasse anche a lui e al suo sorriso.

Sei miliardi di persone al mondo; sei miliardi di anime. E qualche volta te ne basta una sola.

“Scusami Seth” gli sorrise debolmente, guardandolo negli occhi scuri. “Ci sono cose che ancora non ti ho detto e non è perché non mi fido… solamente, è troppo presto. Non ne sono ancora in grado”

Lui le rivolse uno sguardo serio ma comprensivo, contornato da una nota di dolcezza.

Era andato tutto bene, ma… non era ancora finita.

“Seth, prima di tornare come prima c’è un’altra cosa che voglio chiarire con te” pronunciò con decisione, sostenendo i suoi occhi indagatori.

“Dimmi”

Si schiarì la voce, cercando di calmarsi un attimo, ma fu inutile: quello che stava per dire era così imbarazzante…

“Quel… il bacio di ieri. Non è che me ne penta, solo… non aveva alcun significato, giusto? Era un bacio… amichevole… non comporta nulla. Sei d’accordo?”

Alzò il viso verso Seth, cercando di capire la sua reazione: lui la fissava impassibile e immobile, con la bocca leggermente contratta, come se cercasse di contenere chissà che pensieri.

“… Sì” disse con voce spezzata alla fine, protendendo le braccia attorno al corpo di Angela fino ad avvolgerla in un abbraccio.

Sprofondò nel suo profumo dolce e già così famigliare, fremendo al contatto col suo corpo morbido ma fragile. Cosa gli stava succedendo? Perché si sentiva sempre così esposto e debole davanti a questa ragazza? Che fosse… per carità!... innamorato? Davvero?

“Angela…” sussurrò con la gola secca “… posso… posso darti un ultimo bacio amichevole?”

Pur cogliendo l’ironia e la sottile insoddisfazione delle sue parole Angela annuì dopo un attimo di smarrimento, chiudendo gli occhi.

Più che un bacio, fu una carezza data con le labbra: fugace e superficiale, eppure le fece tremare le gambe più del loro primo bacio.

Forse perché sapeva che sarebbe stato l’ultimo, e che non avrebbe mai potuto più riavere il viso di Seth sul suo.

Cominciò a pensare che forse l’altra mattina non l’aveva baciato solo per riconoscenza; forse stava nascendo dentro lei qualcosa di più profondo, più simile all’amore.

Questo pensiero cominciò ad agitarla: e se fosse stato davvero così?

No, non poteva… non doveva essere così.

“Non allontanarmi, non mandarmi più via. Non lo sopporterei. Io voglio che tu ti fidi di me” mormorò il ragazzo, guardandola negli occhi.

Angela annuì, abbandonando l’inquietudine e tornò a immergersi nel suo abbraccio, stringendo le mani sulla sua schiena.

Pensava che non sarebbe stata più in grado di fidarsi di nessuno, pensava di avere imparato la lezione, di avere capito come sono fatte le persone; ma non sapeva che arriverà sempre qualcuno per cui vale la pena fidarsi, qualcuno che non conoscevi nemmeno, di cui non sapevi nemmeno l’esistenza: una persona che saprà capirti anche solo da uno sguardo, da un respiro diverso, dal modo in cui ti tocchi i capelli…

 

 

 

Note poco serie

Coff coff…

Mh-mmm… yuhuuuu… c’è nessuno…?

:P

Penso sia inutile porvi le mie scuse (anche le più sentite) perché un ritardo di più di un anno è v e r g o g n o s o.

A mia discolpa posso solo dirvi che è stato un periodo decisamente intenso, pieno di cambiamenti importanti che mi hanno decisamente cambiato la vita e monopolizzato la mente.

Io spero solo di ritrovarvi ancora e di poter ricevere ancora il vostro affetto – del tutto immeritato.

Detto ciò… capitolo abbastanza lungo, che sistema le carte in gioco e “stabilizza” – ma sarà davvero così? – le carte in gioco.

Mi rendo conto solo ora di quanto mi mancava scrivere di questi due tontoloni <3

Prossimo aggiornamento: tra due settimane, credo. Purtroppo il nuovo capitolo è a quota zero parole, del resto ho appena ricominciato e devo ricarburare da capo :P

Da domani dovrei però avere qualche tempo libero (il prossimo esame è il 28 maggio e hai vogliaaaaaaaa *.*) che spenderò volentieri a scrivere.

Per il momento…

 

… Alla prossima!!

Liz

   
 
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