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Autore: braver than nana    12/04/2012    3 recensioni
{ Larry in Australia, bitches. jealous!Louis, accenni EdSheeran/Harry }
Louis neanche l’aveva visto quel video, gli faceva schifo quella canzone, gli faceva solo una gran rabbia, quel cavolo di ragazzo. Gli avrebbe spaccato la faccia se ne avesse avuto l’occasione e se Harry non fosse sempre tra i piedi quando le mani gli prudevano talmente tanto da fargli male. Perché lui lo sapeva, che era geloso marcio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: jealousy and attraction.
Autore:
 braver than nana
Rating: arancione
Conteggio Parole: 1511 (momento inquietante in cui scrivi due parole dello stesso, identico numero di parole.
Riassunto
Louis neanche l’aveva visto quel video, gli faceva schifo quella canzone, gli faceva solo una gran rabbia, quel cavolo di ragazzo. Gli avrebbe spaccato la faccia se ne avesse avuto l’occasione e se Harry non fosse sempre tra i piedi quando le mani gli prudevano talmente tanto da fargli male. Perché lui lo sapeva, che era geloso marcio.
Note
: Parecchio Jealous!Louis, accenni EdSherran/Harry e bitchy!Harry. Questa storia è interamente dedicata a mia moglie e ad esse, che mi hanno spinto a scriverla (la frase all’inizio è di esse
) e che se la meritano tutta. Sinceramente non è uscita come desideravo, pensavo di mettere più Ed. E giusto per la cronaca, io AMO Ed Sheeran, anche se dalla fic potrebbe non sembrare. La canzone alla fine è Kiss Me di quel figo coi capelli rossi.

jealousy and attraction

Solo il due per cento dei rossi è naturale: Ed è speciale!
E chissene, solo uno su sei miliardi è Louis Tomlinson.

Sono in Australia da pochi giorni e sinceramente, per quanto tutto l’alcol ingerito nelle ultime ventiquattrore, il poco sesso che è riuscito a fare, il caldo asfissiante e le ragazzine stalker che non fanno che accecarlo con i flash poco discreti delle loro macchine fotografiche, Louis si sta divertendo. Ha fatto surf per la prima volta nella sua vita, non gli è andata neanche tanto male, e gli piace avere un po’ di tempo per sé, per godere veramente di tutta quella situazione. Infondo sono famosi da quanto?, quasi due anni?, eppure questa gli sembra la prima vera volta in cui riesce a trarne beneficio.

Il sole, il mare –quello vero, quello che ti gela le ossa e te le riscalda dal movimento delle onde-, i pompini nella cabina di una barca così grande, con quel movimento così rilassante e quell’odore di salsedine anche dentro le coperte da fargli venir voglia di fare una pazzia e comprarne una.

Louis si sta divertendo davvero fino a quando non succede, di nuovo. E magari avrebbe preferito non accorgersi di nulla ma quando si parla di Harry le sue orecchie sono più attente, i suoi occhi più vigili, la sua attenzione più sveglia. Non è colpa sua se percepisce tutto, anche lo strano magnetismo che ha sulle persone, e non è colpa sua se qualcuno ne risente più degli altri.

All’inizio quel ragazzo non gli stava neanche antipatico. Quando li avevano presentati era stato il primo a stringergli la mano, alzandosi dal divano della sua nuovissima casa nel centro di Londra, ma poi proprio dietro le sue spalle era arrivato quel furbo del suo migliore amico, con il sorriso da conquista e gli occhi accesi dal gusto della caccia –perché lo sanno tutti, Harry si diverte a sedurre le persone, a vedere quanto tempo ci mettono a cadergli ai piedi, a godere delle sue capacità di ammaliatore- e gli aveva teso la mano, con i riccioli umidi della doccia sulla fronte e i piedi scalzi.

All’inizio quasi gli piaceva, aveva qualche sua canzone nell’iPod, trovava la sua voce delicata e insolita. Per un certo periodo aveva ascoltato Gold Rush praticamente in ogni singolo momento della giornata perché gli metteva allegria, poi però era successo.

E quel cavolo di ragazzino dai capelli rossi era sempre buttato a casa sua, a casa loro, con la sua chitarra in spalla e un sorriso timidi, chiedendo di Harry. Voleva insegnargli a suonare la chitarra diceva, ma lui lo sentiva che si era preso una bella cotta. Lo vedeva come si sedevano vicini, sul divano, come arrossiva quando Harry improvvisamente alzava la testa dalla chitarra, scuotendo il ciuffo profumato a pochi centimetri dal suo viso, come lo guardava, come praticamente se lo mangiava con lo sguardo.

È un caro amico, diceva il più piccolo, sorridendo quando si mettevano a letto dopo giornate passate a strimpellare note che non miglioravano mai, e Louis non ce la faceva a dargli torto, a spiegargli come attraeva la gente, soprattutto se si comportava in quel modo. Era capitato anche a lui, era caduto anche lui in quella trappola che era Harry Styles, con i boccoli e le fossette.

Ed Sheeran gli è diventato ufficialmente antipatico il giorno in cui, mentre avevano uno dei primi pomeriggi liberi dopo mesi di lavoro al cd, si era presentato a casa loro, quella cavolo di chitarra vecchia e rovinata al fianco e i capelli che sembravano prendere fuoco illuminati dal tramonto che cadeva su Londra, e aveva, naturalmente chiesto di Harry. Gli aveva riportato una felpa che aveva dimenticato a casa sua la notte che era andato a fare quella specie di pigiama party – quello che era costato a Louis una grossa ubriacatura con Zayn- e si era mosso tranquillamente in casa loro come ci vivesse ed era direttamente andato in camera del ragazzo. E aveva iniziato ad odiarlo perché loro stavano per fare sesso, aveva nella pancia ancora la sensazione della bocca di Harry attorno al suo cazzo stretto in pantaloni, e lui si era intromesso. Vieni con me, gli aveva detto, ti voglio nel mio nuovo video. Così li aveva visti sfrecciare via, senza praticamente salutare, e si era sfogato facendosi una sega rabbiosa sul divano.

Louis neanche l’aveva visto quel video, gli faceva schifo quella canzone, gli faceva solo una gran rabbia, quel cavolo di ragazzo. Gli avrebbe spaccato la faccia se ne avesse avuto l’occasione e se Harry non fosse sempre tra i piedi quando le mani gli prudevano talmente tanto da fargli male. Perché lui lo sapeva, che era geloso marcio. Perché ne approfittava, si divertiva a vederlo con la mascella serrata ogni volta che quel Weasley venuto male gli metteva una mano sulla spalla, o si sporgeva un po’ di più per fargli capire come mettere le dita sulla tastiera della chitarra.

Gli avrebbe spaccato la faccia, come quella volta ai Brits, con le sue due fottutissime statuette in mano era venuto a salutarli, quando in realtà si era solo accovacciato vicino la sedia di Harry già ubriaco perso e aveva parlato fitto fitto con lui per un quarto d’ora, spostandogli una ciocca di capelli dal viso dopo una risata brilla per chissà quale cavolata.

Da quando erano in giro però non si era fatto sentire più tanto, forse perché stava registrando qualche altra puttanata delle sue, magari perché si era trovato qualcuno da scopare senza rompere quello che si scopava lui, non gli interessava il motivo, era solo notevolmente contento di non sentire più la suoneria che il riccio aveva impostato alle sue chiamate. Poi però, successe.

La camera era nella penombra, sentiva ancora il sapore della sabbia e dell’acqua salata sotto la lingua, e era steso su quel letto morbido con il suo ragazzo tra le gambe, che concedeva alla sua erezione le giuste attenzioni, quando il telefono sul cuscino, a qualche centimetro dalla sua faccia distorta dal piacere, squillò.

Harry ingoiò la saliva che gli si era raccolta in bocca, alzando lo sguardo e sorridendo come uno scemo si era alzato in ginocchio, lasciando il suo cazzo teso e bagnato, asciugandosi gli angoli delle labbra con il dorso della mano.

«Eddy! Quanto tempo!» aveva detto e allora non ci aveva visto più.

Si era alzato, aveva infilato furente i boxer che era ancora ai piedi del letto e aveva ringhiato contro la porta del bagno, sbattendola. E non era perché stava ricevendo il miglior pompino della sua vita, ma per principio. Era sempre tra i coglioni quel ragazzo e anche se Harry se ne accorgeva che praticamente gli sbavava addosso – perché gli piace sedurre le persone, ma dopo aver visto che a cadergli ai piedi ci mettono veramente poco, gode nel rigirarsele sulle dita, giusto per non perdere gusto nell’appurare le sue capacità di ammaliatore – se ne fregava di quello che diceva lui. Rideva e lo abbracciava, magari glielo prendeva in bocca per farsi perdonare e poi non fare il geloso, gli sussurrava.

«Lou?» la sua voce gli arrivava lontana, non aveva voglia di parlare con lui. Non era geloso, cioè, lo era, ma solo di Harry. Non lo era mai stato, non ce ne era mai stato bisogno, poi però lui entrato nella sua vita e allora aveva dovuto riformulare alcune teorie che aveva sulla vita. Aveva rivalutato il prenderlo nel culo, gli occhi verdi e la gelosia. E quest’ultima era un mostro gli era entrato nelle viscere e che non sopportava perché lo sapeva, di diventare petulante a volte, ma che ci poteva fare se il suo ragazzo era la personificazione di qualche dio greco? Non era colpa sua se tutti si giravano a guardarlo, se tutto restavano a fissargli le labbra, o il sedere, o gli occhi.

«Dai Boo, apri.»

«Non ho chiuso, coglione.» aveva ringhiato, e si era guardato allo specchio. Aveva i capelli tutti spettinati e quando, alle sue spalle, apparve la figura nuda e longilinea di Harry, poté osservare l’incredibile facilità con cui i suoi lineamenti si distesero. Sospirò girando a fronteggiarlo e gli tese una mano, accarezzando la pelle morbida delle guance senza un filo di barba. Perché infondo Harry Styles era un bambino, con i suoi giocattoli in giro per il mondo e l’orsacchiotto preferito sotto l’ascella.

Se lo era tirato contro e lo aveva baciato a lungo, mordendogli la lingua più volte, per punirlo almeno un po’, strofinando la sua erezione dolorosa contro la sua gamba e stringendo le sue natiche forte, per farlo gemere. Mio, pensava mentre con i denti provava a scavare nella sua bocca, mentre Harry si abbandonava tra le sue braccia consapevole di star ripristinando un po’ della finta autorità che Louis aveva in quel rapporto.

Perché tutto girava attorno a Harry. So kiss me like you wanna be loved, wanna be loved, wanna be loved, gli aveva sussurrato all’orecchio, mentre con le dita morbide e asciutte gli sfiorava l’apertura, tra le natiche spalancate.

«Vaffanculo, Styes.»

«Pensavo toccasse a te, questa volta.» rise.

Fine.

   
 
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