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Autore: Lord_Trancy    12/04/2012    8 recensioni
Ho solo mescolato un po’ le carte dei loro sentimenti. Senza successo, per altro. Una delle ormai solite shot che escono in momenti casuali da luoghi casuali della mia testa. Niente musica a ispirarmi, solo parole.
“Uno scatto, poi un altro. Butta fuori il fumo dai polmoni. Uno scatto, un altro. Pausa. Lo riapre, lo richiude.
«Basta.» Basta! Basta, basta! Dio, basta!”
[Mello♥Near oneside] [Mello♥Matt oneside]
{Alla Mari}
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello, Mello/Near
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Scusa, te la dedico comunque.

 

~†~

 
 
 
Quando apro la porta, non ti volti neppure.
 
Come se la monotonia di queste quattro mura non minacciasse la tua sanità mentale. Scusami se ti ho segregato qui. In questo buco che puzza di sigarette, intriso di fumo quasi quanto i tuoi polmoni. Mi stravacco sul divano e mi godo la mia cioccolata.
 
Matt, ci passi sedici ore al giorno dietro quello schermo di merda, potresti anche essere così gentile da degnarmi di uno sguardo, anche schermato da quelle lenti improponibili. Appoggio la testa allo schienale e chiudo gli occhi.
 
Quanto mi piacerebbe estraniarmi da tutto. Ma ogni volta, ogni singola volta, che m’immagino di poter scappare, quei dannati occhi mi fanno desistere. Mi sanguina il cuore da quando l’ho, intimamente, ammesso; ma, sì, Near, tu sei le catene che mi affliggono e che mi legano a questo mondo. Senza tali legacci, senza i tuoi vincoli, sarei capace di essere Mihael, dimenticare la furia di Mello. Ma ho un cuore e sono rimaste cicatrici.
 
Matt si è seduto accanto a me e gioca con il suo zippo argentato. Uno scatto, poi un altro. Butta fuori il fumo dai polmoni. Uno scatto, un altro. Pausa. Lo riapre, lo richiude.
«Basta.» Basta! Basta, basta! Dio, basta!
 
Mi guardi e sorridi. Non mi capacito di quanto mi faccia incazzare il tuo ghignarmi contro. Cerco le tue labbra in uno scatto e sono subito mie. Ti supplicherei di coccolarmi se non fossi io, Mello, qui, adesso. Mentre ti stringo le spalle (voglio sentirti vicino, vicino tanto che non mi faccia male il cuore, pieno solo della tua pelle e dei tuoi occhi).
 
Soffochi una risata sulle mie labbra. Ridi di questo squallore? Non ci credo che tu lo faccia perché tutto questo ti renda felice. Eppure mi confondi con la leggerezza con cui immergi le dita tra i miei capelli, con cui baci le mie labbra che non potranno mai dire ciò che vorresti sentire.
 
Mi confonde il modo con cui ti prendi cura di me e del mio cuore, fingendo di non vedere come è stretto, curandolo dalla morsa che mi condanna.
 
Il letto vecchio e rotto pare così morbido. La tua pelle che puzza di fumo diventa velluto raffinato.
 
Ma non mi dimentico – come potrei, stelle, riuscirci? – la sua delicatezza, il suo candore. La notte, l’unica, in cui amai Near. La notte in cui presi coscienza di tante cose. La notte in cui l’incanto cattivo che provavo per te diventò altro. E fu la pelle perfetta, i capelli soffici tra le dita, il tuo corpo pallido improvvisamente arrossato dal tuo desiderio. Fu la tua maledetta voce.
 
Capii, quella notte, che nel mio cuore erano rimaste catene destinate a portare solo bianche cicatrici. Quella notte capii che tu non era stato toccato da quel sentimento. No Near, tu, così vuoto, non puoi essere ferito dai segni d’amore. Non ti toccano. Non ti tocco. Per te io scorro via.
 
Matt geme piano, mi graffia le spalle. Non fare il monello, non ti ho fatto male. E ci muoviamo più forte, è la lussuria che mi cura. Mi chiedo, sai, perché tu non mi abbia ancora lasciato solo. Prendi quella porta (io l’ho fatto, tanto tempo fa, lo ricordi bene, no?) e fingi. Non cercare di liberarmi. Mi ferisci soltanto. I tuoi occhi mi dilaniano l’anima, estrapolano quel poco di me che ancora può essere amico. Ma non spezzi la mia gabbia. È lui, lo sai, è lui soltanto che mi stringe. Grazie Matt, che tieni gli occhi serrati e usi la bocca solo per dar voce ai suoni dalla tua gola, senza una parola che mi riporti alla realtà. A te che ami me ed io che ti coinvolgo in questo peso.
 
Ti tolgo l’aria quando ti bacio e me ne privo a mia volta. Questi gesti istintivi non so nemmeno io cosa me li ispiri. Stringi le gambe più forte intorno al mio bacino in una tacita richiesta. E io aumento il vigore di ciò con cui posso amarti. Boccheggio un secondo, ci sono quasi. Ma attendo, aspetto che sia tu a farlo per primo. Attendo finché non ti contrai stupendamente intorno a me, e mi abbandono.
 
E ti sfugge una parola; il mio nome.
Anche lui lo disse, quella notte.
Non con lo stesso amore.
Non con lo stesso amore.

           
 
 
 
 
 
Qualche Nota:
Non mi piace, né la storia né come l’ho scritta. Rileggerla almeno una volta forse avrebbe aiutato. Boh. Insultatemi pure, ci tengo a sapere cosa avete da dire.
Lally 
 
  
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