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Autore: SalazarSerpeverde    12/04/2012    9 recensioni
Massimo Duro, un bulletto romano, grazie ad una bravata, viene condotto con la forza (?) alla Excellent School, una scuola, appunto perfetta, dove si spera di RADDRIZZARE il povero Massimo. Il ragazzo però, si troverà in una scuola talmente perfetta e ordinata da raggiungere la pazzia mentale dopo pochi giorni.
SalazarSerpeverde
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Excellent School
          By SalazarSerpeverde 



In ogni scuola ci sono:
- Secchioni
- Coglioni
- Pervertiti
- Fin troppo amanti dello sport
- Lecchini
- Videogiocho dipendenti
- Snob
- Ragazze che mostrano la loro prematura passione per il sesso
- Normali (PICCOLISSIMA  PARTE)
 
Credo che tutti lo pensano e lo credevo anche io, finché i miei non mi hanno iscritto ad una certa Excellent School, nella periferia di Londra.
Già dall'esterno avrei dovuto capirlo quando ho visto un'ape entrare in una classe da una finestra e che invece di uscire morta è uscita accompagnata da uno studente fin fuori alla finestra che continuava a fare commenti su quanto l'ape fosse importante nella società odierna.
Nella mia vecchia scuola invece, le api erano ottime vittime che finivano sempre sventrate e torturate in dieci minuti. E se c'era una cosa che era vera, è che l'ape sventrata faceva molto più successo di una poesia di Dante Alighieri.
Mi presento, sono Massimo Duro e nella mia classe ero il più duro (si, ho capito, avete colto il giochetto di parole precedente. Molto arguti).
Dopo la bravata di appendere il preside a testa in giù nel bagno, appeso ad un sottilissimo lampadario, i miei mi hanno iscritto a questa scuola. Nonostante fossi contrario, alla fine mi ci hanno mandato con la forza, nonostante mi ero opposto fin dall'inizio
FLASHBACK (COME È ANDATA VERAMENTE)
Massimo:"Ma papà, non voglio andarci!"
Papà:"Se ci andrai, alla fine dell'anno ti prendo un coltellino svizzero."
Massimo:"Dove sono le valigie?"
FINE FLASHBACK
Argh, stupidi flashback, rovinano il mio racconto di come ho cercato di buttarmi dall'auto in corsa pur di non andare a questa scuola.
Comunque alla fine opporsi al sistema familiare non aveva senso, dovevo andarci per forza.
All'entrata ci accolse il preside. Era una creatura umanoide mista. Aveva i capelli alla Homer Simpson (cioè non li aveva), la barba di Grande Puffo e il corpo di Belen Rodriguez (il che è alquanto strano per un uomo).
Parlava bene l'italiano, e questo diede sollievo anche ai miei genitori, che a stento parlavano la loro lingua. Infatti, appunto per non fare la figura degli imbecilli, avevano provato tutta la settimana per non usare l'accento romano.
Preside:"Benvenuti alla Excellent School, luogo di grande pace e serenità e dove si può raggiungere la propria pace interiore con semplice meditazione."
Segretaria Del Preside:"Ops, scusi, le ho fatto imparare il saluto ai nuovi arrivati seguendo lo schema Buddista."
Preside:"Sei perdonata. Allora, se qualcuno in famiglia ha come dire, il "braccino corto" è pregato di accomodarsi fuori dal mio ufficio, così non gli viene un infarto dopo sentito i soldi da sborsare per il primo semestre."
Papà:"Li mortacci tua, movete!"
Mamma:"Lo scusi, voleva dire Proceda Pure."
Il preside allungò ai miei genitori un foglio con sopra una serie di operazioni.
Mamma:"Cosa sarebbero scusi?"
Preside:"Qui alla Excellent School, siamo così attaccati allo studio che per farvi scoprire la somma da pagare abbiamo ideato queste semplicissimi operazioni."
Io sbuffai. Non per la cazzata ideata dal preside, ma per l'ignoranza dei miei genitori nel risolvere delle operazioni senza calcolatrice.
Io:"Scusa Grande Puffo, posso iniziare ad andare in classe?"
Preside:"Oh, si, certamente. Ma cosa è codesto Grande Puffo?"
Papà:"Lo lasci perdere. È solo un poeta italiano di poco conto di qualche secolo fa."
Mamma (Bisbiglio):"Ma che cazzo dici?"
Papà (Bisbiglio):"È la prima cosa che mi è venuta in mente."
Preside:"Aspettate che ora controllo sul cosiddetto Google."
Papa:"Aaaaah, no, lasci stare."
Uscito dall'ufficio del preside e salito una rampa di scale enorme, vidi la mia classe, la 3°F.
Come prevedibile, non me la sentii di entrare subito. Girandomi intorno vidi il bagno e ci entrai. Mi aspettavo del piscio sulle pareti, invece era più pulito di quello di casa mia. Appoggiato ad una parete, c'era un ragazzo della mia stessa età che aveva uno smartphone in mano.
Io:"Ehi, che stai facendo?"
Ragazzo:"Mi fa male lo stomaco e perciò sono uscito."
Io:"Che furbone, hai fatto finta di avere mal di pancia e sei andato in bagno per guardare la televisione sul tuo telefono. Che cosa stai guardando?"
Ragazzo:"La mia professoressa."
Io:"Cosa?"
Ragazzo:"Mi fa davvero male la pancia e sono uscito a prendere un poco d'aria, però non posso perdermi tre minuti di lezione, perciò tramite una piccola telecamera collegata al mio cellulare, posso guardare e sentire la lezione su Shakespeare. È così emozionante non perdersi la lezione anche se si deve andare in bagno."
Io (pensiero):"Ma guarda 'sto coglione. Pare un ritardato."
Dopo aver assistito a quella scena rivoltante che ammazzava completamente il piacere di perdere tempo nel bagno, andai in classe.
Io:"Buongiorno."
Appena entrai mi ritrovai davanti ad una raccapricciante scena. C'erano una ventina di ragazzi con vestiti stirati, capelli a caschetto, banchi perfettamente in riga e occhi puntati sulla professoressa, anche dopo che ero entrato io.
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TA DA! ECCO L'INTERVALLO CHE VI RAMMENTA DI RECENSIRE ALLA FINE
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La classe era inquietante. Sembravano i bambini de Il Villaggio Dei Dannati. Inoltre, era la prima volta che mi sentivo a disagio portando vestiti da ragazzaccio. E chi non lo sarebbe stato, in mezzo a quei ragazzini vestiti con gilè e pantaloni di velluto senza nemmeno una piega.
Professoressa:"He his Max"
Tutti:"Hi Max, welcome!"
Io (pensiero):"Uao, così giovani e già parlano bene l'inglese."
Dopo quel saluto stile Riunione Alcolisti Anonimi, mi andai a sedere all'ultimo banco, vicino ad un ragazzo che sembrava stranamente isolato dagli altri.
Io:"You Parling Italiano? (Lo so, il mio inglese è il migliore)"
Alunno:"Si."
Io:"Perché sei così isolato?"
Alunno:"Perché tutti mi chiamano il più "duro della classe" e nessuno vuole farsi influenzare negativamente da me."
Io:"Allora c'è qualche normale in questa scuola. Ma che hai fatto di così grave da guadagnarti questo titolo di Bad Boys?"
Alunno:"Non posso dirtelo. Mi vergogno troppo di ciò che ho fatto."
Io:"Non farmi insistere."
Alunno:"E va bene. Ma non allontanarti anche tu da me dopo questa rivelazione. Non era mia intenzione."
Io:"Allora? Qual è questa cosa terrificante?"
Alunno:"L'anno scorso... sigh... sono entrato... in classe senza salutare."
In quel momento avrei tanto voluto ficcarmi un coltello in gola, ma ho deciso semplicemente di spostarmi vicino a qualcun altro.
Alunno - Bad Boys - :"Ma avevi detto che non ti saresti allontanato dopo la mia scioccante rivelazione!"
Io:"Oh, non preoccuparti, non è per quello. Puoi starne assolutamente certo."
La prima ora in quella classe era stata quasi peggio del suicidio di Romeo dopo che aveva visto la sua amata ormai morta... oh, ma che cazzo dico! Non devo farmi assolutamente influenzare.
E io dovevo passare un anno di scuola senza scherzi, ne compagni che facevano battute pornografiche sulle professoresse sexy e altre cose come queste?
Finalmente però, arrivò la ricreazione e il bidello arrivò puntuale a portare le ordinazioni pagate a tutti gli alunni. Chissà cosa avevano ordinato di buono gli alunni.
Rimasi di stucco quando vidi che il bidello serviva enormi porzioni di cavoletti di Bruxelles a tutti quanti e che gli alunni li mangiavano pure con entusiasmo e felicità.
Il bidello arrivò vicino a me con l'ultimo piatto.
Bidello:"Visto che sei nuovo e non hai potuto ordinare, mi sono permesso di pagarti io la merenda. Ti ho preso i cavoletti di Bruxelles, ti piacciono? Ma che dico, a chi non piacciono. Prendi."
Io avevo accettato, con l'intento di buttarli giù dalla finestra appena nessuno guardava, ma il bidello era così gentile ed insistente che mi imboccava pure.
Il lato positivo era che gli alunni erano troppo maturi per ridere di quella scena.
Dopo quella gustosissima merenda durata solo 1 minuto e 13 secondi per evitare di togliere tempo prezioso alla "utilissima" lezione di religione, tornai con la testa sul banco.
Questa Excellent School mi stava lentamente strizzando i coglioni. Le ore non passavano mai ed era evidente che per fare lezione più a lungo, le professoresse mettevano indietro le lancette dell'orologio di classe. E il bello, anzi, direi... il brutto era che gli alunni non dicevano niente. Anzi, incitavano. 
E così, restammo 2 ore in più a parlare dell'apparato digerente e di tutti i viscidi organi che scioglievano i cibi mangiati assimilando solo le parti utili all'organismo.
Se avessi avuto qualcosa nello stomaco l'avrei sicuramente vomitato, purtroppo però ero ancora a scuola.
Ancora una volta la campanella suonò, ma finalmente era il momento di tornare a casa.
Professoressa (Scienze):"Allora ragazzi, visto che siamo rimasti molto più del dovuto, assegnerò poco. Per domani, portatemi solo da pagina 67 fino a pagina 153. Mi raccomando, non lamentatevi se è poco ma siete pur sempre dei ragazzi e dovete studiare.
Io (Pensiero):"Cosa? 76 pagine da studiare? E per domani? (In realtà le pagine da studiare sono 86, quindi avete capito che fenomeno sono anche in matematica)
Con la depressione che mi partiva dalla cima del ciuffo ribelle di capelli, che da stamattina continuava ad alzarsi, fino all'enorme unghia del mio alluce, uscii da scuola, ovvero dalla mia prigione.
L'assegno era opprimente e da imparare c'era tutto ciò che nella mia vecchia scuola avrei fatto in 2 anni.
Presi il pullman della Excellent School e fortunatamente casa mia era a pochi isolati da li, così non mi sono sciroppato tutta la canzoncina delle tabelline che cantavano tutti gli alunni.
Tornato a casa vidi che non c'era nessuno. Assolutamente NON sorpreso che i miei genitori non avessero ancora finito il calcolo per scoprire la cifra da pagare per il semestre, andai in camera mia. Ovviamente non a studiare. Questa parte non ve la descrivo ma penso che sia facile indovinare. Che potrà mai fare un adolescente con gli ormoni scatenati, quando si ha una casa libera e un computer, disponibili?
Vi do un indizio, non è fare acquisti online.
Ok, saltiamo questa parte, per il momento la più eccitante della giornata.
Restai solo fino a sera, poi finalmente i miei genitori rientrarono.
Io:"Uao, ci avete messo solo 11 ore e mezza per risolvere il calcolo. Un record personale!"
Papà:"Ma quale record e record. Abbiamo 'mbrogliato."
Mamma:"Già, appena il Preside era uscito, abbiamo preso la calcolatrice."
Io:"E non potevate farlo prima? Tanto non penso che il Preside sia stato nel suo ufficio tutto il giorno. Con quella scuola piena di bambini con l'eterna passione per lo studio, non penso non abbia niente da fare."
Mamma:"E infatti è uscito molte volte, però volevamo risolvere l'espressione con le nostre forze."
Papà:"Già, ma abbiamo scoperto di aver fatto una cazzata quando affianco a 2x AB abbiamo scritto: C-D-E-F-G-H-I... e tutto l'alfabeto appresso.
Io:"Ok, lasciamo stare le vostre immense capacità matematiche e spostiamoci sull'argomento cena. Mamma, vai a cucinare!"
Mamma:"Non usare questo tono con me ragazzino!"
Io:"Ok. O spettabile donna di casa, potresti gentilmente dirigerti in cucina a mischiare ingredienti vari per poi deliziarmi con il meraviglioso risultato di questi ingredienti mischiati?"
Mamma:"Non fare il coglione e fila di sopra."
Papà:"Ehi, hai già fatto i compiti?"
Io:"Si, certo, non c'era quasi niente da studiare."
Papà:"Ok, ti credo perché oggi è il primo giorno di scuola e nelle scuole normali assegnano poco per casa."
Io:"Esatto, scuola normale, hai colto nel segno."
Papà:"Che vuoi dire?"
Io:"No, non pensarci."
A quel punto, con lo stomaco che per la fame iniziò a mangiare altri organi, salii le scale continuandomi a ripetere "Non ti suicidare, c'è un coltellino come ricompensa, non ti suicidare, c'è un coltellino come ricompensa..."
Il giorno seguente, la giornata non era migliore. Ma avevo avuto un sogno rivelatore durante la notte. Dovevo studiare per il mio bene.
...
...
E va bene, lo facevo per avere anche qualche altra cosa oltre al coltellino, ma non mi giudicate, sfondare le poltrone dei pullman durante le gite scolastiche con il rischio di uccidere chi mi era seduto avanti era fighissimo.
L'unico problema da affrontare erano i compiti NON fatti. Anche se eravamo in una scuola Eccellente nel vero senso della parola, non c'era modo migliore di scampare alla correzione dei compiti che nascondersi nel bagno per mezz'ora.
Anche se per correggere quei compiti, ci dovevo passare otto ore nel bagno.
La grazia Divina mi graziò (Che originalità, vero?) e sfuggii alla correzione e nessuno si accorse che avevo passato il pomeriggio a cazzeggiare.
Con grande sforzo, ho chiesto a uno dei 26 secchioni di quella classe, ad invitarmi a casa sua. Ovviamente, amanti per lo studio com’erano, hanno risposto con un sonoro “più siamo e meglio è”.
Allora, mi sono diretto a casa di un certo William. Bussando, mi hanno chiesto la parola d’ordine, ma visto che nessuno me l’aveva detta, per quella volta sono entrato. Ho scoperto a mio dispiacere, che tutti quelli della mia classe ogni giorno si riunivano a casa di qualcuno per studiare.
Quindi, ogni pomeriggio, dovevo stare insieme a 26 ragazzi che continuavano ad usare un linguaggio fin troppo difficile per i miei gusti.
Il pomeriggio, come la scuola del resto, passò lentissimo. Mentre gli altri avevano già finito di fare Storia, Inglese, Matematica eccetera eccetera, io ero ancora immerso nella ricerca del paragrafo da studiare sul libro di storia.
Arrivate le otto e mezza, mi sono dileguato da quella "Casa degli orrori" prima che mi offrissero di rimanere a cena. Se come merenda mangiavano cavoletti di Bruxelles, per cena servivano come minimo 15 tipi diversi di verdure con carote per contorno.
Lentamente, andare a casa dei ragazzi per "STUDIARE", diventò un habitué e così anche quel pomeriggio andai a casa di William.
William (Dietro la porta di casa sua):"Chi sei, parola d’ordine."
Io:"Ti ho già detto che non la dico la parola d'ordine, è imbarazzante."
William:"Massimo, conosci la parola e la devi dire."
Io:"Ma tu stesso mi hai riconosciuto."
William:"Le regole sono regole."
Io:"Uff, e va bene, la dico. Due Cavalli Amoreggiano Fastidiosamente Nel Mio Garage. Va bene?"
William:"Perfetto, entra pure."
Io:"Vuoi spiegarmi la necessità di una parola d'ordine?"
William:"Sarò lieto di spiegartelo. Abbaiamo messo una parola d'ordine per tutti quelli che vengono qui per studiare, perché a volte, bussavano dei bulli di altre scuole che ci pestavano perché eravamo molto studiosi."
Io:"E dovevate scegliere una parola d'ordine così idiota?"
William:"Oh, prima non era quella infatti. Ma quando la password era Non La So, non so perché ma entravano tutti e ci picchiavano."
Così da quei pomeriggi, mi rassegnai e iniziai a frequentare la Excellent School con più felicità e rinunciai ai divertimenti per poter studiare tutte quelle ore.
E così, dopo ore di studio e sacrificio, dopo mesi e mesi a seguire le lezioni e a studiare, avevo raggiunto il risultato. O quasi, mi avevano bocciato.
Ma il mio nome era diventato leggenda in quell'istituto. Massimo Duro, il primo e unico bocciato delle Excellent School.
(Musichetta Eroica e Allegra che accompagna i titoli di coda)
Massimo, nel ruolo di Massimo
Io, regista di questa enorme demenzialità 
Io, scrittore di questa comico-cazzata
... e poi altri titoli, ma sono troppo pigro per scriverli.
 
Bhé, che dire, spero abbiate apprezzato (cosa che solo i pazzi hanno fatto) e mi raccomando... a letto presto e tanta frutta e verdura u.u 
Ciao! :3
  
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