Titolo: Cherry Flavour
Fandom: Crossover Pretty Little Liars/Skins
Personaggi/Pairing(s): Spencer Hastings/Cassandra
“Cassie” Ainsworth (Alison DiLaurentis)
Genere: Introspettivo, fluffangst e anche angstfluff,
BOH NONSENSE.
Timeline: ambientata nella
1x01 di Pll(AU, ovvero di dove Cassie è un'amica
d'infanzia di Ali.)
Challenge/Prompt: ma nessuno. Io partorisco
cose malate anche in totale autonomia.*cade male*
Note: Da dove
cominciare?*trollfacceggia* Boh, tipo che al momento ho visto ENNE DUE puntate
di Skins. Però durante la 1x02 il mio cervello malato
si è pesantemente invaghito di Cassie e ha iniziato a plottare
cose nonsense e deviate su di lei. E ci ha infilato Spence.
Quindi ecco... Potrei avere cannato DIBBRUTTO l'IC di Cassie e aver scritto
boiate a sfare, but still.
Non lapidatemi. La dedico tuttissima all'Annatrolla Lizzie_Siddal sperando non si schifi troppo di questa mia
prima incursione a metà nel fandom di Skins.♥
~ Potresti raccontarmi un gusto nuovo per mangiare giorni,
avresti la certezza che di me in fondo poi ti vuoi fidare.
Quel posto che non c'è ha ingoiato tutti tranne me.
(Negramaro - Quel Posto Che Non
C'è)
Agli
occhi di Spencer, Cassie non è mai stata granché interessante. Cassie, Cassandra.
La
bionda, gracilina amica inglese di Alison
occasionalmente – in quei lunghi, afosi mesi d’estate – parcheggiata a casa di
vecchi conoscenti, da una coppia scoppiata di genitori che “sembra uscita dagli scadenti film porno che
Jason nasconde sotto il letto”. Già al tempo Ali sapeva troppo. Di tutti.
Avevano
dodici anni. Adesso Spencer ne ha sedici, Cassie – non sembra sotto quel
fragile strato di pelle, fra le ossa un po’ troppo marcate – anche. L’una si
liscia la piega dell’abito scuro, l’altra osserva con umidi occhi spalancati la
bara di una vecchia amica che probabilmente conosceva troppo poco, sfilare
fuori della chiesa. Cassie si ravviva i capelli platinati, poi lascia
saltellare le dita sul legno liscio dell’inginocchiatoio. Si sente lo stomaco
stretto, le gambe molli. Non è per niente un tipo da certe situazioni, non ha
nemmeno trovato un vestito nero da indossare o scarpe eleganti.
-
Stai bene? - Alza lo sguardo e si ritrova a fissare Spence. Tortura gli assurdi guantini di pizzo giallo e sorride.
-
Oh, sì. Grazie. - No, non è vero. E' una bugia.
E quello un gioco che a Rosewood va per la maggiore,
tutti ci sanno giocare anche meglio di lei. Arrossisce appena e si perde dietro
un ennesimo pensiero.
“Alison Di Laurentis non era una bella persona.„
Alison Di Laurentis era la prima a dire che non mangiare la faceva
sentire bella. A giugno, nel giardino degli Hastings,
c'era un ciliegio sempre colmo di piccoli frutti succosi. Avevano l'esatto
colore delle labbra di Cassie, dopo che vi aveva scrupolosamente passato uno
strato del prezioso lucidalabbra dell'amica. Lei avrebbe davvero voluto assaggiarli. Sbrodolarsi le guancie pallide imitando
l'entusiasmo sfrenato di Hannah e leccarsi la bocca
con lo stesso compiacimento che leggeva in volto ad Aria o Emily. Ma bastava
uno sguardo. Uno sguardo di Ali, una risatina. E all'improvviso quelle belle
ciliegie diventavano veleno.
Trattiene
a stento il respiro. Nonostante tutto si pente, Cassandra. Si pente di non aver
versato una sola lacrima dall'inizio della cerimonia. Una sua vecchia amica
d'infanzia è volata lassù, in cielo.
Lei dovrebbe piangere perchè è questo che la gente
per bene fa ai funerali, dopotutto. Stordita, si lascia trascinare fino al sagrato,
incespica sui gradini con piedi malfermi e stringe al petto minuto la borsetta
che contiene la sua ancora di salvezza. Pillole.
Le serve solo un momento, poi tutto sarà passato. Come una qualsiasi sveltina.
Ah,
Cassie, cattiva ragazza. Cattiva.
Al
cimitero tutti si affollano attorno alla fossa, sotto il sole. Gettano fiori
rossi, bianchi... non fa differenza: appassiranno tutti allo stesso modo,
sottoterra. Spencer si defila, dopo aver aggiunto il suo crisantemo al mucchio
- è quasi sicura che Ali odiasse quel tipo di pianta. L'ennesima scelta
orrendamente sbagliata di una madre che non conosceva affatto i segreti della
sua subdola, bella bambina. Sospira, nel suo vestito di seta fin troppo
pregiata e cerca con lo sguardo una chiazza d'ombra in cui rifugiarsi - sarà la
tensione nervosa -, l'afa la sta uccidendo. Poi, d'improvviso, ecco di nuovo
quella specie di folletto biondo: Cassie è seduta a terra, la schiena buttata
contro un albero e le punte dei piedi che cadono appena l'una verso l'altra. E'
buffa con quella gonna al ginocchio verde pastello, le ballerine di vernice e
una collana di perle fluorescenti... Si chiede come non ha notato prima la sua
assenza, in mezzo a tutti quei vestiti austeri e scuri. Sorride,
sovrappensiero.
-
Ciao di nuovo. - Cerca di essere affabile, mentre le si siede vicino ed allunga
le gambe sull'erba.
-
Ciao. Le hai già detto addio, tu? Voglio dire, ad Alison.
Io non ne ho voglia. - Lo sguardo dell'altra si posa per un istante sul suo
viso, prima di tornare a vagare altrove. Spence è
impreparata, non sa bene cosa dirle. Come reagire razionalmente a
quell'ingenuità.
-
Io... credo di sì. - Si acciglia. In effetti nemmeno lei ne aveva avuta troppa
voglia. Piuttosto, di svincolarsi in qualche modo d'un peso che la stava opprimendo
da parecchio tempo.
-
Non hai pianto...? - Non si capisce nemmeno bene se è una domanda o
un'affermazione. Magari entrambe.
-
Non ho sentito di farlo. - Palle. La verità è che non riuscirebbe a cavare una
sola lacrima di sincero cordoglio per Ali nemmeno facendosi violenza. Ali - per
lei - non lo avrebbe fatto, dopotutto.
-
Ma è questo che si deve fare...! Le belle
persone piangono per gli amici morti. Io ho fame. - Apre appena il palmo della
mano e lo osserva come se ci fosse qualcosa. - Ma ho preso, sai, la pillola. E'
ok. - Conclude.
E'
lì, su quell'ok che Spencer ricorda
l'albero dietro il fienile. Le merende da bambine, gli occhi pungenti di Alison e quelli di Cassie, vuoti al tempo come lo è ora lo
spazio fra la camicetta e il petto della biondina. Ed una mente razionale,
svelta come la sua - di pura impronta Hastings - non può
che mettere insieme ogni cosa nel modo giusto ed arrivare alla debita
conclusione. Si sente il cuore sprofondare, giù fino allo stomaco.
Cassandra
non mangiava quasi mai nulla.
A
tavola metà di quel che aveva nel piatto lo nascondeva sotto il tovagliolo.
D'improvviso
Cassie non è più insignificante. O stramba, o buffa. Tutto acquista un perché e
lei è ingenua, minuta - perfino più di quanto lo sia mai stata Aria -, delicata.
Tanto che inizia ad aver paura di spezzarla solo guardandola. Vorrebbe
sfiorarla, però. Prenderle la mano. Stringerla.
-
Non sei obbligata a rimpiangere chi ti ha fatto anche del male. - Mormora,
forse anche a sé stessa. - Puoi sentirti libera, adesso. - E' la reazione che
suscitano le sue parole ad essere incredibile.
-
Wow, grazie mille. Ti voglio bene! - Sente le braccia ossute cingerle le
spalle, i capelli soffici sul collo e una risata squillante e cristallina
quando l'altra la abbraccia - con tutto l'entusiasmo del mondo.
E'
leggera, quasi non ne sente il peso addosso, estremamente fragile, a Spencer viene naturale trattarla come fosse di
cristallo: le accarezza i capelli e se la tiene accoccolata addosso, mentre con
la mano libera si fruga una tasca.
Poi
le allunga tre o quattro caramelle incartate in colori vivaci.
-
Prendine una. - Sorride.
Cassie
le guarda, intimidita. Il primo pensiero è che sono orrendamente in disordine. Che deve disporle nel modo
giusto, può farlo. Non può mangiarle. Poi un pensiero improvviso spazza tutti
gli altri. Ne scarta due e se le ficca in bocca contemporaneamente, inizia a
scioglierle sulla lingua con gusto.
Sono
le più buone che abbia mai provato, sanno di ciliegia.