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Autore: Isaka chan    12/04/2012    6 recensioni
Piccola fanfic sui fratelli Sha.
" Amava trattarlo come un bambino, magari rubandogli le monete e vederlo saltare come un grillo per cercare di riprenderle, gli piaceva averlo accanto, era un bambino con un triste destino e lui voleva solo che fosse un po’ meno infelice."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gokugakuji, Sha Gojio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Gojyo amava suo fratello.

Amava il modo in cui Jyen lo rendeva partecipe delle sue passeggiate o dei lavori domestici, amava quando veniva stuzzicato o trattato come un moccioso, si sentiva parte di un qualcosa che non riusciva a definire, qualcosa di piacevole e che rendeva le sue giornate meno vuote.

Amava quando, dopo una giornata passata a prendere botte dalla madre, Jyen lo faceva entrare nel suo letto e gli accarezzava i capelli raccontandogli stupide storie raccolte chissà dove.

Il profumo del fratello era forte e dolce, gli piaceva da impazzire accoccolarsi al suo petto e lasciare che quell’odore penetrasse nella sua pelle, nei suoi vestiti, in tutto il suo essere.

Quando poi Jyen lo lasciò solo accanto al cadavere della madre, Gojyo si rese conto che non avrebbe avuto più l’occasione di stringere nelle sue piccole mani quelle grandi e calde del fratello, capì che non avrebbe mai più sentito quell’odore che tanto amava e che lo faceva stare bene.

Era stato abbandonato e con Jyen se n’era andato anche parte del suo cuore.

 

Jyen amava suo fratello.

Amava farsi aiutare da lui per i lavori più leggeri, gli piaceva sentirlo brontolare per ogni inezia.

Amava trattarlo come un bambino, magari rubandogli le monete e vederlo saltare come un grillo per cercare di riprenderle, gli piaceva averlo accanto, era un bambino con un triste destino e lui voleva solo che fosse un po’ meno infelice.

Odiava quando la madre, in sua assenza, lo riempiva di botte fino a farlo sanguinare, perciò lasciava che entrasse nel suo letto ogni volta che ne sentiva il bisogno.

Amava accarezzargli le lunghe ciocche rosse e raccontargli storielle sentite in giro o lette per caso in qualche libro sconosciuto.

Jyen amava l’odore di Gojyo, sapeva di sapone e di pulito, sapeva di ragazzo puro nonostante il sangue che quasi ogni giorno lo ricopriva; gli piaceva inoltre vederlo stringersi a lui, lo faceva sembrare ancora più piccolo e indifeso di quanto già non fosse e lui, di riflesso, lo abbracciava forte lasciandosi inebriare dal suo profumo.

Quando poi lo lasciò solo dopo avergli salvato la vita e aver ucciso la propria madre, Jyen si rese conto che, con le sue mani imbrattate di sangue, non avrebbe più potuto stringere quelle piccole e soffici del fratello che tanto adorava.

Lo aveva abbandonato e i suoi occhi non ne volevano sapere di smettere di lacrimare: una parte del suo essere avrebbe voluto morire in quell’istante.

 

Quando, circa 10 anni dopo, i due si erano incontrati, si erano scoperti nemici, ma la cosa non li aveva turbati troppo.

Ad ogni scontro, ad ogni colpo e ogni affondo, Gojyo riusciva a sentire il nostalgico profumo di Jyen- ora chiamato Dokugakuji-, riusciva a percepire quel calore che da piccolo lo aveva accolto e protetto e che ora lo stava fintamente respingendo, perché Gojyo sapeva che suo fratello non lottava sul serio.

Ad ogni presa, ad ogni mossa bloccata e ad ogni scontro corpo a corpo, Jyen riusciva ad avvertire distintamente l’odore del fratello ormai uomo, un odore che, per quanto potesse essere cambiato, manteneva ancora qualche traccia della purezza infantile, come se Gojyo non fosse cresciuto del tutto, come se avesse mantenuto quella traccia affinché lui potesse rintracciarlo e ritrovarlo.

Quando erano in una posizione di stallo, con le mani intrecciate e le vene in evidenza per lo sforzo di mantenere la posizione, entrambi sentivano una scossa, una piacevole sensazione di calore che partiva dalle mani e si propagava in tutto il corpo lasciandoli sereni e in pace con loro stessi, come se quel semplice contatto avesse il potere di annientare ogni cattivo pensiero e ogni cosa spiacevole intorno a loro e dentro di loro.

Le mani di Gojyo erano rimaste morbide, più lunghe di prima e con le dita affusolate, ma comunque morbide e lisce.

Le mani di Jyen erano sempre grandi e forti, le dita possenti, ma restavano calde e piacevoli da toccare.

Combattevano ora, ma entrambi speravano che, una volta conclusasi la guerra per la resurrezione di Gyumao, avrebbero potuto ricominciare a vivere come fratelli, magari raccontandosi come avevano passato gli anni della loro separazione.

Accadeva così che, anche durante le lotte più serie, entrambi sorridessero immaginando, all’insaputa dell’altro, lo stesso futuro insieme e felici.

 

Gojyo amava Jyen.

Jyen amava Gojyo.

Che a vincere fosse il gruppo di Kogaiji o quello di Sanzo non aveva importanza, perché loro, vincenti o vinti che fossero stati, avrebbero saputo trarre dall’altro la forza necessaria per andare avanti, Jyen con Gojyo e Gojyo con Jyen.

Erano i fratelli Sha e lo sarebbero stati per sempre.

 

 

 

Angolo della beota:

Che dire di questa fic?
Ok dai, sinceramente mi piace, adoro il rapporto tra i due fratelli, lo scambio di battute che si danno, il modo in cui si guardano… Sembrano sempre felici quando combattono!

Ah, l’amore di cui parlo io è puramente amore fraterno, quello che si prova quando vivi una situazione tragica come quella di Gojyo e sai di poter contare solo su una persona. Niente incesto, niente roba simile ok? Non era nelle mie intenzioni.
Se avete capito questo, be’, vi siete sbagliati di grosso. Avrei potuto usare la parola “affetto”, ma mi pareva troppo soft, il loro legame è ben più forte, è paragonabile davvero all’amore.

Fatte queste premesse (che io, OVVIAMENTE, ho messo al fondo del capitolo), spero che la lettura sia stata di vostro gradimento.

Ringrazio come al solito tutti i miei lettori e spero di ricevere qualche recensioni, che non sono obbligatorie, ma fanno sempre piacere.

A presto,

SakuraX16

 

   
 
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