Crossover
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Autore: Registe    13/04/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 21 - Sacrificio


Zoisite Sailor Moon, this picture is not by me

Zachar




“Cosa ci fanno loro qui?”.
Non aveva ancora riaperto gli occhi che quella voce odiosa la investì con tutto il suo disprezzo.
“Credi che io abbia una sfera di cristallo? Certo che non lo so!”
“Beh, una cosa è sicura! Terminiamoli ora che sono svenuti e la Galassia dormirà sogni tranquilli. E io più di tutti!”
Terminiamoli ora che …
Zachar si alzò in piedi di colpo. Poteva ancora sentire il freddo del Carahdras nelle ossa.
Per istinto preparò una Sfera Infuocata tra le mani e la puntò verso l’uomo che aveva parlato: avrebbe riconosciuto la voce del governatore Tarkin ovunque. Lui e la sua mania di terminare chiunque gli dispiacesse.
Mentre accanto a lei Kaspar cercava di rialzarsi mise a fuoco la vista: non si era sbagliata. Vederla in piedi e con un incantesimo caricato nella sua direzione fece svanire dalla faccia del governatore il suo sorriso. In compenso cercò al fianco la fondina del blaster.
“Cosa volevate fare voi due?”
Cosa ci fanno loro qui?
L’Imperatore ci ha trovati?

Eppure dall’espressione dell’ammiraglio Daala era certa che anche loro fossero rimasti sorpresi dall’incontro. Anche se non gliene importava proprio nulla. Doveva trovare Auron.
Tenendo di mira i due si guardò intorno, e notò che non era una delle solite anticamere. Era una stanza ampia, priva di qualsiasi arredamento, bianca come solo nel Castello dell’Oblio ad eccezione di strani segni luminosi che riempivano il pavimento e le pareti di venature multicolori.
Si accorse solo in quel momento che oltre a lei e Kaspar non c’era traccia degli altri membri del loro gruppo: “Ash …? Che fine ha fatto?”
“Zachar …” dopo tutto quel tempo che era rimasto svenuto, le fece uno strano effetto sentire la voce di Kaspar “CHE ASPETTI, ZACHAR? POLVERIZZA QUEI DUE!”
Fece un grande sforzo per fermare la mano. Aveva passato una vita ad obbedire agli ordini di quel mago, ma aveva giurato a se stessa che non sarebbe stata mai più il suo burattino, sebbene avrebbe eseguito quell’ordine molto volentieri.
“ZACHAR, MA TI SEI IMBAMBOLATA?”. Si alzò in piedi a fatica, e lei dovette resistere all’impulso di aiutarlo a tenersi in piedi.
Che si facesse aiutare da qualche altro divertissement…
Ma, anche se debole, Kaspar era l’incantatore migliore della galassia. Lanciandole contro un insulto caricò la sua mano sinistra con una sfera infuocata e la scagliò contro l’ammiraglio Daala ed il governatore Tarkin prima che lei avesse tempo di fermarlo o farlo ragionare.
Ci fu un turbinio di oscurità, e la magia di Kaspar si abbatté su un Membro dell’Organizzazione.
Le fiamme lo avvolsero, e Zachar lo fissò con ancora più orrore quando vide che le fiamme, invece di ridurlo ad un mucchietto di cenere, si avvolgevano intorno al suo braccio e sparivano.
Il ragazzo appena apparso aveva uno sguardo impertinente e due occhi verdi che le ricordavano un uccello predatore.
“Senti, mocho, se vuoi un consiglio la prossima volta ficcati quella Palla di Fuoco nel …”
“AXEL!”
Aveva imparato a riconoscere subito la voce di quel Marluxia. L’uomo dai capelli rosa uscì da un Portale avvolto in una cascata di petali, falce in mano e gli occhi rivolti verso lei e Kaspar; con lui apparve anche la ragazza bionda che li aveva attaccati ed altri due, un uomo quasi anziano ed un bambino dal ciuffo tra l’argento e l’azzurro.
Aggiungendoci il ragazzo dai capelli rossi che aveva appena dissolto la sfera infuocata, facevano cinque Membri dell’Organizzazione. Chissà se sono tutti …
A giudicare da come Daala e Tarkin lanciavano occhiate aggressive agli uomini in nero era quasi certa che anche loro li avessero già incontrati. E non in modo pacifico.
“DOV’E AURON?”
“Oh, alla tavola da surf piace il nostro mercenario tutto muscoli?” quello dai capelli rossi che aveva appena intercettato la sfera infuocata le venne accanto, con un ghigno minaccioso che non prometteva nulla di buono. Sotto gli occhi aveva due tatuaggi scuri che mettevano in evidenza i suoi occhi vivaci, che guizzavano come quelli di un rapace. Resistette all’impulso di scagliargli addosso uno dei suoi incantesimi; non avrebbe raggiunto il suo scopo attaccandoli a testa bassa.
“Axel, lascia che sia io a parlare”.
“Ancora giochi a fare il capo, Bocca di Rose?”
“Non ho tempo da sprecare nei vostri battibecchi” disse Tarkin, allontanandosi da Daala “Sono decisamente stufo di essere trascinato per il vostro Castello pensante come un pacco. Se avete qualcosa da dirci, sbrigatevi! Visto che siamo giunti nella famosa stanza dell’Invocazione Suprema meriteremo pure qualche informazione in più!”.
Marluxia abbandonò il resto del gruppo e si portò tra di loro, mentre il suo compagno dagli occhi verdi si allontanò bofonchiando qualcosa; Kaspar lanciò ad entrambi uno sguardo omicida, e vide che tra le sue dita l’aria iniziava a scintillare ben nascosta tra il suo corpo ed il mantello bianco. Adorava colpire alle spalle, ma lo lasciò perdere. Doveva uscire di lì e trovare Auron e Ash, non importava quanti Membri dell’Organizzazione avrebbe dovuto calpestare.
“Invocatici. Intercessori. L’Organizzazione vi ringrazia per aver portato a compimento con successo tutte le prove”.
“Smettila di fare il rappresentante di droidi protocollari e vieni al dunque”. Il governatore Tarkin è un idiota a parlargli in quel modo. Non ha visto come ha sconfitto Kaspar …
Ma quel Marluxia non sembrava affatto turbato.
“Come preferite. Siete arrivati nella stanza dell’Invocazione Suprema …”
“Il bagno di un kaminoano è più arredato …”
“Stavo dicendo” continuò l’uomo con i capelli rosa, stavolta con un tono più seccato “Che ormai avete raggiunto la Stanza dell’Invocazione Suprema ed avete raccolto l’energia delle quattro Stanze della Memoria. Sinceramente avete superato ogni nostra aspettativa, non credevamo che riusciste ad arrivare entrambe fino alla fine …”
Entrambe? Zachar fissò Daala, e si rese conto che l’ammiraglio le stava ricambiando l’occhiata, con un’ombra di dubbio scolpita nel suo viso. Ma mi avevano detto che io ero l’Invocatrice …solo io, e Kaspar era …e perché adesso anche lei …?
“Il Castello dell’Oblio ci ha sorpreso quando ci ha mostrato i volti di due Invocatici, non di una soltanto. Ma meglio così. A noi basta che una sola di voi compia l’Invocazione Suprema per liberare lo Spirito del Castello e spezzare le catene che imprigionano il nostro mondo. Con il potere da voi sprigionato il male creato dal Grande Satana Baan sparirà una volta per tutte ed i popoli ve ne saranno immensamente grati. Noi per primi”.
L’ammiraglio Daala prese la parola “Diteci cosa bisogna fare così ce ne andremo tutti a casa”,
“Molto semplice, Invocatrice” il sorriso di quell’uomo le mandò un brivido freddo lungo la schiena “Basta che una di voi uccida il proprio Intercessore”.
Il brivido che si sentiva addosso divenne un colpo di migliaia di lame lungo i fianchi ed il petto.
Questo … questo Auron non me lo aveva detto.
Loro vogliono che io … che io uccida …

L’energia magica dietro di lei esplose, liberata con un unico attacco. Si scansò giusto in tempo, ed il globo ricco di acido e fiamme verdi saettò dalle dita di Kaspar ed andò dritto verso le spalle dell’uomo dai capelli rosa. L’ammiraglio Daala si lanciò a terra e lanciò un urlo, ma una cortina di petali rosa si avvolse intorno a quel Marluxia: la sfera acida si infranse contro di essi, crepitò in un profumo dolciastro e si dissolse in mille gocce. Alcune di esse raggiunsero il suo braccio, e Zachar fu costretta a richiamare un incantesimo di guarigione mentre Kaspar, ancora debole per l’attraversamento delle Stanze, cadeva in ginocchio accompagnato da un’imprecazione.
“Marly, un secondo di troppo ed avrei sentito l’odore della tua carne sfrigolare per l’acido” fece la ragazza bionda, quella che aveva osato colpire Auron tra i ghiacci “Perché mi privi sempre del divertimento?”
Zachar non aveva intenzione di ascoltare un secondo di più quei cinque pazzi.
L’ammiraglio Daala si rimise in piedi, e la maga si rese conto di non aver mai visto quella donna così determinata.
“Quello che chiedete è impensabile. Tarkin non sarà il marito che amo né tantomeno l’uomo migliore della galassia, ma …”
“Ehi, Daala, vacci piano, io …”
“Taci. Fai parlare me, una volta tanto!” ribatté lei, fissando con ira il Membro dell’Organizzazione. Il suo desiderio di ucciderlo era chiaro dal suo viso “Se pensate che io uccida mio marito solo per uscire di qui vi sbagliate di grosso. E vorrei proprio vedere come sperate di convincermi”.
La decisione dell’ammiraglio le diede una nuova forza nelle vene. Odiava Kaspar per quello che le aveva fatto, non c’era alcun dubbio. La odiava per averla trattata come un giocattolo, una pezza da piedi, un burattino. Lo odiava perché per colpa sua l’Impero la considerava un’ameba insignificante.
E lo odiava perché aveva tentato di uccidere Auron.
Ma non poteva cadere così in basso.
Avrebbe fatto solo il loro gioco, e non era così sicura di volerlo, non quando il risveglio dello Spirito del Castello avesse richiesto un tributo così alto.
Ed anche se non avesse dovuto sacrificare Kaspar non avrebbe accettato lo stesso.
“Daala”.
Quando parlò persino Kaspar rimase in silenzio.
“C’è una cosa che questi gentili signori non ci hanno rivelato. Hanno omesso un particolare molto importante”.
Auron ha rischiato la vita per rivelarmelo.
“L’Invocatrice che accetterà il patto morirà insieme al suo Intercessore”.
A quelle parole l’ammiraglio la guardò sconcertata, e lei vide alla sua destra uno dei Membri dell’Organizzazione, quello più anziano, svanire in un Portale Oscuro.



“L’Invocatrice che accetterà il patto morirà insieme al suo Intercessore”.
Prevedibile. Assolutamente prevedibile.
Il sorriso dipinto sulle labbra del n. XI vacillò per qualche secondo. Zexion vide la sua maschera di bellezza e perfezione assottigliarsi, e l’odore pieno di sicurezza e forza cedette il passo ad un profumo dolciastro, un piccolo segno di vacillamento.
Adesso che entrambe le Invocatici erano a conoscenza del doppio sacrificio dell’Invocazione Suprema il loro compito sarebbe stato più difficile: era certo che la maga di nome Zachar avrebbe volentieri ucciso l’altro Intercessore, il governatore vecchio ed irascibile, ma non avrebbe funzionato. Aveva sfogliato molte volte i testi relativi al procedimento, cercando di trovare un nesso logico tra il sacrificio ed il risveglio; ma l’odore di quei libri lo nauseava, sembravano impregnati della stessa Oscurità. Un qualsiasi sacerdote del loro mondo li avrebbe trovati come minimo blasfemi e peccaminosi.
Ma Zexion non era un sacerdote. Gli era bastata solo una lettura per capire il fascino che quelle parole avessero agli occhi di gente come Marluxia e Vexen, alla costante ricerca di qualcosa di superiore a loro, che potesse dissetare le fiamme nel loro petto.
Non potevano di certo mettere delle armi nelle mani delle ragazze e spingerle a forza contro i loro Intercessori: non erano quelle le regole del Castello.
Ed il n. IV lo sapeva meglio di lui.
Lo vide aprire un Portale Oscuro, sicuramente diretto al suo laboratorio.
L’odore di odio delle due donne aumentò, ed il profumo irritante di albicocca di Larxen non aiutava la concentrazione.
“Un motivo in più per lasciarci andare subito. Non ho alcuna intenzione di morire in questo stupido Castello. Le mie figlie mi aspettano”.
“Figlie?”
Axel si teleportò accanto a lei, così vicino da toccarla “Una come te è sprecata per far figlie con un vecchio gerarca mummificato”. Fece per acchiapparle la vita con un braccio, ma quella si scansò e cercò la fondina del blaster “Ma ti assicuro che se vuoi la pancia piena di marmocchi me ne posso occupare io … ti sorprenderebbe cosa so fare quando mi scal …”
“GIU' LE MANI DA MIA MOGLIE”
L’ira dell’uomo anziano era cresciuta a dismisura; Zexion lo aveva lasciato fare, senza nemmeno sprecare una parola. Il n. VIII non aveva certo bisogno dell’aiuto di un ragazzino per liberarsi di un vecchio pedante, dopotutto …
Anche quando il vecchio pedante teneva il ragazzo dai capelli rossi sotto mira di un blaster.
La sua non era una presa elegante e sicura. Non era certo un uomo che passasse il suo tempo libero con un’arma in mano. I suoi lineamenti d’acciaio mascheravano insicurezza, ed un suo colpo avrebbe di certo mancato il bersaglio.
Zexion lo sapeva, così come lo sapeva il governatore.
Ma nonostante questo non abbassò il blaster “Quello che accade tra me e Daala non ti deve interessare, roscio. Daala è anche un mio sottoposto, e se credi di avvicinarti a lei senza la mia autorizzazione ti sbagli di grosso”.
Persino Larxen fissava la scena divertita al discorso del governatore, ma l’amara verità era che on c’era assolutamente nulla da ridere “Non sarò un genio in magia, ma una cosa la capisco benissimo. Tu non puoi uccidermi di persona, o la tua Invocazione Suprema va a quel paese. Ma io posso farti un bel buco in mezzo al petto senza tanti problemi”.
Era una bugia, Zexion poteva percepirla. L’odore del governatore rivelava quello che le sue braccia, i suoi lineamenti ed i suoi occhi nascondevano. Cercava di minacciare Axel nascondendo le sue debolezze.
Così non andava.
Li avevano condizionati entrambi. Nella prima stanza avevano alterato i ricordi dell’ammiraglio Daala, instillando in lei un amore fantasma per un compagno di camerata, dando un nuovo colore al suo matrimonio con l’anziano governatore. Le avevano fatto credere di amare quel Kratas, e di aver sposato l’anziano governatore solo per fare carriera. Ed in lui avevano cancellato molti ricordi della sua strana amicizia, sforzandosi di rendere ancora più impenetrabile il suo cuore.
Ma quei gesti rivelavano il contrario, ed il ragazzo si rese conto che anche Marluxia aveva assaggiato l’amara verità.
Si amano ancora.
Nonostante il condizionamento.
Nonostante i falsi ricordi.
Non sanno perché si stanno difendendo a vicenda, ma lo fanno.
Si inventano scuse futili, ma la verità è che il condizionamento non ha attecchito.

L’uomo anziano con la bellissima e giovane moglie, la coppia che sembrava più facile da spezzare. Aveva sentito i loro sentimenti sin da quando lui era apparso nel Castello, ma aveva creduto che il potere delle stanze avrebbe potuto indebolirlo.
Indebolirlo sì. Spezzarlo no.
Vexen aveva abbandonato la stanza dell’Invocazione Suprema per completare la modifica dei ricordi delle Invocatrici: poteva sentire i suoi pensieri di ghiaccio decine di piani più sotto, mentre cercava di manipolare le menti delle due donne con fili invisibili. Ma ci sarebbe voluto ben altro per costringere l’ammiraglio Daala ad uccidere suo marito, e si chiese se dall’alto della sua onniscienza il n. IV lo avesse capito.
Poi un altro odore attraversò la sala. “Commuovente quadretto” disse Kaspar, tenendosi in piedi a fatica. Il potenziale magico di quell’uomo era innegabile, ma finché era ferito non avrebbe rappresentato una minaccia per nessuno di loro “Zachar, visto che vogliono tanto vedere morto il governatore Tarkin accontentali!”.
Prima che il n. XI potesse mettere bocca fu l’Invocatrice a rispondere: “Non funziona così, Kaspar. Deve essere Daala a farlo, non io”. Quando il mago fece per chiamare un incantesimo fu lei stessa a mettersi davanti “Se lo ucciderai non potremo più uscire di qui”.
La sua voce era molto decisa, ben diversa da quella della timida Zachar che era entrata nel Castello pochi giorni prima; l’unico caso in cui le modifiche di Vexen erano servite a far del bene, pensò con amarezza.
“E di chi è la colpa? Chi è l’imbecille che ci … che MI ha trascinato qui dentro? Chi è l’ameba senza cervello che mi ha costretto ad uscire dal mondo che mi spettava di diritto?”.
Ancora gli bruciava di essere stato riportato alla realtà, e quel Kaspar non era il tipo da serbare rancore in silenzio. La sua ira era grande quanto il suo potenziale, e senza i poteri del Castello a sorreggerli nemmeno loro cinque uniti sarebbero riusciti a tenergli testa. La ragazza dai capelli rossi si allontanò da lui, e per un istante credette che le modifiche di Vexen non sarebbero state necessarie. Gli occhi dell’Invocatrice parlavano da soli: “SMETTILA DI DARE SEMPRE LA COLPA A ME! NON SONO PIU IL TUO DIVERTISSEMENT, BASTA!”
Zexion era certo di aver visto un nuovo sorriso sbocciare sulle labbra di Marluxia.
“ZACHAR, NON TI AZZARDARE MAI PIU A RIVOLGERTI A ME CON QUESTO TONO!”
Adesso anche l’altra Invocatrice stava fissando la scena, ignorando persino lo sguardo avido del n. VIII al suo petto. I sentimenti che si sprigionavano da Zachar e da Kaspar erano più che sufficienti.
Il loro legame non è saldo come quello dell’altra coppia. L’Intercessore lo sta deteriorando senza accorgersene. Spero che il n. IV abbia il buon senso di…
Vexen entrò in azione.
Il n. VI lo sentì chiaramente. I suoi pensieri potevano essere macchie d’inchiostro sulle pareti del castello, per quando erano visibili. La stanza fu immersa da un gelo innaturale, e vide Axel stringersi nervosamente nella tunica e Marluxia sollevarsi con grazia il cappuccio. Era certo che agli angoli della stanza si fossero formati dei cristalli di ghiaccio. Ma la vera magia non era nel freddo, ma nel vortice di potere che Vexen, da lontano, stava rivolgendo sull’Invocatrice.
In quella stanza, e solo in quella stanza, si potevano cambiare tutti i ricordi di una persona: non solo quelli relative agli avvenimenti mostrati nelle Stanze, ma ogni cosa e con maggior forza.
Narratore: Registe, per favore, scrivetevelo qui perché altrimenti ve lo dimenticherete, vi conosco troppo bene!
Regista: Devo dargli ragione, sai che io me lo stavo dimenticando?
Regista: Siamo cadute troppo in basso. Il Narratore ci sta riprendendo in pubblico. Qui urgono provvedimenti.

“Sei tu che non devi più …” continuò lei. Poi il condizionamento si attivò. Nelle sue mani si creò una Sfera Infuocata più grande di quelle di Axel, che per un istante fece risplendere la stanza di un colore rosso intenso “TU … TU HAI UCCISO AURON! SEI STATO TU!”
Eccellente modifica, n. IV. Come al solito per te le menti degli altri sono solo un gioco.
Le menti di chiunque …

Kaspar non riuscì a negare. Prima che potesse anche solo risponderle con il suo solito tono l’incantesimo di lei partì, abbattendosi su di lui ed inondando la stanza del colore del fuoco. L’entusiasmo degli altri fu insostenibile, e per un attimo Zexion sentì le pareti del Castello vibrare, come per rilasciare Colui che dormiva nelle sue profondità. La magia delle mura fu così forte che il n. VI quasi svenne, assalito da quel potere che ruggita, feriva, pulsava in attesa che il sacrificio di un uomo lo riportasse in vita, e Zexion sentì un tuffo al cuore. La sensazione di aver sbagliato tutto.
Ma la magia non esplose, e quel caleidoscopio di odori si ritrasse, lasciando il ragazzo senza fiato.
Quando riaprì gli occhi Kaspar era ancora vivo. Ferito, in ginocchio, ma i suoi occhi di ghiaccio erano tutt’altro che spenti mentre fissavano il punto in cui l’incantesimo dell’Invocatrice si era infranto.
Tra lui e la Palla di Fuoco c’era una spada che tutti conoscevano bene.
“Questo mocho merita una bella lezione, Zachar” la Masamune si abbassò “Ma non qui. E non ora”.
L’aria che ancora crepitava di magia sollevò la veste rossa mentre Auron puntò la spada verso Marluxia “Sono questi bastardi il nostro obiettivo”.
Da un secondo Portale Oscuro uscì l’armatura d’oro di Mu.
Da un terzo comparve una donna vestita di viola, che con un solo movimento si portò tra l’ammiraglio Daala ed il n. VIII. Un semplice respiro del suo odore e Zexion capì che l’Invocazione Suprema era fallita.
Nel peggiore dei modi.


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Fonte della fan art a inizio capitolo: http://www.zerochan.net/465914
  
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