Fanfic su attori > Cast Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Dils    13/04/2012    5 recensioni
Chris Colfer scopre il servizio fotografico di Darren Criss per People e ne è fin troppo entusiasta.
Chris Colfer si era ripromesso di non farlo perché lo sapeva – lo sapeva, diamine – che era totalmente anti professionale e tutte quelle storie là ma, prima che se ne rendesse conto, aveva salvato giusto una quarantina di quelle foto sul suo computer.
Era una cosa innocente, si era detto, non aveva fatto del male a nessuno, dopotutto.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ehm… Ciao. *saluta con la manina*

Io sono Dils e sono nuova di questo fandom. No, be’, nuova no. Nuova nel senso che è la prima volta in assoluto che scrivo su degli attori e soprattutto sul cast di Glee – in realtà stalkero questo fandom da fin troppo tempo.

Allora, sì. Sono nuova, dicevo. E davvero sarei rimasta rinchiusa nel mio angolino di lettrice anonima ma, sapete, quando l’ispirazione chiama non si può fare a meno di rispondere e così, eccomi qua.

Il fatto è che quando ho visto il servizio foto grafico del nostro Darren la mia mette CrissColfica (??) non ha potuto fare a meno di attivarsi e ho pensato, chissà come ha reagito a tali foto un certo signorino dagli occhi azzurri che ben conosciamo…!

E così è nata questa cosa. Non è colpa mia, vi giuro. E’ colpa di questi due. Sono troppo perfetti, okay?

Spero vi piaccia!

 

--

 

“Darren is the gayest straight man alive”

-Brad Falchuk.

 

 

No, no, no. Non ce la poteva fare.

Chris era un ragazzo forte e dotato di una buona capacità di autocontrollo, davvero, ma in quel momento tutti i buoni propositi sul “non fare pensieri poco casti sui tuoi colleghi, non è appropriato!” se ne andarono a farsi benedire.

Aveva sopportato tutti i servizi fotografici di chicchessia, era riuscito a calmarsi davanti alle foto di Harry, di Matthew, di Mark e perfino davanti al servizio in pantaloncini e non molto altro di Chord era rimasto impassibile - per quest’ultimo era stato più difficile ma, dopo qualche minuto di sospiri sognanti se l’era cavata con un solo giorno senza riuscire ad incontrare gli occhi del biondino.

Poi era arrivato Darren Criss.

E con lui erano arrivati quei stupidi servizi fotografici sempre più sexy e con sempre meno vestiti addosso.

Chris ci aveva provato, davvero, ad ignorarli, a fare finta di niente, ma ovunque andasse, qualunque cosa stesse facendo, qualcuno finiva per sbattergli in faccia quella o quell’altra foto e, con il tempo, ci aveva fatto l’abitudine.

Era stata dura, ma ci era riuscito.

Sorrideva, la guardava attentamente, se era in compagnia di qualcuno ci faceva una qualche battuta sopra e poi passava il resto del giorno a cercare di scacciare quell’immagine dalla sua testa ma, a parte qualche piccolo incidente di percorso, non ne era mai andata della sua vita.

Poi un giorno, dal niente, erano uscire quelle foto.

Foto di Darren Criss. Senza maglia.

Foto, tantissime, fin troppe, foto del suo collega, nonché caro amico, in ogni angolazione possibile ed immaginabile del suo corpo.

C’erano foto a sedere, in piedi, sdraiato, nella sabba, stretto in un asciugamano, mentre faceva forza ad una corda, in bianco e nero, di spalle, di fronte, di lato, a colori, mentre beveva, mentre era serio, mentre sorrideva e perfino alcune in cui era bagnato.

Chris Colfer si era ripromesso di non farlo perché lo sapeva – lo sapeva, diamine – che era totalmente anti professionale e tutte quelle storie là ma, prima che se ne rendesse conto, aveva salvato giusto una quarantina di quelle foto sul suo computer.

Era una cosa innocente, si era detto, non aveva fatto del male a nessuno, dopotutto.

Il fatto che fossero del collega che praticamente avrebbe dovuto sbaciucchiare allegramente per molti episodi, con cui sarebbe dovuto andare in giro mano nella mano, a cui avrebbe cantato canzoni d’amore e con cui avrebbe dovuto filmare una scena di sesso era del tutto superfluo.

Erano solo foto dopotutto, no?

 

Nei giorni successivi Chris pensò di averla scampata, anche quella volta.

Certo, stare vicino a Darren – che sembrava non conoscere affatto il concetto di spazio personale – era stato più difficile del previsto e doveva ricordare a se stesso continuamente che non avrebbe dovuto guardare il quel modo la sua schiena ma, tutto sommato, nessuno sembrava essersi accorto di niente e la sua vita continuava serena, solo con qualche sbalzo ormonale in più.

Fu esattamente cinque giorni dopo che Chris Colfer aveva pensato, dopo un lunghissimo e stancante giorno di registrazione, che non ci sarebbe stato niente di male nel dare una seconda occhiatina a quella quarantina di innocenti foto che aveva salvato sul suo pc.

Ovviamente, Chris Colfer, non aveva fatto i conti con quell’uragano che si chiamava Darren Criss.

 

Darren e Chris erano amici.

Lo erano stati fin da subito, un po’ perché era davvero impossibile non diventare immediatamente amico del ricciolino, un po’ perché avevano scoperto di avere entrambi una profonda anima nerd, un po’ perché avrebbero dovuto interpretare per almeno i prossimi due anni due fidanzati e ad entrambi era sembrato strano non essere almeno un po’ intimi.

Durante i mesi in cui giravano non era strano che si ritrovassero nel camerino di uno dei due per provare le scene o per chiacchierare un po’ e con il tempo era si erano ritrovati sempre di più in uno degli appartamenti dei due per qualche maratona di film o semplicemente per stare insieme.

Era da tempo che Darren si era sciolto completamente con l’altro, travolgendolo con la sua personalità completamente pazza e priva di qualsiasi tipo di pudore, tanto che ormai Chris si era abituato alle sue completamente inappropriate battute, al suo modo di fare confidenziale e alla sua incontrollata anima gay – sul serio, perché ancora si spacciasse per etero non l’avrebbe mai capito.

Una cosa, però, a cui non si sarebbe mai abituato era il pessimo e del tutto inopportuno tempismo di cui Darren Criss era provvisto.

Ma ovviamente, quel giorno, Chris era troppo stanco per ricordarsi di chiudere a chiave la porta e, se ci fosse stato un bagliore di consapevolezza prima, quando si mise a guardare quelle foto, scomparve del tutto.

Quel giorno, troppo preso dalla goccia che attraversava interamente un volto ben conosciuto e scendeva al collo fino ad arrivare su un petto scolpito, non sentì dei passi sommessi che conosceva fin troppo bene avvicinarsi al suo camerino.

Troppo preso dal desiderare di essere un asciugamano a strisce colorate, non aveva sentito quei passi fermarsi per qualche secondo e una voce familiare salutare allegramente qualcuno.

Troppo preso dall’osservare una piccola voglia su una schiena liscia, non si era accorto di una maniglia che si apriva con decisione e, sicuramente, troppo preso da un certo sedere, non si rese conto che qualcuno stava parlando con lui.

«Chris?! Chris cosa stai facendo di così import-»

Darren era una persona alquanto strana.

Questo fu il primo pensiero del soprano quando, preso dal panico, si rese effettivamente conto in che razza di situazione si era trovato.

Chris si sarebbe aspettato una qualsiasi tipo di reazione, davvero, ma, decisamente,non quella.

Si era messo a ridere.

Si era piegato su se stesso, reggendosi con una mano la pancia e con l’altra aggrappandosi a una sedia per non cadere, ed era scoppiato in una grossa, fragorosa, fastidiosa risata.

E aveva continuato così per due minuti buoni.

Chris inizialmente era rimasto a bocca aperta, a guardarlo, cercando di pensare dentro di sé a una scusa abbastanza buona per giustificare la presenza di quel dannato photoshoot nel suo computer.

Quando capì che Darren non sembrava intenzionato a smettere, Chris quasi si dimenticò del perché lo facesse e sfoggiò la peggior faccia contrariata che avesse nel suo repertorio.

«Darren?!»

La voce gli era uscita più stridula di quanto non volesse e non si sarebbe stupito se fosse diventato completamente rosso dalla rabbia.

«Darren Everett Criss! La vuoi piantare?!»

A quel secondo, implorante e vagamente minaccioso, rimprovero le risate scemarono poco a poco, il ragazzo in questione riuscì a riacquistare una posizione più o meno eretta – dopo tutto, si trattava ancora di Darre-non-sto-mai-fermo-Criss – e a calmarsi, anche se un velo di divertimento restò sul sorriso allegro.

«Guarda che…», iniziò poi avvicinandosi al suo orecchio con un’espressione che di casto aveva ben poco che fece arrossire Chris di vergogna «se vuoi vedermi senza maglia, basta chiedere…»

Finì la frase con un occhiolino ammiccante che provocò a Chris uno sguardo stralunato e una serie di balbettii non meglio identificati.

Darren non riuscì a trattenersi e scoppiò in una seconda serie di risate, ancora più rumorose, inopportune e fastidiosamente violente di prima.

Chris se ne stava lì, tra lo scioccato, l’imbarazzato e lo stizzito, battendo un piede a terra dal nervoso, le fotografie incriminate ancora in bella vista sullo schermo del computer.

E poi, be’, lo fece. Scoppiò. Non ce la faceva più.

«HEY SCUSA SE TI TROVO ATTRAENTE!»

Le risate cessarono immediatamente.

Darren si zittì e lo guardò dritto negli occhi, in un’espressione che non seppe decifrare – il che, francamente, era piuttosto strano: era sempre stato un libro aperto per lui.

Chris temette di essere andato un po’ troppo oltre, dopotutto, nonostante fosse un pazzo con poco senso del pudore, Darren rimaneva il suo migliore amico che, se questo non fosse stato abbastanza, si ostinava a definirsi etero al 100 %.

Per qualche secondo sentì la mancanza di quella risata canzonatorio e abbassò un poco lo sguardo, improvvisamente troppo spaventato per guardare l’altro negli occhi.

Lo sentì avvicinarsi piano, cauto, fino a trovarselo proprio di fronte: si sentì afferrare leggermente il mento, costringendolo a guardare l’altro dal basso, poiché era ancora seduto davanti al computer.

Darren Criss aveva gli occhi più belli che avesse mai visto – buffo che se ne fosse accorto solo in quel momento.

Lo aveva sempre saputo, che Darren aveva dei bei occhi, ma non ci aveva mai fatto troppo caso: erano belli, sì, e questo era quanto.

Ma nel momento in cui alzò lo sguardo e li incontrò, però, capì di non averli mai visti davvero: quel paio di grandi occhi cangianti erano aperti in un’espressione quasi implorante, languida, con un vago accenno di speranza – da qualche parte dentro di lui, la sua anima da nerd gli suggerì il termine “puppy eyes” per descriverli.

La fioca luce proveniente da una lampada vicino al computer li illuminava debolmente, eppure quelli, quasi ne avessero una innata, erano lucenti in un misto di verde e oro.

«Davvero…?»

Per un attimo gli venne da chiedere “cosa?”, troppo preso da quell’intenso sguardo per ricordarsi che aveva appena detto al suo migliore amico (apparentemente) etero che era attratto da lui.

Poi, sconfitto, semplicemente annuì.

Perché negare, ormai? Non avrebbe comunque avuto senso e, francamente, dentro di sé Chris si domandava come diavolo Darren protesse davvero credere che chicchessia non fosse attratto da lui... Si era mai guardato allo specchio?!

Darren annuì a sua volta, sorridendo, e, senza aggiungere altro, se ne andò stranamente calmo – senza saltellare, cantare, fischiettare o distruggere qualcosa come era solito – dal camerino di Chris.

Il più giovane, ancora scosso, chiuse velocemente la cartella delle foto, rimanendo poi ad osservare con sguardo vitreo lo schermo del computer, nella speranza di essersi per qualche strano motivo sognato tutto.

 

 

Nei giorni successivi Chris credette davvero di essersi immaginato tutto: Darren si comportava come se niente fosse successo.

Certo, continuava imperterrito con la sua personale campagna “infastidire Chris Colfer” ma, a parte questo, niente era cambiato: Darren gli stava sempre intorno, cantando, saltellando, facendo battute stupide e infastidendolo in ogni modo che conoscesse.

Non c’erano stati silenzi imbarazzati, sguardo fuori luogo o guance arrossate.

Tutto era andato avanti, come se niente fosse successo.

Dal canto suo Chris di tanto in tanto si soffermava più di quanto non dovesse sui suoi occhi, talvolta Darren lo beccava a guardarlo con troppo interesse ma non commentava mai.

Chris sapeva che era sbagliato e al di là dell’opportuno ma tutti quei pensieri che prima di allora era riuscito a placare sul suo collega, improvvisamente arrivarono tutti insieme: notava cose di lui che non aveva mai notato, prima di addormentarsi vedeva i suoi occhi ed era finito con l’aprire quelle dannate foto più di quanto gli piacesse ammetterlo.

Chris Colfer era innegabilmente e totalmente fottuto.

E – purtroppo – non letteralmente.

 

Una cosa di cui si accorse con fin troppa facilità, mentre era intento a non pensare troppo a un certo ricciolino, fu che i suoi compagni di cast in quei giorni erano molto strani.

Molto più del solito, perfino più di Darren – diamine, avrebbe dovuto seriamente smettere di paragonare chiunque a lui – il che era tutto dire.

Lo seguivano, ovunque, ed erano fin troppo gentili.

Ovunque andasse c’era qualcuno che gli offriva una Diet Coke e, non appena ne finiva una, c’era chi era pronto a rifornirlo.

Nessuno gli aveva ancora mostrato una foto del servizio di Darren, nessuno ci aveva fatto battutine sopra, nessuno gli aveva chiesto il suo parere e perfino Lea – che di solito lo tormentava fino all’estremo finché non ammetteva che un qualche servizio di uno dei ragazzi era davvero tanto bello – non aveva detto alcunché.

E, ciò che lo fece insospettire maggiormente, gli fu impossibile entrare nel camerino di Darren.

Ogni volta che passava lì vicino, anche solo per raggiungere qualche altro posto, qualcuno lo affiancava e iniziava a sproloquiare con lui di qualsiasi argomento a caso, come a distrarlo, per portarlo via da lì.

Il giorno in cui Cory gli chiese consiglio su come conquistare Lea - «Ma se uscite insieme da settimane!» aveva replicato con voce stizzita e vagamente minacciosa – tutti i suoi sospetti vennero confermati.

Chris si sentiva seriamente preso per i fondelli.

Quel giorno, fu il giorno in cui decise di dover fare qualcosa.

 

Chris si stupì di se stesso per la facilità e la prontezza con cui aveva messo a punto e inscenato un piano, pensando che probabilmente tutti gli anni passati a seguire stupide serie tv poliziesche alla fine erano servite a qualcosa.

Avrebbe voluto davvero vantarsi di quanto fosse intelligente e furbo – o al limite di quanto fossero stupidi i suoi colleghi – ma la verità è che fu davvero molto semplice, ingannarli.

Troppo semplice, a dire la verità. Se fosse stato più attento, invece di essere preso dall’eccitazione, forse si sarebbe accorto dello scambio complice di occhiate tra Cory e Lea o dalle risatine malamente trattenute di Amber e Heather, ma nel momento in cui abbandonò le prove con la scusante che doveva andare in bagno, era troppo occupato col pensiero fisso di mettere a punto il suo piano, per accorgersene.

Il suo cervello era collegato solo e unicamente sulla missione “piombare dentro il camerino di Darren e scoprire cosa diavolo sta succedendo”.

 

Il fatto è che, nemmeno nei suoi più profondi e infantilmente romantici desideri avrebbe mai potuto pensare a quello.

Francamente, non appena entrò, spalancando teatralmente la porta, in un primo momento si sentì un completo e totale imbecille.

Perché, cavolo, avrebbe dovuto almeno un po’ immaginarselo, essere almeno un po’ preparato – e invece no, niente.

Se ne rimase lì, con la bocca aperta, gli occhi sgranati dalla sorpresa e probabilmente un’espressione assolutamente ridicola.

 

C’erano sue foto, là dentro. Ovunque. Foto di tutte le dimensioni, di ogni dannato servizio fotografico che avesse mai fatto praticamente da sempre.

Se non si fosse trattato del camerino di Darren, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere dalla disperazione nel trovarsi una miriade di occhi uguali ai suoi fissarlo – sì, forse Lea aveva ragione, ogni tanto finiva con l’essere un tantino melodrammatico.

Ma in quel momento tutto quello che riusciva a pensare era un grande «Ma che cazzo…?» e non si stupì quando alle sue orecchie gli arrivò la sua stessa voce, segno che quel pensiero era talmente forte che senza rendersene conte gli era sfuggito di bocca.

«Sei così carino quando dici le parolacce».

Una voce fin troppo conosciuta gli arrivò da dietro e - non seppe per quale grazie divina – Chris riuscì senza troppe difficoltà a girarsi senza arrossire troppo.

Ovviamente, la sua voce decise di non seguire le altri parti del suo corpo e quando parlò gli uscì un patetico, flebile, balbettante suono, «E-e questo che vorrebbe dire?»

Darren era lì, con quei suoi stupidi occhi che emanavano luce propria, quel suo stupido sorriso e quei suoi stupidi capelli perfettamente ricci e tutto ad un tratto il suo cervello non riuscì più a collegare.

Stupido cervello.

«Volevo soltanto farti capire che non sei l’unico qua ad essere un tantino troppo interessato ai servizi fotografici dei colleghi... Be’, il realtà a me capita solo con te.»

Darren aveva un sorriso quasi canzonatorio e Chris avrebbe voluto davvero prenderlo a schiaffi – o baciarlo selvaggiamente, chissà – ma il suo cervello ormai era ridotto a una poltiglia e una qualsiasi azione, al momento, sembrava impossibile.

«Questa è opera dei ragazzi, uhm… Scusali. Sai come sono fatti. Si fanno prendere la mano.»

Fu Darren a fare il primo passo, avvicinandosi a lui piano, con lo sguardo più dolce e sincero che gli avesse mai visto, molto simile a quello che riservava per Blaine quando guardava Kurt, solo molto più, se possibile, intenso.

Quando, lentamente, gli prese una mano il cervello di Chris aveva ufficialmente fatto le valigie ed era partito per qualche posto lontano perché, davvero, quel comportamento da liceale non era da lui eppure non potette fare a meno di arrossire e nello stesso momento guardare Darren confuso.

«Chris io… uhm… Sai l’altro giorno mi hai un po’, diciamo, spiazzato…», Chris abbassò la testa, colpevole, e in risposta Darren non fece che aumentare la stretta alla sua mano, «… non perché mi abbia dato fastidio, anzi! E che tu mi… piaci. E tanto. Da un bel po’, a dire la verità. E’ che è tutto un casino perché sai io dovrei essere etero in teoria e ho tutta questa confusione in testa… Dio perché devi essere così bello? Io c’ho provato a ignorare tutto questo ma poi quelle foto… e tu… Accidenti questa dovrebbe essere una sorpresa, i ragazzi ci hanno messo tanto tempo e io sto rovinando tutto-»

Improvvisamente si sentì un po’ meno stupido perché, evidentemente, c’erano due imbecilli in quella stanza e l’altro era proprio davanti a lui che gli teneva la mano, arrossiva e balbettava sproloqui inutili.

Come erano arrivati a ridursi in queste condizioni?!

E va bene l’imbarazzo, va bene l’essere colleghi, va bene il fatto che si trovassero nel bel mezzo di un corridoio, va bene che era uno dei suoi migliori amici ma, be’, Chris non era mai stato famoso per essere paziente.

Senza troppe cerimonie, preso da qualche coraggio che non sapeva di avere – forse il suo cervello aveva deciso di rimandare il suo bel viaggetto? – sciolse la presa dalla mano di Darren, avvicino entrambe le mani al volto del più grande, per una carezza veloce, incrociandole poi dietro il suo collo e con naturalezza, come se fosse un qualcosa di normale, collegò le loro labbra.

Fu.... strano, all’inizio. Darren era pietrificato e Chris venne preso dall’impulso di aver frainteso tutto, che quello era solo uno stupido scherzo e che – Oh.

Il venticinquenne, dopo qualche secondo, aveva socchiuso le labbra, facendo così che le loro lingue si raggiungessero.

Chris Colfer aveva baciato prima d’allora Darren Criss – sul set, per lavoro, s’intende – ma mai, mai, mai, avrebbe pensato che la lingua del suo migliore amico potesse fare quelle cose.

E, mentre Darren lo spingeva contro il muro con forza, facendo cadere una decina di sue foto, da qualche parte dentro di sé ringraziò quel qualcuno che aveva avuto l’idea di far fare a Darren Criss quel dannato servizio fotografico.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Glee / Vai alla pagina dell'autore: Dils