Bentornati
a tutti per l’ultimo capitolo di questa mia storia.
Devo
fare alcune piccole premesse:
-innanzitutto
mi devo scusare per l’immenso ritardo con cui pubblico questo finale…è
imperdonabile visto che è passato più di un anno dal mio ultimo capitolo, ma
purtroppo non ho potuto fare diversamente. Ringrazio coloro che hanno sollecitato
la ripresa della storia.
-secondo,
come potrete notare leggendo, parte del testo è in corsivo: ecco, quella parte
è la riproposizione integrale del testo dell’epilogo della Rowling. Chiarisco
subito che non vuole essere una copiatura fine a se stessa né un modo per
tappare un buco non sapendo io cosa scrivere. Al contrario, la mia storia è
partita proprio con l’intenzione di coprire quel silenzio di 19 anni del libro
per questo mi è sembrato giusto fare in modo che anche la mia storia finisse
esattamente come è finita quella originale, per far comprendere che tutti gli
eventi da me narrati sono proprio volti a coprire quel lasso di tempo,
incastrandosi perfettamente o quasi con quello che la Rowling ha scritto.
Fatte
queste piccole premesse che spero non vi abbiano fatto scappare vi lascio alla
lettura. Ci sentiamo alla fine del capitolo.
EPILOGO. DICIANNOVE ANNI DOPO
Quell’anno l’autunno arrivò presto. La mattina del primo
settembre era croccante e dorata come una mela, e quando la famigliola
attraversò la strada rumorosa verso l’enorme stazione fuligginosa, i fumi delle
auto e il fiato dei pedoni scintillavano come ragnatele nell’aria fredda. Due
grandi gabbie sbattevano in cima ai carrelli stracolmi spinti dai genitori; i
gufi all’interno gridavano indignati e la bambina con i capelli rossi si
trascinava in lacrime dietro ai fratelli, aggrappandosi al braccio del padre. Lui
la guardò intenerito: non sapeva dire di no a sua figlia, forse perché le
ricordava in modo impressionante sua moglie. Ripensandoci, aveva già vissuto
una scena simile, molti anni prima. Sua moglie che piangeva disperata perché
tutti i suoi fratelli andavano a Hogwarts tranne lei.
Proprio lì si erano incontrati per la prima volta…
Un altro singhiozzo sonoro della
figlia lo richiamò alla realtà.
-Non manca molto, fra poco ci andrai anche tu- tentò di
consolarla Harry.
-Fra due anni- protestò Lily tirando su col naso. -Io voglio
andarci adesso!
-Lily, tesoro, lo sai che non si
può! Non vuoi stare a casa con me e mamma per un po’? Noi tre tutti soli- disse
Harry cercando di far tornare il sorriso sul volto rigato di lacrime di Lily.
La bambina alzò le spalle. Non
era come andare a Hogwarts, ma la proposta di avere
tutti i genitori per sé, soprattutto il padre, non le dispiaceva. Affatto. E
Harry sapeva che un’alzata di spalle da parte di Lily era quasi meglio di una
risposta affermativa.
I pendolari fissarono incuriositi i gufi quando la famiglia
si aprì la strada verso la barriera tra i binari nove e dieci. Harry udì di
nuovo la voce di Albus nel frastuono; i suoi figli
avevano ripreso la discussione cominciata in macchina.
-Non voglio! Non voglio essere un Serpeverde!
-James, piantala!- intervenne Ginny.
-Io ho solo detto che potrebbe- ribattè
James sorridendo al fratello minore. –Non c’è niente di male. Potrebbe essere
un serpe…
Ma James colse lo sguardo della madre e tacque. I cinque
Potter si avvicinarono alla barriera.
-Fermati, James! Ho promesso a
tuo zio Dudley di aspettarlo qui al binario.
-Io non posso andare intanto?-
chiese impaziente James. Andare a scuola non lo aveva certo aiutato a calmarsi.
Anzi, dopo un anno a Hogwarts era ancora più
malandrino di prima. Harry e Ginny erano stati
contattati un paio di volte dal preside per quello che James e i suoi amici
avevano avuto il coraggio di combinare a scuola, scoprendo suo malgrado che
aveva ereditato dai gemelli Weasley una certa abilità
nel creare guai e fare scherzi. Pochi giorni prima lo aveva addirittura
scoperto con in mano la mappa del malandrino. Per sua fortuna, Harry comprese
che James non era ancora in grado di far comparire quello che la mappa
nascondeva gelosamente, così riuscì a sottrarla a James senza troppe
difficoltà. Ma aveva fatto un serio discorso al figlio maggiore e gli strappò
una promessa: ancora un richiamo dal preside e James avrebbe detto addio al Quidditch. Il ragazzo infatti aveva intenzione di
presentarsi alle selezioni per la squadra, ma per mantenere l’eventuale posto
in squadra (e Harry non dubitava che l’avrebbe ottenuto, visto che volava quasi
meglio di lui) avrebbe dovuto rigare diritto.
-Tu lo sai vero che quando Jamie
scoprirà quello che tu combinavi a scuola sarà ingovernabile?- aveva
correttamente sottolineato Ginny.
-Ma lui non lo dovrà sapere…e poi
era totalmente diverso!
-Certo! Tu infrangevi le regole
solo per tentare di farti uccidere…hai ragione! È completamente diverso!
Ma Harry sapeva che Ginny aveva ragione. James aveva preso da lui quell’innata
passione che lo portava a violare qualsiasi regola.
-Allora? Posso andare?- domandò
di nuovo James.
-No! Eccoli! Solo là! Dudley!-
disse Harry alzando il braccio per farsi notare dal cugino.
-Harry! Ginny!
Tutto bene?
-Perfettamente, ora che due su
tre se ne vanno!- commentò Ginny in modo che i due
figli maggiori la sentissero.
-E tu, Katy?
Nessuno avrebbe mai pensato che
anche quella ragazzina dai lunghi capelli biondi e i grandi occhi verdi fosse
una strega. Il suo aspetto era assolutamente comune, così come il suo bagaglio.
La sua gabbia era occupata da un grande gatto bianco e rosso che faceva le fusa
semi addormentato. Solo lo stemma sul baule tradiva la sua particolare
destinazione. Un grifone oro e rosso che brillava lucido in mezzo ai bagagli.
-Sto bene, zio. Grazie.
-Adesso che Katy è arrivata,
possiamo andare?- disse James salutando la cugina appena arrivata.
-Aspettate!
Dudley e Harry si fissarono
impietriti. Tutto si sarebbero aspettati tranne che di sentire quella voce.
-Mamma- rispose Dudley in un
soffio.
Era più di un anno che Dudley non
vedeva né sentiva sua madre. Da quel giorno in cui le aveva rivelato la reale
natura di Katy. Aveva sperato invano che Petunia si presentasse almeno a King’s Cross per salutare la nipote, ma non si era vista.
Non aveva accettato l’invito che Dudley le aveva fatto per Natale e nemmeno
quello per le feste pasquali. Sua madre non voleva avere più nulla a che fare
con lui. Questa era la verità.
Katy fu la prima a rendersi conto
che la responsabilità di quello che era accaduto era sua, ma non ne aveva mai
fatto parola con nessuno. A parte James. Era strano come James e Katy avessero
legato sin dal primo giorno…erano cugini, è vero, ma nessuno si aspettava che
si sarebbero rivolti più di ‘ciao’ tra una lezione e l’altra. Avevano caratteri
completamente opposti: James così estroverso e istrionico, Katy riflessiva e
silenziosa. Eppure inaspettatamente poco dopo le vacanze di Natale Harry e Ginny ricevettero una lettera dal figlio maggiore nella
quale James gli raccontava come Katy si fosse confidata con lui e si sentisse
in colpa per la sparizione della nonna dalle loro vite. James aveva chiesto in
quella lettera al padre di cercare di sistemare le cose perché vedeva la cugina
davvero turbata. E Harry aveva fatto leggere la lettera a Dudley. Il padre
della ragazza era rimasto evidentemente scosso da quello che James aveva
scritto e decise di andare a parlare con la madre Petunia. Ma Petunia non gli
permise nemmeno di mettere piede in casa e a Dudley non era rimasto che
infilare nella buca delle lettere di Privet Drive la
lettera che James aveva scritto. Non credeva che l’avrebbe più rivista.
-Mamma- disse di nuovo Dudley in
un soffio.
-Dudley…Harry…- rispose la donna
accorgendosi della presenza del nipote.
Dopo queste prime parole era
calato un silenzio imbarazzante.
-Vedo che state bene…- continuò
Petunia.
-Sì…beh, anche tu, mamma.
Una nuova pausa di silenzio
durante la quale Harry osservò meglio la zia. Non la ricordava così vecchia. Profonde
rughe attraversavano la fronte solcandola senza pietà. Il naso sottile e adunco
torreggiava in mezzo al viso, privo di espressione. Gli occhi scuri avevano
perso parte della vitalità che Harry ricordava e ora fissavano Dudley e Katy
quasi con timore.
-Io…Katy…sei cresciuta…e anche tu
Eddie!
Come se si fosse appena svegliato
da un lungo sogno, Eddie corse verso la nonna e la abbracciò incredulo.
-Nonna! Sei tornata! Ma…sei
andata così lontano solo con il treno?
Petunia fissò Helena e Dudley con
un’espressione stupita che per un istante fece sorridere Harry. La stessa
espressione che aveva quando Dudley aveva ringraziato Harry prima di lasciare Privet Drive in un tempo oramai lontanissimo.
-Eddie! Lascia stare la nonna!
Sarà stanca dopo il lungo viaggio…- tentò di dire Helena, ma sua figlia fu più
sveglia e più veloce.
-Eddie! Nonna non è mai andata da
nessuna parte! Non voleva vederci, tutto qui!
A volte la verità può essere
anche più dolorosa di una bugia. Petunia fece una smorfia che sembrava di pentimento,
mentre Eddie volgeva la sua testa bionda ora verso i suoi genitori, ora verso
sua sorella. Evidentemente attendeva che qualcuno gli dicesse che era tutto uno
scherzo.
-Ehm…James…perché non porti i
tuoi fratelli e Eddie a vedere l’espresso? Papà e io arriviamo subito- disse Ginny con un sorriso che serviva a tranquillizzare i suoi
figli e Eddie. James annuì e Harry potè vedere che
mentre si dirigeva verso la parete tra i binari nove e dieci guardò Katy
accennando un sorriso. Ma nessuno dei più piccoli volle seguire James. Con
un’occhiata impertinente al fratellino, James prese il carrello dalla madre e
cominciò a correre. Un attimo dopo era sparito.
-Qualcuno mi spiega?- disse
Petunia richiamando l’attenzione.
-Mamma…credevi che avrei detto a
mio figlio che non volevi più vederci perché consideravi Katy e la famiglia di
Harry come dei mostri? Abbiamo mentito…gli abbiamo raccontato che hai fatto un
lungo viaggio perché avevi bisogno di riposare…
Petunia annuì assorta.
-Avete fatto bene…
-Lo credo anche io- Dudley non
sapeva cosa provare in quel momento. Rabbia per il comportamente
di sua madre o gioia perchè finalmente si era rifatta
viva?
-Io ti devo delle scuse Dudley e
le devo anche a Katy e Harry.
Harry aprì la bocca per dire
qualcosa. Non sapeva esattamente cosa avrebbe detto, sentiva solo di dover
parlare. Ma non lo fece. Sentì Ginny che gli
afferrava dolcemente il polso e glielo stringeva scuotendo il capo. Doveva aspettare
che Petunia finisse di parlare.
-Sì…avevi ragione…la mia gelosia
mi ha portato via mia sorella…e mio nipote- continuò guardando Harry che
sorrise con imbarazzo.
-Ma non voglio perdere mio figlio
e i miei nipoti!- disse infine risoluta. -Vorrei, vorrei tornare a far parte
della tua vita, Katy!
La ragazzina fissò la nonna con
sospetto. Sapeva di essere stata la causa della lontananza, ma ora sapeva anche
che la nonna era tornata per lei. Già…per sua nipote. Perché non voleva
perderla. Non poteva perderla. Sorrise e si avvicinò alla nonna. Le allungò una
mano.
-Vieni con me- le disse
semplicemente e la portò con sé aldilà della barriera, per farle conoscere il
suo mondo.
Harry e Ginny
si avvicinarono di nuovo a Albus e Lily che avevano
osservato la scena con una certa apprensione. Non avevano capito cosa era
successo, ma era chiaro che qualcosa di molto importante era appena accaduto.
-Mi scriverete, vero?- chiese subito Albus
ai genitori, approfittando della temporanea assenza del fratello.
-Tutti i giorni se vuoi- rispose Ginny.
-Non proprio tutti- si affrettò a ribattere Albus. -James dice che gli altri ricevono lettere da casa
una volta al mese.
-L’anno scorso gli scrivevamo tre volte la settimana-
precisò Ginny.
-E non devi credere a tutto quello che ti dice su Hogwarts- aggiunse Harry. -A tuo fratello piace scherzare.
Fianco a fianco, spinsero il secondo carrello, prendendo
velocità. Quando arrivarono alla barriera, Albus
trattenne il fiato, ma non ci fu nessuno scontro. La famiglia emerse sul binario
nove e tre quarti, oscurato dal denso vapore bianco che usciva dal rosso
Espresso per Hogwarts. Sagome indistinte sciamavano
nella nebbiolina che aveva già inghiottito James.
-Dove sono?- chiese Albus
preoccupato, scrutando le forme confuse lungo il binario.
-Li troveremo- lo rassicurò Ginny.
Ma il vapore era fitto ed era difficile distinguere i volti.
Separate dai proprietari, le voci rimbombavano in modo innaturale. Harry
riconobbe Percy impegnato in un’animata discussione
sulle norme relative ai manici di scopa, e fu liete di avere una buona scusa
per non fermarsi a salutare.
Harry fece un accenno di saluto a
sua nipote Molly, la primogenita di Percy che chiacchierava
con la madre e un’amica compagna di scuola. Molly era l’unica fino a quel
momento ad essere stata smistata in una casa diversa da Grifondoro:
era una Corvonero, ed era stato un duro colpo per
tutti i membri della famiglia Weasley. Soprattutto
per Ron che aveva passato la prima settimana dopo lo smistamento di Molly a
raccontare di come fosse rimasto sconvolto dalla notizia. Harry ricordava
distintamente che la scoperta che Molly era degna di entrare nella Casa di Corvonero non lo aveva sorpreso più di tanto…in effetti
aveva sempre creduto che il cappello parlante avesse fatto un errore con Percy. Lui e la figlia erano perfetti per quella casa dove
l’intelletto era considerato la qualità migliore. E certamente Molly aveva
dimostrato di avere un’intelligenza superiore a quella di qualsiasi suo
coetaneo.
-Credo siano loro, Al- disse Ginny
a un tratto.
Un gruppo di quattro persone affiorò dalla nebbia accanto
all’ultima carrozza. Solo quando Harry, Ginny, Lily e
Albus si furono avvicinati, riuscirono a distinguere
le loro facce.
-Ciao- li salutò Albus,
immensamente sollevato.
Rose, che già indossava la divisa di Hogwarts
nuova di zecca, gli sorrise radiosa.
-Tutto bene con il parcheggio?- chiese Ron a Harry. -Io sì. Hermione non credeva che sarei riuscito a superare l’esame
di guida babbano, vero? Pensava che avrei dovuto
confondere l’esaminatore.
-Non è vero- protestò Hermione. -Avevo
assoluta fiducia in te.
-In realtà l’ho confuso- sussurrò Ron a Harry mentre
caricavano insieme il baule e il gufo di Albus sul
treno. -Avevo solo dimenticato di guardare nello specchietto retrovisore, e
diciamocelo, per quello posso sempre usare un Incanto Supersensor.
Sul marciapiede Lily e Hugo, il fratello minore di Rose,
erano immersi in un’animata discussione sulla Casa in cui sarebbero stati
Smistati una volta a Hogwarts.
-Se non finisci in Grifondoro ti
diserediamo- intervenne Ron, -ma non voglio metterti pressione.
-Ron!
Lily e Hugo risero, ma Albus e
Rose erano serissimi.
-Non dice davvero- li rassicurarono Hermione
e Ginny, ma Ron si era distratto.
-Ginny!-
una voce si era fatta largo tra le nebbie dell’Espresso. La donna si voltò per
vedere chi l’aveva chiamata. Di sicuro il suo udito l’aveva tradita. Non poteva
essere lei…non lì!
-Luna!- disse Ginny
inizialmente titubante. Solo quando il profilo dell’amica fu chiaro Ginny le corse incontro e l’abbracciò con forza.
-Cosa ci fai qui, Luna?
-Che domande, Gin! Dove dovrei
essere il primo settembre?- la semplicità di Luna era rimasta immutata nel
corso degli anni.
-Credevo fossi in Francia in
questo periodo…
-Lo ero…ma non potevo certo
permettere che Lorcan frequentasse Beauxbaton! Avrei rischiato di avere una di quelle ochette
per casa a vita…senza offesa per Fleur-
disse infine Luna.
-Quindi Lorcan
frequenterà Hogwarts? E quindi tu resterai in
Inghilterra?
-Beh…diciamo che passerò molto
più tempo qui che altrove…Ralf ha del lavoro da fare per il Ministero e abbiamo
comprato una piccola casetta in zona Ealing Broadway.
Un po’ fuori dal centro, ma davvero molto tranquilla.
Ginny non
credeva a quello che sentiva. Era al settimo cielo.
-Dici sul serio? Ma perché non me
l’hai detto prima?
-E perdermi la tua faccia in
questo momento? Lorcan, perché non dici a tuo padre
di aiutarti a mettere il baule sul treno?
Un ragazzino dai corti capelli
biondo cenere e gli occhi scuri era spuntato al fianco di Luna.
-Certo, mamma! Ma non ci sono
vagoni liberi!
-Sul nostro c’è ancora posto se
ti va…- dissero Albus e
Rose. Lorcan li fissò per qualche istante per poi
rivolgere la sua attenzione all’uomo vicino a Albus.
-Mamma! Ma…è lui? È Harry
Potter?- chiese cambiando espressione. Ora aveva assunto lo sguardo curioso
tipico di Luna quando parlava di Nargilli o altre
strane creature.
-Sì, è lui…ma non è carino
additarlo così.
-E tu devi essere Albus- continuò Lorcan incurante
del rimprovero della madre. -E quindi tu sei Rose e loro sono i tuoi genitori. Hermione Granger, la donna più
intelligente del mondo magico, e Ron Weasley! Mamma
dice che lei è il ragazzo più buffo che abbia mai incontrato!
Luna sorrise innocentemente
mentre Ron arrossiva alla velocità della luce. Hermione,
Ginny e Harry invece risero.
-Allora ti va di salire con
loro?- chiese di nuovo Luna.
-Certo!- Lorcan
prese i suoi bagagli e seguì Albus sul vagone.
Ron intanto era tornato serio. Intercettò
lo sguardo di Harry e accennò di nascosto a un punto a una cinquantina di metri
da lì. Il vapore per un attimo si diradò e tre persone si stagliarono nitide
contro la nebbiolina fluttuante.
-Guarda chi c’è.
Era Draco Malfoy
con moglie e figlio, un capotto scuro abbottonato fino alla gola. Stava
cominciando a stempiarsi, il che enfatizzava il mento appuntito. Il ragazzino
gli assomigliava quanto Albus assomigliava ad Harry. Draco si accorse che Harry, Ron, Hermione
e Ginny lo guardavano, fece un brusco cenno di saluto
e si voltò. Evidentemente la cotta per Hermione
non gli era passata del tutto e Astoria non avrebbe certo apprezzato un suo
riavvicinamento alla donna che le aveva quasi rubato il marito.
-Non vai a salutarlo?- chiese Ron
ad Harry.
-Non adesso…ora sono qui con la
mia famiglia- rispose Harry che sapeva quanto Ron faticasse ad accettare
l’amicizia tra Harry e Draco. Ron dal canto suo
apprezzò quel gesto e sorrise facendo finta di nulla.
-E così quello è il piccolo Scorpius-
commentò Ron sottovoce. -Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per
fortuna hai il cervello di tua madre.
-Ron, per l’amor del cielo- ribattè Hermione, un po’ seria un
po’ divertita. -Non cercare di metterli contro ancora prima che la scuola sia
cominciata!
-Hai ragione, scusa- concesse Ron, ma non riuscì a
trattenersi e aggiunse: -Non dargli troppa confidenza Rosie. Nonno Arthur non
ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue.
-Ehi!
James era ricomparso; si era liberato di baule, gufo e
carrello, e moriva dalla voglia di raccontare qualcosa.
-C’è Teddy laggiù- ansimò,
puntando alle sue spalle, verso le nuvole di vapore. -L’ho appena visto! E
indovinate cosa sta facendo? Si bacia con Victoire!
Guardò verso gli adulti, chiaramente deluso dalla mancanza
di reazioni.
-Il nostro Teddy! Teddy Lupin! Che si bacia con la nostra Victoire!
Nostra cugina! Gli ho chiesto cosa stava facendo…
-Li hai interrotti?- domandò Ginny.
-Sei proprio come Ron…
-E lui ha detto che era venuto a salutarla! E poi mi ha
detto di andar via. Si stavano baciando!- aggiunse James, come se fosse
preoccupato di non essere stato abbastanza chiaro.
-E’ normale, Jamie! Victoire è qui per salutare Dominique e Louis e Teddy l’ha raggiunta per salutare lei, visto che non si
vedranno per un po’!- rispose Harry cercando di spiegare al figlio maggiore
perché Teddy fosse al binario.
-Tesoro, James non è sconvolto
per via del fatto che Teddy è qui ma perché sta
baciando Victoire!
Harry sembrò non aver capito. Non
subito. Ma quando realizzò sorrise sinceramente divertito.
-James! Che cosa ti stupisce
tanto? L’avevamo capito tutti…
-Non è vero!- protestò il
ragazzino offeso.
-Anche Lily l’aveva capito…- aggiunse Albus attirando
su di sé lo sguardo poco amichevole del fratello maggiore.
-Oh sarebbe bellissimo se si sposassero!- sussurrò Lily
estatica. -Così Teddy farebbe davvero parte della
famiglia!
-Viene già a cena quattro volte la settimana- osservò Harry.
-Perché non gli diciamo di venire a vivere da noi e la facciamo finita?
Harry a dire la verità aveva già
tentato di convincere di nuovo Teddy a vivere con
tutti loro a Grimmauld Place,
ma tra il lavoro a Hogwarts e la storia con Victoire il ragazzo continuava a preferire la sua
sistemazione a Hogsmeade e la casa ereditata dai suoi
genitori. A volte avere intorno tutti i Potter non era affatto semplice. Erano
un’onda anomala che ti travolgeva con forza senza controllo…a volte era
piacevole sentirsi parte di quell’onda , a volte invece era difficile. Adorava
i Potter e appena poteva passava del tempo con loro, ma aveva bisogno di tempo
per lui, per costruire la sua vita. E rifiutare i continui inviti di Harry a
tornare a vivere a Grimmauld Place
era necessario.
-Sì- esclamò James entusiasta. La
proposta di vivere con Teddy era esaltante. Si
ricordava come era vivere con lui e gli piaceva. Anche se ora c’erano Albus e Lily. Dopo che Teddy se
ne era andato, aveva faticato a legare con i fratelli ma alla fine ce l’aveva
fatta: aveva imparato ad apprezzare la calma di Albus
e ad approfittare della sua timidezza, mentre ammirava il coraggio di Lily di
tenergli testa. Però l’idea che Teddy potesse tornare
con loro non gli dispiaceva affatto: fare il fratello maggiore non era affatto
semplice! Teddy sarebbe stato sicuramente più adatto
per quel ruolo! -A me non importa di dormire con Al…Teddy
può prendere la mia stanza!
-No- rispose Harry deciso, -tu e Al starete in stanza
assieme solo quando vorrò far demolire la casa.
Guardò il vecchio orologio ammaccato che era appartenuto a Fabian Prewett.
-Sono quasi le undici, è meglio se salite.
-Non dimenticare di dare un bacio a Neville!- raccomandò Ginny a abbracciandolo.
-Mamma! Non posso dare un bacio a un professore!
-Ma tu sei amico di Neville…
James alzò gli occhi al cielo.
-Fuori sì, ma a scuola lui è il Professor Paciock, no? Non posso andare in classe di Erbologia e baciarlo…
James scosse il capo per le assurdità della madre e si sfogò
tirando un calcio ad Albus.
-Ci vediamo più tardi, Al. Occhio ai Thestral.
-Pensavo che fossero invisibili. Hai detto che erano
invisibili!
Ma James rise, si lasciò baciare dalla madre, abbracciò in
fretta suo padre e balzò sul treno che si andava riempiendo. Lo videro agitare
il braccio in segno di saluto e correre via lungo il corridoio a cercare i suoi
amici.
-Non devi preoccuparti per i Thestral-
spiegò Harry ad Albus. -Sono creature gentili, non
c’è niente di spaventoso in loro. E comunque non arriverai a scuola in carrozza,
ci andrai in barca.
Ginny baciò Albus.
-Ci vediamo a Natale.
-Ciao, Al- disse Harry, mentre il figlio lo abbracciava.
-Non dimenticare che Hagrid ti ha invitato ad prendere
il tè venerdì prossimo. Non perdere tempo con Pix.
Non sfidare a duello nessuno finché non avrai imparato. E non farti prendere in
giro da James.
-E se divento un Serpeverde?
Il sussurro era destinato solo a suo padre, ed Harry capì
che il momento della partenza aveva spinto Albus a
rivelare quanto grande e sincera fosse la sua paura.
Harry si accovacciò in modo che il viso di Albus fosse appena sopra il suo. Era l’unico dei suoi tre
figli ad aver ereditato gli occhi di Lily.
-Albus Severus-
mormorò, in modo che nessuno sentisse a parte Ginny,
e lei, con molto tatto, finse di salutare Rose, già sul treno. –Tu porti il
nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia
mai conosciuto.
-Ma se…
-…vorrà dire che la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un ottimo studente, no? A noi
non importa, Al. Ma se per te è importante, potrai scegliere Grifondoro invece di Serpeverde.
Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta.
-Davvero?
-Con me l’ha fatto- confermò Harry.
Non l’aveva mai detto a nessuno dei suoi figli e vide la
meraviglia sul volto di Albus. Ma ormai gli sportelli
sbattevano lungo il treno rosso e le figure sfocate dei genitori si avvicinavano
alle carrozze per i baci di addio e le ultime raccomandazioni. Albus balzò a bordoa e Ginny chiuse lo sportello alle sue spalle. Dai finestrini più
vicini si sporgevano studenti. Un gran numero di facce, sia sul treno sia sul
binario, erano rivolte verso Harry.
-Cos’hanno tutti da guardare?-
chiese Albus, mentre lui e Rose allungavano il collo
per osservare gli altri studenti.
-Non farci caso- esclamò Ron. -E’ per me. Sono estremamente
famoso.
Albus, Rose, Hugo e Lily risero. Il
treno cominciò a muoversi ed Harry lo seguì camminando, guardando il viso magro
del figlio, già infiammato per l’emozione. Continuò a sorridere e salutare, anche
se era come un piccolo lutto vedere suo figlio allontanarsi...
L’ultima traccia di vapore svanì nell’aria autunnale. Il
treno svoltò. La mano di Harry era ancora alzata in segno di saluto.
-Non avrà problemi- mormorò Ginny.
Harry la guardò e distrattamente abbassò la mano a sfiorare
la cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
-Lo so.
La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni. Andava
tutto bene.
Bene,
eccoci arrivati alla fine di questo lunghissimo percorso durato 82 capitoli e
non so più quanti anni ormai!
Che
dire! Senza questa storia mi sentirò molto più sola! È la prima che ho scritto
ed è di certo quella a cui sono più affezionata! Ma tutto deve avere una fine!
Spero solo che vi siate trovati bene in mia compagnia, in compagnia di Harry,
Ron, Ginny ed Hermione…e di
tutti gli altri!
Ora
vorrei ringraziare ognuno di voi…sì, proprio ogni persona che in questo momento
sta scorrendo con i suoi occhi queste righe! Siete stati tutti ugualmente
importanti per la riuscita di questa storia, che si è scritta man mano seguendo
anche in vostri pensieri e i vostri commenti! Perciò, grazie a tutti!
Mi
piacerebbe sapere ora che tutto è finito cosa ne pensate, cosa vi è piaciuto e
cosa no…cosa avreste fatto diversamente. Non so…avere una vostra opinione su
tutta la storia e non più solo sui singoli capitoli! Quindi aspetto di sentirvi
=)
Beh, è vero che non posso più darvi appuntamento al prossimo capitolo, però a tutti gli appassionati delle Harry/Ginny posso dire che la fiction sulla vita di Ginny (ovviamente per buona parte incentrata sul suo rapporto con Harry) è in pubblicazione di nuovo. Questo è il link se vi interessa: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=329682&i=1
Infine
una domanda molto importante: sono in cantiere due storie di cui ho già scritto
qualche capitolo…la prima è sui Malandrini, la seconda sulla New Generation (una
sorta di sequel di questa…). Sono indecisa su quale fare prima nel caso avessi
tempo da dedicarci prossimamente. Mi piacerebbe sapere da voi quale
preferireste leggere eventualmente. Grazie in anticipo per le vostre risposte.
E
ora non mi resta davvero che salutarvi…ringraziarvi di nuovo di tutti questi
anni e capitoli passati insieme!
Grazie
di cuore a tutti!
A
presto!