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Autore: Trick    13/04/2012    22 recensioni
Quindi, sì: era una notte buia e tempestosa, fin quando Albus Silente non ha acceso gli interruttori sul più mirabolante sipario che abbiate mai immaginato.
Ragazze. Ragazzi. Compagni. Amici. Parenti. Vicini. Il mio gatto.
Benvenuti a Hoguort.

Parodia a caso di una qualsiasi fyccina presa a caso, dedicata a tutte le fan-writer con la capacità di distinguerle da una fan fiction vera.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Note di Trick (non me ne frega niente se le saltate, tanto io non verrei comunque a saperlo).
Questa fan ficton assolutamente demenziale mi è venuta fuori dopo un attacco isterico dovuto all'eccesso di fyccine con cui il poveri siti di fan fiction sono ricolmi. Non so se diventerà una cazzata a capitoli. Non credo, ma giusto perché ho un sacco di cose da fare e un piffero di tempo per farle, in 'sto periodo.

Nel frattempo, volevo dedicare questa cosa da niente a tutte quelle fan-writer serie che davanti a certe amenità della scrittura amatoriale si sentono prese per il culo.

***

Era una notte buia, molto buia. Così buia, che in tutto quel buio pareva impossibile poter vedere la più piccola traccia di qualsivoglia elemento interessante ai fini della storia. Ma non importa, questo è il mio epico incipit drammatico e voglio che entriate nel contesto.
Era buio e il mondo era un posto tanto, tanto cattivo. Così cattivo, che in tutta quella cattiveria le tapine e misere forze del Bene stavano ormai svanendo a causa dell'inumana perfidia di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte.
Ahimè, come spiegarvi le circostanze che ci hanno condotto a ciò?
Intanto, partiamo dal presupposto che siano tutti deficienti e teniamolo bene stretto fino alla fine di questa sclerotica e dozzinale epopea. Apparentemente, ben sette grossi libri farciti di fallimenti e umiliazioni da parte di quei dementi dei Mangiamorte, infatti, non erano bastati all'Ordine della Fenice per capire quanto fossero effettivamente incapaci i sopracitati tizi cattivissimi e perfidi. Nel corso del Fu Potter Canonico perduto nei secoli (quello in cui ancora venivano narrate le epiche prodezze di uno sputacchio d'ossa con gli occhiali tondi, un allocco col naso lungo e i capelli carota e una tizia con un cespuglio in testa e i dentoni, per intenderci), i Mangiamorte sono talmente pirla che verrebbe da chiedersi come abbia fatto Lord V. a mantenere il potere così a lungo.
Ma questo alla Somma Autrice non interessa. Cioè, gente, seriamente: chi se ne fotte di come cavolo facciano dei simili idioti a conquistare il mondo. No, non la Gran Bretagna. Se si deve fare una cosa, la sia fa come si deve: qui, Lord V. conquista il mondo, la galassia, l'universo, Narnia e la Terra dei Ghiottoni. Avete visto quanto è cattivo, no?
Era davvero una notte molto buia e a noi, del come Lord V. abbia conquistato il globo, non ce ne frega niente. A noi interessa soltanto che qualcuno faccia luce sul destino dei nostri sopracitati (dove?) personaggi.
Quindi, sì: era una notte buia e tempestosa, fin quando Albus Silente non ha acceso gli interruttori sul più mirabolante sipario che abbiate mai immaginato.
Ragazze. Ragazzi. Compagni. Amici. Parenti. Vicini. Il mio gatto.
Benvenuti a Hoguort.

INSERIRE QUI IL TITOLO
perché fa un sacco figo

«Carissimi studenti!» strilla con ambigui versi acuti il Preside Albus Silente dall'alto del suo sommo leggio. Sì, acuti. Anche in questa storia, il Preside Silente è sotto l'effetto di potenti barbiturici: non dite alle vostre mamme che sono stata io, a rivelarvelo. «Come sapete, Lord Voldemort è tornato e tempi assai bui e tempestosi ci attendono. Dubito che qualche membro delle famiglie che avete lasciato a casa possa stare tranquillo e sperare di sopravvivere, ma voi siete qui, a Hoguort, l'ultimo posto in cui mi aspetto di vedere ambientato un epico duello mortale fra Harry Potter e Lord Voldemort, quindi rasserenatevi e comportatevi come se niente di tutto ciò vi interessasse».
Hermione Granger, sedicenne studentessa di Grifondoro dall'impeccabile e ossessivo rendimento scolastico, aprì la bocca con espressione confusa e scosse appena la criniera di incontrollabili e ben poco affascinanti capelli crespi. Si voltò verso i due amici, seduti di fronte a lei e con la stessa faccia perplessa. Ron Weasley storse il naso lungo e mostrò i palmi delle grandi mani con l'aria di chi non vuole immischiarsi in alcuna faccenda misteriosa. Harry Potter, mingherlino e dalla folta zazzera nera, fece le spallucce.
«Avete ascoltato almeno una parola di quello che ha detto il professor Silente?».
Harry e Ron si scambiarono un'occhiata in tralice che fece sbuffare alla ragazza:
«Ovviamente no. Se lo aveste fatto, avreste capito che c'è qualcosa che non torna. Non vi sembra strano che Silente ci inciti a fingere che Tu-Sai-Chi non esista?».
«Forse soffre di demenza senile e se l'è scordato» scherzò Ron, picchiettandosi la tempia con l'indice. «Non sarebbe affatto male se si scordasse pure gli esami di fine anno».
Mentre Harry ridacchiava sotto i baffi, Hermione lo liquidò con un'occhiata boriosa.
«Detto ciò, è tempo di presentarvi i vostri nuovi compagni di scuola» proruppe nuovamente la voce leggiadra di Silente. «Ma, visto che a nessuno di voi interessano i mocciosi per nulla interessanti del primo anno, li Smisteremo a caso e non li nomineremo mai più. Sono qui per presentarvi una ragazza davvero molto, molto speciale. È originaria delle lontane Americhe, ma a causa dei cazzi dell'Autrice, di un trasferimento di residenza e di un viaggio temporale frequenterà Hoguort solo da oggi!».
Le mandibole di Hermione si spalancarono in maniera tragicomica.
«Di che sta parlando?».
«Ma della nuova studentessa, no?» esclamò una ragazza seduta vicino a Lavanda Brown. «Cos'è, sei sorda?».
Harry, Ron e Hermione si sporsero verso di lei. Era una sedicenne particolarmente bella, con i lunghi boccoli dorati elegantemente acconciati sulle spalle, la pelle nivea e i grandi occhioni dorati dalle lunghissime ciglia scure.
«Secondo me, Hermy, un Ippogrifo le ha sputato in un orecchio!» rise un ragazzo dall'aria prestante seduto di fronte a lei. Aveva le spalle larghe e muscolose, il profilo fascinoso da bravo ragazzo di campagna (non so cosa sia, ma la Somma Autrice mi ha detto che è così), una fiammeggiante chioma rossa e gli occhi azzurri più splendenti che qualcuno avesse mai visto. L'angelica apparizione era stata, ahinoi, brutalmente distrutta dalla scadente battuta di poco prima, ma l'amico dai capelli neri più dell'ebano e della pece e del carbone e della notte seduto accanto a lui non pareva della stessa opinione. Scoppiò a ridere, mostrando la dentatura perfettissima e sollevò il viso verso di loro. Attraverso un paio di occhialini estremamente raffinati, i suoi occhi sembravano due smeraldi lucenti nell'oscurità. I capelli gli ricadevano in ciocche ordinatamente scomposte attorno al bel viso.
Harry, Ron e Hermione si guardarono con sguardi persi.
«Voi li avevate mai visti, questi?» chiese confuso Ron.
Hermione scosse il capo e fece cenno ai due amici di ignorare i tre sconosciuti studenti di Grifondoro. Stava per dire qualcosa di profondamente intelligente (si suppone), quando Silente riprese nuovamente a strillare.
«È un onore per me presentarvi Lilian Amanda Jasmine Amber Serena Alexandra Serena Matilde Martina Charlotte Elizabeth Selene Megan Cassiopea Samantha Haley Sarah Helena Ophelia Mary Cornelia Sophia Marilisa Elenoir Chanel Thiana Clotilde Amaranta Amarena Scrivania Giumenca Riddle».
Seduto all'altro lato della panca accanto a Ginny Weasley, Neville Paciock si sporse verso Harry e si grattò una guancia paffuta.
«Ehi, ma quante sono?».
La giovane sconosciuta (che, per ovvi motivi tecnici, chiameremo da qui in avanti Nomea) si erse in tutto il suo splendore da qualunque posto fosse nascosta. I suoi capelli avevano il colore delle notti più stellate, blu a pois argento, e i suoi occhi avevano la stessa tonalità del blu brillante (quindi, abbiamo supposto fossero proprio blu brillante), ma più blu, più belli, più speciali, più unici. E brillavano un sacco, il che la rendeva davvero cool. Era alta e meravigliosa e, sebbene non sia ancora chiaro dove dovesse avere le curve, lei le aveva proprio al posto giusto. Cioè, avete capito? Lei non aveva una tetta sul ginocchio, no! Lei ce l'aveva proprio lì, dove si suppone debba stare la tetta.
Che figa.
Indossava un vestito azzurro che... no, questo non fatemelo fare.
Nomea Riddle fece sfavillare la sua specchiante dentatura perfetta in un larghissimo sorriso gentilmente sfrontato e ringraziò Silente dell'ospitalità.
«Mia carissima ragazza, l'onore è nostro!» esclamò il drogatissimo Silente, incurante del fatto che i suoi professori erano probabilmente stati mangiati da Hagrid, visto che nessuno li aveva ancora citati. «E ora, procediamo con lo Smistamento».
Il Cappello Parlante le scivolò con raffinatezza sulla chioma stellata.
«Oh, ma cosa vedo, qui. Una giovane nuova arrivata! Fantastico! Fantastico!».
Il Cappello Parlante doveva aver fumato gli aromi esalati da qualunque altra cosa avesse assunto Silente. Questa fan fiction sta diventando un pessimo, pessimo esempio per i più piccoli. Ricordatemi di metterci un rating altissimo.
«Sì, il mio nome è Lilian Amanda Jasmine Amber Serena Alexandra...».
«Buon Dio, basta!» strillò un disgraziato Corvonero di cui non ci frega niente fra le lacrime.
«...Riddle» terminò incurante Nomea.
«Riddle?» ripeté con interesse il Cappello. «Mmh... ho già sentito questo nome».
Ma che mistero misterioso, verrebbe da dire! E invece no, nessuno a parte Harry, Ron e Hermione (quello mingherlino, quello col naso lungo e quella con i capelli crespi) sembrava capace di collegare la bellissima Nomea al temibile Tom Riddle. Secondo gli appunti lasciati dalla Somma Autrice, Tom Riddle è... aspettate un attimo, devo cercare meglio. Allora... il superpotere degli occhi non ci interessa ancora, decisamente no... no, il fatto che è una Vampira Mannara Elfa è lo scoop geniale del terzo capitolo, questo bisogna proprio tenerlo segretissimo... ah! Ecco! Lei è la figlia di Tom Riddle, Lord V., Oscuro Signore.
«Sì, Riddle è mio padre. Tom Riddle» informa con estrema professionalità la fanciulla.
Ora, io avevo supposto che sarebbe stata come minimo emarginata da tutti i suoi compagni di scuola, resa vittima di bullismo e, probabilmente, strangolata. Ci sono cose che la gente dovrebbe imparare a tenere per sé, tipo che sei la figlia del mago più Oscuro di tutti i tempi o che hai le verruche nei piedi. E invece no, non si sta mai zitti.
Ginny Weasley, con i capelli rossi regolarmente legati dietro la testa, gli occhi di un comune nocciola e la faccia ricoperta di lentiggini, scattò dalla panca e fissò con improvviso astio la ragazza. Poi, il suo sguardo da adolescente incavolata con il mondo intero si posò sul delirante Silente.
«Lei è la figlia di Tu-Sai-Chi!» urlò indignata al resto della scuola. «Tom Riddle è il vero nome di Tu-Sai-Chi!».
Dai quattro tavoli si levarono boati di grida. Chi strillava terrorizzato, chi inneggiava al massacro e chi, giustamente, accusava Silente di essere del tutto rincoglionito. Eh, dai, facciamoci delle domande.
«Voldemort ha una figlia?» chiese nel caos Harry.
«Mai sentito niente del genere!» gli rispose Hermione.
«Devo vomitare!» commentò Ron.
«Smettetela!» gridò una voce femminile dal tavolo dei Grifondoro.
Una ragazza dai lunghissimi e scintillanti capelli di fuoco (Charizard, possibile?) si levò in piedi e fissò tutti con i suoi occhi azzurrissimi.
«Come potete comportarvi così? È forse colpa sua, se suo padre è un maniaco omicida e ha cercato di ucciderci tutti innumerevoli volte? È forse colpa sua, se non ha amici e nessuno le vuole bene? È forse colpa sua, se il buco dell'ozono si sta espandendo e noi moriremo tutti? È forse colpa sua, se le Spice Girls si sono sciolte?».
La Sala Grande era ammutolita di colpo ed io, vi giuro, sto seguendo alla lettera gli appunti della Somma Autrice.
Ginevra Weasley (così si chiamava la paladina dei deboli) alzò fiera il capo e lanciò uno sguardo carico di comprensione verso Nomea Riddle. Tutti i personaggi della storia presenti che avevano già perso la ragione si accorsero del meraviglioso sodalizio mai pronunciato instauratosi d'un tratto fra le due giovani streghe. Quegli altri ancora normali, invece, le presero per pazze.
«E tu chi saresti?» chiese Ginny.
«Il suo nome è Ginevra» disse il ragazzo dai capelli rossi di poco prima, alzandosi eroicamente al suo fianco. «Ed io sono Ronald Weasley, ma potete chiamarmi Ron».
Di nuovo, epocale silenzio. Come questo potesse accadere all'interno di una sala che dovrebbe contenere centinaia e centinaia di ragazzi, questo non ci è di nuovo dato saperlo.
Ron Weasley, quello con il naso lungo, si alzò a sua volta.
«Maledizione, ma che stai dicendo? Io sono Ron Weasley».
«Non ti permettere di rispondergli con quel tono!» s'intromise la giovane dai boccoli dorati. «Io sono Hermione Granger».
«Sì, ma tutti la chiamiamo Hermy» aggiunse con una smorfia saccente Ginevra Weasley, quella con la testa che andava a fuoco. «Hermy Granger».
«No, no, no» sentenziò con ferrea decisione Hermione, quella con i capelli crespi e i dentoni. «Io sono Hermione Granger e loro sono Ron e Ginny Weasley» indicò l'amico al suo fianco e la sorellina dietro di lui. «E questo qui è Harry Potter».
L'avvenente ragazzo dai capelli neri seduto in mezzo all'improbabile gruppetto di Grifondoro si alzò a sua volta e sollevò orgogliosamente il mento.
La Somma Autrice dice di inserire dei cori di ragazzine strillanti, ma non troppi, perché ne servono di più per l'arrivo maestoso di Draco Malfoy. No, non quello pallido e dal viso a punta, quello figo con i pettorali.
«GRIFONDORO!» strillò nel silenzio il Cappello Parlante.
Nomea Riddle sfilò il magico copricapo, ringraziò con un inchino il demente Preside e s'incamminò con aria fieramente timida verso il tavolo rosso e oro. Giunta esattamente nel mezzo dei due gruppetti di litiganti (e non ho ancora capito se qualcuno o meno si fosse accorto di loro, ma tant'è che la Somma Autrice ha detto che non importa), li scrutò con i suoi carismatici occhi e mormorò ferocemente:
«Non dovete litigare. Ho già sofferto così tanto nel corso del mio passato... mio padre mi ha tenuta rinchiusa fino ad oggi: mi ha concesso di frequentare Hoguort dopo averlo tanto implorato solo pochi giorni fa. Ha ucciso mia madre per timore che il suo amore mi rendesse troppo debole e devo a lui tutta la mia forza. È mio padre e gli devo molto, ma lo odio profondamente e desidero che muoia con atrocità. Ha ucciso mio madre e mi ha resa la persona meravigliosa che sono. Potrei desiderare forse altro?».
Hermy e Ginevra avevano le belle guance rosee velate di lacrime e perfino Ron, quello bello, si tratteneva a stento. Harry Potter, quello figo, si alzò e le tese la mano.
«Benvenuta, Nomea. Spero ti troverai bene».
Quegli altri, invece, osservavano la scena con sguardo vagamente terrorizzato. Negli appunti della Somma Autrice non c'è scritto altro, se non: vanno tutti nei Dormitori a dormire, perché domani Lilian Emilia Jessica Alexandra Romualda Bla-Bla-Bla deve raccontare a tutti la sua mirabolante storia di vita passata. Mi raccomando, ricordati di quando ha sconfitto il temibile Stregone Briccone e quando ha addomesticato il suo primo Dorsorugoso di Norvegia. Domani indosserà una T-shirt rosa e risponderà malissimo a Draco, che si innamorerà di lei. Però poi litigherà con Hermy, che è gelosissima.
Che dite, dovrei dire alla Somma Autrice che inizia a darmi qualche problema?

Firmato con reale e realistico amore,
il Vostro Canon





   
 
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