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Autore: Jules_Black    13/04/2012    5 recensioni
Courtney, giovane avvocato, vive una vita sentimentale eccitante come quella di una frittata. Le cose si complicano quando viene invitata, in qualità di testimone, al matrimonio di due vecchi amici.
Il Destino decide di metterci lo zampino.
La camera 130C, qualche bicchiere di troppo, una cugina intraprendente e i soliti parenti-serpenti, saranno il mix perfetto per far uscire Court fuori di testa.
Dal capitolo 1:
"Non credo che esista parola peggiore di “orripilante” per descrivere il luogo dove la Gotica ha deciso di sistemare tutto il parentado più i suoi magnifici testimoni di nozze. Siamo in qualcosa come una landa desolata del Canada, circondati da pecore e arbusti. E le pecore puzzano. Sento la rabbia crescere ad ogni chilometro macinato verso il nulla mentre cerco disperatamente di non guardare l’abito orribile steso sul sedile posteriore dell’auto. Sono nel mezzo del nulla e dovrò resistere in questo posto ai confini del mondo fino a lunedì mattina – come se fosse umanamente possibile. E sono sola, cosa più importante."
Capitolo 1: Sabato [Pubblicato]
Capitolo 2: Domenica [Pubblicato]
Capitolo 3: Lunedì, epilogo [Pubblicato]
DuncanxCourtney; TrentxGwen; Un po' tutti.
Dichiaro senza paura un po' di OOC.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#1. Sabato.

 
 
Se qualcuno mi avesse detto che avrei, un giorno di primavera, presenziato al matrimonio della Gotica in qualità di testimone, gli avrei riso in faccia. Specialmente se si considera il fatto che la Gotica in questione sta per sposare Trent e quel ragazzo – quel pezzo di manzo fresco, diciamocela tutta- ha davvero troppo cervello per giurare di amarla per l’eternità.
 
Sono le otto e sedici di un elettrico sabato mattina. Il vestito giallo canarino mi guarda in cagnesco, appeso alla gruccia. E’ orribile. Tutto pizzi e merletti e trinette – tutta quella roba che Gwen avrebbe maciullato nell’uranio se le fosse stato possibile.
Sono passati dieci anni e lei ha deciso di diventare la nuova principessa del mondo delle fate. Ormai sembra quasi una persona normale; l’ultima traccia di “goticità” è rimasta nell’ombretto sempre scuro. Il resto è un miscuglio inguardabile di rosa confetto e bianco candido.
Non mi sarei mai aspetta di poter divenire sua amica in breve tempo, dopo il suo litigio – sì, sto ancora ringraziando qualche divinità- con Duncan e la successiva relazione trionfale con Trent. E così, mese dopo mese, anno dopo anno, mi tocca perfino essere la loro suprema testimone.
Duncan è l’altro testimone, come da miglior cliché. Non so perché Trent l’abbia scelto; immagino per il suo essersi preso cura di Gwen così amorevolmente per tanto tempo. Diciamo pure che ha risparmiato a Trent un sacco di scenate sul primo bacio, la prima volta, il primo completino intimo sexy; il pezzo di manzo ha trovato il lavoro sporco già bello preparato e ha potuto portarsela a letto in tempi da record. I miracoli della vita.
La mia relazione con Duncan ha raggiunto un punto fermo. Non ci parliamo, se non per questioni di vitale importanza, non ci guardiamo, non proliferiamo in alcun modo – se si esclude quel mezzo bacio da ubriachi risalente a sette mesi, undici giorni e, più o meno, quattro ore fa.
Io sono tranquilla, ho raggiunto un nuovo equilibrio interiore – soprattutto dopo la relazione con l’insegnate di yoga, che ho scoperto gay quando volevo concludere degnamente il sabato sera. Il lavoro va a gonfie vele (per fortuna c’è sempre qualcuno che commette un omicidio e che va difeso in tribunale) e guadagno abbastanza per non avere un mutuo alle spalle.
Il problema è sorto esattamente sei mesi fa, quando mi è giunta la fatale richiesta: “vuoi tu, deliziosa Courtney, essere la nostra testimone di nozze?”. Giuro che stavo per sfoderare un’ascia e staccarle la testa. Trent è impallidito straordinariamente, Gwen agognava una risposta con gli occhi lucidi e le labbra rosse. Alla fine mi sono arresa e ho sibilato un sì.
Qual è il problema? Non ho uno straccio di fidanzato e farò la zitella acida per tutta la durata del week-end.
***
Non credo che esista parola peggiore di “orripilante” per descrivere il luogo dove la Gotica ha deciso di sistemare tutto il parentado più i suoi magnifici testimoni di nozze. Siamo in qualcosa come una landa desolata del Canada, circondati da pecore e arbusti. E le pecore puzzano. Sento la rabbia crescere ad ogni chilometro macinato verso il nulla mentre cerco disperatamente di non guardare l’abito orribile steso sul sedile posteriore dell’auto. Sono nel mezzo del nulla e dovrò resistere in questo posto ai confini del mondo fino a lunedì mattina – come se fosse umanamente possibile. E sono sola, cosa più importante.
Sarà ricordata tra gli annali della storia come la migliore amica sfigata della sposa che passa la sua vita seppellita tra libri di codice penale e diritto civile. E che sembra una balena dentro quel vestito giallo canarino. Giallo!
Reprimo un brivido, cercando di non guardare quel canarino a grandezza naturale che alberga sdraiato sul sedile. Sarà terribile e ringrazierò tutti gli dei se arriverò viva a lunedì mattina.
Giuro che se va tutto meglio del previsto, faccio voto di castità!
***
Rallento in direzione dello chalet-albergo dove passerò il resto del mio sabato, la mia domenica e la prima colazione del lunedì mattina. Due notti in questo luogo dimenticato e rustico, rozzo, campagnolo! A mangiare pecorino stagionato e bere vino direttamente dal fiasco. Complimenti Court, la tua vita ha appena toccato il fondo! E non voglio nemmeno pensare al vestito.
Decido a scendere dalla macchina solamente quando le acque davanti all’albergo sembrano essersi calmante; non voglio diventare prima del previsto lo zimbello di parenti serpenti e di invitati zoticoni. Metto con cautela un piede fuori dall’auto, aspettando il cumulo di gente che sicuramente mi attaccherà. Stranamente, calma piatta.
Nessuno sembra accorgersi dell’arrivo di Court – non che io voglia ovviamente. Capisco il motivo della mia apparente invisibilità avvicinandomi al folto gruppo di persone che staziona davanti all’ingresso. Sono appena arrivati Trent e Gwen e – qualcuno mi salvi da questo delirio- Gwen sembra la bomboniera e non la sposa.
Vestitino rosa antico al ginocchio, bombato dal punto vita in giù. Capelli schiariti rispetto al solito colore, niente matita nera, sorriso raggiante. Chiamate il WWF, si è appena estinta la razza gotica!
Faccio capolino tra le teste dei parenti e mi avvicino ai due fidanzati, con modalità “sorridi-sorridi-sorridi” ormai attiva. Gwen si lancia in un abbraccio profondo non appena mi vede; Trent mi saluta intimidito. Porca puzzola, da quando è così bello?
Fingo di non provare attrazione sessuale per lo sposo e mi lancio in calorosi baci e abbracci, sorridendo a destra e a manca. Finalmente mi riconoscono come la testimone di nozze e inizia così il mio giro di domande.
-Ehi tesoro, come sei bella! Il fidanzato dov’è?
- Courtney, sola soletta?
- Ragazza, come ti va la vita?
L’ultima era Leshawna, bella e dimagrita. In che universo alternativo sono finita? Evito di guardare qualunque persona di mia, anche lontana, conoscenza e mi defilo nella hall dell’albergo con la mia valigia e l’abito orrendo che mi ondeggia dietro.
Capisco di essere osservata solamente quando mi volto e scorgo il brutto muso di Duncan fisso su di me; crestino verde annullato, piercing buttati nella spazzatura, sorriso beffardo. Faccio un cenno con la testa, a mo’ di freddo saluto e mi avvio verso la reception, nell’attesa di quella chiave magnetica che mi libererà da tutti i fronzoli pre-matrimonio.
Non ho molto calcolato in fattore “Duncan” nel mio piano per uscire viva da questa cerimonia; non che mi interessi, non che mi intrighi, non che sia ancora innamorata di lui. E’ solo Duncan; e, ops, ora che ci penso: io non sono mai stata innamorata di lui!
Afferro la mia chiave, stanza 130C, e mi ritiro verso gli ascensori, sperando che qualche fattorino di buona volontà decida di aiutarmi e salvarmi. Possibilmente bello.
Il palmo della mia mano destra si spiaccica automaticamente contro la mia fronte alla vista del fattorino; capelli rossi lunghi fino alla vita e tenuti insieme da un elastico nero, pizzetto, brufoletti in via di esplosione. Benissimo, è il mio giorno fortunato! Fortunatissimo!
Il tipo strano mi sorride e mi fa cenno di entrare; quando si chiudono le porte sento davvero che non sopravvivrò al week-end.
***
La camera è un disastro; letti rifatti in modo assai disordinato, vestiti di altri ospiti passati dimenticati nell’armadio. C’è perfino una valigia! Il complesso non è malvagio, ma da ida di incuria e disordine. Sento che una doccia mi aiuterà a rilassarmi e mi condurrà alla pace dei sensi.
Court al momento chiude i battenti.
***
La doccia ha effettivamente dato i suoi effetti positivi. Mi sento bene, bella e rilassata. Quasi quasi faccio un giro giù nella hall.
L’albergo sembra deserto, e sono solo le undici del mattino. Tuttavia sento delle urla poco carine miste a qualche imprecazione mano a mano che mi avvicino alla reception.
- Le mie chiavi! Sparite! I miei averi rinchiusi in quella stanza! Imbecilli che non siete altro!
Riconosco la voce adirata come la voce di Duncan e rido sotto i baffi. Entro serafica nella hall, pronta ad una passeggiata ristoratrice prima del pranzo quando vengo bloccata dalla donna alla reception.
- E’ lei, qualcuno la fermi! Qualcuno la fermi!
Il ragazzo con i capelli lunghi si avventa contro di me; nel giro di cinque secondi sono circondata da diversi inservienti.
- Tu! Chi poteva esserci di mezzo?
Duncan sta urlando contro le mie povere orecchie da qualche minuto, quando esplodo.
- Sono un avvocato! Vi mando tutti a marcire nelle prigioni di Stato se non mi spiegate il motivo di questo attacco alla mia persona! Trogloditi!
Detto, fatto. Sono libera.
Dopo circa dieci minuti di spiegazioni e imprecazioni varie, viene spiegato il mistero. Io e Duncan siamo stati registrati nella stessa camera, la 130C, per un errore della sposa.
Non ci sono altre camere disponibili.
Duncan è un cafone.
Ucciderò Gwen.
***
- Court, mi dispiace, credevo che la reception avesse capito che i testimoni andassero in due camere differenti!
Dopo il pranzo con i parenti, mi sono sentita il dovere di intercettare Gwen e rimproverarla.
- Davvero, non era mia intenzione metterti in difficoltà!- continua a scusarsi lei.
- Gwen, – sbotto con rabbia- provvedi a sistemare la situazione! Agisci! Lavora!
Alza le spalle e mi propina un sorriso angelico.
Ora la mando a quel paese.
- Court, io non volevo!
Mi sembra un condannato a morte che sta implorando pietà davanti al carnefice. E’ così… Dolce.
No, Court, è un’arpia acida e subdola! Niente pietà, niente pietà.
- Va bene, Gwen. Non rovinerò il tuo matrimonio per questo piccolo inconveniente.
La abbraccio e lei ricambia forte la mia stretta.
- Giuro che non mi intrometterò più nella tua vita sentimentale!
- Allora l’hai fatto apposta, subdola!
Lei, ridendo, scappa via.
***
Sauna, massaggio, manicure.
Il mio sabato pomeriggio passa nel più totale relax, rinchiusa nel centro benessere dell’albergo con Lindsay.
La compagnia non è delle migliori, ma voglio approfittare per fare del sano gossip.
- E quindi io gli ho risposto… No Tyson! Non mi importa nulla delle tue mutande a pallini!
Sta blaterando incessantemente da venti minuti, ma mi aiuta a non pensare a questa notte.
- E Beth, qualcuno ci salvi, con quel nuovo taglio di capelli è orrenda! Leshawna invece ci ha dato dentro con la dieta: sta molto bene, peccato per il sederone che sembra non voler conoscere la via della fine. Bridgette è completamente fuori ultimamente! Dopo il parto sembra essere diventata la nuova super-mamma...
Salvatemi!
E’ tutto un blablabla
- E poi Justin, oh Justin, poverino! Quella terribile cicatrice gli ha rovinato il bel viso che aveva! Anche se da molto l’idea di macho… Heather, cavolo, che sventola! Ancora non ho ben capito perché abbia deciso di rifarsi gli zigomi, ma sta bene! Peccato che il suo veleno sia ancora attivo…
 Decido palesemente di ignorarla.
- Courtney, e tu? Court? Court?
Mi sento spintonare da un lato. Lindsay sta aspettando evidentemente una mia risposta.
- Io cosa?- le chiedo, con sospetto.
- Tu e Duncan, no? Dormite perfino insieme!
Mi sento arrossire fino alla punta dei piedi. Non avevo pensato a noi due, in quel letto matrimoniale per due notti.
- Sicuramente ti divertirai!
Lindasy continua a parlare, come se potessi interessarmi alle sue congetture.
- E lui ti dirà qualcosa di dolce e tu lo ascolterai…
Decido, per il mio bene, di evitare la terza mano di smalto. Saluto in fretta Lindsay e scappo via, pronta a trovare conforto in una bella dormita.
***
Busso cautamente alla porta; non vorrei che l’animale si svegliasse.
Duncan viene ad aprirmi, senza dirmi nemmeno una parola.
Entro e mi chiudo la porta alle spalle.
Tra due ore ci sarà la grande cena prima del matrimonio; sono convinta che non potrà essere peggiore di quella dell’addio al nubilato.
Mi sento lievemente in imbarazzo e, con molta calma, inizio a rovesciare la valigia in cerca di quel vestito da cocktail che avevo in programma di indossare.
L’animale non proferisce parola.
Sta guardando insistentemente il soffitto, borbottando qualche parole sconnessa ogni tanto.
E’ senza maglietta. Arrossisco.
Deve essersi reso conto del mio imbarazzo perché con cautela si volta e alza un sopracciglio.
- Preferisci il lato destro o quello sinistro del letto? Se non ricordo male, sinistro.
Annuisco. Il “se non ricordo male” mi sembra assai sospetto.
- Mi dispiace per l’inconveniente di questa mattina con le chiavi- borbotto, cercando di istaurare un rapporto di buona convivenza civile. Evidentemente devo esserci riuscita.
- Non fa nulla, non è decisamente colpa tua.
- Hai bisogno del bagno?
Scuote la testa.
- Allora vado a farmi una doccia.
Così si chiude la nostra conversazione.
Tre quarti d’ora dopo, quando finalmente esco, lui non c’è già più.
***
L’idea della cena all’inizio mi aveva terrificata; se il giorno del matrimonio sono gli sposi ad essere al centro dell’attenzione, questa sera saremo io e il troglodita. Perché non Bridgette o Geoff?
Decido di prepararmi al meglio per la serata.
Magari qualche amico di Trent sarà disposto a liberarmi dell’inconveniente imbarazzante del dormire con Duncan.
Sento la tensione salire mentre mi avvio verso il ristorante dell’hotel.
Smettila di tremare!
La sala è di un bianco accecante; addobbata a festa, mi sembra di essere caduta in una lavatrice di panni bianchi.
Mi avvio, poco curante delle occhiate e dei commenti vari, verso il tavolo al centro della sala, dove i due cretini e il troglodita stanno parlando animatamente.
Sembra che l’atmosfera sia alquanto tesa.
Mentre mi avvicino, sento distintamente le parole “Courtney”, “esaurita”, “sarà uno schifo”, proferite ovviamente da Duncan. Mi sento assai abbattuta.
Scanso la sedia con malagrazia e decido di fingere che vada tutto bene.
- Tesoro, finalmente!- esordisce Gwen. Trent mi rivolge un sorriso timido.
- Allora, come vanno le cose, Court?- mi chiede lo sposo, imbarazzato.
Allusioni a Duncan o no, opto per un “benissimo”.
Duncan grugnisce qualcosa in risposta.
- Che ne pensate dell’albergo? E’ molto carino, non trovate?
- Se si esclude la disposizione delle camere…
Duncan manca completamente di tatto.
- Purtroppo non abbiamo potuto fare nulla, amico- risponde bonario Trent.
Trattengo a stento un ruggito.
- A proposito di camere, Gwen, dove alberga la biondina al tavolo dei tuoi?- chiede Duncan, improvvisamente ravvivatosi.
Mi volto all’istante verso tale bionda.
- Oh, lei è mia cugina Ellie! Camera 254B, se non sbaglio, vero Trent?
- Giustissimo amore!
E via con una serie di baci.
Ma che schifo!
- Scusate, ho la necessità urgente di andare a salutare i genitori della sposa…
E così si defila dal tavolo, con un sorriso avvenente dipinto sul viso.
***
- Mi dispiace! Mi dispiace, Court!
Faccio finta di non sentire le rassicurazioni di Gwen e di Owen mentre siamo seduti su una panchina nel parco antistante l’albergo.
- Dai, vedrai che si sistemerà tutto- continua Owen. Non avrei mai creduto che quel ragazzone potesse diventarmi simpatico.
II due si scambiano un’occhiata preoccupata alla mia ennesima non-risposta.
- A me non importa nulla se vuole provarci con Ellie o con chi diavolo vuole! E’ la sua faccia da schiaffi che mi innervosisce!
- Lo so, lo so. Non è mai stato un galantuomo, vero?- cerca di rassicurarmi Owen. Gwen mi passa un braccio intorno le spalle.
- Non lo è stato mai con nessuna.
Gwen sospira forte. A noi si aggiunge Trent.
- Court, immaginavo fossi qui…
Mi sento una bambina in cerca di conferme e rassicurazioni.
Cazzo Court, puoi farcela!
- Ho un’idea!
L’improvviso tono eccitato di Owen mi risveglia dall’apatia.
- Stasera giro di pub e ubriacata tattica pre-matrimonio!- urla.
Ci scambiamo sguardi accesi e pronti a tutto.
- Tequila, arriviamo!- urla Trent, prendendo per mano Gwen.
- Vado a prendere le chiavi della macchina!- asserisce Owen.
Sarà una lunga notte.
***
- Fanculo a Duncan!
- Fanculo a Ellie!
- Fanculo al mondo!
Siamo quattro ubriachi a Forest Harbour, che strillano, imprecano, bevono come spugne.
Siamo quattro ragazzi, due quasi-sposini, un ciccione e una disperata.
La vita va alla grande!
- Passa la vodka!
- Battuta amena!
Qualcuno sta ridendo.
- E vi ricordate quando Heather ha perso tutti i capelli?
- E quando, che schifo, ha baciato Al che sembrava una lumaca eccitata?
Rido anch’io.
- A cavallo di questa sirenetta…
- E taci!
- Owen, Owen! Ma che, sei scemo?
Owen voleva buttarsi in mare.
- Mi passate un’altra bottiglia?
E’ una bella notte. (1)
***
La testa mi fa un male cane mentre cerco di ricordare a che piano si trova la mia camera.
Schiaccio a caso il numero 1; male che va farò qualche piano a piedi.
Ritrovo la porta della mia camera con un po’ di difficoltà.
E se quel deficiente non c’è e mi ha lasciata chiusa fuori?
Busso con fervore, sempre più forte, fin quando un assonnato Duncan non viene ad aprirmi.
- Ciao bel cucciolone!
Mi butto tra le sue braccia e sento l’odore del suo dopobarba.
Sto per andare in estasi.
Duncan mi scansa via come se fossi una bestia puzzolente e – non so nemmeno come- mi ritrovo sul pavimento.
- Ehi ragazzone, balliamo?
Mi sento davvero un’idiota.
Una parte di me sa di essere ubriaca, l’altra mi ricorda che sono una donna in carriera con un po’ di dignità.
- Cazzo Court, ma tu sei ubriaca fradicia!
- Finalmente ci sei arrivato, zuccone!
Inizio a ridere come una pazza, avventandomi di nuovo su di lui.
- Fanculo Ellie!- grido di nuovo, incurante del fatto che lui sia davanti a me e stia ascoltando ogni mia parola.
- Court, perché non ti sdrai un po’?
- Mmm, potevi farmi questa proposta prima che perdessi tutte le mie facoltà mentali!
Rido ancora. Mi sento leggera, svuotata.
Sento Duncan aprire la cerneria del vestito nuovo.
Evvai, evvai!
Approfitto per lasciargli una scia di baci sul collo.
Sarà una notte fantastica.
Chiudo gli occhi, lasciando che continui a spogliarmi.
***
Un tonfo sordo mi fa svegliare.
Mi guardo intorno, disorientata. Sento un braccio familiare stringermi per la vita.
Duncan, l’alcool, il vestito…
All’improvviso mi rendo conto di essere in pigiama. Per terra è rimasto solo il vestito; niente intimo.
La testa mi fa un male cane; forse ho bevuto troppo.
Duncan si sveglia nel giro di pochi secondi.
- Court?- mi chiama, preoccupato.
Mi fischiano le orecchie e mi lascio cadere pesantemente sui cuscini.
- Tutto bene?
Lo sento armeggiare con una bottiglia d’acqua.
Quando riapro gli occhi, mi sta porgendo un bicchiere e una pillola.
- E’ ibuprofene, non voglio avvelenarti!
Ingoio la pillola e sorrido, con riconoscenza.
- Grazie per stanotte, immagino abbia fatto la matta!
- Hai solo tentato di avere un rapporto sessuale con me, nulla di grave.
Sorride, non sembra arrabbiato.
- Cosa che non è successa, vero?
Dimmi di sì, dimmi di sì.
- Esatto. Ti sei infilata il pigiama e ti sei addormentata in un batter d’occhio.
Le mie speranze crollano.
- Grazie, allora…
Si avvicina pericolosamente e mi sfiora la guancia con una mano.
- Tranquilla Principessa, Ellie è solo…
Un giramento di testa fa in modo che io non senta il resto della frase.
Cosa non è Ellie?
- Stai bene?
- Sì, credo di aver bisogno di tranquillità.
- Vado a farmi una doccia. Puoi resistere mezz’ora senza di me?
Annuisco. Ho resistito talmente tanto senza di lui che alla fine ci ho fatto l’abitudine.
Avrò dormito per più di mezz’ora perché al mio, tragico, risveglio, già era andato via.
 
 
 
 
(1) Paragrafo volutamente sconnesso per dare l’idea dello stato mentale di Court.

 
   
 
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