Hinata
si svegliò di soprassalto. Si portò una mano al petto per cercare di rallentare
il battito del suo cuore impazzito, ma proprio non voleva saperne di calmarsi.
Ammiccò un paio di volte e deglutì per tranquillizzarsi.
Era
stato un sogno, solo un sogno. Brutto, certo, ma pur sempre un sogno; un mero
parto della sua mente, una proiezione delle sue paure.
Peccato
che Hinata fosse proprio una di quelle persone che si lasciano influenzare
dagli incubi. Perché, se fossero almeno degli incubi in cui compaiono dei
mostri che vogliono mangiarti, sai che gran cosa, ti svegli e ci fai una risata
sopra: la paura è solo momentanea, è parte dell’incubo e svanisce con esso ai
raggi del sole mattiniero – o pomeridiano se sei del tipo Shikamaru Nara. Poi
se hai anche degli amici un po’ scemi come Kiba ti senti addirittura una
stupida ad aver avuto paura nell’incubo.
No,
no, non si trattava di mostri. O meglio, non di mostri visibili.
I
mostri che facevano paura ad Hinata erano molti. Ma non dovete pensare che
fosse una ragazza pavida o senza spina dorsale: tutt’altro. I mostri che
spaventavano Hinata si chiamavano Solitudine, Indifferenza, Odio, Antipatia… e
proprio loro le avevano fatto visita quella sera.
La
giovane si raggomitolò su sé stessa. Gli stessi sogni che faceva da anni ormai.
Non avevano ancora finito di tormentarla, tutti con un unico protagonista: il
suo Naruto-kun.
Ora,
un sacco di persone sono felici al risveglio dopo aver sognato l’oggetto del
proprio amore.
Lei
no.
Non
dopo quei sogni, almeno. Perché in quei sogni, il suo Naruto-kun non era
gentile e sorridente come al solito. In quei sogni, il suo Naruto-kun non la
degnava di uno sguardo, la ignorava o la trattava male. E nella maggior parte
di questi sogni, il suo Naruto-kun si comportava così perché con lui c’era
Sakura. E lui stava con lei, la baciava, l’abbracciava, tutto davanti agli
occhi della piccola Hinata, come a ricordarle che lei non avrebbe mai potuto
avere lo stesso trattamento.
Ma
era solo un sogno, giusto? Una proiezione delle sue paure.
La
ragazza si ripeté mentalmente queste parole per cercare di calmarsi. Ma la
solita maledetta vocina le mise in testa un’altra idea: forse, sognava quelle
cose perché in fondo lo sapeva che con il suo Naruto-kun non avrebbe mai potuto
funzionare. Forse era consapevole del fatto che lui amava ancora Sakura e che
stava con lei, Hinata, unicamente per non restare solo e perché l’oggetto del
suo amore era felicemente fidanzato con Sasuke Uchiha.
Calde
lacrime iniziarono a scivolarle lungo le guance.
Sì,
era proprio così: non era amore quello che spingeva il suo Naruto-kun tra le
sue braccia, era semplicemente solitudine e rassegnazione. Come dire, ci si
accontenta delle briciole.
Ma
lei non voleva essere briciole.
Lei
voleva essere amata. Voleva sentire calore, voleva che i sorrisi del suo
Naruto-kun fossero sinceri, voleva sentirlo dire “Ti amo” guardandola negli
occhi, proprio come succedeva nei suoi bei sogni, in quelli che adorava. Voleva
che il suo Naruto-kun amasse Hinata Hyuuga per quello che era. Voleva che si
accorgesse di quanto stava male certe volte, e che facesse qualcosa per lei. Voleva
essere felice.
Iniziò
a tremare leggermente.
Era
questo che desiderava più di ogni altra cosa: finalmente essere amata da
qualcuno, avere uno scopo nella sua esistenza, dimostrare a tutti che lei
valeva qualcosa, che non era solo stramaledettissime briciole!
Ma
se non riusciva nemmeno a farsi amare da colui che lei stessa aveva amato per
così tanto tempo, cos’avrebbe dimostrato? Nulla. Un altro fallimento da accumulare
con tanti altri. E un altro pezzettino di cuore che avrebbe smesso di battere
in lei.
Continuò
a piangere pregando che tutti i suoi pensieri fossero solo paure, fantasie
masochiste di una ragazza troppo sensibile e che, oh Kami, che il suo Naruto-kun
la amasse almeno un terzo di quanto lei amava lui, le sarebbe bastato, le
sarebbe andato benissimo, perché quello sarebbe stato un modo sano di amare,
quello, nulla a che vedere con il suo.
Non
riusciva neppure ad amare in modo giusto. Un altro fallimento da aggiungere al
mucchio.
Consapevole
di ciò, Hinata si raggomitolò ancora più stretta, sprofondando sempre di più
nella depressione.
Improvvisamente,
due braccia forti e calde la agguantarono e la rinchiusero in una gabbia di
tepore.
-Mmh,
Hinata-chan…- mormorò Naruto con la voce impastata dal sonno.
-S-si?-
-Non
dormi?-
-N-no,
io mi ero… volevo… stavo pensando…-
Naruto
la fece voltare e se la strinse contro il petto appoggiandole una mano sulla
nuca.
-Ora
ci sono qui io e tu non devi più preoccuparti di niente.- dichiarò deciso –Non ti
lascerò mai più!-
-Davvero?-
pigolò la ragazza.
-Davvero.
Sei la mia Hinata-chan, no? E la mia Hinata-chan non deve stare male per nessun
motivo!- concluse baciandole la fronte.
Hinata
inspirò profondamente il profumo del suo Naruto-kun.
-Grazie.-
Note dell'autrice;
Scusate per l'assenteismo da EFP, purtroppo la crisi dello scrittore si fa sentire...Spero di farmi perdonare con questa fic (un po' malinconica, ma che ci volete fare, vado a periodi!)
Alla prossima!