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Autore: vincent89    14/04/2012    1 recensioni
questa è la mia prima Fan fiction ispirata alla mitica Web Series italiana di Claudio Di Biagio,Guglielmo Scilla e co. spero vi piaccia
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Life Is Pain…

L’ho scritto sul retro della giacca di jeans,quella che indosso quando vado a caccia. Bianco su blu notte. L’ho scritto in modo chiaro,leggibile. Per far sì che tutti quelli che mi vedono passare lo sappiano. Affinchè tutta Roma lo sappia.

Life Is Pain…

L’ho scritto sulla parete della mia camera da letto. In rosso porpora. Perché, quando mi sveglio la mattina,devo ricordarmi che questa vita di merda va vissuta con dolore. Che non c’è più spazio per altre stronzate tipo amore o felicità o dolcezza. Non esistono. Le avrà inventate qualche idiota poeta o sognatore che magari è crepato da solo come un cane, insieme alle sue utopie del cazzo. Senza nemmeno i piaceri che solo una sana scopata ti dà. Senza nemmeno sapere che tutti questi sentimenti comportano un prezzo: il prezzo della sofferenza.
Ed è un prezzo molto salato,di questi tempi.
Controllo l’orologio digitale che ho al polso: le 23.35. È ancora presto,ma io mi preparo ugualmente. Odio arrivare in ritardo ad un appuntamento. Odio far aspettare le persone,e odio aspettare i ritardatari. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
Inoltre,la morte è sempre puntuale. E il dolore è sempre in anticipo.
Ho i vestiti appoggiati con cura sul letto. Lì guardo per avere un quadro mentale di quello che metterò stasera. Di solito non metto mai le solite cose. Mi cambio molto spesso,non mi piace indossare la stessa maglietta e gli stessi pantaloni ogni sera. Mi da fastidio. Mi sento sporco,e a me lo sporco non piace. Oddio,forse mi piace sporcare,con quel liquido rosso che mi piace tanto. Ma ritrovarmi sporco proprio no. Mi fa schifo il lerciume.
L’unica cosa che mi metto ogni notte è la mia giacca. Perché mi identifica. Rappresenta esattamente quello che sono.

Life Is Pain…

Lo rileggo sul muro. Voglio assimilare per bene il significato che quella frase mi dona ogni santo giorno. Voglio sentire tutto il suo potere su di me,cosicché io possa rivolgerlo a colei che lo merita più di tutti.
Mi alzò e cominciò a prepararmi: indosso dei jeans Levis un po’ rotti all’altezza delle ginocchia. Infilo una t-shirt nera con il logo dei System Of A Down. Infilo le Timberland nere e mi fermo. Devo fare un resoconto mentale degli oggetti che non devo dimenticare.

L’orologio digitale al polso.
Il portafoglio.
Le chiavi di casa.
Il cellulare.
I guanti in pelle.
Le mie medicine.

Gli oggetti che ho elencato sono al loro posto,sul letto come le avevo messe io. Ah,già: Manca la mia maschera. Senza quella non esco mai.
Apro l’armadio vicino al letto e la tiro fuori. È un respiratore chimico,quello usato nelle fabbriche d’amianto per non respirare lo schifo che quelle macchine producono. Mio padre lavorava in uno di quei impianti. Ci è morto,li dentro. Io non esco mai di casa senza il respiratore addosso,Perché l’aria di Roma mi disgusta.
Un cocktail di nebbia tossica fatta di smog mischiato a sudore,odore di merda,piscio di gatto e vomito raggrumato che mi devasta il naso e le interiora. Mi fa vomitare,quell’odore. Soprattutto l’odore della carne umana. Odio Roma.
E’ odio le persone che ci vivono dentro. Fregandosene di tutto e tutti.
Inoltre,il respiratore mi serve per nascondermi dal passato che riaffiora. Il mio dolore quotidiano che viene a tormentarmi ogni volta che mi addormento o vedo questa casa e questa città che io detesto.
Un giorno finirò il lavoro che Nerone aveva iniziato tanti anni fa.
Quel giorno è vicino.
Ma prima devo compiere la mia missione. Non esiste nient’altro che quello,adesso.
Metto tutta la roba in tasca e l’occhio cade sul mio portafoglio. Non resisto,la devo vedere. Apro il portafoglio e tiro fuori la fotografia…
Lei è lì. Che sorride felice. I suoi capelli rosso ciliegia,gli occhi verdi,il suo viso,dai tratti un po’ asiatici. La sua bellezza oltre ogni limite…
I suoi amici,una volta,dicevano che assomigliava un po’ a Kristen Kreuk,l’attrice canadese famosa per aver interpretato Lana Lang nella serie Tv Smallville. Era vero,le assomigliava terribilmente. In fondo,anche sua madre era indonesiana,come quella dell’attrice.
Forse è per questo che me ne ero innamorato, la prima volta che la vidi,visti i miei precedenti da Nerd appassionato di cinema e fumetti.
O forse era destino che me ne innamorassi.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri: ero un quattr’occhi gracile e timido che usciva da solo come solo uno sfigato può fare. Lei,invece,sembrava una modella di Versace vestita come Vivienne Westwood. Il corpo tonico e sodo,i capelli neri,gli occhi verdi come una foresta misteriosa. Era vestita con una gonna scozzese e portava una giacca di pelle nera. La vedo ancora avvicinarsi con in mano due birre gelate. Io ero terrorizzato perché avevo passato l’intera serata seduto sul divanetto della discoteca a guardarla ridere e scherzare con i suoi amici,come un cazzo di pervertito. Lei mi beccò mentre la fissavo e rimase a guardarmi per chissà quanto tempo. Finché arrivo con quelle birre davanti a me dicendo quella frase che ancora oggi mi risuona nel cervello.
-invece di star lì a fissarmi come un ebete,ti va di bere una birra assieme?-
Io non potevo crederci,sembrava un cazzo di film adolescenziale. Non poteva assolutamente avverarsi una cosa del genere. Mi ricordo che rimasi sulla difensiva e cominciai a balbettare come un coglione.
-s-senti,se questo è uno…uno s-scherzo,dimmelo s-subito,ok? P-perché non sono c-così cretino da c-cascare in una…una stronzata da film d’amore come questa!-
Lei mi guardò come se avesse visto un ufo e cominciò a ridere come una matta. Dovette appoggiare le birre nel tavolino davanti ai divanetti per evitare che le cadessero. Rise per un minuto buono,poi mi guardò divertita.
-hai un bel paio di palle per essere uno che spia le ragazze in discoteca invece di alzarsi e andare a provarci con loro! Comunque stai tranquillo che non ho nessuna intenzione di prenderti per culo. Voglio solo conoscerti,tutto qui.-
Si sedette senza nemmeno chiedermi il permesso e mi tese la mano.
-mi chiamo Cristina. Puoi chiamarmi Cris! Lo fanno tutti!-
Quello fu la prima volta che parlai con la mia Cristina…
La mia Cris…
L’unica donna che abbia mai amato.
La foto l’avevamo scattata in Sardegna nella nostra prima vacanza insieme. Lei indossava un bikini mozzafiato,lo aveva comprato per me. Si era perfino tinta i capelli di rosso per me, Per farmi piacere,perché sapeva che io adoravo le rosse. Io,dal canto mio,ero andato in palestra per quattro mesi,tutti i giorni,dopo il lavoro. Per diventare più attraente e costruirmi un fisico decente per lei. Ci siamo fatti la foto abbracciati,con l’autoscatto. Al tramonto,con dietro il sole che spariva sul mare azzurro…
Non ho mai sorriso così in tutta la mia vita e non mai visto nessuno sorride così felicemente come lei. È stato il giorno più bello della mia miserabile vita.
Avevo tutto,perché avevo lei.
Ora non ho più niente.
Solo dolore.
La mia Cris non c’è più. per colpa di quella puttana assassina…
La rabbia sale,insieme al mio dolore personale. Succede ogni volta che vedo quella foto. Perché mi ricorda tutto quello che ho perso e che non riavrò mai. La mia umanità,la mia anima,il mio cuore. Mi guardo di sfuggita nel riflesso della finestra: vedo un uomo con le occhiaie,il viso asciutto e la testa completamente rasata e le cicatrici che percorrono tutto il suo cranio...
Il mio nuovo io.
Rimetto la foto nel portafoglio e infilo la mia giacca per ricordarmi ancora una volta chi sono. ingoio la medicina e infilo il respiratore chimico.
È ora.
Esco di fretta e sono già nel mondo infetto di Roma,nel buio illuminato da pallidi lampioni. Una fiat Punto rossa mi sfreccia di fianco con la musica a palla. Nell’abitacolo della macchina risuona la musica degli Oasis con Stop Crying Your Heart Out.

Hold on…Hold on…Dont’be scared…

Tranquillo Liam,io non sono spaventato. Gli altri lo saranno molto presto.
Tutti quanti.
Sopratutto lei…
Cammino con passo deciso. Tra circa dieci minuti dovrei essere al Blackout come avevo stabilito. Lì,mi aspetta il mio informatore. Non che io sia un cazzo di sbirro,ma per fare una buona caccia hai bisogno innanzitutto di informazioni. le informazioni sono vitali,oggigiorno.
Voglio sapere dove trovare quella lurida troia.
Il respiro viene amplificato dal respiratore che indosso. Mi entra dentro la testa e mi fa sembrare un demonio.
Non lo devo sembrare,lo devo essere.
Sono quasi arrivato,sento la musica di merda di un qualche deejay pieno di soldi e figa che non ha un cazzo da fare se non creare quell'ammasso di rumori inutile e disgustosa.
Vedo un tizio venire verso di me.
Si vede lontano un miglio che è ubriaco fradicio. Oscilla qua e là come una scimmia e ride come un deficiente. A stento si regge in piede. È vestito da fighetto,con giacca grigia,maglietta bianca con Gesù stampato sopra e jeans chiari. Ha i capelli ingellati all’insù e ha proprio la faccia da coglione.
Lo riconosco. È uno di loro.
Se non mi ricordo male,si chiama Silvio. Silvio Bolla.
Silvio mi guarda arrivare e si ferma. Mi squadra dalla testa ai piedi e poi si mette a ridere.
-Ahò! Ma che cazzo te sei messo ‘n faccia,scusa? Che è scoppiata ‘na bomba nucleare? Se è così,nun te despiace se caccio ‘na scoreggia,vero? Tanto nun la senti mica co‘ quel coso ‘n faccia!-
Continua a ridere. Barcolla e poi alla fine si vomita sulle scarpe. Non riesco ancora a credere che un rincoglionito fatto e finito come lui possieda un potere eccezionale come la telecinesi.
So benissimo che l'idiota ha dei poteri sovrumani. perché anch’io lì possiedo.
Ma questo lui non lo sa,naturalmente.
La Scooby gang non è l’unica ad avere avuto il Blackout.
Lo supero ignorando le sue battute idiote,e lo lascio lì a ripulirsi le scarpe con la propria giacca. Ci sarà tempo da dedicare a lui e testare le sue capacità. Così come con tutti gli altri.
Ora non ho tempo da perdere.
Arrivo davanti al Blackout. C’è una nutrita folla di ragazzi e ragazze che aspetta di poter entrare. C’è un buttafuori davanti alla porta. Non ho voglia di mettermi a giocare con quel povero ammasso di muscoli dal quoziente intellettivo equivalente ad una capra. Girò l’angolo e vado sul retro. Un ragazzo in maniche corte limona con una tizia alta come un cestino per rifiuti che vuole sembrare più vecchia mettendosi il trucco e alzando col push up le tette da 15enne. La porta d’emergenza è aperta. Un ragazzo sta fumando una sigaretta e la tiene aperta col piede. Mi avvicino velocemente cercando di evitare il fumo disgustoso che quel pezzente butta fuori con evidente soddisfazione e entro dentro la discoteca. Il ragazzo mi urla qualcosa che non sento,perché la musica inonda le mie orecchie di un casino elettronico. Le persone all’interno si dimenano e saltano come cani addestrati. Alcuni sono riversi a terra pieni d’alcool,storditi da quel liquido che credono lì renda indistruttibili,mentre in realtà rivela la loro vera natura: quella di deboli poppanti schiavi dei loro vizi.
Mentre passo tra la folla urlante che balla,alcuni di loro si fermano a guardarmi. Impauriti dal mio viso coperto da quel respiratore nero che mi fa sembrare una qualche sorta di mostro.
Questo è un altro dei motivi per cui lo indosso.
Per spaventarli.
Arrivo al bancone del bar e decido di togliermelo e lasciarlo a tracolla sul collo. Mentre mi siedo sullo sgabello butto giù altre due pillole e sento il loro potere benefico lenire i dolori del corpo e della mente. La barista,una tipa dai capelli ricci e due tette da capogiro sotto una canottiera del locale,si avvicina a me e mi osserva come se fossi un animale esotico. Vede le mie cicatrici e il respiratore che penzola dal mio collo. Parla urlando.
-scusami se te lo chiedo,ciccio! Ma perché porti quella maschera?-
Io la guardo,lei ha un mezzo brivido che le deforma il viso.
-ho un allergia.-
-allergia? A che cosa?-
-alla carne umana.-
La barista mi guarda come se fossi un marziano. Il mio sguardo,invece rimane invariato. Lei decide di farsi i cazzi suoi e arriva al sodo.
-Che cosa prendi?-
Le rispondo secco.
-Latte-
Lei fa finta di non aver sentito.
-Come scusa?-
Mi avvicino verso di lei e scandisco bene le parole.
-voglio del latte.-
La tipa mi guarda con più stupore di prima. S’innervosisce.
-mi prendi per il culo?-
Stavolta sono io che mi innervosisco.
-ho l’aria di uno che scherza? Ti ho chiesto del latte,perché non ho voglia di bermi quegli intrugli che voi chiamate cocktail. Mi puoi accontentare oppure preferisci che m’incazzi e te lo sprema fuori dalle tette?-
La barista s’impaurisce di brutto. Sta per avvicinarsi al suo compare dall’altra parte del bancone,ma ci ripensa e comincia a cercare nel frigorifero. Trova una bottiglia di plastica e mi versa il contenuto bianco in un bicchiere di vetro. Me lo mette davanti.
-ecco il tuo cazzo latte.Va bene,pezzo di merda?-
Sorrido al suo scatto di rabbia e decido,per questa volta,di essere educato.
-ti ringrazio. Sei stata molto gentile.-
Lei storce il naso. Poi annuisce stizzita e vedo che sussurra “stronzo” tra sé e si allontana.
Osservo l’ammasso di individui che ondeggia sulla musica distorta dal deejay. Sono due razze distinte della stessa merda: da una parte gli uomini,che cercano solo una qualche vagina da riempire con il loro pene per regalarsi un momento di piacere, per poi scoprire quanto schifo si fanno quando la lussuria sparisce. A volte la lussuria non sparisce e ricorrono ai soldi per comprare del sesso infetto da qualche battona venuta da chissà dove,per guadagnare qualcosa da mandare a casa, per una famigliola sperduta in mezzo a un paese in guerra.
A volte,gli uomini usano la violenza per ottenere quel piacere.
Poi ci sono le donne,che credono di essere superiori agli uomini perché pensano di avere il coltello dalla parte del manico,visto che la figa che gli animali a due zampe richiedono con avidità la possiedono loro. Senza capire che loro stesse sono schiave della carta di credito,e pur di averla piena,si farebbero inculare volentieri da un maiale. O anche da un vecchio ottanttenne. Tanto è la stessa cosa per loro.
Tutti e due sono riunite in questa topaia stasera per dimenticare di essere umani,con la diretta conseguenza di avvicinarsi al grado di scimpanzé.
Ne vedo un altro della Justice League.
Capelli con un ciuffo orripilante,giacca bianca a pois neri versione mucca,pantaloni con cintura di dolce e gabbana e un ciondolo a forma di cuore. Occhi azzurri e carnagione bianco cadavere…
Il drogato,come lo chiamo io.
Andrea Tarantini,come lo chiamano i suoi amici.
Sta importunando l’ennesima ragazza,forse per farsi fare un pompino,o qualcos’altro. È talmente fatto che a stento rimane in piede. La ragazza che sta importunando è ridotta allo stesso modo. Ridono all’unisono,è io capisco: Andrea sta mettendo a frutto il suo potere di influenzare i sentimenti altrui. Un potere inutile,per quanto mi riguarda. Ma,in fondo,il drogato fa parte della stessa massa di bestie da macello che risiede in questo locale. L’unica cosa che lo contraddistingue è proprio quel potere.
Lo vedo appartarsi con la sua nuova conquista e limonare selvaggiamente in un angolo del locale. Controllo di nuovo il mio orologio digitale: le 00.05. È in ritardo. Odio quando le persone arrivano in ritardo. Butto giù il mio latte tutto d’un fiato e guardo nel bancone se la barista ha dimenticato la bottiglia lì.
Come pensavo,la fretta e il nervosismo non sono buone alleate.
Allungo il braccio verso la bottiglia e me ne verso un altro bicchiere senza chiedere il permesso. Se vedo di nuovo quella stronza di barista,giuro su Dio che la sfiguro…
-sei fissato con quel cazzo di latte.-
Mi girò verso l’urlo che mi ha colpito il timpano e vedo la Mery che si siede sullo sgabello di fianco al mio. Veste come al solito: una camicetta di seta bianca,una minigonna che le risalta le cosce abbronzate e stivali neri che le arrivano al ginocchio. Tiene in mano la giacca marrone. Sta tremando. Come al solito,del resto: lo fa sempre,quando si trova in mia compagnia.
-il latte fa bene alla salute. Rinforza le ossa,aiuta la circolazione e facilita i movimenti corporei. È poi,è buono. Preferisco introdurre roba sana nel mio corpo,piuttosto che sfondarmi il fegato con quello schifo che danno qui dentro. Sei in ritardo.-
-ho avuto qualche problema in famiglia. Non è un bel periodo…-
Sogghigno divertito.
-per me è sempre così.-
Mery mi guarda con uno sguardo di compassione mista a rimpianto. Ordina alla barista tettona un succo di frutta. Non sopporto quello sguardo…
-hai quello che ti ho chiesto?-
Lei esita un istante,poi cerca nella tasca della giacca. Tira fuori un bigliettino di carta azzurra. E me lo passa.
-questo è il suo indirizzo. E in centro.-
Guardo quel foglietto come se guardassi la vergine Maria. Lo prendo e lo infilo nella tasca superiore della mia giacca.
-raccontami quello che hai scoperto.-
Tira un sospiro profondo e poi mi elenca il suo resoconto.
-ho pedinato tutti i tizi che mi hai detto di pedinare. Niente. Nessuno di loro è riconducibile alla tipa in questione. È letteralmente scomparsa dalla circolazione. Penso però che si nasconda da qualche parte. Così, ho fatto qualche ricerca sulla rete e su Facebook è ho scoperto che lei ha un fratello. Si chiama Daniele e so che è molto attaccato a lei,anche se hanno avuto dei diverbi.-
La notizia mi manda su di giri. Comincio a ridere come ha fatto Silvio mezz’ora fa davanti al Blackout. Ma la mia risata è diversa…
-lo conosco,sono certo che quel rifiuto umano sia molto attaccato alla sorella. Visto tutti i corpi che sotterra per lei…-
Mery fa finta di non sentire.
-però tu non sei l’unico che la sta cercando.-
Sorseggio il mio latte freddo e ascolto.
-c’è un tizio che la sta cercando proprio come te. Me lo ha detto uno con cui sono stata,una volta. È un suo conoscente e dice che lui è 4 mesi che non fa altro che cercarla.-
-un collega stakanovista. Sai chi è?-
-ho qualcosa di meglio. Ho una foto. L’ho beccato mentre usciva da una libreria. Aspetta.-
Tira fuori dalla sua giacca il suo iPhone e mi mostra la foto. Non mi stupisco troppo nel vedere il viso di Gabriele Moldi.
Barba incolta,più o meno come la mia. Sguardo glaciale,la sigaretta sempre in bocca e un libro sui buchi neri tra le mani. Non ho ancora avuto modo di conoscerlo di persona,ma la sua fama lo precede…
Visto che ho già incontrato il suo cane da guardia…
-ho capito chi è. Si chiama Gabriele. È un tipo abbastanza interessante,se posso dire. Non è innocuo come i suoi compagni di merenda.-
Mery irrigidisce di colpo.
-vuoi dire…vuoi dire che anche lui è come te??-
-esattamente.-
-cristo…il circo è arrivato in città.-
Mery è l’unica a conoscere la mia “situazione”. Visto che avevo bisogno di una informatrice insospettabile e preparata,una pettegola come lei era più che perfetta. Ma non è solo per quello.
L’ho messa al corrente di tutto per un motivo che alcune persone considererebbero di poco conto.
Lei è…
-non so se ti rendi conto della situazione di merda in cui ti trovi.-
Stavolta la Mery non nasconde la sua paura. Ne fa sfoggio autorevole. Mi tocca ascoltare di nuovo la sua solita predica moralista del cazzo.
- si tratta di omicidio! Non di una rissa tra scolarette! Qui c’è di mezzo la galera a vita!! O peggio,qui rischi che tiri le cuoia! Non te ne frega nulla??-
Prendo un altro sorso di latte dal bicchiere e ingoio un’altra pasticca. È l’ora della mia medicina.
-ecco. Fai sempre così. Mi ignori quando ti parlo seriamente. No,anzi! Te ne sbatti di quello che ti dico! Non pensare che la Cris era l’unica a volerti bene!! Secondo te perché ti aiuto,nonostante questa sia chiaramente una situazione da pazzi?? Almeno rispondimi,Giovanni!!!-
Un brivido mi corre lungo la schiena. È freddo come il ghiaccio e pungente come la punta di un coltello. Continua a chiamarmi con il nome della mia vecchia vita. La vita di quando ero uno sfigato felice come un marmocchio a Natale, al fianco della donna che amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Una vita che non esiste più.
Anch’io faccio finta di non aver sentito.
-che cosa c’è,Mery? un’altra crisi di coscienza? Se non hai le palle di continuare,dillo subito,e poi levati dai coglioni. Non voglio zavorre da portare in spalle.-
Mery respira profondamente. Mi guarda in cagnesco.
-non ho detto questo! La Cris non era solo la tua fidanzata,era anche la mia migliore amica! È tu sei come un fratello per me! Ma la strada che stai prendendo è senza uscita!-
Si calma. Cerca di tranquillizzarsi e gira intorno per vedere se nessuno l’avesse sentita. Cosa impossibile con la musica a palla che martella il locale. Mi guarda ancora con quello sguardo di pietà.
-ascoltami: perché non lasciamo fare tutto alla polizia? Denunciamo la bionda e suo fratello ai pullotti e ci penseranno loro a farle pagare il conto! Così non dovremmo avere più paura di correre rischi!-
Rido ancora,stavolta più divertito.
-ma ti ascolti quando parli? Tu pensi veramente che la “biondina” come la chiami tu,si lasci prendere così facilmente da un branco di poveri stronzi in divisa? Lei,che ha la forza di una mandria di elefanti impazziti,se ne starà buona buona a farsi mettere dietro le sbarre?-
Mery finalmente connette il cervello. Io continuo il mio sermone.
-la giustizia di Roma è inutile. La loro giustizia è fatta soltanto di parole e nient’altro. Io ho la mia giustizia: la giustizia del Dolore. Imparziale,senza alcuna distinzione di sesso,colore o religione. inarrestabile....-
Sto per concludere. Alla luce dei neon fluorescenti,la vedo sbiancare.
-stasera andrò a casa del suo amato fratellino e gli farò sputare dalla bocca il posto in cui si nasconde,insieme al suo sangue marcio. Poi gli lascerò un regalino per ricordargli che tutti i debiti vanno pagati,prima o poi. Infine andrò da lei,e la torturerò fino a quando non implorerà pietà in ginocchio. Solo allora,solo alla fine, l’ammezzerò…-
Faccio una pausa. Riprendo fiato. Il cuore mi balza fin su nella gola. -…non prima di averle strappato il cuore dal petto.-
Mery è sconvolta. Sta piangendo. Io finisco il mio latte. Lei sussurra di nuovo quel nome.
-Giovanni…ti prego…-
Sbatto il pugno sul tavolo. Sono furente,ma cerco di trattenermi per il legame che ci unisce.
-Giovanni è morto! È morto 4 mesi fa insieme alla donna che ha amato per 5 fottuti anni. Gli anni più belli della sua vita! È morto in un vicolo del cazzo,in una città del cazzo, di un paese del cazzo!! Con accanto la propria donna con la gola squarciata da un morso fatto da una lurida puttana schizzata!!-
Sto ansimando. La Mery è ancora più terrorizzata. Cerco di calmarmi.
-io non sono Giovanni…-
Lo dico. Dichiaro il mio vero nome.
-Io sono il Dolore.-
La Mery è a pezzi. Non ha più forze per replicare. guardo la rassegnazione dipinta sul suo bellissimo volto. Decido di ripagare i suoi sforzi. In fondo al mio cuore nero pece,le voglio ancora bene. Le prendo l’iPhone e scrivo delle coordinate. Il posto in cui lei può ancora vivere.
-che cos’è?-
-è dove si trova adesso. Dove l’ho sepolta. Amava quel posto. Valla a trovare e portale dei gelsomini. erano i suoi fiori preferiti.-
Lei abbassa la testa e si mette a piangere. I ricordi sono vividi anche in lei. È fanno male più di un colpo di pistola. Quando rialza la testa,ha il mio stesso sguardo d’odio. mi prende la mano e la stringe con forza.
-ammazza quella troia.-
Ora la riconosco.
-sarà un piacere per me. -
Lei annuisce e mi da un bacio sulla testa. Poi sparisce in mezzo alla folla. >br> La guardo andarsene e poi decido che è ora di fare un salto a casa Croce. Sto per finire il mio drink quando sento una spinta da dietro. Per poco non rovescia il mio bicchiere.
Mi giro lentamente e vedo il tizio che stava fumando fuori dalla porta di servizio. È alto,con la stesa capigliatura a cazzo di cane di quell’idiota di Silvio Bolla. Indossa un Woorlich bianco e jeans beige. Ha un paio di cuffie giganti gialle al collo. Il puzzo del fumo mi nausea…
-a stronzo! Proprio te cercavo! Grazie a te ho dovuto fa er giro der locale per rientrà,visto che m’hai chiuso la porta ‘n faccia!Ma dovevi venì proprio a rompere i cojioni proprio a me,mezza sega?-
Il tipo è maleducato,non mi piace il suo tono. L’educazione è tutto.
Lo guardo di sbieco,non dico nulla. I miei occhi parlano da soli. Ma il bulletto continua a rompere con il suo tono strafottente da coatto di borgata.
-me risponni? Sto a parlà co te,a rincoglionito! Che sei sordo per caso?-
Finisco di bere il mio latte con un sorso e poggio il bicchiere sul bancone. Il bulletto mi mette una mano sulla spalla e mi alita addosso con il suo fetore disgustoso.
-mo’ te ‘nsegno io le bone maniere!-
La rabbia ritorna più forte di prima,è ora di sfogarla un po’. Prendo il bicchiere e glielo spacco sulla testa . Il colpo è talmente forte che lo stronzo sbatte la faccia contro lo spigolo del bancone. Nonostante il rumore assordante,percepisco il suo zigomo che si rompe. Cade a terra e vedo che alcune schegge di vetro gli si sono conficcate in testa. Naturalmente è ancora vivo. Ma non ho ancora finito.
Mi tolgo delicatamente la giacca e la ripiego con cura sul bancone. Infilo di nuovo il respiratore e indosso i miei guanti. Non ho voglia di sporcarmi le mani col sangue di questo rifiuto. Non c’è nemmeno bisogno di sprecare il mio potere con lui,farò alla buona vecchia maniera.
Con la coda dell’occhio vedo la barista tettona che corre fuori. Sicuramente sta andando a chiamare il buttafuori. Bene,un altro coglione si aggiungerà alla festa.
Mi chino sul pezzo di merda che cerca di rialzarsi e sussurro al suo orecchio. Il respiratore amplifica la profondità della mia voce.
-non mi sono mai piaciuti i maleducati. Inoltre,non lo sapevi che il fumo nuoce gravemente alla salute? Ora te ne do un esempio.-
Mi rialzo,afferro lo sgabello sul quale stavo seduto due minuti fa e lo sbatto sopra la rotula della merdina. Stavolta,il crack è più forte. Lui urla come un maiale sgozzato e si agita. Con calma,miro all’altra gamba. Questa volta è la tibia che parte. Le sue urla sono talmente forti che quelli che stavano ballando si girano verso la fonte del fracasso che copre addirittura il rumore della musica. Mollo lo sgabello e lo riempio di calci allo stomaco. Lo schifoso vomita sangue e sviene. Io riprendo fiato,e mi chino di nuovo su di lui.
-che ti avevo detto? Dovresti smettere di fumare.-
Mi giro e vedo il buttafuori che avanza contro di me. È un armadio a tre ante,troppo grosso per essere abbattuto solo con qualche pugno. Sono ben messo fisicamente ma non sono alla sua altezza…
Non importa,avevo bisogno di esercitarmi ancora per essere pronto per l’incontro.
Tendo il braccio verso di lui e apro la mano…
Penso al dolore di un corpo in fiamme…
Il buttafuori si ferma di colpo. Caccia un urlo mostruoso,peggio di quello del bulletto quando gli ho rotto la rotula. Cade a terra come un sacco di patate e comincia a rotolare in preda agli spasmi. Urla come un disperato.
-VI PREGO!! SPEGNETEMI!!! SPEGNETEMI!!!!!!!!!!!!!!!-
La sua pelle è diventata rosso fuoco. Non riesce a star fermo e si butta in mezzo alla folla di ragazzi che ora non balla più. Anche la musica si è fermata. Si sentono solamente le sue urla di agonia.
Mi godo lo spettacolo. Assimilo ogni urlo di sofferenza che quel concentrato di steroidi butta fuori dalla sua bocca. Il bestione ora giace a faccia in giù muovendo le braccia come in un twist grottesco…
Mi sono divertito abbastanza. Stasera non ho intenzione di seminare inutili cadaveri,sarebbe solo uno spreco di tempo e non ho voglia di giocare con i poliziotti.
Mi avvicino all'energumeno che continua a strillare. Un liquido caldo esce fuori dai suoi pantaloni: il bestione s’è pisciato addosso. Povero coglione…
Il calcio che gli sferro in faccia gli distrugge tutti i denti frontali. Il sangue fuoriesce come un geyser rosso porpora. Il buttafuori finalmente smette di urlare.
Ora c’è un silenzio di tomba. Sento tutti gli occhi dei presenti su di me.
Qualcuno sta piangendo.
Nessuno muove un dito.
Gli guardo tutti,dal primo all’ultimo. Hanno creato una specie di cerchio al cui interno ci sono io e il gorilla sanguinante a terra. Non provano nemmeno ad urlare,per quanto sono impietriti dalla scena che hanno visto.
Adesso glielo do io un valido motivo per urlare.
Alzo entrambe le braccia e rivolgo i palmi verso tutti quelli che mi stanno intorno…
Penso al dolore di una lama arroventata nello stomaco…
Tutti i presenti cadono a terra urlando quasi all’unisono. Alcuni di loro sputano sangue dalla bocca, Altri bestemmiano come degli scaricatori di porto mentre si tengono la pancia in preda al dolore più lancinante…
Tutti urlano. Io rido.
Questa è musica per le mie orecchie: Mi godo ogni singolo rumore che quelle bestie dagli occhi bovini emettono dalla profondità delle loro gole. Sono invaso dalla loro sofferenza che mi dona forza.
Ora tutti mi conoscono. Ora tutti conoscono il dolore.
Mi guardo attorno in preda al delirio di una sbronza. Tra i vermi che rantolano,scorgo il drogato…
Andrea Tarantini. Proprio di lui avevo bisogno.
Gli vado vicino. Lo vedo mentre sbatte i piedi sudando come un cavallo e urlando come una specie di ragazzina. Mi basta toccarlo per fargli cessare il suo dolore.
-alzati,drogato. Ho bisogno di parlarti un attimo.-
Andrea prima si guarda allo stomaco,è quando vede che non ha nessuna ferita o altro,si alza con fatica. Trema come una foglia e guarda lo scenario d’inferno che io ho appositamente creato per lui. Formula l’unica frase che gli passa nell‘anticamera del cervello.
-non mi uccidere…ti prego…-
Scoppio a ridere. Gli metto una mano sulla spalla con fare amichevole.
-tranquillo! Non ho nessuna intenzione di ucciderti. Tu mi servi vivo. È poi non ci proverei gusto ad ammazzarti. Oddio,un po’ si,ad esser sinceri. Ma basta che tu non mi faccia incazzare e non ti succederà niente, fidati.-
Andrea spalanca la bocca quasi senza accorgersene: Gli occhi terrorizzati,la paura che paralizza ogni muscolo. Vorrebbe scappare ma non ha la forza di muoversi. Sento esattamente il suo stato d’animo: sta usando il suo potere su di me.
Ma con me non funziona…
-è inutile che cerchi di cambiare il mio stato d’animo,Andrea. Non funziona su di me. Il tuo potere paragonato al mio,è come una merda secca d’uccello. Quindi,evita per favore. Perché comincia a darmi fastidio.-
Il drogato apre ancor di più la bocca. Ritrova la forza di alzarsi. Ha capito bene la situazione.
- come sai il mio nome? E come fai a sapè che c’ho i poteri?-
Devo ammettere che è divertente con le sue domande idiote.
-dì,ma ti sei guardato intorno? Come cazzo pensi che abbia fatto a ridurli tutti in questo stato in una frazione di secondo? Credi che siamo su Scherzi a Parte? Ma per favore!-
Gli indico il buttafuori.
- è quello lì? Pensi che lo abbia pagato per fare quella scenetta penosa e beccarsi pure un calcio in faccia? Dai,sii serio!-
La faccio finita con i convenevoli e gli spiego un po’ la situazione. Ma con le urla di quei pezzenti non si sente un cazzo.
-aspetta un attimo. Ho bisogno di un po’ di silenzio.-
Schiocco le dita e le urla cessano. La maggior parte è svenuta per lo shock,ma alcuni sono ancora coscienti e si guardano attorno come se fossero in una specie di sogno.
-ora va molto meglio.-
Andrea usa un’espressione abbastanza colorita per descrivere l’avvenimento.
-porca puttana… Ma come cazzo hai fatto?-
-è il mio potere,idiota. Tu e i tuoi amichetti non siete gli unici che hanno avuto il blackout. L‘ho avuto anch‘io. Anche se meno dolce come il vostro,visto che mi sono svegliato in ospedale.-
Gli indico le cicatrici nella testa.
-il mio blackout,però,non è durato 4 mesi come il vostro. Il mio è durato solo una settimana. Ed ho avuto molto più tempo di voi per migliorare le mie capacità e affinare la mia tecnica. A differenza vostra,io ho il pieno controllo del mio dono.-
Il drogato ascolta con sgomento. Ha smesso di tremare,ma è ancora sulla difensiva. Io concludo la mia spiegazione. -per quanto riguarda il fattore conoscenza,io e te ci siamo già incontrati. 2 mesi fa,insieme alla tua compagnia di fenomeni da baraccone. Ma tu questo non lo ricordi,naturalmente. Ecco perché vi conosco tutti e so esattamente quali sono le vostre capacità. È ti dico già che nessuno di voi,allo stato in cui vi trovate,può competere con me. A parte forse il tuo amico Silvio,il rincoglionito telecinetico. Ma lui è talmente stupido che ci vorranno anni prima che riesca almeno a sollevare un cazzo di bicchiere. Ma ora finiamola con la lezioncina di storia e passiamo al vero motivo per cui tu mi servi.-
Ottengo la sua piena attenzione.
-che vuoi da me?-
-voglio che tu racconti esattamente tutto quello che è successo qui stasera al tuo capo banda.-
-capo banda? Ma di chi parli,scusa?-
-parlo di Marco Diana,il segaiolo che viaggia nel tempo pensando a Selen. È l’unico di voi che abbia un quoziente intellettivo perlopiù decente. Senza di lui,nessuno di voi idioti riuscirebbe ad allacciarsi le scarpe senza combinare qualche guaio. Nemmeno Viola,attualmente l‘unica donna del gruppo,può dare una mano,con il problemino di vista che si ritrova.-
Penso di averlo offeso,perché vedo un espressione avvilita nel suo volto. Ma si riprende subito.
-famme capì: tu hai fatto tutto ‘sto casino perché io lo dicessi a Marco e agli altri?-
-veramente non è proprio così. Diciamo solo che,all’inizio, non ho potuto evitarlo e che trovandoti qui stasera,ho deciso di usare questa situazione a mio vantaggio. Ma quello che hai visto,non è che un piccolo assaggio di quello che riesco veramente a fare. Posso fare anche di peggio.-
Il terrore riprende possesso del corpo di Andrea. -te sei matto…-
La frase gli muore in gola. Perché sa benissimo che potrei offendermi con un’affermazione del genere. Ma si rilassa quando vede che io non ho mosso un muscolo.
- adesso ascoltami attentamente. Tu dirai al segaiolo e al resto della combriccola tutto quello che hai visto e gli porterai anche un messaggio da parte mia.-
-che messaggio?-
-digli che voglio incontrarlo. Voglio incontrare tutta la Scooby Gang per proporre a voi un accordo. Ci incontreremo domani sera a mezzanotte nel parco qui vicino al Blackout. Va bene?-
- senti,io nun ci sto a capì niente! Ma che accordo vorresti fa? Che vuoi da noi?-
-informazioni. Voi non m’interessate minimamente. Chi voglio veramente faceva parte del vostro gruppetto di scolaretti. Ma ho saputo che,in seguito ad un incidente,ora è dispersa. Tu sai bene di chi sto parlando,vero?-
Una lampadina si accende sopra la testa di Andrea. Non c’è bisogno di parole. Ha capito.
-esatto,lei. La bella biondina dagli occhi di cerbiatta e dalla sete insaziabile…-
Andrea impallidisce di colpo. Non può non ricordarsi di lei…
Io concludo.
-riferisci quello che ti ho detto e vedete di essere puntuali. Odio i ritardatari.-
Mi avvio verso il bancone per riprendere la giacca. La voce di Andrea mi ferma a metà strada.
-ma se pò sapè chi cazzo sei tu?-
Sorrido,anche se il respiratore copre il mio ghigno. Mi riavvicino di nuovo verso di lui. Voglio che mi guardi negli occhi mentre lo dico.
-io sono l’urlo che emetti quando ti ferisci con il coltello da cucina. Sono il mal di testa che ti trapana il cervello dopo una sbronza colossale. Sono il vomito che sputi in preda agli spasmi durante le sofferenze di una chemioterapia! Il sangue di questi poveri stronzi che si lamentano come cani bastonati mentre sono torturati a morte dall’unico e solo sentimento,sia fisico che mentale, che ci fa capire quanto la vita sia reale…-
La frase che pronuncio gli arriva addosso come una condanna.
-io sono il Dolore…-
Andrea è talmente terrorizzato che comincia a piangere silenziosamente. Io lo saluto con la mano e vado a prendere la giacca che stava piegata sul bancone. Sento il passo veloce del drogato che scappa via dal locale. Mentre m’infilo la giacca,vedo la barista tettona nascosta dietro il bancone che mi guarda terrorizzata. Stasera ho fatto un bel po’ di casino,perciò è meglio puntualizzare delle piccole cose con lei.
-se provi a chiamare la polizia,ti prometto che torno qui e ti sfiguro il viso.-
Rincaro la dose.
-e poi ti ammazzo.-
La disperazione le deforma il viso. Annuisce come una matta isterica mentre le lacrime fuoriescono copiose. Faccio per andarmene,ma poi mi ricordo di una cosa importante. Tirò fuori il portafoglio e poggio vicino alla cassa una banconota da 20 euro.< br> -questo è per il latte. Tieni il resto.-
I debiti vanno sempre pagati.
Esco fuori e aspiro attraverso il respiratore l’aria fresca della notte. Nonostante fosso un fuori programma per me,mi sono divertito un mondo stasera. Faccio qualche passo verso la strada principale…
…quando lo vedo.
È immobile in mezzo alla strada. Completamente vestito di nero. Il cappuccio della felpa tirato su. Da l’idea di una sorta di fantasma del natale futuro. Solo che i fantasmi hanno una faccia. Lui no.
Dove dovrebbe esserci la faccia,c’è una sorta di ammasso scomposto a mo’ di cubismo illuminato da una sorta di luce sbiadita color giallo ocra. Sembra il risultato di un frontale con un tir.
Il buon vecchio Jimmy…
Se lui è in giro stanotte,vuol dire che Gabriele Moldi è nelle vicinanze,oppure magari è proprio lui. La manifestazione del suo potere. Il risultato di un uroboro impazzito che è cominciato dal morso di una schizzata all’uomo sbagliato,nel momento sbagliato. E che ha cambiato le vite di 5 poveri disgraziati che erano nel posto sbagliato,nel momento sbagliato…
Compresa la mia di vita. Anche se la mia vita era già stata cambiata due volte.
La prima è stata quando la vidi sorridere per la prima volta…
La seconda,quando la vidi sorridere per l’ultima…
Il potere è stato solo un agevolazione della mia caccia…
Jimmy rimane immobile come una statua a fissarmi. Anche se,sinceramente, non so come riesca a guardarmi visto che non ha occhi per vedere. Ma la sensazione è quella. Il bastardo sfigurato era qui da un bel po’,mi stava osservando.
-ti sei goduto lo show,vero Jim? Ti è piaciuto? Se vuoi posso farlo provare anche al tuo surrogato del cazzo…-
Mi avvicino a lui. Fa qualche passo verso di me.
-o magari,sei proprio tu,Gabriele,che ti nascondi in mezzo a tutta quella massa di carne che hai al posto della faccia! Se è così,hai fatto veramente un pessimo affare a non crepare.- Sarò il suo chirurgo estetico…
Ma lui non fa nulla. Nel vuoto del suo volto inesistente vedo solo una grossa oscurità crescente che non ha nulla di umano. Probabilmente nessuno di noi due è umano…
Forse nessuno di questa città è umano.
Jimmy si rigira e fa per andarsene. Stanotte non ha molta voglia di giocare seriamente. Meglio così,ho bisogno di energie per il mio bel interrogatorio al signor Daniele Croce. Mi rigirò anch’io e faccio per andare,ma poi urlo un avvertimento al mostriciattolo.
-Jimmy! Ti consiglio vivamente di stare lontano da Giulia Croce! Lei è mia! L’ammezzerò io,è chiaro? Non me ne frega un cazzo di conti alla rovescia,continum spazio temporale e altre cagate varie,quelli sono solamente cazzi tuoi e del rifiuto umano dal quale sei uscito! Se provi solamente ad ostacolarmi,ti spezzo il collo con le mie mani! È farò la stessa cosa con il tuo sosia ben riuscito! Mi hai sentito,Jim??-
Con la coda dell’occhio,vedo Jimmy fermarsi per qualche secondo. Fa come per voltarsi,ma poi ci ripensa e sparisce dietro l’angolo della strada. Io sono ancora fermo lì. Non mi muovo.
Perché ho davanti a me l’immagine di Giulia Croce.
Capelli biondi riccioluti,occhi azzurri come il ghiaccio,pelle bianca e pallida,il bel viso da ragazza innocente…
Il sangue che le cola dalla bocca…
Una furia nera,incandescente come la lava di un vulcano,pervade le mie membra e la mia mente con pensieri di una crudeltà disumana. Lo urlò,urlo con quanto fiato ho in gola,per far si che lei mi senta,dovunque essa sia…
Voglio che tutta questa città di merda lo sappia.
-Giulia!!!! Non m’importa se non mi senti!!!! Non m’importa se non mi vedi!!! Io sto arrivando,Giulia!!!! Ti troverò!! Dovessi cercarti per tutta Roma,per tutta l’Italia e anche in capo al mondo!! Ti troverò e ti farò provare il peggior dolore della tua miserabile vita!!!!! Non puoi fuggire da me!! Ti ucciderò!! Giuro su Dio e sul Diavolo che appenderò la tua testa mozzata sul punto più alto del Colosseo,cosicché tutti vedano che la vita comporta un prezzo e quel prezzo è il dolore!!! Questa è una promessa,Giulia!!!!-
Ansimo come un dannato. Non ho più voce. Ma va bene. Ora tutta Roma lo sa. È anche lei
. Questa è la mia dichiarazione di guerra.
Finalmente riparto verso la casa in cui abita il caro fratello sotterra cadaveri.
4 mesi fa,Giulia Croce ha morso a morte una ragazza di soli 23 anni lasciandola agonizzante in uno squallido vicolo vicino a un locale di merda chiamato Blackout. Io l’ho vista morire tra le mie braccia. Il mio urlo di dolore è l’ultima cosa che ricordo prima del blackout. Prima di svegliarmi in un letto d’ospedale pieno di ferite. E,nel corpo,un potere che solo il Diavolo poteva donarmi.

Giulia Croce ha ucciso la mia Cristina,l’unico amore della mia vita. La donna che mi ha regalato la gioia di vivere.

Lei ha ucciso il mio cuore. Io strapperò via il suo.

Le farò capire il vero significato di questa schifosa vita.

Life Is Pain…

Io sono il Dolore…



FINE
  
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