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Autore: Franky91    14/04/2012    2 recensioni
una vita passata a sentirsi inutile e la non riuscita della scalata ....
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nullità.
Tutte le persone che mi circondavano, mi consideravano una nullità.
Tutto ciò perché non riuscivo a giungere agli obbiettivi che mi ero prefissata, lasciamo a metà ciò che cominciavo e non avevo voglia di fare nulla.
Una bambina di sette anni può immaginare cosa vuole diventare, una di quattordici ha le idee confuse, ma una ragazza di vent'anni, dovrebbe avere un po' più chiare le idee sul suo futuro.
Ed invece no, io non ho mai avuto chiaro ciò che volevo fare.
Ho sempre sostenuto che il mio primo amore fosse la cucina, e la cosa è diventata quasi certezza crescendo e scoprendo cosa erano in grado di fare le mie mani insieme ad un po' di fantasia, in aggiunta agli ingredienti che trovava nel frigo di casa; poi tutto questo è cambiato, mi sono appassionata alle lingue straniere, ma non era quella la strada che volevo percorrere, ma sono stata per certi versi “costretta”.
Adesso mi ritrovo a vent'anni, senza un diploma, con una grandissima confusione in testa e senza voglia di capire ciò che posso e voglio fare del mio futuro e della mia vita.
Sono sempre stata una ragazza timida che si sentiva in soggezione ad essere interrogata, ma cercava di mettercela tutta, ma ciò non serviva a nulla, non quando si avevano dei compagni che non facevano altro che prenderti in giro perché non riuscivi a rispondere ad una domanda del prof.
Sono stata male, non per le interrogazioni, ma per il comportamento di quelle persone che pur passando quasi tutti i giorni insieme mi trattavano come una pezza da piedi. Quello che mi ha sconfortata e fatta deprimere di più è stato il comportamento di quella che si definiva mia amica e che alla fine mi ha pugnalata alle spalle senza un reale motivo.
Mi sono sentita sola, incompresa. Inutile.
La cosa peggiore sono stati i parenti che ti chiedevano in continuazione il perché non avessi conseguito ancora il diploma, perché non avessi un ragazzo, perché non uscissi con gli amici.
Se una persona giunge ad avere una nulla considerazione di se stesso, della propria vita, come può pretendere che voglia continuare a viverla? A crearsi dei progetti per il futuro che sa che non realizzerà mai?
Nessuno aveva capito ciò che si celava nella mia anima, la quale stava diventando sempre più scura e vuota; men che meno i miei genitori, loro vedevano solo la mia pigrizia, la mia voglia di oziare e non la mia necessità di affetto, di quegli abbracci che non esistono più, neanche un ti voglio bene.
Mi sembrava di essere diventata invisibile, muta e cosa ancora peggiore: dimenticata.
Venivo ricordata solo se si doveva dare la colpa a qualcuno per qualcosa e solo allora si ricordavano di me, solo in quel momento la mia invisibilità non veniva più notata.
Per sfogare la rabbia, la frustrazione, tutti i sentimenti negativi, allora io esistevo, per condividere i momenti belli io ritornavo a non esistere.
Ho sempre pensato che nella vita si incontrasse qualcuno che riesca a cambiare le cose più dolorose che si è vissuti, invece mi ritrovo a pochi giorni dal mio compleanno, totalmente sola, senza nessuno che possa alleggerire tutto ciò che mi porto dietro da moltissimo tempo.
Vivere sarà anche una cosa meravigliosa, ma ci sono persone che cambiano e reprimono il loro essere perché più deboli nei confronti degli altri e quindi assorbono tutto fino a che non scoppiano o … o lasciano che siano gli altri a vincere la battaglia.
Ho conosciuto una persona magnifica, che con la sua pazzia mi ha dato la possibilità di capire che al mondo le persone che diventano pilastri per gli altri esistono, ma io non sono come gli altri, io ho assorbito anche troppo di tutte le situazioni che ho vissuto e che le persone che ritenevo care mi hanno riversato addosso.
Non sono una di quelle persone che ce la fa, potrò anche essere vigliacca nei confronti della vita, ma non riesco a reggere tutto questo peso che ho nel mio cuore e nella mia vita, perché io non ho mai vissuto la mia vita, ma quella che i miei genitori volevano per me, ed io non ho avuto la forza per reagire.
Sam, perdonami se dopo tutte le nostre chiacchierate ti lascio con questo misero pezzo di carta, ma non posso continuare così, non riuscirò mai ad allontanarmi da loro, e credo che la mia scomparsa rimarrà indifferente davanti ai loro occhi, sono sempre stata invisibile, quindi non farà differenza. Perdonami se mi hai conosciuto troppo tardi; forse se non avessi già preso questa decisione mesi prima di incontrarti, avrei accantonato questa scelta, ma non ce la faccio.
Ti voglio bene amica mia.
Tua
Emy

 

 

Lo ha fatto, lo ha fatto davvero, ma perché?
Non posso crederci, ho perso la mia migliore amica solo perché la sua famiglia non è stata in grado di capire fino in fondo l'animo sensibile e d'oro che avevano davanti; nonostante le mille difficoltà era riuscita ad andare avanti, a resistere fino ad ora, invece lo ha fatto veramente.
Ho compreso fin da subito come aveva deciso di finire totalmente la sua vita, guardando il suo sangue scorrere, con l'I-Pod alle orecchie e le sue canzoni preferite, voleva farsi del male lentamente, con uno quegli adorati coltelli che amava tanto e che sapeva usare molto bene.
Mi aveva raccontato come voleva togliersi la vita una sola volta, quando le chiesi per scherzo come voleva farlo, dato che eravamo in quell'argomento che di solito era tabù. Mi descrisse la scena nei minimi particolari.
Questa lettera mi è arrivata due giorni dopo che lei era andata via, per sempre. Due miseri giorni dopo, perché la sua famiglia voleva che non si diffondesse la voce che lei si era suicidata.
Non ho potuto dirle addio, neanche un ti voglio bene ho potuto pronunciare.
La sua famiglia non ha capito i motivi che hanno spinto Emy a fare una cosa simile, ed io no avrei potuti spiegarglieli, avrei solo potuto riferire ciò che mi aveva detto lei, ciò che non era riuscita a scrivere su tutti quei diari contenuti in un cassetto a casa mia. Diari che adesso sto portando ad una famiglia di squilibrati che non ha capito che lei poteva diventare tutto ciò che voleva e che loro l'hanno solo frenata, impedendole di scegliere il suo cammino come voleva.

Questa scatola sembra troppo pesante in questo momento, mentre a piedi mi dirigo verso quella casa che è stata il luogo di morte e solitudine di un'anima pura.
Appena arrivata, sono salita con le chiavi che mi aveva affidato Emy e ho visto la sua famiglia con le lacrime da coccodrillo, intorno al tuo corpo così bianco e senza vita. Ho fatto un po' di rumore, quindi si sono accorti di me. Bene, non speravo di meglio.
“Salve”, unica parola uscita dalle mie labbra. Non li ho degnati di uno sguardo, guardavo solo il tuo corpo immobile, i vestiti ancora impregnati di sangue, il coltello ancora tra le tue mani insieme al lettore musicale. Mi sono avvicinata a te, cercando di ricordare quei pochi sorrisi che mi hai concesso, ma vedevo solo il tuo volto rigato di lacrime.
“Perdonami se non ti sono stata abbastanza vicina”, un sussurro che sperai giungesse a te, sperando che fossi in un posto migliore.

Una lacrima rigò la mia guancia, ma la lasciai scorrere; mi girai a guardare verso quelli che erano i tuoi genitori.
“È solo colpa vostra e del vostro egoismo”, cominciai così la mia arringa, volevo solo che capissero il male che ti avevano fatto. Presi la scatola e cominciai con i primi diari che scrivesti, me li avevi affidati tutti, e in quei giorni leggevo le tue parole, le tue emozioni, per capire meglio ciò che celavi, ma non sono arrivata in tempo.
La lettura fu difficile, ma le loro espressioni non cambiarono se non quando arrivai all'ultimo diario, quello in cui avevi lasciato le tue ultime parole; lì vidi i loro volti cambiare, non riuscivo a decifrare le loro espressioni; forse fu troppo anche per loro sapere che erano mesi che progettavi una morte così lenta, per sparire dissolvendoti.
Non una sola parola uscì dalle loro bocche, non una sola lacrima rigò quei visi così arroganti.
“Non è vero, sono solo bugie ciò che stai leggendo”, tua madre fu imprevedibile, come faceva a non capire che il suo non darti affetto e darti solo dolore e sofferenze ti avevano portata a diventare insicura, chiusa, che ti stavi isolando dal mondo e dalle persone?
“Guardi con i suoi occhi e mi dica che non è la scrittura di sua figlia”, le dissi, avvicinandomi a lei e facendole vedere la calligrafia, la tua, così piccola e ordinata.
“Non può essere!”. Oh, adesso c'era incredulità nei suoi occhi.l
“Lo è, se solo aveste dato più  affetto e non solo dolore, lei avrebbe cambiato idea nei vostri confronti e avrebbe lasciato perdere il suicidio, ma voi imperterriti avete continuato ad ignorarla, farla sentire una nullità, un'incapace; lo avreste mai sospettato che lei cercava il modo di allontanarsi da voi e trovare la sua strada? Lo sapevate che stava prendendo in considerazione la facoltà di medicina? no. Come potevate saperlo se non avete mai instaurato un rapporto, quantomeno civile, non dico affettuoso perché risulterebbe ipocrita, lasciandola sola a se stessa. Sapevate che non aveva buoni rapporti con i compagni perché la trattavano come facevate voi a casa? Non vi siete mai chiesti perché non usciva mai, non aveva amici e ….
come avreste potuto capirlo se eravate e siete troppo presi da voi stessi? Lei si sentita debole, ed invece era molto più forte di me che sto qui a cercare di farvi capire il dolore che le aveva inferto, mentre lei aveva quella forza enorme di cercare di andare avanti nonostante tutte le angherie che subiva ma … quando l'ho conosciuta era già arrivata al punto di rottura, al punto di non ritorno”, non riuscivo più a dire a, perchè i singhiozzi mi stavano sommergendo, ma un'ultima cosa andava detta.
“Il funerale, lo organizzo io, e non voglio che voi veniate, quindi pi tardi manderò mio fratello a prendere Emy, tutti i suoi effetti personali e vi chiedo solo un'ultima cosa: cercate di imparare da questo errore, il quale è costato la vita ad una persona che considero mia sorella. Addio”.

Questa fu l'ultima volta che vidi i tuoi genitori, non ebbero la faccia tosta di presentarsi al funerale. Nonostante tu non notassi che intorno a te c'erano persone che ti volevano veramente bene, quelle stesse a cui sei rimasta dentro per la tua sensibilità e la tua forza, che sostenevi essere debolezza, ti ho lasciato andare per davvero quel giorno, piangente tra le braccia di mio fratello, ho visto la tua bara candida sparire lentamente nella fossa al cimitero; in quel preciso istante mi sono accorta che ti avevo persa davvero e per sempre per giunta.
Ti voglio un mondo di bene amica mia, spero che, anche se non sarai fisicamente con me, tu possa condividere tutte le gioie che la vita mi riserverà dopo la tua scomparsa, ma che saranno sempre velata dalla tristezza e malinconia per la tua mancanza.

Addio, Emy.

  
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