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Autore: one directioner    15/04/2012    23 recensioni
Loro non mi conoscono. Io, invece, si.
Loro sono la perfezione. Io non mi piaccio.
Loro sono famosi. Io non sono nessuno.
Loro sono lontani. Io sono qui.
Ma, per favore, lasciatemi sognare la mia vita con i One Direction.

*** Era la sensazione più forte che avessi mai provato: come se tutto il resto fosse finito e c’era solo lui, come se non riuscissi più a pensare a niente, come se ci fossero terremoto, pioggia, sole e ghiaccio contemporaneamente. Le nostre labbra si muovevano con armonia e le nostre lingue danzavano il più bello dei valzer. Tutto ciò per cui valeva la pena di vivere io l’avevo appena trovato e non lo avrei mai lasciato andare.
 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avevo il coraggio di avvicinarmi … I piedi si erano scordati che per camminare dovevano mettersi uno davanti all’altro, le gambe erano molli come mai lo erano state prima d’ora ed erano incapaci di muoversi. Poi una spinta: la mia migliore amica che mi incitava a seguirla. Cominciai a camminare con le ginocchia che tremavano e il respiro che diventava sempre più pesante; ci mettemmo infila dietro ad un gruppo di studenti. Dopo qualche minuto anche gli ultimi due ragazzi davanti a noi si staccarono dalla bacheca e si diressero dagli amici esultando e comunicando il loro voto. Ora mi ritrovavo faccia a faccia con quella bacheca. Si, quella su cui erano scritti i voti dell’esame di maturità. L’ansia era davvero tanta, ma la curiosità ebbe la meglio e così mi gettai a capofitto in quella lista infinita di nomi cercando il mio. Finalmente individuai la lettera “j” e incominciai a scorrere i cognomi fino a quando lo trovai. Jepsen Serena. Ero io. Aiuto! Spostai cautamente la testa verso destra dove doveva essere scritto il voto e lo vidi. Lo guardai bene un paio di volte, per accertarmi che non scomparisse, poi con il dito partii dal mio nome fino a tracciare una linea retta arrivando al voto e vidi che sì, il voto corrispondeva: quel 110 e lode era davvero mio! Il respiro mi aveva completamente abbandonata, ero in apnea e lacrime di gioia cominciarono a rigarmi il viso … cavolo c’ero riuscita! Non avevo mai dubitato di potercela fare, ma certo mi ero dovuta impegnare davvero tantissimo per arrivare fino a lì ed ora ero così orgogliosa di me che … cavolo! Avevo cominciato a piangere come una fontana! Mi asciugai in fretta le lacrime e poi spostai lo sguardo sulla mia amica Vane che stava tornando dopo aver detto il suo voto a sua mamma. Le bastò vedere le mie lacrime che capì e si catapultò addosso a me, travolgendomi in un abbraccio di quelli che solo lei sapeva dare.
– Wow! Cazzo! Sei un genio io l’ho sempre saputo! Brava!- mi urlò e mi strinse ancora più forte.
Io, che già ero in equilibrio precario sulle mie gambe instabili per l’emozione, mi sbilanciai e caddi; lei mi seguì per terra. E quando fummo tutte e due stese sull’asfalto cominciammo a ridere come due sceme. Come due sceme che sanno di aver finito il liceo, che sanno di non avere più nessun tipo di obbligo, che sanno che le aspetta l’estate più meravigliosa della loro vita. Come due migliori amiche che hanno aspettato davvero troppo tempo per questo momento e ora se lo stanno godendo veramente. Dopo ore di tensione con quella risata finalmente mi stavo rilassando: era una sensazione unica! Poi mi ricordai che non sapevo ancora quanto aveva preso lei. Dalla mia faccia lei capii a cosa stavo pensando.
- 88- mi buttò lì come se niente fosse. Vane cercava di non sembrare troppo felice, ma io sapevo in realtà quanta fatica avesse fatto per raggiungere un voto del genere perciò ero, diciamo, super esaltata e non ci pensai due volte: aprii la borsa, presi la mia bottiglietta d’acqua e, dopo averla svitata, gliela rovesciai addosso. L’avevo inondata: i corti capelli neri le stavano appiccicati al viso e mi guardava con un’ aria di sfida anche se era assolutamente divertita.
 - Beh scusa dovevo pur festeggiare no? – dissi con aria innocente e rivolsi lo sguardo dall’altro lato della strada trattenendo le risate. Ovviamente mi ero scordata che anche lei aveva una cavolo di bottiglia d’acqua dato che l’avevamo comprata insieme giusto due ore prima! Così improvvisamente mi ritrovai anche io infradiciata. Un po’ di mascara mi era colato sul viso, i capelli chiari grondavano e i vestiti erano completamente zuppi. Di nuovo iniziammo a ridere e ogni tanto lei si prendeva la maglia e la strizzava, così anche io iniziai a strizzarmi i capelli e stavo ben attenta a far ricadere tutta l’acqua su di lei.
 – Avete intenzione di rimanere lì stese ancora per molto?- erano mia mamma, Angela, e la sua, Betty, che ci avevano raggiunte e ci guardavano come se fossimo due neonate dentro la culla che devono essere accudite, perché loro, infondo, ci vedevano ancora così: come le loro piccine. Mi alzai di scatto e abbracciai mamma inzuppandole i vestiti, poi le urlai entusiasta il voto e lei mi strinse ancora più forte e disse qualcosa tipo – Ne ero certa!; anche più brava della sua mamma!- poi mi girai e iniziò una lunga fila di abbracci a persone, amici e parenti, a cui puntualmente inumidii i vestiti. Prima ci fu Betty, la mamma di Vanessa, a cui volevo un bene immenso: quella donna era come una seconda mamma per me! Poi ci furono tutte le altre mie amiche e i miei amici che si congratularono e a cui anche io feci i complimenti per i loro voti. Infine, esauste, io e Vane ritornammo dai nostri genitori che, appena ci videro arrivare, cambiarono discorso (?). Ridissi per la centesima volta il voto che avevo preso a mia sorella e a mio babbo che non avevo ancora salutato e loro mi diedero entrambi il cinque sorridendo. Poi successe una cosa effettivamente un po’ strana: il babbo di Vane cominciò a parlare e tutti rimasero in silenzio, come se dovesse fare una sorta di discorso …  
- Beh a quanto pare ci siete riuscite … - iniziò lui ridacchiando.
– Perché dubitavate di noi?- feci io con un’aria da finta offesa.
Poi continuò mio babbo:
 - Beh certo che no! Anche perché altrimenti non avremo preso questi!-.
 Lo sguardo mio e di Vane era passato da suo padre al mio; dopo quell’ affermazione ci eravamo guardate per un secondo negli occhi e poi eravamo tornate a guardare nuovamente mio babbo che stava estraendo qualcosa dalla tasca... Per la seconda volta quella mattina mi misi a piangere di gioia. Erano due biglietti, uno per me e uno per Vane, per andare a Londra e per andarci subito: partivamo il giorno dopo! Non mi trattenni e iniziai ad urlare; evidentemente anche Vane non era stata capace di trattenersi e stava gridando come una pazza. Dopo aver dato un super mega abbraccio a tutti, io e la mia amica ci assetammo un attimo e cominciammo a sclerare di brutto. Dicevamo frasi senza senso come - Londra, il Tamigi! Ahah gli autobus rossi, andiamo al museo! Guarda dei ragazzi fighi! ... Oh cavolo una vetrina! Voglio quel vestito, guarda che bel palazzo! Uffa non voglio salire sulla ruota panoramica … dai andiamo a fare il bagno!-  Quando esaurimmo le stupidaggini da dire, ci facemmo subito accompagnare dai nostri genitori a casa: cavolo avevamo una valigia da preparare per Londra! Neanche dopo venti minuti mi squillò il cellulare, senza guardare chi fosse risposi.
 - Pronto?- dissi io.
 – Sì, ma tu che cazzo ci metti in valigia?!!-
 
Dopo aver scelto con Vane al telefono tutte le cose da portare decisi di riposarmi un po’. Mi stesi sul letto e ripensai a quella giornata emozionante. Poi presi tra le mani il biglietto e lo guardai attentamente. Mi accorsi che era un biglietto di sola andata…! Cosa? I miei mi stavano “cacciando” di casa per mandarmi a vivere a Londra?? Ahahah ok, se quello era uno scherzo, era davvero il migliore di sempre!

 

Ok … questo è il primo capitolo della mia prima FF! Spero davvero che possa piacervi! Ragazze mi raccomando recensite! mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! :) un bacio
  
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