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Autore: Ari_92    15/04/2012    76 recensioni
Ultimo anno al liceo McKinley, ma le cose sono andate un po’ diversamente da come le conosciamo.
Blaine si è appena trasferito, ma non ha mai conosciuto Kurt.
Cosa succederebbe se, tra nuovi Club e nuovi amici, Blaine perdesse la testa per un ragazzo che sembra detestarlo? Cosa succederebbe, se questo ragazzo nascondesse un segreto?
- “...Mercedes? Chi è quel ragazzo?”
La ragazza si voltò verso Blaine di scatto, quasi avesse dimenticato di non essere sola.
“Si chiama Kurt. Kurt Hummel.” Il ragazzo esitò un attimo, prima di chiederle ciò che lo tormentava dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su quel giovane dagli occhi di ghiaccio.
“Cosa gli è successo?” -
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per tutte le persone che hanno dato a questa FF una possibilità.
Per tutti coloro che mi hanno sostenuta nel corso di questi mesi, in qualunque modo l’abbiano fatto.
Per tutti quelli a cui questa storia lascerà qualcosa (ed è tutto ciò che spero).
 
Questo capitolo è per voi ♥

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Kurt sbarrò gli occhi, le dita congelate sulla fibbia della cintura del suo ragazzo.
 
Si ripeté mentalmente che non era possibile, che doveva essersi trattato di un’allucinazione, magari dettata dalla sua paura di fare qualcosa di sbagliato, dato che quella sera si stavano muovendo in un territorio inesplorato.
Tuttavia, se l’ipotesi che fosse tutto nella sua testa fosse stata veritiera, era del tutto inspiegabile perché anche Blaine si fosse tutto a un tratto irrigidito, voltando la testa in direzione delle scale.
 
Rimasero entrambi immobili e ammutoliti per qualche interminabile secondo, fino a quando dal piano di sopra giunse il suono inequivocabile di grosse scarpe da ginnastica trascinate sul pavimento.
Kurt avrebbe potuto facilmente identificare il proprietario, associandovi peraltro la voce di poco prima che, a quel punto, era tutto fuorché uno scherzo della sua mente.
 
Il ragazzo si voltò di scatto verso Blaine, che lo stava fissando con il suo medesimo, muto terrore.
 
I passi provenienti dal piano di sopra si facevano sempre più marcati, e Kurt sapeva solo che dovevano agire in fretta.
Spalancò lo gambe che fino a mezzo secondo prima avvolgevano i fianchi di Blaine e lo spinse indietro con una forza che non sapeva di avere, tanto che lui barcollò vistosamente e per poco non cadde all’indietro.
 
“Scusa...” Bisbigliò più a bassa voce possibile, scendendo velocemente dallo schienale del divano, ancora piuttosto stordito da ciò che stavano facendo fino a qualche istante prima.
Blaine scrollò le spalle, mentre Kurt realizzava con orrore che lui era ancora a torso nudo.
E al momento gli sfuggiva come avesse fatto esattamente a levargli la camicia con quella foga, ma l’importante ora era rimettergliela addosso.
 
Con uno scatto felino la raggiunse sul pavimento, cercando poi di farla infilare a Blaine.
“Si può sapere che diavolo hai da ridere?!” Iniziava ad infervorarsi.
Sì, perché mentre lui era in preda al panico più totale, Blaine, dopo un iniziale sbigottimento, sembrava quantomeno divertito dalla situazione.
“Blaine? Vuoi collaborare??”
“Kurt, è alla rovescia.” Strabuzzò gli occhi, mentre il suo ragazzo scoppiava bellamente a ridere.
“Blaine!” Gli lanciò la peggiore delle occhiatacce, e si compiacque del moto di panico che colse nel suo viso.
Il moro si sfilò velocemente la camicia, e in un attimo la stava indossando per il verso giusto.
 
“...Mamma?”
“Dannazione...” Lo aiutò ad allacciare i bottoni, mentre cercava di sistemarsi addosso i vestiti stropicciati come meglio poteva.
Finn era sulle scale, e sarebbe stato in salotto da un momento all’altro.
Kurt aveva appena fatto sgusciare l’ultimo pezzettino di plastica nell’asola, quando un volto che mai avrebbe pensato di detestare così tanto fece capolino da dietro la porta.
 
“C-Ciao Finn!” Lui li guardò con aria stranita, evidentemente sorpreso di trovarli lì.
“Rachel, è Kurt. Puoi mettere giù la scopa.” La ragazza sbucò da dietro la spalla del quarterback, brandendo l’arma impropria con cui aveva evidentemente intenzione di allontanare possibili malintenzionati.
 
A quel punto, Kurt era seriamente combattuto se ridere, deprimersi o fare una strage.
 
Guardò Blaine con la coda dell’occhio e, dato che lui sembrava ancora inspiegabilmente in vena di ilarità, decise di prendere in mano la situazione.
“Rachel. Ragazzi, credevamo foste al cinema...” Finn, come prevedibile, si limitava a guardarli con la bocca parzialmente socchiusa e gli occhi a mezz’asta, nella sua consueta aria intontita.
Rachel, al contrario, sembrava particolarmente interessata.
 
“Infatti. Siamo tornati giusto dieci minuti fa.”
“Oh.”
“Già.” Kurt si guardò intorno con nervosismo, lisciandosi convulsamente il pullover sull’addome.
Detestava quella situazione, e detestava come Rachel stesse fissando con il peggiore dei suoi sguardi indagatori sia lui che Blaine.
“Voi che avete fatto, ragazzi?”
“Niente.” Lo dissero in perfetta sincronia, cosa che Blaine evidentemente trovò divertente, perché scoppiò a ridere senza tanti complimenti.
Kurt, dal canto suo, provò a rimediare il rimediabile.
 
“Beh! Siamo andati a cena insieme, e Blaine mi ha riaccompagnato a casa.” Rachel annuì, e Kurt non trovò per niente rassicurante il sorrisetto malizioso che le era appena affiorato sulle labbra.
“Oh. Capisco. Io e Finn stavamo rivedendo West Side Story, volete unirvi a noi?”
“Blaine deve andare, in realtà...” Il cervello di Finn, magicamente, riprese una vaga cognizione di sé.
“Deve dare da mangiare a Lily!” Kurt gli sorrise, in una muta ed incompresa riconoscenza.
“Esattamente.” Rachel si sistemò i capelli dietro le orecchie, rivolgendo loro un sorriso fin troppo accondiscendente.
“Ok ragazzi, allora non vi tratteniamo oltre. Buon San Valentino!” Kurt, ingenuamente, tirò un sospiro di sollievo.
“Grazie, anche a voi!” A quel punto, dopo l’ennesimo sorriso tirato, afferrò senza troppi complimenti Blaine per le spalle, con l’intento di scortarlo fino alla macchina.
 
“...Uh. Kurt?” Il ragazzo si congelò sul posto, voltandosi con una lentezza estenuante verso l’amica.
 
?” Si augurò che la goccia di sudore che gli scivolava lungo la tempia non fosse troppo evidente.
Rachel sorrise. In quel suo modo inquietante di quando credeva di avere ogni verità in mano.
 
“Fossi in te metterei una sciarpa, lunedì a scuola. Sai, non vorrei che i più maliziosi interpretassero male le... mmh... bruciature che hai sul collo...” E, a quel punto, Kurt non avrebbe desiderato altro che un’improvvisa voragine si aprisse nel pavimento e lo inghiottisse.
 
O – ancora meglio – inghiottisse Rachel Berry.
 
Ok, niente panico. Poteva ancora uscirne a testa alta, nonostante Blaine stesse per lasciarsi nuovamente andare alle sue risate isteriche.
“Br-Bruciature? No, no! Solo, ehm... sono allergico a... alle fragole, e... stasera ne ho assaggiata una e... beh, sai, il prurito...”
“Certo. Immagino.” Prima di potersi ulteriormente scavare la fossa, Kurt mosse un altro passo affrettato verso l’ingresso, trascinandosi dietro Blaine.
 
“Ehm... Ragazzi?”
Cosa?” Si voltò nuovamente, e sì. In quel caso la voragine nel pavimento era l’unica soluzione possibile.
“Stavate dimenticando questo.” E Kurt avrebbe solo voluto che quella fosse un’allucinazione.
 
Perché non era sicuro di sopravvivere a Rachel Berry che gli sventolava sotto al naso ciò che rimaneva del papillon di Blaine.
 
 

***

 
 
“Non mi sono mai sentito più in imbarazzo in tutta la mia vita!”
 
Blaine si stava sforzando, ci stava provando con tutte le sue forze a rimare serio e contrito, eppure, mentre trotterellava verso la sua stessa macchina dietro a un Kurt palesemente fuori di sé, gli risultava orribilmente difficile non ridere.
 
Non che all’inizio ci trovasse qualcosa di particolarmente divertente, ma una volta vista la faccia confusa di Finn, il modo in cui Rachel sfoderava un manico di scopa neanche fosse un fucile da caccia e le sue successive sottigliezze per far ammettere a Kurt cosa stava realmente succedendo un minuto prima del loro arrivo, non avevano fatto altro che aggravare quella che inizialmente non era altro che una singola risata isterica.
 
Kurt avanzò a grandi passi fino in fondo al vialetto, per poi fermarsi di fronte alla sua auto, con le braccia a ciondoloni lungo i fianchi.
 
Lo raggiunse velocemente, appoggiandogli una mano sulla spalla.
 
“Kurt...”
“Mi dispiace.” Blaine aggrottò le sopracciglia, facendolo voltare con delicatezza. Pensava non dicesse sul serio, eppure, quando incontrò i suoi occhi limpidi, non poté fare a meno di leggervi un velo di tristezza.
 
“Cos’è che ti dispiace?” Lui abbassò lo sguardo, fissando con quello che sembrava un profondo interesse le punte delle sue scarpe.
“Ehi...?”
“La cena è stata perfetta, Blaine. I tuoi sono adorabili, hanno organizzato tutto alla perfezione, e con me sono stati carinissimi... Avrei dovuto immaginare che Finn sarebbe potuto essere a casa, io... Possibile che sia riuscito a rovinare anche questo?” Blaine cercò una traccia di sorriso sul suo volto, ma trovò solamente senso colpa.
 
“...Dimmi che non lo pensi davvero.” Kurt continuò a rifiutarsi di incontrare i suoi occhi, limitandosi a sussurrare un altro “mi dispiace”.
Blaine, istintivamente, si sporse quel poco che bastava per stringerlo tra le braccia, sentendolo irrigidirsi contro di lui.
 
“Esiste un modo per farti capire che tu non rovini le cose, Kurt?” Lui si rilassò a poco a poco nel loro abbraccio, rimanendo semplicemente così, inerme.
 
Una parte del suo cervello non poté evitare di scivolare nei ricordi, finendo inesorabilmente a quella mattina in cui, per la prima volta, sulle piastrelle fredde di un bagno, Kurt aveva deciso di affidarsi a lui, di mettere il poco che aveva nelle sue mani.
 
E da quel giorno Blaine aveva fatto qualsiasi cosa in suo potere per non farlo pentire.
Avevano sbagliato, qualche volta, si erano fraintesi, ma ciò che li univa non aveva mai vacillato per davvero.
Non era possibile, d’altronde: non riusciva nemmeno a ricordare come fosse non avere Kurt al suo fianco, e non era qualcosa che aveva intenzione di sperimentare. Non voleva provarci mai più, ed era ormai l’ennesima volta che si ritrovava ad indugiare su pensieri di quel tipo, e aveva persino smesso di sorridere mentalmente per la sua stessa ingenuità.
 
Perché, con quel corpo caldo tra le braccia, il suo profumo nelle narici e il respiro che gli si infrangeva piano sul collo, per quanto si sforzasse, non riusciva ad avere paura di ammettere che non avrebbe mai potuto desiderare nessun altro, nemmeno volendolo.
 
“Sei troppo buono con me.” Sussurrò all’improvviso.
Blaine lo allontanò quanto bastava per poterlo guardare negli occhi.
 
“Kurt...”
“No, davvero. Tu... Blaine, non solo mi hai dato il sostegno che mai mi sarei aspettato da nessuno, e che nemmeno merito, ma sopporti anche tutte le mie paranoie, le stranezze, le assurdità che- ”
“Kurt. Io ti amo, ok? E con questo voglio dire che amo tutto di te, compresi i tuoi saltuari deliri.” Disse sinceramente, facendolo sorridere.
 
Kurt abbassò lo sguardo e, nonostante il buio circostante, Blaine non poté non notare un sottile velo di rossore tingergli le guance.
Ed era incredibile che succedesse ancora, eppure continuava ad imbarazzarsi in quel suo modo adorabile ad ogni complimento che gli faceva.
L’ennesima cosa in lui di cui non avrebbe mai potuto stancarsi.
 
“Blaine...” Oh. Beh, forse lo stava fissando un po’ troppo intensamente per uno che non sembra essere intenzionato a dire una parola. Riemerse in fretta dai suoi pensieri, rivolgendogli il più sentito dei sorrisi.
Kurt spezzò quel silenzio un attimo dopo, nel palese tentativo di uscire dal proprio imbarazzo.
 
“Senti... Dato che abbiamo ancora un po’ di tempo prima di dover rientrare, per te andrebbe bene se ti dessi il mio regalo adesso?” Sembrava vagamente in ansia, e Blaine rispose con un cenno incoraggiante.
In realtà non vedeva la ragione per cui Kurt dovesse agitarsi per via di un regalo di San Valentino, ma aveva il sospetto che chiederglielo non avrebbe fatto altro che metterlo ancor più in difficoltà.
Il ragazzo prese un profondo respiro, infilando una mano nella tasca del cappotto che si era infilato al volo uscendo di casa. Blaine sorrise.
 
“Quindi l’hai portato con te tutta la sera?” Kurt gli lanciò un’occhiata ovvia.
Certo che l’ho fatto! Aspettavo solo il momento giusto per darteli.”
“...C-Cosa? Sono più di uno??” Il ragazzo si lasciò andare a una risata leggera, di quelle che assomigliavano tanto al tintinnio di un’infinità di campanellini. Adorava sentirlo ridere in quel modo: come se non avesse niente di cui preoccuparsi, nessuno da cui nascondersi.
 
“No! Cioè, . Ma quello significativo in fin dei conti è solo uno, anche se probabilmente lo troverai anche più stupido dell’altro.” Farfugliò, estraendo dalla tasca una scatolina quadrata non più grande del suo palmo.
La carta era bianca con tanto di cuoricini, e il fiocchettino che spiccava in cima era rosso intenso. Blaine lo prese dalle sue mani a dir poco incuriosito, mentre Kurt storceva il naso.
 
“Scusa per il pacchettino inguardabile, ma quando ho chiesto di incartarmelo e visto che mancavano due giorni a San Valentino è stato il meglio che hanno saputo fare... Oh, ti avrei portato anche i campioncini che mi hanno dato da provare, ma erano tutti da donna. La tizia della profumeria ha insistito a rifilarmeli per darli alla mia ragazza, e non mi sono sentito di smorzare il suo entusiasmo.”
Blaine ridacchiò, immaginando senza il minimo sforzo Kurt che guardava con orrore una commessa intenta a riempirgli la borsa con tester di ogni tipo.
“Dunque lo hai preso in profumeria? ...Mi chiedo cosa ci sia di così piccolo- ”
“Blaine. Se non strappi subito quella carta strapiena di ridicoli cuoricini lo farò io al tuo posto.”
 
Il ragazzo non se lo fece ripetere, anche perché – a giudicare dal suo tono – Kurt non stava scherzando per niente. Appallottolò i resti del pacchetto, studiando con aria concentrata ciò che aveva in mano.
 
“È...”
“Una crema per la notte, sì. Non mi hai per niente convinto con quel tuo discorsetto sull’inutilità degli idratanti, perciò ti ho preso questa. Vedi di usarla con saggezza, e non restare più senza nel caso io dovessi... ehm... rimanere a dormire da te di nuovo, in futuro.”
Blaine si ritrovò a sorridere come un idiota, il che era abbastanza preoccupante visto e considerato l’entità di ciò che aveva appena ricevuto, eppure era abbastanza sicuro che la prospettiva che Kurt progettasse di passare altre notti con lui compensasse qualsiasi altra cosa.
 
“Grazie, Kurt! Vedrò di conservartene un po’ allora.” Lui roteò gli occhi, un tantino in imbarazzo.
Un attimo dopo quella sua strana forma di agitazione sembrava essere prepotentemente tornata a galla, perché evitò in ogni modo possibile il suo sguardo.
 
“...Stai bene?”
“Sì. Sì, è solo... Non sono così sicuro di volerti dare il regalo vero, intendo a parte i fiori e la crema.” Blaine piegò la testa da un lato, guardandolo con dolcezza.
“Lo so che non è carino fare così, ma forse quel regalo è un po’ esagerato, e... non lo so, preferisco dartelo quando ne sarò davvero sicuro. Voglio dire, sono sicuro, ma- ”
“Kurt. Va bene, non preoccuparti.” Lui sembrò sentirsi autorizzato a riprendere a respirare solo in quel momento, cosa che non fece che rendere Blaine ancora più curioso circa l’entità di quel suo misterioso regalo.
Tuttavia, conosceva Kurt abbastanza da poter dire che, se aveva fatto quella scelta, doveva avere le sue buone ragioni, e francamente l’ultima cosa di cui gli importava di quella festa erano bigliettini e i pupazzetti.
 
“Spero che varrà la pena di avere aspettato.”
“Conoscendoti, questo è poco ma sicuro.” Confermò con un sorriso, sporgendosi poi per baciarlo. Dopotutto aveva pur sempre ricevuto una crema per la faccia: ringraziarlo era il minimo che potesse fare.
 
“...In ogni caso, spero che tu sia disposto ad avere a che fare con altra orribile carta regalo, perché ora ho intenzione di darti il mio!” Kurt annuì con aria melodrammatica.
“Farò questo sforzo.” Premette un tasto del telecomandino che aveva in tasca e l’auto si aprì con un familiare squittio, lasciando il suo ragazzo sorpreso.
“...È in macchina?”
“Già. In realtà speravo di riaccompagnarti a casa dopo la cena da molto prima che me lo chiedessi.” I suoi occhi chiari si allargarono.
“Oh.”
 
Blaine spalancò la portiera del passeggero, infilando una mano sotto al sedile dove fino a poco tempo prima era seduto Kurt. Ne estrasse un pacchetto rettangolare, che porse al suo ragazzo con una punta di imbarazzo.
Lo prese con una delicatezza quasi riverenziale, neanche si trattasse del primo regalo che riceveva in tutta la sua vita.
 
“...Grazie.”
“Kurt. Devi ancora aprirlo- ”
“No. Per... grazie.” Non aggiunse altro e iniziò a scartare con cura il pacchetto, sotto gli occhi speranzosi di Blaine.
 
Ci teneva così tanto che gli piacesse.
 
Voleva vederlo felice, era stato così dalla prima volta che aveva incontrato i suoi occhi e, scoprendoli smarriti, si era sentito invecchiare di cent’anni.
 
Kurt sollevò un angolo della carta, scoprendo una piccola porzione di soffice tessuto blu cobalto, che sfiorò con la punta delle dita.
“Stai attento ad aprirla, è avvolta intorno a un’altra cosa.” Kurt annuì piano, completamente assorto in quello che stava facendo.
Sembrava incredibile quanto riuscisse ad essere inverosimilmente bello, con quella particolare luce che gli illuminava gli occhi quando si emozionava.
 
Quel genere di dettagli che rimangono invariati per tutta una vita, che glielo avrebbero fatto riconoscere come suo, nonostante lo scorrere del tempo.
 
Estrasse del tutto la piccola sciarpa dal suo involucro di carta, incontrando finalmente gli occhi di Blaine, dopo qualche interminabile secondo.
“È bellissima.” E Blaine si sentì rimpicciolire per la sincerità disarmante con cui aveva parlato.
“I-Io... Quando ho visto quel colore ho pensato a come dovesse stare bene su di te, così- ”
“È bellissima, Blaine.” Affermò categorico, come a non voler ammettere obiezioni.
Non poté trattenere un sorriso.
“Guarda dentro.” Kurt annuì, iniziando lentamente a svolgere la sciarpa dalla forma rettangolare attorno a cui era sistemata.
 
Quando il ragazzo si trovò con la striscia di stoffa in una mano e una cornice nell’altra, Blaine era abbastanza sicuro che avesse gli occhi lucidi.
 
“Ma... Ma questa...”
“Sì, ho dovuto chiedere in prestito la macchina fotografica a Finn per ritracciare le foto della festa della Vigilia, e questa era l’unica in cui io non stavo parlando, non avevo gli occhi chiusi o non sembravo troppo basso.”
Kurt, eccezionalmente, non colse la palla al balzo per prenderlo in giro circa la sua non esattamente considerevole altezza.
Al contrario, rimaneva immobile con gli occhi fissi sulla fotografia, incorniciata da un sottile rivestimento di legno colorato.
 
I due ragazzi nel rettangolo sorridevano verso di loro, vicini come sarebbe stato lecito per due amici, dato che quello scatto precedeva di qualche ora il loro primo bacio.
Eppure Blaine, guardando con attenzione la foto, avrebbe potuto giurare che il modo in cui si erano sistemati l’uno accanto all’altro, il sorriso rilassato di Kurt e i suoi stessi occhi illuminati parlassero per loro ancor prima che avessero avuto il coraggio di dar voce a ciò che provavano davvero.
 
Cercò gli occhi del suo ragazzo e, quando li vide scivolare verso il basso, capì che ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Perché le sue pupille stavano già scorrendo sulla scritta sottile al bordo della cornice e, se anche avesse voluto fermarlo, non avrebbe più potuto impedirgli di leggere.
 
Blaine contò mentalmente ogni secondo, e solo quando Kurt gli accordò nuovamente l’accesso al suo sguardo si accorse di aver trattenuto il fiato tutto il tempo.
 
“K-Kurt, io...” I suoi occhi sembravano traballare, scossi qua e là da una lacrima che si rifiutava di solcargli la guancia. Nonostante questo, mai la sua voce era apparsa più sicura e ferma di quando aprì bocca.
 
“Ti amo.” E, prima che lo potesse anche solo vagamente realizzare, Kurt gli aveva gettato le braccia al collo.
Lo baciò come se non potesse farne a meno, e Blaine sentì una sua lacrima sulla punta del naso, mentre cercava di fargli percepire quanto la piccola scritta in fondo alla cornice non corrispondesse ad altro che alla verità.
Mentre il cuore gli si stringeva nel petto.
 
– Sperando in un nuovo primo bacio, ogni nuova prima nevicata –
 
 

***

 
 
Il mattino dopo, quando la prima campana doveva già essere in procinto di suonare, Blaine Anderson aveva la più completa certezza che c’era qualcosa che non andava.
 
L’aveva capito dai lunghi minuti in cui Rachel non gli aveva tolto gli occhi di dosso, per poi voltarsi come se nulla fosse non appena aveva incontrato il suo sguardo.
Poi Mercedes l’aveva completamente evitato, così come Quinn, e perfino Puck si era risparmiato dal fargli il dettagliato resoconto circa il suo considerevole intreccio di appuntamenti risalenti alla sera precedente.
 
Arrivò al suo armadietto con aria sospettosa, e il fatto che Kurt non si fosse fatto vivo con altro se non un interessante – Tutto ok, ma non cercarmi ! –non gli faceva sperare esattamente per il meglio.
 
Aprì con un sospiro l’anta di metallo, con l’intenzione di radunare i libri della prima ora, proposito che, neanche a dirlo, venne sventato in partenza.
 
“Ehi, hobbit?” Blaine sobbalzò, per poi gelarsi immancabilmente sul posto una volta inteso a chi appartenesse quella voce.
Si voltò lentamente, trovandosi immerso senza preavviso in un paio di occhi scuri pronti a farlo a fette. Deglutì a vuoto.
 
“C-Ciao Santana...” Lei roteò gli occhi, incrociando le braccia al petto.
“Dio! È mai possibile che tutti devano avere paura di me anche quando vengo in pace?” Blaine spalancò gli occhi, titubante all’idea di credere a quelle parole.
“...Quindi non vuoi mostrarmi come si placcano i tizi poco raccomandabili a Lima Heights, vero? Perché ci hai già provato una volta e mi sono quasi spezzato un brac- ”
“Vuoi chiudere quella fogna?! Se sono qui è solo per via di Brittany, quindi vedi di darti una calmata!”
 
“...Per via di Brittany?” Lei sospirò, sistemandosi con cura la coda di cavallo.
“Già.
Ha insistito che venissi a ringraziarti, dato che secondo lei è anche merito tuo se adesso stiamo insieme alla luce del sole, non ci nascondiamo, non stiamo nell’armadio e altra boiate del genere. Quindi grazie e ciao, compito assolto, torno dalle altre Cheerios- ”
“Aspetta!” Blaine l’afferrò per un braccio, impedendole di sparire seduta stante. La ragazza gli lanciò un’occhiata talmente risentita da fargli tremare le ginocchia, ma non mollò la presa.
 
“...Tu e Brittany? Voi... Da quanto avete deciso di...”
“Da adesso, Anderson. Esattamente da quando Britt ha pensato bene di baciarmi in mezzo al corridoio, perché ‘proprio non sapeva cosa c’era di male’.” Blaine spalancò gli occhi, cercando di scorgere nelle iridi scure di Santana come si sentisse al riguardo.
Indubbiamente quello era qualcosa che ci si poteva aspettare da Brittany, ma lei...
 
“Mi dispiace.” Provò, incapace di leggere la verità nel suo sguardo impenetrabile. La cheerleader si strinse nelle spalle.
“A me no. Voglio dire, sarebbe venuto a galla prima o poi, e magari farsi in quattro tutti i giorni per non lasciarsi scoprire è peggio che sentirsi bisbigliare qualche offesa alle spalle.
Dopotutto anche sforzandosi non riusciranno mai ad inventarsi insulti peggiori dei miei.” Blaine azzardò un sorriso d’incoraggiamento.
 
“E ti prego, risparmiati quelle faccette amichevoli per Hummel, perché a me viene solo voglia di prenderti a pugni.” Il ragazzo richiuse istintivamente la bocca, facendo ridacchiare Santana.
 
“Mi limiterò a essere contento per voi, allora. Senza espressioni facciali.”
“Grazie. Oh, e se Brittany dovesse venirti a chiedere il resoconto di questa conversazione – anche se dubito si ricordi anche solo di avermi mandato a parlare con te – digli che ti ho ringraziato anche per il fatto che tu e Kurt avete rappresentato tanto per noi in questi... mh... mesi in cui rimanevamo nascoste, e quando siete tornati a scuola a testa alta ha... significato molto.” Concluse faticosamente, tormentandosi l’orlo della maglietta tra il pollice e l’indice.
Blaine annuì.
 
“Dì a Brittany che io e Kurt siamo felici che il nostro coming out a scuola abbia favorito il vostro.”
“Glielo dirò.” La ragazza gli fece un cenno con il capo, e si era già voltata quando Blaine le pose un’ultima domanda, che suonava più come una presa di consapevolezza.
 
“...Non è stata Brittany a mandarti da me.”
 
Santana ebbe un sussulto appena percettibile, e non si voltò quando gli rispose.
“Allora devo dedurre fai solo finta di essere un cretino?”
 
Lasciando quell’ultimo quesito sospeso, la ragazza si diresse verso lo spogliatoio femminile.
Blaine stava giusto scuotendo il capo con aria divertita visto e considerato che era la seconda volta che gli rifilavano quella frase, quando a un tratto le cose diventarono confuse.
 
In un momento imprecisato mentre una mano sbatteva con forza l’anta ancora aperta del suo armadietto, e un’altra lo spintonava contro di esso con la medesima violenza.
 
 

***

 
 
Kurt sapeva che quello era il gran giorno.
 
Lo sapeva anche la sera prima, e quella prima ancora.
...Lo sapeva da un bel po’, in effetti, ma aveva avuto il fegato di renderlo ufficiale raccontandolo ai suoi amici non più tardi di quella mattina.
In realtà l’aveva fatto per se stesso: era l’unico modo per avere la certezza di non poter più tornare sui suoi passi, proprio perché a quel punto non glielo avrebbero permesso neanche morto.
 
Non si era mai sentito più in ansia in vita sua, in realtà, e la scelta di evitare candidamente il suo ragazzo non era stata casuale.
 
Se avesse camminato per i corridoi al suo fianco, non gli sarebbero sfuggite le occhiate della gente, sguardi che in tutta probabilità gli avrebbero provocato i più coloriti ripensamenti su quanto aveva intenzione di fare.
Proprio per queste ragioni Kurt aspettò l’ultimo momento per raggiungere il proprio armadietto, ormai del tutto convinto che Blaine fosse già sparito nella sua classe della prima ora.
 
Imboccò il corridoio dell’aula di Chimica, quando un suono familiare gli trafisse i timpani, congelandolo sul posto.
 
Qualche studente ritardatario lo urtò inavvertitamente, ma Kurt non se ne accorse, perché al momento l’unica cosa che gli occupava il cervello era l’eco assordante di un armadietto sbattuto.
 
E Kurt conosceva quel rumore.
Sapeva che non proveniva da una manata seccata del proprietario. Perché quello era senza ombra di dubbio il fracasso di un corpo che vi veniva scaraventato contro.
Sentì il cuore pompargli nel petto ad una velocità tale che la vista gli si annebbiò, mentre la testa prendeva a girargli convulsamente.
 
Stava succedendo.
 
Stavano davvero facendo a qualcuno ciò che per così tanto tempo avevano fatto a lui, talmente di frequente che aveva finito per convincersi di potersi abituare. E ora si odiava per aver gettato la spugna così facilmente, ma fino a qualche mese prima aveva ben poco per cui combattere, visto e considerato che non riteneva se stesso qualcuno per cui valesse la pena di farlo.
Fino a qualche mese prima, appunto.
 
Le sue gambe si mossero di loro iniziativa, e un attimo dopo si trovava alla fine del corridoio, e con un ultimo passo aveva imboccato quello da cui proveniva il rumore. Kurt si era rifiutato di considerare che si trattava del luogo in cui si trovava il suo armadietto.
 
Trovò da qualche parte dentro di sé la forza di alzare lo sguardo da terra e, quando i suoi occhi tagliarono l’aria del corridoio, avrebbe solo voluto morire.
 
Le ginocchia gli traballarono pericolosamente, e senza preavviso la gola iniziò a bruciargli, quasi avesse respirato veleno.
 
C’era Seth, e c’era Anthony.
 
La prima cosa a cui pensò, fu scappare.
Sarebbe stato inutile negare quanto lo terrorizzassero, e tutt’ora Kurt non riusciva a farsi una ragione di quanto bisognasse essere senza cuore per provare piacere nel rovinare la vita di un’altra persona.
Da quando aveva saputo dell’enorme bluff messo da loro in atto, erano successe talmente tante cose in così poco tempo che non aveva avuto il tempo materiale di pensarci seriamente.
 
Eppure, ora che li vedeva, l’unica cosa che sentiva era un brivido lungo la schiena di pura e schietta paura.
E rabbia. C’era anche quella.
 
E Kurt voleva scappare, davvero, voleva voltarsi e correre via senza essere costretto ad averci a che fare mai più.
Ma non lo fece.
No, perché dopo aver visto Seth e Anthony, Kurt vide Blaine.
 
Vide come lo inchiodavano all’armadietto, i loro sguardi divertiti, e il modo in cui Anthony giocherellava con il bicchiere di granita che teneva in mano.
Kurt vide tutto quello, e a un tratto tutto ciò che gli avevano fatto non era altro che un eco lontano, qualcosa che a malapena ricordava di aver provato.
 
Credeva che fosse stupido ritenere che il male fatto a qualcuno che amiamo ferisce infinitamente di più di quello subìto sulla nostra pelle.
Invece, in quel preciso momento, Kurt fu travolto dalla verità di quelle parole.
 
Poi Seth sollevò Blaine da terra, e Kurt aveva una sola, inesorabile certezza: non sarebbe scappato.
 
Non sarebbe più scappato.
 
Prese a percorrere il corridoio a grandi falcate, più veloce di quanto avesse programmato, ignorando deliberatamente la parte del suo cervello che gli urlava quanto ciò che stava facendo fosse completamente stupido, insensato e masochista. Un lato di lui sembrava sbraitargli nelle orecchie che non si trattava di altro se non una condanna annunciata, e Kurt gli avrebbe dato anche ragione, se non fosse stato che al momento si trovava a due passi da Seth, e se si fosse messo a pensare alle conseguenze probabilmente non avrebbe retto un solo istante.
 
“Lascialo andare.”
Lo disse senza nemmeno rendersene davvero conto, ed era stupido, sconsiderato... nonché tutto ciò che poteva fare per Blaine e, in qualche modo, quella consapevolezza gli bastava.
 
Seth si voltò di scatto verso di lui, accorgendosi solo in quel momento di non essere da solo con la sua vittima.
Appena lo vide, sorrise di una gioia sadica che a Kurt, nonostante fosse stato più saggio avere paura, faceva solo ribrezzo.
 
“Ma chi abbiamo qui! Così hai pensato di unirti a noi- ”
“Metti giù le mani da lui.”
E, a quel punto, si sorprese di non trovare nemmeno una punta di indecisione nella sua voce. Seth stesso rimase stupito, era palese, tanto che un secondo più tardi fece scorrere il corpo di Blaine lungo l’armadietto, fino a fargli appoggiare i piedi a terra.
Lo teneva immobile per le spalle, da quanto Kurt poteva immaginare: non aveva intenzione di guardarlo, perché se l’avesse fatto sarebbe scoppiato a piangere.
 
E non doveva, non adesso che la situazione sembrava in bilico tra lui e Seth.
 
Non aveva intenzione di distogliere lo sguardo da quegli occhi vuoti che lo fissavano con un cipiglio divertito, seppur meno accentuato, adesso.
 
Kurt si chiese se avesse paura.
 
“Perciò? Cosa credi di fare? Sei qui per difendere il tuo fidanzatino, non è così?”
“È esattamente così, infatti.” Lo disse candidamente e, man mano che il sorriso sul suo volto si allargava, Seth di faceva sempre meno sicuro di se stesso.
 
E, nel momento in cui lui distolse lo sguardo, a Kurt fu chiaro.
Non aveva paura di quel ragazzo, non più. Tutto ciò che gli serviva era imporsi per ottenere la sottomissione altrui, si nutriva del dolore negli occhi di chi distruggeva.
Ma ora Kurt non provava dolore, e questo era bastato per mandare nel pallone Seth.
 
Gli avrebbe fatto pena, se solo fosse stato in grado di provarla per una persona del genere.
 
“Stai giocando col fuoco, signorina.”
“E tu stai infastidendo Blaine. Non sono io quello che rischia di scottarsi, Seth, e lo sai benissimo.”
 
Kurt poté sentire distintamente Blaine trattenere il fiato, così come Anthony, nello stesso istante in cui la bocca di Seth si socchiudeva dalla sorpresa.
 
Adesso o mai più.
 
“Puoi nasconderti dietro la paura degli altri tutta la vita, ma questo non ti farà diventare magicamente la persona forte e sicura di sé per cui ti spacci.
Sei un debole, Seth, io l’ho capito, e presto lo capiranno anche tutti gli altri.”
 
Da quel momento, le cose accaddero in fretta.
Un piccolo rumore di ferraglia, il suono pesante di passi lungo il corridoio e quello secco di un bicchiere di carta che cade a terra.
Tutto ciò, esattamente un attimo dopo che qualcosa di gelido, pungente e orrendamente profumato della fragola degli sciroppi per la tosse era entrato in collisione con i suoi occhi.
 
Kurt!”
 
E quello era Blaine.
Oh,grazie al cielo era Blaine.
 
Si piegò velocemente in avanti, in modo da non sgocciolare sui vestiti visto e considerato che la granita l’aveva preso soltanto dagli occhi in su.
 
“Oh mio Dio, Kurt! Mi dispiace così tanto... Stai bene? Stai- Sei stato assolutamente magnifico! Gli hai detto tutte quelle cose, e lui- ”
“Blaine. Bagno. Adesso.”
 
Lui annuì, e a Kurt era bastata una rapida occhiata per capire che non gli avevano fatto niente, che era arrivato in tempo, e Dio, era la prima volta che qualcosa andava deliberatamente per il verso giusto nella sua vita.
 
Lasciò che Blaine lo aiutasse a lavare via ogni singolo residuo di granita dai capelli, accertandosi intanto che stesse bene, e che quei trogloditi non gli avessero detto niente di troppo pesante.
 
E, mentre si sistemava come poteva i ciuffetti umidi sulla testa, Kurt aveva la più assoluta certezza di ciò che era il suo grande progetto per quel giorno.
 
Lo avrebbe portato avanti, gli avrebbe dato vita, esattamente come Blaine gli aveva restituito la sua.
 
 

***

 
 
“Dunque amici e compagni di squadra, vorrei portare alla vostra attenzione il fatto che le Nazionali di quest’anno si terranno a Chicago.
Ora, io ovviamente ho sostenuto innumerevoli prove di canto lì, per cui- ” Santana sollevò un braccio.
“Volevo solo far presente che resto sempre disponibile, il giorno in cui si deciderà di sopprimerla.”
Santana!”
“È la verità, Berry, lo sai bene.”
“Lasciate parlare Rachel! Vuole solo dare il suo contributo...”
“Senti Quinn, se siete tanto in sintonia sposatevi, ma non rompete le palle a noi.”
“...Continuo a non capire come mai tutte le discussioni in questo Club finiscano sempre per tergiversare su un omicidio o un matrimonio.”
“Risolveremmo la soluzione se prima vi sposaste poi vi strangolaste a vicenda?”
 
Blaine alzò gli occhi al cielo, ormai rassegnato a quell’amichevole scambio di battute che seguiva ogni commento, proposta o suggerimento di Rachel.
E Rachel commentava, proponeva e suggeriva continuamente.
 
Anche il professor Shuester sembrava del suo stesso parere, e al momento si limitava a scrivere qualcosa alla lavagna.
Il ragazzo si estraniò completamente da quella pseudo conversazione, sorridendo mentalmente al ricordo di qualche ora prima.
Era così felice che Kurt avesse capito fino a che punto quei tizi fossero inferiori a lui, felice di averlo aiutato in questo, per tutto il tempo che avevano passato insieme.
 
“Ragazzi! Un po’ di attenzione per favore.” Solo in quel momento Blaine realizzò che il professore doveva aver urlato per un certo periodo di tempo, se ora tutti i componenti delle New Directions se ne stavano buoni e zitti. L’uomo tirò un sospiro di sollievo, recitando la scritta sulla lavagna.
 
Cosa ci ha portati fin qui.
Ragazzi, come sapete il compito di questa settimana era di trovare una canzone che esprimesse al meglio ciò che è stato importante per voi, che vi ha accompagnato in quest’anno scolastico. Insomma, abbiamo vinto le Regionali! Prima di iniziare a prepararci per Chicago, dobbiamo tirare le somme.”
 
Blaine sorrise.
Aveva la canzone perfetta a quello scopo, ed era stato proprio Kurt a suggerirgliela – arrossendo un po’ – quando gli aveva parlato del compito della settimana.
“...Per cui voglio vedere emozione in queste esibizioni, ragazzi, voglio che- ”
 
Schuester si interruppe, come tre colpi alla porta gli fecero perdere il filo del discorso.
 
“Sì?” La maniglia girò lentamente, quasi la persona dall’altra parte stesse esitando. Poi però scese di colpo, e la porta si aprì.
 
Il cuore di Blaine perse un battito.
 
Davanti a lui, esattamente davanti a lui c’era un ragazzo dai capelli leggermente umidi, la pelle così chiara da sembrare trasparente, due occhi simili all’esplosione di una stella e un foulard blu cobalto attorno al collo.
 
Era l’essere più bello che Blaine avesse mai visto.
Ed era suo.
 
Non si sarebbe abituato mai a questo, nemmeno tra un anno, nemmeno tra due, nemmeno sotto la prima neve di New York, Los Angeles, o di qualunque altro posto in cui sarebbero andati.
 
Perché ci sarebbero andati, insieme.
Blaine lo sapeva: non sarebbe mai stato capace di lasciare andare Kurt. L’avrebbe amato sempre, e venne a patti con questo in quell’esatto istante.
 
Il suo ragazzo trovò il suo sguardo, tra tutti gli occhi fissi su di lui. Lo trovò e gli sorrise, lo stesso sorriso che gli aveva rivolto prima di addormentarsi insieme a lui.
Kurt mosse qualche passo nell’aula, rivolgendosi poi al professor Shuester.
 
“Salve. Io... io mi chiedevo se sono ancora in tempo per un’audizione.”
 
Blaine spalancò gli occhi, senza riuscire a capacitarsi di quanto stava succedendo. Tuttavia, Mercedes parlò per tutti.
 
Certo che sei ancora in tempo.”
“Assolutamente.” Confermò Rachel, con lo stesso sorriso commosso dell’amica. Il professore annuì.
“La platea ha parlato. Poi abbiamo sempre bisogno di nuovi membri: qui le defezioni sono giornaliere. Comunque, che canzone hai portato?” Kurt abbassò lo sguardo.
 
“Ecco... Andrebbe bene se rendessi il mio assolo un duetto?”
“Oh. Sì. Come preferisci...”
 
“Blaine?”
 
Disse a bassa voce, voltandosi nuovamente verso di lui.
Il moro rimase pietrificato, ed erano troppe, troppe cose da digerire in una volta sola.
 
“Coraggio! Vai.” Finn gli diede un colpetto sulle spalle, facendolo alzare e raggiungere a passo incerto il centro dell’aula.
Affiancò Kurt, che lo stava fissando con un amore talmente palese che si sentì travolgere.
 
“I-Io... Non ho nessun pezzo...” Il ragazzo scosse la testa, dando cenno al pianista di iniziare a suonare.
“Oh, sì che ce l’hai.” Blaine lo guardò confuso ma, non appena le prime note riempirono la stanza, tutto gli fu completamente chiaro.
 
When you try your best but you don’t succeed,
When you get what you want but not what you need,
When you feel so tired but you can’t sleep,
Stuck in reverse...

 
Blaine rimase del tutto spiazzato.
Aveva già sentito Kurt cantare prima di quel momento, ma c’era un’altra voce sotto, e l’abitacolo di un’auto non è esattamente il massimo per l’acustica.
Ora... Ora era semplicemente senza fiato.
 
Lasciò che la sua voce lo accarezzasse poco a poco, scivolandogli inesorabilmente fino al cuore.
Sembrava uno strumento musicale a sé, un suono angelico che aveva impietrito buona parte dei ragazzi di fronte a loro.
Blaine era talmente fuori di sé che per poco non perse l’attacco della strofa successiva.
 
...And the tears come streaming down your face,
When you lose something you can’t replace,
When you love someone but it goes to waste,
Could it be worse
?
 
Kurt strinse le labbra, con gli occhi appena umidi.
Ed era talmente bello, talmente perfetto da annullarlo completamente. Sentiva solo la musica, sentiva solo la voce di Kurt.
Registrò a mala pena le immagini di Santana e Brittany, la testa dell’una appoggiata sulla spalla dell’altra mentre li ascoltavano, così come non fece caso al sorriso di Rachel, Mercedes e perfino di Puck, contrapposto all’aria confusa ma fondamentalmente compiaciuta di Finn.
 
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you...

 
Quella volta cantarono insieme, e Blaine non si stupì di come le loro voci si mescolassero alla perfezione.
Senza combattere, scavalcarsi o prevalere: si limitavano ad unirsi, ad essere una cosa sola.
 
And high up above earth or down below,
When you’re too in love to let it go...
 
Sorrise, e sentì il cuore scoppiargli mentre gli cantava quelle parole guardandolo dritto negli occhi.
 
...But if you never try you’ll never know
Just what you’re worth,
 
Gli prese istintivamente la mano, e Kurt non ritrasse la sua.
Sentì la sua voce soffice invaderlo, e il calore dei loro palmi stretti insieme non fece che incrementare quella sensazione di appartenenza che non poteva fare a meno di provare. Non se c’era Kurt con lui.
 
La musica scemò a poco a poco, lasciando solo qualche nota sottile.
 
Lights will guide you home,
And ignite your bones...
 
Qualche ragazzo aveva già iniziato ad applaudire, ma Blaine non lo sentiva.
Nemmeno Kurt lo sentiva, di questo era piuttosto certo.
 
Si guardarono negli occhi un ultimo, infinito istante, e ci lesse tutto quello che cercava.
Che cercava da sempre.
 
Poi lui sorrise, nel modo che fino a quel momento aveva riservato a quando erano soli. Gli sorrise come se non avesse paura di niente, come se nulla potesse più scalfirlo.
 
Fu proprio in quel momento che Blaine capì di essere proto a cantare con lui l’ultimo verso della canzone. Perché era vero, era esattamente così che stavano le cose.
 
Perché non importava quanto entrambi fossero stati malconci, sciupati, o soli.
Avevano trovato la strada per guarire, e scoperto di non poterla percorrere in modo diverso da come erano adesso.
 
Mano nella mano.

 
And I will try... to fix you.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
...Sarò sincera.
Dopo aver pubblicato l’ultimo capitolo della mia prima FF, non credevo che avrei mai provato qualcosa di simile arrivata alla conclusione di una qualsivoglia altra storia.
Beh, mi sbagliavo.
Perché qui  ho messo davvero tutto il cuore, e spero tanto, tanto tanto che quest’ultimo capitolo vi sia piaciuto.
Sarei più che felice nel caso aveste voglia di tirare le somme di questa storia in un’ultima recensione: non nascondo di essere emozionata, sia per essere arrivata davvero fino al 35esimo capitolo, sia per averlo fatto affiancata da persone meravigliose come voi.
 
In ogni caso, prima di lasciarvi, ci tengo a precisare che risponderò a tutte i commenti che per ora non ho fatto in tempo a prendere sottomano: come avete visto ho anche aggiornato con un giorno di ritardo per via di qualche imprevisto, ma rimedierò.
Detto questo, qualche piccola informazione riguardante il sequel: non ho ancora iniziato a scriverlo – a parte una scena particolare che non vi spoilero ;) – ma posso dire quasi con certezza che sarà tra i 10 e i 15 capitoli, e che lo inizierò a pubblicare tra un po’ di settimane.
Non so ancora precisamente quando, ma se più avanti vorrete chiedermi qualcosa via MP sono sempre disponibile.
Comunque, si intitolerà “All the ways you saved me” :)


...Vorrete un piccolo spoilerino su cosa conterrà, immagino? Beh, una doverosa chiacchierata con Burt, il ritorno dei Niff ( *-* ), il regalo di San Valentino mancato, piani per il futuro, una piccola difficoltà per Blaine, una piccola difficoltà per Kurt, Meredith & Richard e... ok, lemon. ...Lo so che vi interessa solo l’ultimo punto XD
 
Detto questo, vi rubo un ultimo minuto per dirvi GRAZIE (sì, un ringraziamento arcobalenoso *-*)
Voglio davvero esprimere il mio amore profondo alle persone già citate a inizio capitolo, e inoltre grazie, grazie e ancora grazie alle 125 persone che hanno aggiunto questa storia ai preferiti, alle 22 che l’hanno messa tra le ricordate e alle 244 che l’hanno seguita. E poi... 887 recensioni. Non ho davvero parole per dirvi quanto io e questa stessa storia siamo in debito con voi: non sarebbe stata la stessa senza il vostro fondamentale contributo.
È mia quanto vostra, davvero.
 
Infine, spero con tutto il cuore – come dicevo all’inizio – di essere riuscita a lasciarvi qualcosa.
Spero che leggerla sia valsa la pena, e di non aver deluso nessuno.
 
A presto, e grazie ancora a tutti ♥♥♥  Ari  :’)
  
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