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Autore: MellyV    15/04/2012    5 recensioni
Raccolta Vegeta/Bulma.
Momenti di vita quotidiana.
[...]
Cap. 6 - Luce tra le tenebre.
Cap. 7 - Inutili chiacchiere.
Cap. 8 - Gli occhi suoi.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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(© elyxyz)





.Vegeta
&Bulma.

Slice of Life

 Momenti di vita quotidiana }
                                          




[EDIT] Causa blocco dello scrittore/tempo insufficiente/impegni vari devo a malincuore spuntare la casella COMPLETA e lasciare la raccolta così com'è. Avrei voluto aggiornare ancora sopratutto per i miei fidati lettori che hanno con costanza recensito ogni capitolo, e ai quali vanno i miei più grandi ringraziamenti, ma purtroppo non posso promettere nulla e preferisco terminare qui. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito con costanza questa raccolta, chi ha recensito e chi l'ha messa tra i preferiti. Se la mia visione su questa coppia stupenda sia stata di vostro gradimento, vi invito allora a leggere la mia raccolta di Drabbles/Flash su Vegeta e Bulma, che terminerà a quota 30 capitoli [ »Heart to Heart; ]
Ancora grazie,
Melly




Cap. 8 - Gli occhi suoi.


C'era una quieta e silenziosa tristezza negli occhi di Bulma, un leggero velo di mestizia a colmarle lo sguardo distratto.
Il vento soffiava lieve e delicato intrecciando tra loro i capelli turchini, avvolgendo nel suo turbine inconsistente i mille colori e profumi della vegetazione che circondava il suo sottostante giardino rigoglioso, portandone l'essenza a solleticarle acutamente le narici.
L'aria era fresca ed umida, tanto piacevole da donare un'apparente senso di serenità e benessere; il corpo era un continuo fremito, ma non era il freddo il motivo principale di quei brividi incessanti.
L'angoscia padroneggiava l'atmosfera creatasi, la delusione trapelava dagli occhi spenti ed assenti con tanto impeto da sembrare palpabile tra dita umane.
Un nuovo tiro pregno di nicotina le diede il sollievo momentaneo di cui necessitava; aspirò lentamente godendo dei benefici che la cara amica le offriva silenziosamente.
Sospirò, ed insieme al fumo biancastro della preziosa sigaretta ella estrasse dall'anima ferita una parte del dolore che portava dentro, illudendosi di quell' attimo per poter sperare di dare tregua ai propri pensieri amari ed incessati, senza però riuscire nello sperato intento.
Poggiata alla ringhiera dell'ampio balcone, illuminata dal fioco e tenue bagliore lunare, il proprio essere utilizzò di volontà propria quel calmo momento per raccogliersi in un momento di riflessione quasi forzato, nonostante per lei fosse terribilmente doloroso ripercorrere con la mente quei momenti tanto brevi quanto intrisi di afflizione imparagonabile.
Aspirò, e i momenti angosciosi vissuti durante il Torneo tenutosi solo poche settimane prima si facero prepotentemente spazio nella sua testa dolente; e quegli occhi lucenti di malvagità risorta riapparsero nitidi come amari ricordi, squarciandole l'equilibrio in due ed avvolgendola in un rovinoso tumulto interiore.
Quegli occhi, quegli occhi; intensamente offuscati dal buio, dalle tenebre, dalla consapevolezza di essere tornato vivi come un tempo lontano, come gli occhi di un guerriero la cui bramosia di gloria passata era stata nascosta nei meandri del proprio essere, ma mai veramente assopita. Così lucidi di perfidia, empietà e spietatezza.
Così tremendamente estranei.
Un brivido le percosse la schiena curva, e il fumo della sigaretta le annebbiò la vista già appannata di angoscia.
Quell'uomo non era Vegeta. Per momenti infiniti, qualcosa s'era insinuato dentro di lui rendendolo una persona completamente diversa, un'essere malvagio la cui crudeltà trapelava da quello sguardo accigliato, da quel viso contratto in un espressione di pura cattiveria. Di macabro godimento, di squilibrato divertimento.
Il suo animo era stato fasciato da uno spesso strato di malignità, precipitato nel buio oblio che, quella, era stata la cosa più dolorosa.
L'avevo guardato negli occhi, in quegli occhi, in un attimo fulmineo ma abbastanza intenso e profondo da non scorgervi nulla di familiare al loro interno; l'aveva visto caricare un Ki-blast con un'espressione di inferma goduria, senza nemmeno preoccuparsi di seguire con lo sguardo la direzione della sfera luminosa.
L'aveva scagliata sugli spalti, cogliendo in pieno un gruppo di spettatori impauriti e deboli, rimasti impietriti e terrorizzati mentre i loro occhi venivano acceccati dalla luce mortale che li aveva raggiunti in un battito di ciglia, senza dare loro nemmeno il tempo di esalare l'ultimo respiro.
E lui aveva riso, aveva riso divertito e spietato, in un tono sconosciuto esattamente come quegli occhi tetri e tenebrosi, la cui spessa linea nera che li contornava donava loro una profondità maggiore, attirando e catturando nel loro buio turbine chiunque incrociava quello sguardo cattivo.
Lei lo ricordava bene, quell'attimo in cui il proprio cuore aveva smesso di battere; le gambe erano diventate così pesanti da non riuscire a reggersi in piedi, mentre la mente veniva offuscata da una moltitudine di dubbi e domande senza risposte.
Chi è quell'uomo? aveva pensato, mentre gli occhi colmi di lacrime avevano cercato quelli intrisi di perfidia dell'uomo che aveva soppresso delle vittime innocenti senza alcuna esitazione, senza alcun riguardo.
Avrebbe potuto uccidere anche lei, in quell'istante. Acceccato dal potere, offuscato dal piacere della forza, avrebbe potuto freddare anche la sua vita, e magari avrebbe riso con quel sadismo che s'era impossessato della sua anima.
Aveva pronunciato il suo nome come un sibilo impercettibile, nella speranza di tramutare l'immagine scura di quel mostro in quella dell'uomo che amava, del Vegeta che le aveva rapito il cuore, il corpo, la mente, l'essenza.
Aveva pronunciato il suo nome come una supplica azzardata ed inutile, illudendosi di poter essere il motivo della fine di quell'agonia strazziante.
Ma Vegeta voleva Kakaroth, non lei. Vegeta voleva vendetta, non commiserazione.
E mentre era volato alto via dal luogo testimone del suo odio e rancore, una lacrima amara aveva solcato il suo viso pallido di terrore.
Quel terrore che provava ancora ora, misto al dolore che si portava dentro e che difficilmente sarebbe stato eliminato dai ricordi.
Perchè non era stata la tramutazione in sè ad averle tranciato in due l'anima ferita, ma la constatazione che Vegeta aveva volutamente accettato di assumere quella forma e quella potenza.
Aveva volontariamente acconsentito all'oblio di impossessarsi di lui, di cancellargli tutto ciò che aveva condiviso con Bulma, i momenti, le passioni, le serenità.
Vegeta aveva sempre tacitamente bramato di tornare ad essere un fiero e glorioso Saiyan, degno del nobile titolo che proninciava ostinamente dopo il proprio nome.
Aveva trovato qualcuno in grado di donargli il potere e la forza che necessitava per battersi con Goku e placare la propria sete di vendetta.
Duro, spietato, crudele. Niente fragilità, nessuna debolezza. Proprio come voleva lui.
La consapevolezza di questa adesione tanto facile e desiderata fù per Bulma un vero colpo al cuore; tutte le sue certezze crollarono in un attimo, tutto quello in cui aveva creduto era rovinosamente precipitato nel nulla, nel vortice della futilità.
Gli anni passati a tentare di renderlo meno irascibile, le lunghe conversazioni sincere e liberatorie, le notti intrise di passione e desiderio; tutto le sembrò inutile, le sembrò niente.
Vegeta non aveva esitato a lasciarsi tutto alle spalle e rinnegare quello che avevano condiviso insieme; non aveva cercato i suoi occhi supplicanti, nemmeno per un istante.
Vegeta aveva risposto all'istinto alieno del suo essere senza indugio, ma con ferma decisione; e nulla non lasciava pensare che l'avrebbe fatto ancora, se il destino avesse voluto.
Ma ora non aveva più importanza ripercorrere con la mente quei momenti angosciosi; ora era tutto finito. Vegeta non aveva accennato nulla sulla vicenda, e Bulma non aveva chiesto niente, come da un pò di anni aveva imparato a fare.
Sospirò, esalando l'ultima nuvola di fumo nocivo. Rientrò in casa, percorrendo il corridorio in tutta la sua lunghezza, fino a giungere alla camera di Trunks.
Aprì la porta quel pò che bastò per darle l'opportunità di scorgere sul letto la figura dormiente del figlio; sorrise con fare affettuoso e materno, mentre chiuse la porta lentamente.
Trunks aveva combattuto contro Majin-bu, e ne aveva parlato per giorni interi con entusiasmo e gioia infantile, rendendola fiera ed orgogliosa del suo ometto dal sangue alieno.
Vegeta invece non aveva proferito nulla a riguardo; taciturno e atono come sempre, aveva ripreso le sue abitudinali mansioni quotidiane, aggiungendo nel suo programma di allenamento anche il potenziamento delle tecniche combattive di Trunks.
Forse, qualcosa era cambiato; Bulma avvertì nell'uomo un'impercettibile senso più umano nei confronti del figlio che, al contrario, aveva aumentato il suo amore per il padre.
Ma non osò fare domande; non dovette aspettare tanto, perchè queste vennero esaudite dal figlio che, colto da un improvviso ammasso di coraggio, le aveva descritto l'ultimo valoroso gesto che il padre aveva fatto prima di dedicare la propria vita al figlio e alla compagna, rievocando le sue esatte parole con gli occhi lucidi.
La donna gli aveva accarezzato la testa, sorridendogli docilmente prima di rimboccargli le lenzuola; aveva pianto solo nel momento in cui s'era sentita sola e lontana da tutti, dando sfogo ad un raduno di più emozioni e sentimenti irriconoscibili e per troppo tempo repressi.
Allora, forse, qualcosa era riuscita a fare.
Abbandonò le memorie ritornando in sè stessa, ma un pò di quelle lacrime se le portò negli occhi.
Varcò la soglia della camera patronale, scorgendo nella penombra la figura imponente di Vegeta, seduto sfogliatamente su un lato del grande letto matrimoniale.
- Dove sei stata. - le disse, senza inclinare la voce in un tono interrogativo.
- Fumavo. - rispose lei con naturalezza, chiudendo con un movimento lento e silenzioso la porta alle proprie spalle.
Vegeta esitò per un istante: - Si sente. - replicò calmo, - Hai il tanfo di tuo padre. -.
Bulma arrivò a sfiorargli la spalla con una mano tremolante, tentennando nel tocco. Le amare memorie pulsavano incessanti nella propria mente, mentre quegli occhi malvagi andavano materializzandosi nella sua testa; un groviglio di più emozioni le impediva di trattenere il respiro calmo, e Vegeta lo notò.
- Che hai? - le chiese senza reale interesse, passandosi una mano tra i capelli ruvidi. Percepì il leggero peso del suo corpo affondare morbidamente sul materasso, e la sentì sospirare con agitazione.
Lei esitò, mordendosi con veemenza un labbro tremolante; cercò di assumere un atteggiamento calmo, ma quello sguardo intriso di perfidia era ancora davanti a lei, poteva vederlo bene, e la fissava con tenebrosa penetrazione.
Chiuse gli occhi, sospirando profondamente. Volse poi l'attenzione all'uomo che aveva al suo fianco, che non le aveva rivolto nemmeno uno sguardo, ma che fissava assente un punto impreciso sul pavimento.
- Guardami. - gli chiese, e il suo tono apparve come una supplica. Vegeta non rispose con immediatezza a quell'imperativo azzardato; espirò sonoramente, lasciando trapelare il suo fastidio ingiustificato.
Poi l'aveva guardata, e Bulma non non era riuscita a trattenere un sussulto di piacere e contentezza; in un istante quegli occhi chiari e contornati dalla linea nera vennero sostituiti dallo sguardo familiare dell'uomo che la fissava disinteressato e ignaro di averle donato la sicurezza di cui necessitava, di averle allegerito l'anima e il cuore.
Di averle spazzato via dalla mente, in un istante soltanto, un ammasso di dubbi e preoccupazioni.
Di averle dato la certezza che desiderava.
Gli occhi cerulei si colmarono di lacrime trattenute, mentre sull'uomo andava allargandosi un espressione di acuta confusione.
- Sei strana, davvero. - le disse solamente, prima di poggiare il capo sul cuscino morbido in un atteggiamento di finta incomprensione.

















________________________________________________________
Eccoci con l'ottavo capitolo.
Da un bel pò volevo trattare delle emozioni di Bulma in merito alla trasformazione di Vegeta; anche se sono state scritte tante fiction a riguardo, spero che la mia interpretazione sia stata gradita.
Ho voluto concentrare l'attenzione di Bulma sopratutto sugli occhi di Vegeta, perchè comunicano tutta la rabbia e la perfidia che ha acquistato dalla subordinazione di Babidi, ed anche perchè, in linea di massima, è il cambiamento estetico che più salta direttamente all'occhio.  ( Per la cronoca, io adoro Majin Vegeta. )
Nella scena finale, Bulma necessita della conferma che l'uomo è tornato ad essere sè stesso, e che nei suoi occhi non c'è alcun residuo della malvagità che s'era impossessata di lui.
Vegeta nel rigo finale sapeva sin da subito qual'erano le preoccupazioni di Bulma. Ma è un abile mascheratore di sentimenti ;)
Spero abbiate gradito l'aggiornamento!
Recensite.
Alla prossima,
MellyVegeta.



Melly
  
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