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Autore: liamismypeeta    16/04/2012    4 recensioni
Quella fu la prima notte in cui pensai a Louis Tomlinson.
Per me era strano innamorarmi. Ero davvero innamorata? Mi ero fatta ammaliare anche io come tutte le altre, semplicemente con uno sguardo, un sorriso e due belle parole? Ma come si poteva resistere ai suoi occhi azzurri e al suo sorriso? Era impossibile. I suoi modi di fare e la sua simpatia erano troppo perfetti per essere ignorati.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 7.30 del mattino e come sempre uscii di casa per andare al lavoro.
Adoravo il mio lavoro e riuscire ad ottenerlo era stata una grande conquista. Era un lavoro semplice e non molto complesso ma richiedeva passione, almeno per me. Facevo la maestra d'asilo. Adoravo stare a contatto con i bambini, era sempre stato così.
Era ancora inverno e nelle strade di Doncaster tirava un leggero vento freddo che mi costrinse a chiudere la giacca. Mi piaceva andare a lavoro a piedi, potevo godermi l'aria mattutina. Il telefono interruppe i miei pensieri.
 
-”Ellie? A che ora passo a prendervi oggi?” trillò Candice dal telefono.
-"Vieni dopo pranzo. Mi raccomando, non fare tardi"
-"No, tranquilla a dopo"
Candice era la mia migliore amica. Quel giorno dovevo aiutarla con il regalo per sua sorella. Lei non era proprio capace con i bambini.
-"Ciao Mark! Come stai oggi?" sorrisi al piccolo moro che stringeva la mano a sua madre timoroso. 
Abbassò lo sguardo, così mi piegai sulle ginocchia per guardarlo in faccia.
-"Piccolo, lo sai la mamma torna presto! Ormai sono tre mesi che vieni qui! Non vuoi giocare?"
-"Sì..." disse timidamente "però voglio giocare con Louis..."
Louis. Il mio collega. Lui mi faceva sentire inutile. Tutti i bambini andavano pazzi per lui. Potevo metterci tutta la passione che volevo ma poi arrivava lui e diventavo invisibile.  
-"Ok Mark, vado a chiamarlo" gli accarezzai la guancia e andai alla ricerca di Louis.
L'asilo aveva cinque classi, una sala giochi enorme, la mensa e il giardino. Dopo aver fallito nelle prime due, entrai nella terza classe.
-"Louis? Eccoti finalmente" dissi al ragazzo sorridente davanti a me.
-"Ciao Ellie! Che succede?" chiese.
-"C'è Mark che non vuole lasciare la madre, lo sai che la lascia solo con te" dissi contrariata.
-"Ah giusto. Vado subito" disse e uscì dalla stanza raggiungendo la sala giochi. 
Sapevo che l'affetto che aveva questo bambino per lui lo rendeva orgoglioso ma lui non lo faceva vedere. Louis era davvero speciale, uno dei pochi uomini capaci di conquistare i bambini con poco. Per non parlare delle donne, tutte gli andavano dietro ma lui non aveva ancora trovato quella che soddisfaceva le sue pretese. Per quanto mi riguardava, era un bel ragazzo. Indubbiamente. Era simpatico ed era bravo con i bambini. Forse era perfetto. Ma la perfezione è insopportabile.
Raggiunsi gli altri bambini nella sala giochi, Louis teneva la mano di Mark. Si voltò e mi mandò un occhiolino. Sorrisi in risposta.
-"Allora bambini siete pronti per ballare?" urlai.
-"Siiii!" risposero in coro.
-"Bonnie, metti la musica" dissi alla mia collega vicino allo stereo.
La canzone di qualche cartone animato partì così io e Louis iniziammo a mimare vari animali per farci seguire dai bambini. Forse era più divertente per me e Louis che per loro. Louis iniziò a fare i suoi passi da scatenato o da scemo, dipende dai punti di vista. Non riuscivo mai a non ridere. Era troppo buffo e i bambini provavano sempre ad emularlo ma i loro tentativi non funzionavano mai. Finimmo di ballare dopo il girotondo. Sia noi che i bambini eravamo distrutti ed era ora di pranzo quindi ci riunimmo nella grande mensa. Quel giorno Bonnie, con l'aiuto di alcune bambine più grandi, l'aveva addobbata per il compleanno di Charlie, perciò c'erano cartelloni colorati e palloncini praticamente ovuqnue. Charlie era una bambina adorabile, aveva due occhioni azzurri che trasmettevano tutta la semplicità e la dolcezza di un bambino. Intorno al viso aveva dei lunghi capelli biondi e ricci che le cadevano sulle spalle. Sembrava una bambola. Poi era sempre sorridente anche se era molto timida. In più la piccola Charlie era la sorella di Candice. Quindi le volevo bene come ad una sorella.
-"Britney mangia! Guarda che se vuoi diventare ancora più bella devi mangiare!" dissi alla bambina con le treccine nere.
-"Non mi va il pesce..."
-"Ma è buonissimo!" dissi sperando di convincerla.
Lei distorse la bocca.
-"Dai Brit, fai sempre storie con il pesce" si intromise Louis sedendosi accanto alla bimba "senti! Oh mio Dio!" disse Louis esagerando la voce e i gesti mettendo una mano sulla pancia della piccola.
-"Cosa c'è?" chiese lei preoccupata.
-"Non senti la tua pancia che parla?"
-"La mia pancia parla?" 
-"Sì la sento chiaramente!"
-"E cosa dice? Non voglio farla parlare..."
-"Vuole mangiare! Dice che ha fame! Non sa cosa mangiare ed è triste!"
-"No, povera pancia! Ellie puoi darmi un po' di pesce?"
-"Certo" risi infilandole delicatamente la forchetta in bocca. Sparecchiò il piatto e poi raggiunse gli altri bambini.
-"Sono troppo bravo, non c'è niente da fare"
-"Ma quanto siamo modesti!" 
-"Sono doti naturali"
-"Tomlinson, stai forse dicendo che sei più bravo di me?" incrociai le braccia al petto.
-"No Watson, non lo farei mai!"
Potevo essere gelosa ma non potevo negare la sua simpatia.
-"Te l'ho mai detto che sembri uno gnomo vestito così?" dissi indicando il suo camice verde. 
-"Circa ogni giorno da un anno"
-"Ah sì giusto" risi. 
-"È ora della torta bambini!" disse Bonnie battendo le mani.
Tutti i bambini accerchiarono Charlie davanti alla torta. Io le ero accanto, incitando gli altri bambini a cantare 'tanti auguri a te'. Charlie era diventata rossa, si vergognava sempre quando era davanti a tante persone. Soffiò le sue cinque candeline e Bonnie iniziò a tagliare la torta.
Dopo circa un'ora, quando la maggior parte dei bambini era andata a casa e i pochi rimasti dormivano, Candice entrò nella scuola.
-"Ciao Ellie. Dov'è Charlie?"
-"Non aveva sonno, le abbiamo fatto una piccola festa. Ora è nella sala giochi, io, lei e Louis stavamo giocando" dissi guidandola.
-"Charlie? Sei pronta? Oggi io, te e Candice andiamo alle giostre. Sei contenta?"
-"Sì!" sorrise "ma può venire anche Louis?"
Guardai Candice che alzò le spalle.
-"Non so magari Louis ha da fare..." Speravo con tutto il cuore che avesse da fare, almeno quel pomeriggio volevo cavarmela da sola.
-"No, io ho finito il mio turno. Se non vi do fastidio..." disse sorridendo con uno dei sorrisi più belli del mondo. 
-"Ok, allora andiamo" dissi rassegnata.

 
Il parco era pieno di giostre e Charlie ne aveva già volute fare quattro. 
-”Chiedile se vuole andare lì” dissi all'orecchio di Candice indicando una giostra in lontananza. 
-”Charlie ti va di fare quella?” chiese Candice alla sorella minore. La loro somiglianza era incredibile, Charlie era Candice in miniatura.
-”Sì!” esultò la piccola e le due sorelle si diressero verso la giostra.
-”Allora da quant'è che tu e Candice vi conoscete?” mi chiese Louis, sedendosi su una panchina e facendomi segno di sedermi accanto a lui.
-”Dalle elementari” sorrisi.
-”Cavolo! Allora vi conoscete perfettamente!” 
-”Già” ammisi “poi da quando Charlie è nel nostro asilo siamo ancora più unite”
-”Charlie è adorabile” 
-”Sì, è vero. Tu hai fratelli?”
-”Ho quattro sorelle, tutte più piccole. Ho sempre voluto un fratello. Non vedo l'ora di avere dei figli. Devo riuscire ad avere quel maschietto!” rise.
-”Beh, spero che tu ci riesca” sorrisi.
-”No, non hai capito! Io ci provo fino a quando non ci riesco!” 
-”Determinato il ragazzo!” risi “credo che prima del matrimonio dovrai avvisarla!” 
-”Sicuro! Le farò firmare qualcosa...”
-”Ora capisco...”
-”Cosa?” chiese incuriosito. I suoi occhi brillavano di una luce diversa sotto il sole.
-”Il tuo feeling con i bambini” dissi. Fui costretta a distogliere lo sguardo da quei pezzetti di mare che mi guardavano “è dovuto alle tue sorelle. Credo...”
-”Sì, sicuramente grazie a loro ho imparato a conoscere meglio i bambini e le donne. In questo momento stai odiando Charlie vero?” sorrise.
-”No, perché dovrei?”
-”Perché mi ha fatto venire qui. Vedo che ogni tanto mi guardi un po' strano. Ma proprio non riesco a capire” disse scrutandomi “non so, le altre riesco più o meno a capirle. Ma con te, non so...”
-”Louis hai visto troppe volte Twilight. Non sei Edward e non puoi leggere nel pensiero” risi ma lui rimase serio.
-”No, ovviamente no. Ma posso capire più o meno. Tu cosa pensi di me?” ora mi scrutava, era come se cercasse di leggermi dentro. Mi sentivo un po' nuda. Istintivamente mi chiusi un po' la giacca anche se mi guardava in volto.
-”Cosa penso? Sei simpatico... Sei bravo con i bambini, forse anche troppo...”
-”Anche troppo?” Sbuffai.
-”Sì, ti riesce tutto così semplice! Stravedono tutti per te”
-”E pensi di essere da meno?” si avvicinò. Eravamo spalla contro spalla.
-”No, è che a volte sono un po'... invidiosa”
-”Tu invidiosa? Ma non ti rendi conto di tutti i bambini che stravedono per te? Sei bravissima con loro. Non ci credo che stiamo davvero discutendo per dei bambini” mi regalò ancora una piccola risata.

 
Quella fu la prima notte in cui pensai a Louis Tomlinson.
Per me era strano innamorarmi. Ero davvero innamorata? Mi ero fatta ammaliare anche io come tutte le altre, semplicemente con uno sguardo, un sorriso e due belle parole? Ma come si poteva resistere ai suoi occhi azzurri e al suo sorriso? Era impossibile. I suoi modi di fare e la sua simpatia erano troppo perfetti per essere ignorati. 

 
-”No, non vengo oggi Bonnie” dissi la mattina successiva al telefono. Non sarei andata a scuola. Non volevo incontrare Louis. Dovevo dimenticarlo finché ero in tempo.
-”Ho mal di stomaco. A domani” attaccai il telefono e mi buttai sul divano.
Iniziai a guardare un film a caso giusto per distrarmi. Come potevano cambiare le cose da un giorno all'altro è? 
Ormai era ora di pranzo ma di fame ne avevo ben poca. Aprii il frigorifero bianco in cerca di qualcosa da sgranocchiare, senza risultato. Mi ero scordata di fare la spesa.
Chiusi il frigo con forza sbuffando. Il campanello suonò. Corsi alla porta e guardai attraverso lo spioncino.
Cazzo, Louis.
Cosa ci faceva a casa mia?
Corsi davanti allo specchio poco lontano dalla porta. Ero in condizioni terribili: avevo una tuta blu con sopra una maglietta bianca e la felpa, i miei capelli erano legati ma spettinati. Li sciolsi e aprii la porta lanciando un respiro profondo.
-”Louis... Che ci fai qui?” chiesi.
-”Ciao Ellie, volevo sapere come stavi. Ho pensato avessi fame...” disse mostrandomi un cartone di pizza “posso entrare?” sorrise. Indossava una maglietta rossa a righe bianche e i pantaloni tutti bianchi.
No, non puoi entrare ok? Sono in condizioni disastrose e se ti vedo vorrei stringerti e non lasciarti andare più. 
-”Certo, entra” dissi.
Si guardò intorno e poi si sedette sul divano marrone chiaro poggiando la pizza sul tavolino in legno davanti a lui.
Mi sedetti accanto a lui incrociando le gambe sul divano.
-”Allora, come ti senti?” mi chiese aprendo la pizza “non mi sembri malata”
-”No, ora sto bene. Stamattina avevo un po' di febbre” mentii.
-”Ma Bonnie ha detto che avevi mal di stomaco” rise.
Mi stava mettendo in difficoltà.
-”Avevo anche un po' di febbre!”
-”Come vuoi” rise ancora “Senti Ellie io devo dirti una cosa” si fece serio.
Il mio cuore iniziò a battere forte, non riuscivo a contare i battiti.
-”D-dimmi...” 
-”Siamo amici vero?” mi chiese scrutandomi.
-”Certo”
-”Beh, penso di essermi innamorato Ellie” mi guardava negli occhi, per me era difficile mantenere quel contatto. Il mio cuore sembrò fermarsi un attimo.
-”Ah, la conosco?” 
Appena dice il mio nome muoio, giuro che gli svengo tra le braccia.
-”Sì che la conosci! E anche molto bene” sorrise “Candice” aggiunse.
Se prima sorridevo, ora la mia faccia era sbiancata. Un pieno cazzotto nello stomaco.
-”C-Candice...” sibilai.
-”Sì, chi credevi? Puoi aiutarmi con lei? Insomma, è da tanto che la conosco però non so se le piaccio. Vorrei un tuo parere. Ti giuro che non riesco a non pensare a lei. E' qualcosa di indescrivibile. Non so se puoi capire”
Ovviamente potevo capirlo. Ma Louis non poté mai capire quando mi ritrovavo nelle sue parole. Evitare di non piangere era stata dura. Ma mi trattenni.
Anche il giorno del suo matrimonio con Candice. Mentre io ero ancora follemente innamorata di lui. E lo sarei stata per sempre.
   
 
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