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Autore: Mick St John    16/04/2012    4 recensioni
La scena della doccia in B.C. (6° episodio, titolo italiano "Una vecchia Fiamma") raccontata attraverso i pensieri di Mick e di Beth.
Come sempre ringrazio la mia partner per la collaborazione.
Genere: Dark, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa Fanfic è stata scritta da Mick St. John e Beth Turner per il Moonlight First Italian Facebook GdR.
Grazie a tutti coloro che leggeranno...



Beth
Ricordo con chiarezza il tragitto che mi ha portata fino a te…
Il mio incedere sicuro nella notte, il mio stupore, la meraviglia nel percepire in modo tangibile e straordinario tutto ciò che mi circondava.
La brezza della sera mi accarezzava lieve e dispettosa, persino l’aria che mi entrava nei polmoni aveva una consistenza diversa.
Sensibile a tutto, riuscivo a percepire le persone che mi erano vicine, sentivo la vita scorrere in loro.
Dunque, era così che si sentiva un vampiro… Stavo provando in una minima parte, ciò che provavi tu nella vita di tutti i giorni.
Mi sono ritrovata davanti alla porta di casa tua e non ho esitato un solo istante.
Per la prima volta mi sentivo diversa… Ero diversa. Un’altra Beth, consapevole fino all’eccesso della mia femminilità.
Più completa, sensuale, una donna che poteva osare.
Una donna a cui sarebbe stato difficile negare qualcosa.

Mick
Ho aperto la porta pensando che fosse Josef.
Quando ho visto te, mi è bastato guardarti negli occhi per vedere che eri diversa.
Quella droga ti aveva reso diversa… per colpa della tua insopprimibile curiosità di provare tutto.
Volevi studiare me come io studiavo te e in parte ci sei riuscita.

Beth
Rammento la tua aria stupita quando mi hai vista entrare con passo sicuro…
Le mie inibizioni, le mie insicurezze erano rimaste a casa.
Le avevo lasciate a riposare per un po’ vicino a quella piccola dose di Black Crystal…
Per quella notte si sarebbero tenute buona compagnia, io non avevo bisogno di loro.
Ero istinto puro, nessuna remora, nessuna vergogna.
Guardandoti, sapevo quello che volevo ed ero intenzionata a prenderlo.
Ti ho guardato negli occhi e mi sono sentita per la prima volta “potente.”
Mi sentivo come te, non più hai margini, ma parte del tuo mondo oscuro e misterioso, ne ero affascinata, elettrizzata.
Non ero la semplice e debole umana, la donna da proteggere e da tenere a distanza, inadeguata nello starti accanto, ma la compagna giusta per te.
Ti ho osservato attenta, ti guardavo e ricordo d’aver pensato che per una volta tu, vampiro, il predatore per eccellenza, eri diventato preda… la mia preda.

Mick
Dopo quel primo istante in cui ho pensato che mi stavo sbagliando, che fossi ancora la Beth con il sangue freddo e il cuore caldo di sempre, ti sei tolta il soprabito e hai cominciato il tuo discorso.
Hai cercato di descrivermi sfacciatamente ciò che stavi provando, quanto ti sentivi “vicina” a me.
Hai sfoggiato il tuo lato più intrigante e hai accorciato la distanza tra noi, fisicamente.
In effetti basta poco per capire che cominci ad appartenere a qualcuno.
Succede all’improvviso.
Tutto ha inizio con delle parole che sanno di miele e scopri inaspettatamente quanto riescano a piacerti. Poi una bocca attira l’altra in uno scompiglio erotico senza ritorno.
Così il tuo atteggiamento mi ha incuriosito e per qualche minuto mi sono fermato ad osservare le accattivanti curve delle tue labbra che si accostavano arditamente a me.
Ho ricordato con piacere quanto fossero morbide, fino a che non ho sentito l’impulso di stringerle tra le mie e ho dovuto trattenerlo.
Con fatica, mi sono dovuto allontanare, per reprimere quella voglia di baciarti.
Di certo ti avrei dato un bacio carico di sentimento, una cosa che non si addice ad un immortale.
Non ho saputo trovare niente di meglio che battere in ritirata per conservare la mia compostezza statuaria, ma mentre ti davo le spalle, ostentando disinvoltura, ho sfiorato istintivamente le mie labbra con le dita per constatare la traccia di quella voglia sbagliata di assaggiarti.
Ho tentato con tutto me stesso di evitare di guardarti, concentrandomi di nuovo su quelle parole.
Ma eri lì, troppo vicina, troppo sfrontata e bella per ignorarti.
Ho fatto finta di non notare tutto il resto… tutto quello che ti stava così bene addosso, come i boccoli dorati ti sfioravano le spalle scoperte, come riempivi quel vestito, come ti muovevi sinuosamente.
In realtà non sapevi proprio in che guaio ti volevi cacciare, come una preda incosciente che sfida volontariamente il predatore.
Ti saresti dovuta spaventare subito, allora sì che non mi avresti più cercato.
Io avrei dovuto farti fuggire, invece ti sentivo avanzare alle mie spalle, fiera e sicura come una gatta pronta a fare le fusa.
Mi hai sfiorato la schiena, mentre trattenevo a stento la sete del tuo sguardo cristallino.
In quel momento ti sei accorta del mio disagio, ma non hai esitato a riportare i miei occhi su di te, di nuovo.
Lo hai preteso, costringendomi a voltarmi.
Quando le tue dita mi hanno percorso la camicia alla ricerca di un appiglio, insieme alla stoffa, hanno stretto una parte del mio orgoglio.
Hai provocato una crepa nella mia difesa e mi sono ritrovato improvvisamente in un labirinto di cui dovevo trovare al più presto l’uscita.
L’unica cosa che potevo fare era ricordare a me stesso che non sapevi, che non eri cosciente di quello che facevi, anche se lo volevi, in quel momento.
I tuoi occhi mi chiedevano se mi piacevi e volevi sentirtelo dire.

Beth
Ho pensato di poterti piegare a me, di farti perdere almeno per una volta quell’autocontrollo di cui vai tanto fiero…
Quell’autocontrollo che ti sei cucito addosso come una seconda pelle, andando persino contro tutti i tuoi istinti più basilari.
Mi sono avvicinata fino a toccare il mio corpo con il tuo, ti ho sussurrato i miei pensieri, le mie sensazioni…
E si, devo ammetterlo, tutto ciò era intossicante, più intossicante della droga stessa…
Tu ti allontanavi da me e io continuavo a seguirti, a istigarti, implacabile.
Ho fatto scivolare la mia mano sul tuo petto, rabbrividendo al contatto.
Ho accarezzato il tessuto della tua camicia, quando in realtà avrei voluto fare molto di più… toccare la tua pelle, assorbirne attraverso il contatto la tua forza… senza nessun ostacolo a dividerci.
Ho letto la confusione nei tuoi occhi.
L’indecisione.
La tentazione intenta a combattere con la parte razionale di te.
Ti ho visto vacillare, una falla aprirsi nella tua corazza e non ho esitato un solo istante… ho cercato di approfittarne spudoratamente.
Ho cercato nella tua debolezza la mia vittoria.
Ti ho circondato il collo con le braccia, appoggiando il mio corpo morbido al tuo, cercando di trasmetterti quel che realmente volevo, quel che bramavo.
Ma tu hai avuto ancora, per l’ennesima volta, la forza di tirarti indietro, di pensare per entrambi, tentando di farmi ragionare… ma non ci sei riuscito.
Non volevo pensare a nulla, ciò che era veramente importante al momento per me era sentirmi stringere dalle tue braccia, assorbire il tuo tocco, godermi quegli istanti di passione senza badare alle conseguenze.
Poi con un mio piccolo gesto ti ho spiazzato e per un istante sei rimasto lì, a guardarmi confuso e inerme ad aspettare la prossima mia mossa.

Mick
Ho capito che avevi perso la testa e che io la stavo perdendo per te.
Prima di incontrarti, tutto era morto, fermo, sommerso. Tutto era agonizzante.
C’era solo un cuore freddo e senza vita che aveva passato il tempo a bruciare i suoi fallimenti.
Avevo seppellito anche le parole, per non dovermele rimangiare ancora.
Il silenzio di uno sguardo può essere più efficacie, ma solo per chi ha la capacità di interpretarlo nel modo giusto.
Così con te ho confidato nella mia capacità di autocontrollo ancora una volta, mentre pensavo che non potevi essere così esplicita, senza volerlo davvero. Non potevi intrecciare le gambe alle mie, soffiarmi sulle labbra in quel modo e non renderti conto che stavi provocando un terremoto di emozioni e sensazioni dentro di me.
Probabilmente però non avevi valutato bene il pericolo di quel gioco seducente.
Sentivo il tuo battito accelerato entrarmi dentro ad ogni rintocco, come se avesse voluto ricordarmi che nella tua vita trovava un senso anche la mia.
Di nuovo ho sentito l’impulso, più forte, di avvicinarmi ancora.
Ero confuso ma, non so come, ho evitato quel bacio in cui ti stavi buttando con uno slancio impetuoso.
Avevo le tue braccia intorno al collo, eppure ho mantenuto quello spazio che dovevo lasciare tra noi.
E’ stato allora che l’odore tiepido della tua pelle si è sparso nell’aria e mi ha investito come un’onda, facendomi venire la voglia di annusarti, di respirarti a fondo, di appagare almeno quei sensi che potevo concedermi di saziare senza infrangere le regole tra noi.
Passavo dai tuoi occhi alla tua bocca e venivo rapito dalla tua lingua, in grado di ipnotizzarmi come una danzatrice instancabile tra quei denti perfetti.
Continuava a provocarmi, a tentare di convincermi, perchè tu non potevi arrenderti.
Eppure io non dovevo credere che fosse quello che volevi, dovevo ricordarci che era solo quella droga a farti parlare troppo.
Dovevo zittirti. Invece hai alzato tu un dito per zittire me o forse solo per farmi sentire quanto fosse piacevole il tuo indice sulle mie labbra.
I nostri nasi si sono sfiorati, prima di quel soave sussurro dopo il quale io ho smesso di ragionare.
Il cuore ha preso il sopravvento, come se avesse voluto fare suo quel tuo battito e per un istante mi è sembrato di riuscire a sentirlo, nel mio petto.
Ho percepito quel fremito che scorre sotto la pelle un attimo prima che si sbricioli ogni resistenza.
Desideravo assaggiare di nuovo e più a fondo il tuo sapore, assorbire una parte della tua essenza che mi stavi offrendo già soltanto appoggiando il tuo corpo sinuoso sul mio.
Stavo per lasciarmi andare. Ti avrei baciata come chiedevi e come volevo, ma al contrario ti sei scansata tu, giusto in tempo… in tempo per capire che ti avrei inseguita in capo al mondo.
Hai voluto vedere il desiderio crescere nei miei occhi come una fiamma incandescente, hai voluto farmi arrivare ad un centimetro dal possesso e poi me lo hai sottratto per un attimo, solo per rinvigorirmi e farti inseguire.

Beth
Ho avvicinato nuovamente le mie labbra alle tue e guardandoti fisso negli occhi, ti ho sussurrato quello che volevo.
Abbiamo mischiato i nostri sospiri, sei stato tu ad avvicinarti ulteriormente, pronto a darmi quell’agognato bacio, tanto bramato da entrambi… ma come in un sottile gioco perverso mi sono tirata indietro.
Si, avevo voglia di giocare con te
La droga mi aveva dato la possibilità di far emergere un lato di me che tenevo sepolto, celato agli occhi di tutti, forse perfino ai miei.
Il mio corpo gridava, aveva fame, di quella fame che solo tu e le tue mani avreste potuto saziare.
Toccarti le labbra, annusarti, sentirti per un istante mio, poterti stringere a me e sfiorarti come volevo …
Consapevole che le barriere stavano cadendo una dopo l’altra, soddisfatta e segretamente felice, forse troppo sicura di me, ti ho chiesto di seguirmi al piano di sopra …
Ho salito le scale ancheggiando con aria sicura, non mi sono mai voltata indietro per guardarti, certa che mi avresti seguita, certa che anche tu mi volevi come io volevo te.
Avevo un’unica idea in testa, noi due insieme, senza più nulla a dividerci.
Mi sentivo come una fiamma guizzante di una candela, ipnotica e a suo modo pericolosa … volevo che ti avvicinassi, volevo bruciare e consumarmi con te, fino a spegnere quel fuoco che ardeva in entrambi.

Mick
Indifferente.
Avrei voluto essere indifferente, a quel battito e alla vita che sentivo risorgere in me come un’alba… Ma come puoi restare indifferente quando ti ritrovi tra le braccia la donna che vorresti stringere a letto per tutta la notte, ogni notte?
Avrei voluto averlo, quel letto, per una donna che mi rivelava per la prima volta di essere pronta a tutto per me, senza chiedermi se fossi pronto a fare altrettanto.
E io mi sentivo pronto a prenderti.
Per qualche secondo ti ho seguita con lo sguardo, mentre andavi verso la scala.
Ero ancora incredulo, con il cervello in blackout, intento a pregustare qualche briciola di piacere per quella conquista che mi si presentava inaspettatamente tra le mani.
Aveva un sapore così dolce da mascherare bene l’amaro del buonsenso.
Quando sei sparita al piano di sopra, mi sono chiesto un’ultima volta cosa avrei voluto fare davvero e la risposta era davanti ai miei occhi e sopra a quel labbro che mi mordevo nervosamente per reprimere l’istinto, per controllare che non stessi sognando, chiedendomi se non fosse il caso di aprire gli occhi e svegliarsi.
Le gambe si sono mosse da sole, per raggiungerti.
Siamo fatti di carne e sangue… che male c’è nel desiderio di viversi, fosse anche in una sola occasione che vale quanto un’eternità?
Ad ogni passo che ho fatto, saltando i gradini due alla volta, di corsa, ho solo cercato te.
E una volta in cima alla scala, ho capito che ti volevo e potevo averti subito.
Potevo scoprirmi, come avevi fatto tu.
Potevo ammettere di voler cedere al sentimento che stava crescendo.
Potevo vivere di nuovo un’esplosione di vita che mi ero precluso per sessant’anni, in cui mi ero negato il tocco di un’umana.
Ma una volta fatto, non si sarebbe potuto più tornare indietro.
Nessuno dei due avrebbe più voluto.
E io potevo farlo… ma non volevo. Non in quel modo, non in quel momento.
Non potevo a quelle condizioni. Una parte di me mi ricordava che la realtà era diversa da quello che sembrava quella sera.

Beth
Quando mi hai trascinata sotto la doccia, ero certa che sarebbe successo.
Certa che avremmo fatto entrambi quel passo che avrebbe modificato per sempre il nostro rapporto, il nostro modo di vederci l’uno agli occhi dell’altro…
Sentivo che mi volevi come io volevo te.
Lo sentivo dal tuo corpo appoggiato al mio, lo sentivo nelle tue braccia che mi circondavano e stringevano, lo sentivo dal tuo respiro, dalla tua voce roca …
L’acqua che mi scivolava addosso, il rumore dei nostri sospiri, i sussurri, il tuo abbraccio, hanno annullato definitivamente l’ultimo pensiero razionale che mi era rimasto.

Mick
Per questo avevo bisogno di quella doccia più di te, avevo bisogno di riprendere il controllo.
Ti ho tenuta stretta tra le braccia, mantenendoti nello stesso tempo alla giusta distanza, lontana da ogni pericolo, ma vicina a me, come volevo fare ogni minuto da quando ti avevo rincontrata.
Ho sofferto con te per quello a cui stavo rinunciando per il tuo bene.
E quando mi hai chiesto di trasformarti, ho fatto finta di non sentire.
Avrei dato qualunque cosa per non sentirtelo dire.
Ho lasciato scorrere i secondi, scroscianti su di noi come l’acqua che ti rendeva la pelle ancora più liscia e più piacevole da accarezzare.
Non volevo che ti muovessi per non provocarmi di nuovo una tentazione difficile da domare, ma più ti trattenevo, più ti agitavi, contro di me, per implorarmi.
Non riuscivo più a guardarti.
Guardarci così, aggrappati l’uno all’altra, mi faceva troppo male.
Più ti stringevo in quell’abbraccio e più mi chiedevo come facevo… come facevo a pensare che non lo volessi davvero. Ma volevo scegliere quello che dovevo, che ritenevo più giusto.
Perchè sapevo che la Beth di cui mi stavo innamorando non mi avrebbe chiesto qualcosa che nel profondo io non avrei mai voluto fare, soprattutto a lei.

Beth
Ti ho chiesto di trasformarmi.
Tu continuavi a ripetermi che era la droga, soltanto quella a farmi parlare così, ma ero sorda alle tue parole.
Per quanto sapessi che la cosa ti avrebbe ferito, seppur conoscendo il tuo pensiero in merito, ho continuato a ripetere con voce affannosa quell’assurda richiesta, ancora e ancora …
Ho continuato a istigarti, inarcandomi fra tue braccia, piegando la testa per esporre il mio candido collo al tuo sguardo, sperando di farti cedere, di farti cambiare idea, in qualunque modo io conoscessi.
In cuor mio sapevo che sarebbe arrivato il momento di ritornare alla realtà, quella realtà fatta di regole e differenze che ci avrebbero portato nuovamente “distanti”, ma cercavo di restare tenacemente aggrappata a quegli attimi che stavo vivendo così intensamente.
Non mi vergogno d’ammettere che ho pianto e forse tu, non te ne sei nemmeno accorto.
Le mie lacrime si sono mischiate all’acqua che scendeva… lacrime di frustrazione capendo che per l’ennesima volta aveva vinto il tuo buon senso, lacrime di rassegnazione perché alla fine, non sarebbe successo nulla di quello che avevo pensato e desiderato…
Grazie a te, alla tua forza di volontà e al tuo autocontrollo, mi sono calmata un poco.
Lentamente le cose stavano tornando al loro posto, come un fiume che passata la piena rientra nei suoi argini.
Il mio cervello ha iniziato nuovamente a funzionare, pian piano la ragione si è fatta strada spintonando e cercando di soffocare l’istinto.
Ero ancora confusa, ma perlomeno avevo smesso di chiederti di venire trasformata, stavo lentamente tornando la Beth di sempre.
Oddio, ho detto lentamente, perché a mente lucida, non mi sarei mai fatta spogliare e non sarei rimasta lì davanti a te, fiera della mia nudità, con le spalle dritte a guardarti negli occhi senza provare il minimo imbarazzo.

Mick
Si impara a diventare resistenti e io lo sono se necessario, come il più freddo degli uomini, come se non ci fosse più alcuna vita in questo corpo immortale.
Vampiro fin dentro l’anima, ma solo per congelare il germe di un amore troppo rischioso, per te, ma anche per me.
Come ho fatto a dire no ad un’attrazione così forte? A vincere non è stata la paura, è stata la voglia di rispettarti.
Avrei potuto approfittare della tua debolezza, tu avresti provato un grande rimorso nel tradire Josh e io mi sarei sentito un vile. Non mi sarei mai perdonato.
Quello che provavo per te già allora, mi ha fatto desiderare molto di più di una semplice notte di follia in cui sfogare i nostri desideri nascosti.
Il sentimento che mi legava a te e che mi ha portato a proteggerti in ogni momento, non è stato sopraffatto dalla passione, da quella voglia improvvisa che ci ha entusiasmato, ma anche torturato.
Perchè era già amore, di quello fisicamente forte ed emotivamente coinvolgente, un richiamo anche carnale, ma impreziosito da una sincera tenerezza.
Un amore che poteva essere completo.
Quella scossa di adrenalina pura che ci ha infiammato, ci ha fatto raggiungere uno spaventoso livello di sintonia.
Ancora più di prima, mi sono domandato come ho fatto a toglierti i vestiti inzuppati senza indugiare troppo dove non dovevo.
Mi sono accorto però che, una volta finito di spogliarti e di metterti addosso la mia camicia, avevo ancora quella fame negli occhi.
Per distrarmi, ti ho preparato il caffè, non riuscendo neanche a ricordare l’ultima volta che lo avevo fatto per qualcuno.

Beth
Il mattino mi ha sorpresa addormentata sul tuo divano.
Mi sono svegliata lentamente … ricordo per un attimo la confusione nel ritrovarmi a casa tua, poi i miei occhi si sono sbarrati dalla sorpresa nel vedere le mie gambe nude e il mio corpo appena nascosto dalla tua camicia.
Poi sei arrivato tu, con passo sicuro e una tazza di caffè in mano.
Non sono riuscita a decifrare l’espressione del tuo volto … la solita maschera era scesa a celare i tuoi veri sentimenti , le tue emozioni.
Ti sei seduto di fronte a me, con fare disinvolto e mi hai guardata con la tua solita aria pacata.
Abbiamo iniziato a parlare … dopo il primo attimo di imbarazzo, ci siamo scambiati le nostre riflessioni, i nostri pensieri.
Ti ho raccontato le mie sensazioni, di come la droga mi aveva fatto sentire invincibile.
Tu mi hai sorriso stancamente, mentre mi dicevi che non era tutto così semplice, che avevo avuto la “fortuna” di percepire solo le note “alte” di tutta la situazione.

Mick
E’ imbarazzante davvero… scoprire di essersi voluti dare l’uno all’altra infrangendo le regole e ammetterlo a se stessi, prima che all’altro, ma essendo due adulti, abbiamo affrontato la cosa, al tuo risveglio.
Ti sei guardata intorno smarrita, poi hai sostenuto il mio sguardo senza provare troppa vergogna, anche se hai negato di ricordare, all’inizio.
Io non volevo nasconderti invece che fosse stato un supplizio, ma in grado di provocarmi il più piacevole dei dispiaceri.
Non serviva vederlo nei tuoi occhi, sentivo sul mio viso l’amarezza di quella notte non vissuta a pieno come avrei voluto, ma con la consapevolezza di avere fatto la cosa giusta.
E tu mi hai rivolto un sorriso pieno di riconoscenza dal valore inestimabile, per me.
A ripagarmi di aver rinunciato a quella occasione di creare un “noi” senza interferenze dall’esterno, avevo la soddisfazione di averti protetta ancora una volta da me.
Forse non eri la donna più eccitante del pianeta come ti sentivi, ma eri certamente quella che voleva sentirmi addosso, accogliermi e darsi, e in cui io avrei affrontato di nuovo il rischio di perdermi irrimediabilmente.
L’unica che mi avrebbe stretto a sè pronta a morire per mano mia, senza alcuna paura del mio modo di essere senza freni.
In una notte sola avevamo sfiorato l’idea di poter essere della stessa natura e di poter condividere l’intimità di un legame sconvolgente, quello che tutti desiderano, ma di cui ben pochi hanno la fortuna di godere.
Ti avrei amata, senza falsi pudori, proprio come in quel momento in cui tu mi spiegavi le tue sensazioni, mi rendevi partecipe del tuo modo di essere sempre e comunque, mi raccontavi di te, di quella esperienza, rendendoti perfetta per me ad ogni parola.
Mi hai chiesto cosa rende il vivere vampirico qualcosa di poco piacevole e io ho fatto appello a ciò che mi aveva impedito di cedere alla tua richiesta di trasformazione.
Vivere sulle spalle degli altri, nascondersi… Sentire la mancanza delle cose umane che una volta amavi, come prendere il sole o il cibo, di cui non ricordi più neanche il sapore.
Fa male ricordare, ma non vuoi dimenticare.

Beth
Mi hai parlato di te, di quello che ti manca della tua vita da umano.
Ho visto la nostalgia nei tuoi occhi, il dolore per aver dovuto rinunciare forzatamente a tutto ciò che di più caro avevi.
Il tuo sguardo più volte si era fatto perso e assorto; quando tentavi di ricordare, di riportare al presente cose di vita ormai passate da tempo.
Ti ho ascoltato attentamente, restando affascinata dalle cose che dicevi, ho cercato di interromperti il meno possibile, mi piaceva ascoltarti parlare.
Mi tranquillizzava.
Mi sono sentita vicina a te, ho sentito una nuova complicità instaurarsi fra noi …
Poi i miei occhi si sono posati sul vestito che indossavo la notte precedente.
La vergogna per un attimo mi ha bloccato le parole in gola.
Ho distolto lo sguardo con un sorrisetto fra l’imbarazzato e il divertito … tu mi hai guardata in silenzio, ascoltando il mio “farfugliare” un po’ confuso.
Te ne stavi li, seduto davanti a me, calmo, mentre io cercavo di dare un senso a ciò che avevo fatto… fatica vana.
Poi, forse troppo tardi, mi sono ricordata di Josh… è stata la scusa giusta per poter scappare da quella situazione… mi sono alzata velocemente per andare a vestirmi.
E’ come un cerchio che si chiude, ancora una volta mi avevi salvata.
Non da un nemico qualunque, ma forse quello più pericoloso … me stessa …

Mick
Era bello credere che per un attimo Josh per te non esistesse più e che tu non volessi davvero altro che me… ma quel vestito era la prova che avrebbe svelato l’illusione.
Vederti ridere, invece di negare di aver mostrato la parte più segreta di te, ha rinnovato ancora una volta in me la convinzione che avevo fatto la scelta giusta, per tutti e due.
La Black Crystal mi ha mostrato una Beth senza alcun freno razionale, quella che sarebbe diventata per me una vampira straordinariamente eccitante.
Ciò che non sono riuscito a dirti quella mattina è che, quell’attrazione sorprendente che eserciti su di me, è tanto forte proprio perchè sei umana.
  
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