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Autore: valehina    18/04/2012    3 recensioni
Irene attese paziente, in silenzio.
Aspettò fin quando la sua tazza fu totalmente vuota, fin quando il caffè nella tazza dell’uomo si fu raffreddato. Aspettò un’eternità, o pochi istanti.
Aspettò che un passato nemmeno troppo lontano venisse recuperato.
E poi, il colpo di grazia.
“Si sposa. L’eterno scapolo convolerà a nozze con una bella londinese.”
Sherlock cadde.
[dovevo scriverci. DOVEVO.]
A Kiki. Grazie di tutto, DDMV.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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3. Smeraldo

Nevermind.

3. Smeraldo

 

“No.”

Irene stava indossando il suo abito più elegante. Lo stava facendo con estrema lentezza, con movenze che avrebbero affascinato e sedotto ogni genere d’uomo.
Eppure l’unico che avrebbe davvero voluto ammaliare non c’era più.
 

O per meglio dire, c’era.
Solo, non emetteva un suono da un paio di giorni. Esattamente da quando quella famigerata copia dal ‘Sun’ era stata lanciata da una rumorosissima motoretta davanti all’anonimo e riservato appartamento che la donna aveva comprato dopo la sua mirabolante fuga da Londra e dal suo mondo di perversione ed erotismo
Aveva staccato la spina, ben consapevole che sarebbe stato un allontanamento breve e fugace.
E infatti, nemmeno sei mesi dopo, qualcuno si era presentato alla sua porta. Emotivamente e fisicamente distrutto, le aveva chiesto un rifugio.
“Era troppo per me. Troppo.”, furono le uniche parole usate da Sherlock Holmes come scusante. E sapeva che a Irene non sarebbero bastate, ma poco gli importava, al momento.
E nemmeno lei ci diede troppo peso. Tutti i suoi sforzi erano concentrati nel nascondere quella sorprendente sensazione di felicità che rischiava di soffocarla, tanto premeva sul suo petto.
Irene Adler, la Donna, colei che tutto poteva e voleva, era felice che Sherlock Holmes avesse bussato alla sua porta nel momento del bisogno.
Perché alla fine il suo polso non mentiva.

 
“Quindi non hai intenzione di aiutarmi con la lampo?”
Irene si girò verso Sherlock, l’abito scuro che le pendeva mollemente sulle spalle, coprendo a malapena il seno. L’uomo aveva interrotto il suo digiuno dalle parole con una semplice sillaba, cosa che non aveva creato molto stupore in lei.
Si aspettava una reazione simile a quell’articolo. Non potè non sorridere, soddisfatta di come la sua previsione fosse stata tanto azzeccata.
Non solo tu sei in grado di scrutare l’animo delle persone, Sherlock. In questo momento tu sei trasparente, per me.
“Oh, non importa. Noi donne siamo molto più abili degli uomini, almeno per quanto riguarda il nostro vestiario.”
Irene marcò leggermente le ultime parole, scoccando uno sguardo eloquente all’uomo.
Sherlock era in vestaglia. Indossava un paio di ciabatte troppo grandi per lui –e non era mancato nel farlo notare a Irene più e più volte. Nient’altro indosso.
Sherlock era in quella tenuta da due giorni e non sembrava avere la minima intenzione di mutare il proprio abbigliamento.
“E’ sorprendente il fatto che emani ancora un buon odore. Chiunque altro avrebbe cominciato a puzzare come il Tamigi ai tempi del Great Stink.”
Irene cominciò ad armeggiare con la cerniera lampo dell’abito, riuscendo in poco tempo a chiuderlo senza fatica. Rimase un poco amareggiata notando che Sherlock non aveva reagito in alcun modo alla sua provocazione igienico-storica, anzi era ancora più impassibile di prima.
E’ un uomo poco permaloso, evidentemente.
“Caro, io andrei. A quanto ho capito, non hai la benché minima intenzione di accompagnare la qui presente Miss Taylor alla presentazione di quella nuova mostra. O hai cambiato idea?”
Non le creava alcun fastidio, usare nomi falsi. Anzi la elettrizzava ancor di più.
Irene lo sapeva: anche se si era allontanata da quel mondo perverso e malizioso che aveva creato a Londra, non poteva fare a meno di mettersi in mostra. Di stare sotto i riflettori e di avere tutti gli occhi delle gente più in puntati su di lei.
E sapeva di non essere l’unica, in quella stanza, ad avere manie simili.
“Non credo ti sia sfuggito il fatto che sarà presente il capo della polizia. Praticamente è un invito a nozze, per te.”, disse mentre indossava al collo un elegante ciondolo di smeraldo. Sensuale, ma comunque raffinato. Un chiaro invito per i suoi possibili nuovi amici.
Il suo agghindarsi però non le impedì di notare il guizzo che ebbe la mano destra dell’uomo, poggiata sul manico della poltrona sulla quale era accovacciato.
A cosa poteva essere dovuto? Alla perdita di quella succosa occasione, forse.
Ma no, Irene sapeva che quell’uomo non sarebbe mai stato tanto gasato dall’incontrare gente di intelletto e perspicacia inferiore. Doveva essere qualcos’altro.
Ma quando se ne rese conto, quando capì di aver fatto un’infelice scelta di parole, era tardi.

 
“Devo andare.”
Irene si fermò, la mano bloccata in aria mentre cercava di sistemare una ciocca ribelle. Cercando di assumere un’aria distaccata e distesa –cosa che le era abbastanza difficile, al momento- spostò lo sguardo dallo specchio e lo rivolse verso Sherlock.
L’uomo si era alzato dalla poltrona, animato da chissà quale spirito. La guardò, impenetrabile, e uscì dalla stanza.
La donna rimase sospesa nel vuoto.
Era quello che volevi, sciocca. Non dovresti reagire così.
Gli occhi ora vagavano sullo specchio, sul suo viso. Era una maschera, era solo quello.
Seduzione al posto del dolore e dell’amore che provava.
Piantala, Irene. Era quello che volevi. Basta, fregatene del resto.
Irene distolse lo sguardo, abbassandolo. Non voleva vedere la sua tanto curata e suadente maschera andare in frantumi.
Non te ne importa niente, Irene. Non te ne deve importare niente.
Una lacrima cadde sull’abito scuro, accanto allo smeraldo.
Era quello che volevi.

 
Sherlock entrò velocemente nella sua stanza.
Tutto era pronto: i pochi abiti che Irene era riuscita a procurargli erano stati accatastati e gettati alla rinfusa in una piccola valigia.
Si tolse la vestaglia e indossò gli unici vestiti rimasti fuori dal suo bagaglio. Senza pensare, senza riflettere su quello che faceva.
Lanciò un’ultima occhiata alla copia del ‘Sun’, gettata con malcelata noncuranza sul suo letto.
Aveva letto talmente tante volte quell’articolo, da saperlo a memoria.
E quell’ultima domanda, e soprattutto quell’ultima risposta, erano la chiave di tutto.

 
Afferrò il manico della borsa e uscì. Attraversò rapidamente il salotto, afferrò il pomello della porta. Si fermò.
Irene era dietro di lui.
“Cos’era quel ‘no’, Sherlock? Che significava?”
L’uomo si girò verso la donna, per l’ultima volta.
Un sorriso lieve gli increspò le labbra.
“Significa che questa volta non posso dare ascolto al tuo polso, Irene.”
La porta si chiuse.

 

 
Ma chi vuoi prendere in giro, Irene?
Era lui, quello che volevi.








___________________________


Allora, eccoci qui.
Questo capitolo ha una storia abbastanza controversa. Nel senso che è stata una faticaccia iniziarlo -la mia pigrizia prendeva il sopravvento, diciamo così.
Ma quando ho cominciato, bum. Sono partita in quarta.
E rileggendolo...mi piace. Oh, mi piace un sacco.
*pride*

Qualche spiegazione che mi sembra giusto dare. u_u
Ho sempre amato il personaggio di Irene Adler e lo amerò sempre. Mi è sembrato doveroso e giusto dedicarle un capitolo, mostrando i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
Perchè sì, mi pare ovvio che lei provi qualcosa per Sherlock. La metafora del polso mi sembra più che evidente, sotto questo punto di vista. u.u
E li shipperei con tutto il cuore, lo giuro. Ma c'è un terzo incomodo mica da ridere, e lo sapete bene tutti quanti.

Poi.
La cosiddetta provocazione 'igienico-storica' (LOL) fa riferimento ad un fatto accaduto a Londra, nell'estate del 1858. Il Tamigi venne praticamente sommerso da acque reflue (ovviamente non purificate o trattate in alcun modo) di origine umana. In pratica il fiume diventò quello che al giorno d'oggi noi chiameremo allegramente 'fossa biologica'.
Questo evento, che ebbe un notevolissimo impatto sulla popolazione (e ci mancherebbe anche, dico io), è passato alla storia come la 'Grande Puzza', o 'Great Stink'.
A me personalmente fa morire dal ridere. Non so voi.
(tra l'altro, Arthur Conan Doyle nacque praticamente un anno dopo. Se l'è scampata, il signorino :D)

Poi.
Spero si sia capita "l'amara scelta di parole" fatta da Irene. Altrimenti, andate a vedere cosa dice a Sherlock due o tre righe prima e focalizzatevi sulla fine.
Andiaaaamo, l'avete capito, vero? :)

Ultima cosa.
Come avrete notato, si parla di un medaglione.Anche qui c'è una storia abbastanza curiosa dietro.
Per motivare la mia Immaginazione (la maiuscola è d'obbligo u.u), ogni tanto mi diverto a cercare qualche frase/immagine che possa darle una spinta, diciamo così.
L'immagine che questa volta ho ripescato dal mio archivio immenso (e lo è davvero) è questa.
Prima reazione: oh buon Dio. Che cosa ci faccio con 'sta roba?! D:
Seconda reazione: ma in realtà ci vedrei davvero bene Irene nei Serpeverde...
Terza reazione: cerchiamo qualcosa sugli smeraldi.
E ho praticamente scoperto che, oltre a derivare dalla parola greca 
σμάραγδος (greco antico ARGH. *parlò la maturanda di liceo classico*), lo smeraldo era una pietra che veniva tradizionalmente donata alle spose come 'avvertimento': esse sapevano infatti che, nel caso in cui avessero tradito il marito, la pietra si sarebbe frantumata, rivelando la verità.
Lo smeraldo viene inoltre considerato come la pietra consigliata per chi ha problemi a far emergere la sua vera personalità e i suoi reali sentimenti.
Ecco cosa ha collegato il mio cervello -e da questo capirete che sì, sono pazza.
Il riferimento al matrimonio è lampante. Unito al fatto che Irene ha come supremo obiettivo e valore il far emergere la verità, e che lei stessa non sa essere sincera, è geniale.
In più si è detto che Irene indossa una maschera, dietro la quale nasconde i suoi veri sentimenti.
Bingo.

(amo la mia Immaginazione.)

Ancora una volta ringrazio chi mi segue, chi mi legge, chi mi appoggia. Siete meravigliosi e mi fate sentire bene. <3

Nel prossimo capitolo...John.
Cosa farà? Affronterò di nuovo l'appartamento? Oppure si limiterà a guardare da lontano?
Dipende tutto dalla signorina qui presente. *indica Immaginazione*


Allora, io vi saluto. :)
A presto, miei cari. Baci baci!

Vale

   
 
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