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Autore: roza_    18/04/2012    0 recensioni
"Il tempo stava cambiando, c'era qualcosa di sinistro e spaventoso in quei lampi che squarciavano il cielo."
Vicky è una ragazza di sedici anni rimasta ormai sola, i suoi genitori sono morti e la sorella vive all'estero, le uniche che la capiscono veramente sono le sue migliori amiche, Zoe e Kate, che l'hanno aiutata a superare il trauma della perdita dei genitori.
Ma qualcosa, o meglio qualcuno, sta per cambiare per sempre la vita di Vicky, che si ritroverà coinvolta in questioni che non riguardano il mondo umano.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il diario di Annabelle

Lo scrigno era in legno, su di esso c'erano delle incisioni che formavano l'immagine di una bellissima farfalla colorata poi a mano di rosso, sotto alla farfalla erano state incise due lettere: "A.J."

Erano le iniziali di mia madre, si chiamava Annabelle Jackross, era molto diversa da me, non solo nell'aspetto, ma anche nel carattere. Mia madre aveva la pelle candida e dei lunghi capelli dorati che le scendevano giù fino all'ombellico, gli occhi erano del mio stesso colore e, proprio come i miei, erano grandi e innocenti come quelli di un cerbiatto. Annabelle era solare e sempre aperta a parlare con tutti, gentile e premurosa anche con chi non se lo meritava. Mi salirono le lacrime agli occhi, pensare così tanto a lei mi faceva male al cuore. Feci un respiro profondo e tentai di aprire lo scrigno con la chiave che avevo al collo....inutile! Non si voleva aprire. Presi Nicia tra le braccia e finalmente mi ricordai della chiave che aveva appesa al collare. Provai con quella e questa volta fui più fortunata, lo scrigno si aprì e l'aria si riempì dell'odore di pesca. L'interno dello scrigno era a fiori, colorato e armonioso. Al suo interno trovai un petalo di rosa rossa, un bigliettino ripiegato, delle erbe raccolte con un laccio, un fermaglio verde smeraldo e una spilla raffigurante la stessa farfalla intagliata sullo scrigno. Presi il bigliettino tra le mani e lo aprii. Il foglio era colorato di viola e sapeva di lavanda, In alto a destra c’era scritto “ A Vicky, con amore la tua mamma.” Era una lettera indirizzata a me.

“Cara Vicky, se stai leggendo questa lettera probabilmente è perché non ci sono più. So che può essere difficile accettare ciò che stai per scoprire. Ricordati sempre dei tuoi amuleti, ti guideranno e ti renderanno forte. Ti voglio bene piccola mia, non scordarlo mai.”  In fondo alla lettera c’era una nota, era la ninna nanna che mi cantava da piccola. Solo qualche minuto dopo mi accorsi della piccola fessura nello scrigno, vi infilai la mia chiave e uno scompartimento secondario si aprì proprio sotto i miei occhi. Il secondo scompartimento era molto più grande e profondo,  era decorato con degli angeli dipinti a mano e dentro vi trovai un amuleto e un diario dalla fodera rossa di velluto. Presi il diario tra le mani, il velluto era piacevole al tatto e amavo passare il pollice dove erano ormai impresse con l’inchiostro le iniziali di mia madre. Il diario era chiuso da un filo rosso così lo sciolsi e lo aprii. Sulla prima pagina c’era scritto in una calligrafia elegante e armoniosa “Il Diario Di Annabelle Jackross”.

11 Gennaio 1989
Caro diario,
sto preparando le valige, devo fare in fretta, siamo in pericolo e non abbiamo più tempo. Lui sa di mio padre. Se scoprisse che anche mia madre è un “puro” sarebbe la fine per la mia famiglia. Mio padre è morto, l’hanno assassinato e ormai siamo solo io e mia madre. Fino alla scorsa settimana non avrei neanche pensato all’esistenza degli angeli come entità capaci di interagire con noi, voglio dire che è vero che fin da piccola se succedeva qualcosa pregavo gli angeli ma sapere che davvero possono prendere le sembianze di esseri umani e possono spingere le persone a fare cose che da sole non farebbero mai e che vivono in mezzo a noi è tutta un’altra cosa. Spero solo che l’amuleto di pietra di luna di mia madre mi aiuti e mi protegga dagli angeli del male. Ormai il portale è aperto e per loro è sempre più facile servirsi di noi.
Ora devo andare, mamma mi sta aspettando, stiamo andando in Francia per nasconderci.


Le pagine seguenti erano piene di disegni e simboli. Sul fondo della pagina c’erano delle ricette su come creare amuleti o spezie che aiutassero a difendersi dagli angeli. A quanto pareva, da quanto scritto, questi ultimi riuscivano a sentire l’odore dei puri e le erbe servivano a camuffarsi.
Scoppiai a ridere. Mi voleva seriamente dire che facevamo parte di una stirpe di puri e che sarei dovuta stare attenta ogni secondo affinché nessuno mi uccidesse da un momento all’altro? Assurdo. Dopo qualche minuto iniziai a sentirmi male, corsi in bagno e iniziai a vomitare, non fu una scena piacevole…anzi. Decisi di andare a dormire e pensai che fosse meglio pensarci un po’ sopra.

Tutto diventò nero e freddo. Delle figure scure stavano venendo verso di me e mi stavano circondando. Cercai di allontanarmi, di svincolarmi da quella trappola mortale ma non ci fu nulla da fare, mi stavano sempre più vicini e iniziai ad avere veramente paura. Le mie mani sudavano e le mie mani erano gelide, sembrava di stare in Siberia, con la piccola differenza che lì non c’era la neve, solo nero. Un vuoto senza fine e senza inizio, impossibile scappare.

Mi svegliai di soprassalto e mi ritrovai ad urlare, Nicia che stava ai piedi del mio letto si spaventò e scappò in cucina. Mi alzai lentamente, mi misi le pantofole e andai strisciando fino alla cucina. Sembravo uno zombie. Presi, o meglio cercai di prendere, i cereali dal mobile sopra i fornelli e ovviamente mi cascò tutto per terra. Litigai per una decina di minuti con Nicia che tentava di mangiarsi i cereali caduti per terra poi mi vestii e andai a scuola. Riflettei tutto il giorno sulla pagina di diario di mia madre, la calligrafia era la sua la riconoscevo, ma ancora non ero convinta del fatto che l’avesse scritto davvero lei…era così assurdo che era abbastanza difficile crederci. Alla fine mi decisi, presi l’amuleto e me lo misi al collo. Se dovevo essere un “puro” almeno lo dovevo fare per bene e senza farmi uccidere da nessuno. Erano successe cose sufficientemente strane e inquietanti per quell’anno, non volevo che se ne presentassero altre.
  
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