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Autore: Vedra    18/04/2012    3 recensioni
Eccomi di nuovo quì con una nuova FF su Albus-Minerva, solo che non è per niente felice, è ambientata dopo la morte di Albus. I pensieri di Minerva davanti a colui che l'ha ucciso.
. Lui non saprà mai della luce che brillava nei tuoi occhi quando compariva in una stanza, del calore che ti pervadeva quando lui ti rivolgeva uno dei suoi caldi sorrisi, capaci di farti sciogliere come neve al sole. Non saprà mai che il tuo cuore batteva impazzito quando solamente ti sfiorava. Non saprà mai che ogni tua azione era mirata a renderlo orgoglioso di te, prima come alunna, poi come insegnante. Non saprà mai che ogni volta, prima di un colloquio con lui ti tremavano le mani e dovevi nasconderle nelle ampie maniche per non farglielo notare. Non saprà mai dell’emozione che hai provato quando lui ti ha chiesto di danzare, al Ballo del ceppo, della gioia che ti ha pervaso nel volteggiare leggiadra, avvolta nelle tue pesanti vesti nere, tra le sue braccia.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Un Urlo



Il silenzio ti avvolge, ma non hai paura: nessun sentimento alberga più nel tuo cuore spezzato.
I raggi argentei della luna filtrano con dolcezza dalle finestre di Hogwarts, chiazzando le pareti e i pavimenti, e dando all’ambiente un aspetto spettrale.
Nessun soffio di vento penetra nella scuola di magia, l’aria è immobile, e attende che accada qualcosa.
Tu fissi il vuoto, gli occhi smeraldo spenti, senza vita ed energia, immersa in un passato che non tornerà.
Nessuna lacrima scende dai tuoi occhi: le hai versate tutte in quella terribile notte, sul suo corpo privo di vita, sul corpo dell’unico uomo che tu abbia mai amato.
I tuoi occhi sono asciutti, le tue mani, però ,tremano ancora, e ancora ti svegli, nel cuore della notte, urlando il suo nome sperando che lui venga, che ti stringa tra le sue forti braccia cullandoti e sussurrandoti dolci parole d'amore.
Ma lui non viene mai, e tu guardi le stelle, guardi il cielo in cerca di risposte che non giungono.
E solo allora, quando le tenebre celano al mondo il tuo dolore, ti permetti di piangere, di immergerti nella disperazione più pura.
Senti il cuore che ti si stringe.
Per orgoglio ti sei imposta di non parlare, di nascondergli i tuoi veri sentimenti, per orgoglio hai negato a te stessa la felicità. E ora il rimorso ti pervade.
Lui non saprà mai della luce che brillava nei tuoi occhi quando compariva in una stanza, del calore che ti pervadeva quando lui ti rivolgeva uno dei suoi caldi sorrisi, capaci di farti sciogliere come neve al sole.
Non saprà mai che il tuo cuore batteva impazzito quando solamente ti sfiorava.
Non saprà mai che ogni tua azione era mirata a renderlo orgoglioso di te, prima come alunna, poi come insegnante.
Non saprà mai che ogni volta, prima di un colloquio con lui, ti tremavano le mani e dovevi nasconderle nelle ampie maniche per non farglielo notare.
Non saprà mai dell’emozione che hai provato quando lui ti ha chiesto di danzare, al Ballo del Ceppo, della gioia che ti ha pervaso nel volteggiare leggiadra, avvolta nelle tue pesanti vesti verde smeraldo, tra le sue braccia.
In quel momento ti sentivi protetta, in quel momento tutto ciò che era intorno a voi era svanito.
Ti sei ritrovata a ballare con lui completamente dimentica del resto del mondo.
Sentivi il calore del suo braccio, appoggiato al tuo fianco, vedevi il suo sorriso caldo, i suoi occhi azzurri, sentivi il suo delicato profumo di limone.
Tutto di lui ti trasportava in un’altra dimensione, in cui esistevate solo voi due e le dolci note di quella melodia che ti ha fatto sognare, per una notte, l’amore.
Una notte magica, incantata, una notte fatta solo di speranze.
Hai dimenticato tutti i tuoi affanni, tutte le tue preoccupazioni, tra le sue braccia, che ti avvolgevano in un abbraccio delicato.
Per anni ti sei illusa che il solo fatto di essere la sua più stretta collaboratrice, la sua confidente, la donna di cui si fidava ciecamente, ti sarebbe bastato.
Solo quando hai visto il suo corpo, freddo e senza vita, hai capito che tutto quello non era che una sbiadita imitazione di ciò che avreste potuto vivere assieme, ciò che tu stessa ti sei negata per orgoglio.
Non gli hai mai confessato che lo amavi, che per lui avresti fatto qualunque cosa, che saresti andata incontro alla morte, se soltanto lui te l’avesse chiesto.
Che avevi modellato la tua vita in funzione di lui, quasi senza accorgertene.
Mai dal tuo comportamento hai permesso che si comprendesse, o anche solo intuissero lontanamente i tuoi sentimenti.
Hai indossato per decenni una maschera che celava il tuo cuore ai tuoi alunni, a lui e persino a te stessa.
Per anni ti sei convinta che quello che provavi per lui era soltanto stima, amicizia, e invece in quella notte incantata, tra le sue braccia hai capito che era amore quello che ti legava a lui.
Ma tu nel tuo cuore lo sapevi già, lo sapevi da molto tempo.
È stato il tuo orgoglio, il tuo animo duro, a convincerti che non potevi provare sentimenti per lui che andassero oltre la semplice amicizia.
Pensavi che l’amore fosse una debolezza, un punto che il nemico avrebbe potuto rivoltare contro di te.
Sei cresciuta con questa convinzione e l’hai coltivata, sbagliando, e capendo di sbagliare solo quando era troppo tardi.
Solo quando lui era morto.
E ora ti ritrovi a stringere il nulla tra le mani, il ricordo di un dolce sogno.
Non potrai più aprirgli il tuo cuore, non potrai più vederlo, avere la gioia di saperlo felice, sereno.
Non potrai più sognare di amarlo e di essere ricambiata.
Non potrai fantasticare, sotto un cielo stellato, che lui venga a prenderti sul suo cavallo bianco, portandoti lontano.
Non potrai più bramare la felicità, la gioia.
La tua vita da quel momento in poi è stata un vortice nero di disperazione, che ti risucchiava al suo interno ogni giorno di più. E tutto per colpa di Lui, dell’Assassino.
Non riesci a pronunciarlo il suo nome, non puoi, il dolore è ancora troppo fresco nel tuo cuore, la ferita ancora sanguina troppo copiosamente.
Un anno è passato, lo sai bene, ma tu ancora non sei riuscita ad accettare che lui sia morto, che ti abbia abbandonata.
Il tuo sogno d’amore, nato in una gelida notte d’inverno, è terminato prima ancora di iniziare.
Le tue speranze uccise prima di nascere.
Il tuo cuore si è fermato prima di cominciare a battere.
Non avrai un’altra opportunità, la morte non la concede, nemmeno a te, che sei la maga più potente di tutto il mondo magico. Vivevi immersa nel tuo mondo.
Non ti accorgevi dello scorrere del tempo.
Pensavi che Lui sarebbe vissuto per sempre, forte e invincibile.
Un sorriso amaro ti affiora sulle labbra: dopo tanti anni ancora non hai capito che la vita scorre inesorabile, che il tempo avanza, portando con sé, nel passato, tutte le gioie e i dolori della vita.
Nessuno pensava che lui sarebbe morto: era il mago più potente, l’unico in grado di proteggere l’intero mondo della magia da Voldemort; era stato al centro di così tante vicende nel corso di un secolo che nessuno ormai lo considerava più un uomo, ma una parte integrante della scuola di magia più famosa al mondo.
Eppure, ti ritrovi a pensare con amarezza, era soltanto un uomo, dotato di poteri straordinari, ma pur sempre un uomo, con le sue debolezze, le sue paure, i suoi sentimenti, le sue idee.
La sua abilità lo aveva reso famoso oltre ogni immaginazione, eppure anche lui un tempo non era nessuno.
Lui era solo un uomo, estremamente potente, ma soltanto un uomo e la morte lo ha voluto con sé, lo ha reclamato, distruggendo tutte le tue speranze, i tuoi sogni, spezzando il tuo cuore, infrangendo il velo che era calato dinnanzi ai tuoi occhi e che ti impediva di scorgere il passare del tempo.
Ricordi vividamente l’emozione che ti ha pervasa quando lui ti ha consegnato il diploma: eri agitata, vestita con un abito nero come la notte, ti eri resa bellissima per lui, affinché il tuo insegnante di Trasfigurazione ti guardasse, almeno una volta, come la donna che potevi diventare per lui.
Ti si è scaldato il cuore quando lui sorridendo ti ha sussurrato in un orecchio:

Complimenti, Minerva

Chiamandoti per la prima volta per nome.
Ti sei inchinata e sei tornata indietro, limitandoti ad ammirarlo, senza avere il coraggio di scambiare con lui più di qualche parola circostanziale.
Per anni hai lavorato al Ministero, ma poi hai capito che era il tuo futuro era li, al suo fianco, come professoressa della più importante scuola di Magia del mondo.
Per anni hai insegnato, avvicinandoti progressivamente a lui, spingendolo a nominarti Vicepreside, diventando una delle sue più care amiche.
Ma il tempo non ti ha concesso il tempo che avresti voluto.
In una fredda notte di luna nuova hai sentito irrompere nelle tue stanze qualcuno.
Ricordi chiaramente la sensazione provata quando ti hanno comunicato che lui era morto.
Non pensavi che potesse esistere un dolore tanto grande.
Sei rimasta immobile, certa di aver capito male, certa che fosse tutto uno scherzo.
Poi, quando hai compreso che era tutto reale non hai provato dolore, non ti sei sentita salire le lacrime agli occhi, ti sei sentita vuota, inconsistente, come fatta di nebbia.
Ti sei fatta guidare fino alla torre e l'hai trovato a terra, gli occhi azzurri spalancati, saggi e profondi.
Solo in quel momento hai capito, e hai sentito un urlo agghiaccinate irrompere.

Era il tuo urlo.

L’urlo di una creatura ferita a morte.
Un urlo agghiacciante.

Per la prima volta non hai dato importanza al fatto che ci fossero delle persone al tuo fianco, che altri vedessero il tuo dolore. Ti sei gettata sul suo corpo, squassata dai singhiozzi, le lacrime che scendevano bollenti dai tuoi occhi, cadendo sui suoi abiti e disegnando piccoli cerchi scuri.

Lacrime d’amore scendevano dai tuoi occhi color dello smeraldo.
Lacrime d’amore, giunte troppo tardi
.
Lacrime d’amore, che sarebbero dovute essere di gioia, e invece sono di sofferenza, sofferenza che brucia ancora nelle tue vene, facendoti urlare, gridare.

Artigliavi le sue vesti, invocando disperata il suo nome, tendendo le mani verso le stelle e chiedendo perché.
Qual è stata la tua colpa per avere una condanna così ingiusta?
Lentamente tutti hanno lasciato la stanza.
Siete rimasti solo vuoi due, un corpo vivo, squassato dalla sofferenza, che minaccia di farsi troppo grande e uno morto, freddo e felice nella pace del sonno eterno.
Alle tue domande risponde il vento.
Alla tua voce tremante, il silenzio.
La luna e le fredde stelle sono le uniche spettatrici della tua sofferenza e sembrano beffarsi delle lacrime che sgorgano inarrestabili dai tuoi occhi smeraldini, come diamanti liquidi, tracciando solchi argentati lungo le tue guance.
Invochi il suo nome, chiedi perché.
Non capisci.

Perché è volato via?
Perché la vita l’ha abbandonato?
E perché lui ha abbandonato te?


Tante domande che non avranno mai più una risposta.
La morte è stata forse la scelta più facile, gli ha tolto tutte le responsabilità, relegandole a te.

Perche?

Una semplice domanda ti rimbomba nella testa, pura, alla quale non hai potuto dare una risposta.
Perché lui non c’è più.
Perché lui è morto.
Hai trascorso tutta la notte sul suo corpo, osservandolo attraverso il velo delle lacrime, cercando di imprimerti nella mente ogni più piccolo particolare del suo volto.
Ti accorgi che una lacrima scende dai tuoi occhi smeraldini, senti il suo calore lungo la guancia.
Scivola leggiadra fino al tuo mento e lì si ferma, un brillante di sofferenza.
Il tuo volto è illuminato dalla luna che sembra quasi tentare di accarezzarti, di darti conforto, perché ha pietà di te e del tuo dolore umano.
Ti scuoti solamente quando senti i passi cadenzati dei tuoi studenti che risuonano nei corridoi.
E un nuovo sentimento si fa strada nel tuo cuore: tutto il dolore si trasforma in rabbia.
Rabbia cieca e ardente, che brilla nei tuoi occhi.
Hai vissuto solo per questo: per la vendetta.
La vendetta ti ha tenuta in vita in quest’ultimo anno, la vendetta ti ha permesso di andare avanti, di non lasciarti morire. Potrai abbandonare questo mondo di sofferenza solamente quando Lui, l’Assassino, avrà pagato, quando giacerà ai tuoi piedi in una pozza di sangue, invocando la morte.
Il suo sangue ti schiuderà le porte della morte.
Non vuoi la sua sconfitta, o la sconfitta di Voldemort, non ti importa più nemmeno la salvezza di Hogwarts e del mondo magico.
Vuoi solo il suo sangue.
I ragazzi entrano, in testa c’è lui, l’Assassino.
I suoi servi fedeli accendono poche lanterne.
La loro luce dorata si mescola a quella candida della luna, creando una strana atmosfera.
Ti stringi ancora di più nel tuo manto smeraldo, nascondendoti nell’ombra.
Lo vedi avanzare con la sua andatura ondeggiante.
Il mantello fluttua attorno alle sue caviglie.
Sale i gradini e si volta scrutando la folla di ragazzi, schierata in quattro gruppi: uno per ogni casa.
Il silenzio è completo.
Tu lo guardi e senti la rabbia divampare ardente e furiosa nel tuo cuore.
Non sai nemmeno tu come, ma riesci a impedire alla tua mano di correre alla bacchetta e colpirlo a morte, vendicando l’unico amore che tu abbia mai avuto.
Comincia a parlare ma tu non lo ascolti, la sua voce è una litania che scava dentro di te, trasformando la rabbia in fuoco liquido che invade le tue vene, senti la mano tremare, i tuoi muscoli sono contratti per lo sforzo di trattenerti.
Senti la mente che si svuota, la senti piena di nebbia.
Nebbia rossa.

Come il tuo desiderio di vendetta.

Finalmente la sua voce si spenge, dando sollievo alla tua anima.
Harry esce dalle file di ragazzi e vedi lo stupore dipingersi sul volto di Lui, lo stesso stupore che pervade in breve tempo la sala.
In lampo comprendi quel che vuole dire, ma preghi perché non lo faccia: non sei pronta ad ascoltarlo da qualcun altro, non sei pronta, il tuo cuore è ancora troppo fragile, è di vetro, la verità potrebbe infrangerlo nuovamente.
Ma Harry non può sentire la tua supplica.
Ascolti quella terribile verità uscire dalle sue labbra con veemenza, con forza, con ardore.
È infuriato.
Tu disperata.
Lui ha perso colui che considerava un padre per mano dell’Assassino.

Tu hai perso colui che consideravi un padre, una guida, un fratello, il tuo amore.

«Come osa stare dove stava lui? Racconti cosa è accaduto quella notte, come l’ha guardato negli occhi, un uomo che si fidava di lei e lei l’ha ucciso»

Senti il tuo cuore esplodere.
Senti la rabbia mescolarsi al dolore, in un connubio che minaccia di distruggerti.
Chiudi gli occhi e tra la nebbia che hai nella mente emerge, chiaro e nitido, un volto.
Un volto amato.
Due occhi azzurrissimi.
Una barba candida.

Lui.

Lui che ti sorride.
Capisci, nel profondo del tuo cuore, che devi agire, che devi ucciderlo ora, che devi vedere il sangue dell’Assassino bagnare il pavimento.
Apri gli occhi.
Una nuova determinazione li accende.
E la determinazione che dà la disperazione.
Volti di scatto il capo e stringi la mano destra attorno alla bacchetta.
La senti liscia, levigata da anni di uso.
Harry e l’Assassino si stanno fronteggiando.
Li raggiungi e sposti il ragazzo.

Lui è mio.

Punti la bacchetta contro colui che ti ha privato della felicità.
Lui sembra esitare.
Forse non vuole combattere, forse non è con te che vuole combattere.
Ma tu no.
Tu non puoi accettare che fugga, che sia sconfitto, che si comporti da codardo.
Tu vuoi che il suo sangue scorra puro e limpido sul marmo bianco.
Vuoi che lui sia vendicato.

Vuoi la Sua morte.

Lo fissi intensamente e quasi non ti accorgi che tutti gli alunni, in un brusio si sono ritirati, terrorizzati, verso le pareti. Percepiscono la tensione che permea nell’aria.
Capiscono che questa non è una dimostrazione, non è una lezione.

È un duello all’ultimo sangue.

Capiscono che nessuno di voi due si accontenterà di nulla di meno del sangue dell’altro.
Non ci sarà pietà in questo duello, tu lo sai, loro lo sanno, Lui lo sa.
Chi perde non vedrà mai più l’alba.
Il tuo braccio è rigido, i tuoi occhi smeraldo fissi, il volto pare una maschera di granito.
Ti ritornano nella mente le immagini di lui, lui che ride, che scherza, lui che ti aiuta, che ti elogia, che ti sorride radioso.
E poi lui in quella notte, freddo, senza vita a causa dell’uomo che è dinanzi a te.
Senti tutta la rabbia e il dolore che ti percorrono il corpo come una scarica elettrica e culminano sulla punta della tua bacchetta.
Non hai tempo per pensare, devi agire, devi liberare tutta l’energia che si è accumulata nel tuo corpo.
Semplicemente recidi gli invisibili fili che ti impediscono di utilizzare la magia e dalla tua bacchetta parte un raggio che si tinge delle tue emozioni: è rosso, rosso sangue, come il tuo desiderio di vendetta.
Lui para con difficoltà.
Non ha speranze contro di te.
Lo sai.
Sei la maga più potente di tutto il mondo magico, seconda solo a Voldemort.
Un altro raggio parte.
Sei inarrestabile.
Quasi corri incontro a lui, le scariche si susseguono una dopo l’altra.
Lui cede.
Lo vedi che si avvolge nel mantello e, rompendo il vetro di una finestra, vola via.
Cadi nella disperazione: eri a un passo dall’ucciderlo e invece lui è fuggito.
Agiti la bacchetta, ma ormai è tra le nubi, e tu non lo vedi più.
L’oscurità lo nasconde, allo stesso modo in cui ha nascosto te poco prima.
Le nere nubi lo avvolgono, sottraendolo al tuo sguardo e alla tua ira.
Gridi.

«Vigliacco!»

Non è il grido di una donna, ma di una creatura ferita a morte.
Una creatura che ha perso tutto.
La tua voce si spande nel vecchio castello, agghiacciante.
Senti i ragazzi che ti fissano terrorizzati.
Ma non ti interessa.
Hai perduto la tua occasione.
Non tornerà mai più.
Troppe cose ti sono sfuggite dalle mani.
Una lacrima rotola come un brillante sul tuo volto.
La strappi con rabbia, nessuno deve vederla.
Fissi con odio la finestra.
Senti i tuoi alunni inneggiare a te, la loro salvatrice.
Senti le loro voci esultanti e il cuore ti si riempie di uno strano calore.
Ti volti, incredula e confusa.
Perché il desiderio di vendetta sembra essersi volatilizzato, al suono di quelle voci?
Osservi i volti di ognuno dei tuoi studenti.
Lui ha speso tutta la sua vita per quella scuola.
In un lampo comprendi che il tuo compito su questo mondo non è terminato.
Che forse c’è altro per cui sei rimasta in vita.
Che la vendetta non è più il tuo unico scopo.
C’è una folla di ragazzi che ripongono tutte le loro speranze in te, solo in te.
L’unica che ancora può battere i servi del Signore Oscuro.
All’improvviso ti senti importante.
Volti lo sguardo verso il quadro che lo raffigura e nei suoi occhi leggi la risposta alle tue domande: devi continuare il suo operato.
Devi proteggere la roccaforte del mondo magico.
Devi proteggere Hogwarts.
Devi impedire che il suo nome si perda nell’anonimato.
Devi fare in modo che il mondo si ricordi di lui nei secoli avvenire.

Devi vivere per lui.

Lui non avrebbe voluto che tu morissi.
Senti che qualcosa in te è mutato: non è più solo la vendetta a farti rimanere in vita.
Un nuovo sentimento nasce in te.
Non potrai mai essere felice: lui ormai non c’è più.
Ma puoi ridiventare un essere umano, non una creatura assetata di sangue e di vendetta.
Puoi.
Devi.
Devi farlo per lui.
Perché, ancora una volta sia orgoglioso di te.
Un tenue sorriso ti affiora sulle labbra e con un fluido movimento del polso accendi tutte le lanterne della sala.
Un altro scoppio di acclamazioni si leva dalla folla di ragazzi.
Li vedi felici.
Sanno che ora, con te, sono al sicuro.
E si aggiunge una nuova luce a quelle della sala: la luce dei tuoi occhi, che è nuovamente divampata, ardente e indomita.

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Una piccola FF, forse la Minerva che vediamo quì è un po OOC. La scena è presa dal film, non dal libro, mi piaceva di più. In realtà l'originale era un'altro, ma il file si è perso e ho dovuto riscriverlo. Questo è quello che è venuto fuori. Fatemi sapere le vostre opinioni


Vi invito tutti a guardare il bellissimo video con cui la mia adorata Manuela_McGranitt mi ha onorata, caricandolo su YouTube, guardatelo, perchè ha fatto davvero un ottimo lavoro :)
http://www.youtube.com/watch?v=QtGPqPU9kC0
LadySaphira
   
 
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