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Autore: Nanamin    18/04/2012    4 recensioni
Sembra una solita serata piena di scaramucce a casa Tendo, eppure c'è qualcosa di diverso nell'aria: quel silenzio che sempre circondava il quartiere a una certa ora della notte s'è fatto pesante, ostile.
Un guaito e due occhi verdi porteranno nuovo scompiglio nelle già movimentate vite di Ranma Saotome e Akane Tendo.
Genere: Comico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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! capitolo- Ranma Salve a tutti, questa è la mia prima fanfic su Ranma 1/2. Prima di tutto le generalità: non scrivo a fini di lucro e questi personaggi non mi appartengono tranne Ōkami, inventato da me. Ho cercato di attenermi allo stile dell'anime nei dialoghi e nelle battute. Spero vi piacerà, buona lettura!



"Sei uno stupido, Ranma Saotome!"
Un rumore sordo. L'ennesimo schiaffo che Akane gli rifilava. Come se fosse un maniaco. E il vero maniaco la passava liscia, come al solito.
"Fuori  di qui!" urlò la ragazza scaraventandolo fuori dalla sua stanza e sbattendo la porta.
"Perché mai dovrei intrufolarmi nella camera di un maschiaccio assolutamente privo di sex appeal come te?!"
Immediatamente Akane ricomparve sulla soglia infagottata nel suo pigiama giallo stampato. Lo osservò con i suoi grandi occhi scuri, senza lasciar trapelare alcuna emozione. Respirò a fondo. 
"Sai, hai ragione, scusami..." sussurrò abbassando il viso e mordendosi il labbro.
Il ragazzo barcollò come colpito in pieno petto: da quando Akane era così arrendevole? Aveva forse tirato troppo la corda?
"No, scusami tu Akane, non volevo..." cominciò a balbettare.
Lei alzò lo sguardo in ombra dietro alla lunga frangetta blu:
"Hai ragione, hai ragione, dopotutto l'hai detto tu stesso."
"Cosa?"
"Perché mai dovresti?!" urlò innestandogli la pentola dell'acqua calda sulla fronte.
"Aaaaah! Pazza!" gridò il ragazzo dal codino vedendosi chiudere la porta in faccia.


«Maledetto Ryoga...»
La notte era ormai calata da un pezzo sui tetti di Tokyo portando con sé il silenzio di una città assopita. Ogni tanto si scorgeva qualche allegro gruppetto di ragazzi che chiacchierando e cantando per la strada tornavano verso le loro case dopo una serata fatta di baldoria e risate.
Qualche minuto, poi di nuovo tutto calava nell'ombra, rischiarata solo dalle piccole luci delle stelle e dalla luna, quel giorno calante.
«Maledetto...»
L'ultima cosa che era riuscito a vedere, prima che il suo naso rischiasse di venire tranciato dalla porta, era il piccolo porcellino nero che sghignazzava tra le coperte del letto. Il letto di Akane.
Si massaggiò istintivamente il bernoccolo in testa:
"Maschiaccio..." sussurrò.
La sua mente tornò a rivolgersi verso quel suino dalla fascia maculata. Se quel prosciutto ambulante pensava che avrebbe potuto dormire indisturbato al fianco di Akane si sbagliava di grosso. Il tentativo di smascherarlo non era andato a buon fine, ma ci avrebbe riprovato molto presto.
«Non pensare di aver vinto la guerra.»
Era un approfittatore, e l'aveva fatta franca di nuovo! Ma quel che è peggio, lui stesso lo stava proteggendo! Doveva rivelare tutto ad Akane, l'avrebbe fatto l'indomani mattina, magari innaffiando per benino quella salsiccia in miniatura con un po' d'acqua bollente.
Il ragazzo si accarezzò il codino e stette a rimuginare così per qualche minuto, fino a che non tornò vivido nella sua mente lo schiaffo che aveva ricevuto dalla ragazza. L'ira per quell'ingiustizia bella e buona lo assalì come un treno in corsa:
"Anzi, sai che ti dico, cara la mia Akane, veditela da sola. Il maniaco sono io, però tieniti Ryoga sotto le coperte ogni notte. E già che ci sei, vedi di strangolarlo mentre lo abbracci!"
Assestò un pugno alla tegola del tetto.
"Sai che mi importa..." sbuffò infine.
Di nuovo il silenzio calò, freddo, lasciandolo solo.


Un guaito si levò nell'aria.
"Che cosa..."
Il ragazzo guardandosi attorno sbigottito.
Ancora un guaito. Ne era certo, proveniva proprio dal loro giardino, dal giardino della palestra Tendo.
Con un balzo atterrò sull'erba umida e rimase all'erta, in guardia, con i muscoli in tensione e pronti a scattare.
"Cosa succede Ranma?"
Ranma si voltò di scatto.
"Kasumi, mi hai fatto prendere un colpo." sbottò tornando finalmente a respirare.
"Scusami...ma hai sentito anche tu quei lamenti?" la ragazza si strinse nello scialle e piegò la testa.
"Sh..." sussurrò il ragazzo portandosi un dito alle labbra.
Qualcosa si stava muovendo nei cespugli scuri nella notte. Seguì lo schiocco secco di un ramo spezzato.
"Qualunque cosa sia è molto grosso."
Sobbalzò.
"Nabiki! Ma la smettete di comparirmi di soppiatto alle spalle?" gridò Ranma.
"Che succede qui?" 
Il ragazzo col codino si girò lentamente indietro. Era il signor Tendo, un uomo alto dai capelli lunghi e dai baffi d'ebano, il padre di Akane.
Un altro rumore sordo catturò nuovamente la loro attenzione.
"Ranma...vai avanti tu..." balbettò l'uomo spingendolo debolmente alle spalle.
"Ma dico io, si può essere più fifoni!?" gridò esasperato il giovane.
"Io non vorrei dire niente, ma c'è un qualcosa di grosso e sconosciuto che si muove nei cespugli di casa nostra, e voi state litigando." affermò Nabiki incrociando le braccia sul petto con aria di sufficienza.
"Vado io."
"Ryoga, non ti avevo visto! Da quanto sei qui?" domandò Kasumi gentilmente.
Il ragazzo si spostò la frangia ancora bagnata dagli occhi scuri e si portò i pugni ai fianchi.
"Ecco Ryoga, perché sei qui? Pensavo stessi dormendo al calduccio." 
"Inutile che fai lo stizzito, Ranma. Andrò io contro quel mostro."
"Mostro?" Kasumi corse immediatamente a rifugiarsi dietro Nabiki.
"Melodrammatico." sbottò Ranma, dirigendosi verso il cespuglio.
"Ho detto che vado io!"
Ryoga lo afferrò immediatamente e lo trattenne per il colletto rosso, tirandolo indietro fino a ritrovarsi a faccia a faccia.
"Cosa vuoi tu, P-chan!" 
"COME MI HAI CHIAMATO?" 
"P-CHAN!" scandì il giovane in segno di sfida.
"Smettetela voi due." 
Akane era comparsa in giardino a piedi scalzi e lo sguardo furioso.
"Siete due immaturi. E Ranma smettila di mettere in mezzo P-chan, che è solo un povero maialino."
"Solo un povero maialino..." 
"Stai zitto!" tuonò Ryoga alzando il pugno per avvertimento.
"Che paura..."
Akane osservò la scena per qualche istante, facendo scorrere lo sguardo dal sarcasmo dipinto sul volto di Ranma all'ira che stava deformando i giovani lineamenti di Ryoga.
Sbuffò. Non sarebbero cambiati mai, inutile dar loro più peso di quanto meritassero. Che stupidi.
Si diresse verso i cespugli da cui continuavano a provenire guaiti e lamenti, come di un animale ferito. Si piegò sulle ginocchia cominciò a scostare con cautela le foglie sporcandosi leggermente le maniche del pigiama. Non le importava minimamente.
«Fanno tanto i grandi e come al solito si azzuffano invece di occuparsi dei veri problemi. Bambini.»
Si fermò un secondo per asciugarsi il sudore che le imperlava la fronte chiara. Riusciva già a scorgere qualcosa attraverso i rami: non era sicura di cosa fosse, ma era grosso...e peloso. Trovò qualche ciuffo di pelo impigliato nelle fronde, le mani imbrattate di terra avevano anche segni rossi.
"Akane fermati! È pericoloso!"
"Ryoga so quello che faccio."
"Visto Ryoga? Lei sa quel che fa." disse Ranma con un sorriso beffardo.
"Zitto." concluse il ragazzo.
Un grido acuto interruppe la disputa facendo voltare tutti verso la ragazza, seduta ansimante a terra.
"Akane, che succede?" chiese ansioso Soun Tendo alla figlia correndo verso di lei.
"Ma...ma... è un lupo!" 







 


   
 
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