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Autore: fragolottina    19/04/2012    5 recensioni
'Anche io ho baciato solo una persona ed avrei voluto continuare a farlo…'
Era stata la prima volta che lo aveva sentito parlare ed anche la prima volta che il sapore delle lacrime gli aveva ricordato qualcos’altro.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II
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sora 3 invece mi è venuto anche di una lunghezza onesta... visto?!
non vi dico nulla... leggete!


Epilogo


«Me la ricordo, sai?»
    Sora si voltò di botto e guardò re Topolino seduto sul tetto dietro di lui, non si era nemmeno accorto del suo arrivo, ma immaginava che fosse normale. Non rispose, continuò il suo lavoro di riparazione, ripensando con rammarico all’ultima volta che si erano visti, quando si erano battuti, quando gli aveva spezzato un braccio. Quando poi gli aveva mandato una pozione curativa, quando lui avrebbe voluto chiedergli scusa mille volte per aver usato il keyblade contro di lui.
    «Kairi bambina. Era luminosissima.» gli spiegò.
    «Lo è ancora.»
    Topolino sospirò. «Eravate tutti dei ragazzini quando il vostro destino è stato deciso e non eravate nemmeno i primi. Il fatto che siate sopravvissuti dovrebbe darmi speranza, gli altri non ce l’hanno fatta.» raccontò pianissimo, come se si trattasse di un segreto. Sora sentì il suono metallico del keyblade che veniva evocato, e, prima ancora di potersi maledire per averlo fatto, si voltò a guardarlo; era identico al suo primo keyblade e lui aveva avuto appena quattordici anni la prima volta che l’aveva impugnato. «Anche io ho dei dubbi a volte, credi che non avrei voluto non vederti sballottato di mondo in mondo? Credi, che quando ho visto Riku cambiare aspetto per salvarti non mi sia detto ‘sarei dovuto essere io’?»
    Lui scosse la testa. «Maestà, quello che ho detto…»
    «Mi hanno dato un’arma che non capisco.» continuò interrompendolo. «Che sceglie il proprio possessore e gli fa pagare la forza che dona.» sorrise. «Che ti condanna ad una vita di guerre, una vita di sacrifici, una vita di fallimenti…» un altro sospiro. «che ti fa abbandonare di continuo la persona che ami più al mondo per andare dove la luce ha più bisogno di essere protetta. Capisco la tua frustrazione, Sora.»
    Il ragazzo era sicuro che fosse così, in realtà non lo aveva mai dubitato. «Mi avete salvato la vita mille volte, è stato terribile venire in casa vostra, combattervi e derubarvi.»
    «Ti sei mai chiesto cosa sarebbe successo se la chiave non avesse scelto te?» gli domandò.
    Se lo era chiesto milioni di volte, ogni volta che uccideva un mostro si chiedeva cosa sarebbe potuto succedere se semplicemente non fosse toccato a lui. «Certo.»
    «Dovresti smettere di farlo.» gli consigliò con un sorriso. «Non è fortuna, Sora, il keyblade sa quello che vuole, sa a chi appartiene, in ogni mondo ipotetico, in ogni ‘se’, è tua. È un’arma testarda, ti avrebbe cercato ovunque.»
    Si morse il labbro senza guardarlo. «L’ho fatta troppo grossa, non mi vuole più.» fece un mezzo sorriso incerto.
    Topolino gli diede una pacca sulla spalla. «Sono molto vecchio e molto saggio, ragazzo…» gli lanciò un’occhiata scettica. «non credere di potermi prendere in giro.»

«Hai presente il keyblade?»
    Roxas gli lanciò un’occhiata di rimprovero. «Quella specie di spada a forma di chiave?» domandò sarcastico. «No, pensa, non me la ricordo.» continuò sempre più ironico, se non lo avesse conosciuto come lo conosceva, non avrebbe mai potuto capire come, a volte, potessero uscirgli di bocca certe domande improbabili. Poi si ricordava che Sora faceva domande sceme quando non sapeva come introdurre un discorso. Quindi, iniziò a prestargli più attenzione, nonostante stesse sistemando casa di Axel… all’incirca, si stava limitando a prendere le cose in giro e riportarle alla stanza dove appartenevano.
    «Se ti dico una cosa tu non la dici a nessuno?» gli domandò.
    Lui si fermò del tutto e lo guardò curioso con un fagotto di vestiti in mano. «Ok.» acconsentì con una scrollata di spalle.
    «Nemmeno ad Axel.» continuò Sora e Roxas annuì con la testa. «Il keyblade…» iniziò, fissandolo. «lo sento.»
    Trattenne il fiato. «L’hai mai evocato?» Sora scosse la testa, sembrava quasi spaventato. «Hai intenzione di farlo?»
    Sospirò ed abbassò lo sguardo. «Non lo so.»
    Roxas continuò a studiarlo per alcuni secondi, poi lasciò i vestiti e si avvicinò di un passo. «Sora, qualsiasi cosa succederà…» il ragazzo alzò gli occhi su di lui. «questo volta non siamo soli, la affronteremo insieme.» promise serio.
    Sora sorrise. «Credi che in due lo avremmo sconfitto Topolino?» gli chiese.
    Lui recuperò i vestiti e li buttò sul letto. «Credo che non riusciremmo a sconfiggere Topolino nemmeno con un martello, mentre dorme.» confessò a malincuore. «Kairi?»
    Si strinse nelle spalle e saltò giù dallo sgabello sul quale era seduto. «Non dovresti più chiamarti Roxas.» gli suggerì. «È un nome da Nessuno.»

Riku si guardò intorno accertandosi che non ci fosse nessuno, poi lanciò il keyblade in alto, quando riatterrò era diventato una specie di moto monoposto, pensò che a Cloud sarebbe piaciuta parecchio. Era stato il re ad insegnarglielo e gli aveva consigliato di fare attenzione, ‘ma che sei più forte del tuo predecessore ce lo hai dimostrato’. Non aveva capito cosa intendesse dire, ma lo aveva ringraziato comunque.
    «Te ne vai senza salutarmi?!» domandò incredulo Sora.
    Lui si voltò come se lo avesse sorpreso a fare chissà cosa. «Sarei passato a Radiant Garden.» si giustificò.
    Scosse la testa. «Sappiamo entrambi che non è vero.» gli si avvicinò, tenendo gli occhi fissi sul suo mezzo di trasporto. «Dove andrai?»     Riku guardò il cielo, vasto infinito. «Voglio vedere altri mondi, altri cieli.»
    «C’è un solo cielo, l’ha detto Kairi, e…» lo guardò sconvolto. «davvero? Altri mondi? Non ne hai abbastanza?»
    Lui scoppiò a ridere. «Infondo è quello che ho sempre voluto fare, ho dovuto rimandare troppo a lungo questo viaggio.»
    Per alcuni secondi nessuno dei due disse nulla e l’unico rumore a riempire quel silenzio fu il ritmico suono della risacca delle onde. «Che ti ha detto per farti sentire così sollevato?» non c’era bisogno di aggiungere un ‘chi’.
    Riku lo guardò, aveva gli occhi fissi sull’oceano, l’espressione tesa, non si era mai chiesto se Sora fosse geloso di lui e Kairi, dell’amicizia che li legava nonostante tutto, ma se si fosse posto quella domanda lì, in quel momento, la risposta sarebbe stata ‘si’.
    Scosse la testa e sorrise. «Che avrebbe scelto te, in ogni caso.» il suo amico lo guardò. «Che non è stato perché sono diventato il bambolotto di Malefica, o perché tu sei più forte.»
    «Mi dispiace.»
    Riku gli lanciò un’occhiata scettica. «Che sia tua e non mia?»
    Sora rise. «Adesso non la sento molto mia.» commentò. «Che non ce ne siano due.»
    «Forse non devono essercene, forse basta che io cerchi quella che appartiene a me.»
    «Tornerai?»
    Salì sul keyblade e gli lanciò un’occhiata. «Non sto scappando.» lo tranquillizzò. «E devo tornare, devo assicurarmi che stiate bene. Siete i miei migliori amici ed ora sei disarmato, devo prendermi cura di voi.»
    Sora lo guardò, ma non disse niente. Riku pensò che fosse meglio in quel modo, un ragazzo normale, una ragazza normale, una vita normale. Lui avrebbe controllato che nessuno interrompesse la loro pace.
    Quando fu lontano e guardò dietro di sé, Sora era ancora lì, il capo chino a fissare il proprio palmo aperto, vuoto.

Kairi aprì la porta, trovandosi davanti Sora, intenso, come era sempre stato. Per tutti era vivace, inquieto, iperattivo, per lei era semplicemente intenso, in ogni cosa che faceva. Fu sul punto di salutarlo, dirgli qualcosa, ma lui la precedette.
    «Non dovresti ricordarti il mio nome, sai?» la ragazza sbatté le palpebre sorpresa. «Non dovresti tornare con me, non sarebbe saggio.» scosse la testa. «Io il keyblade ce l’ho ancora.» confessò agitato. «E prima o poi lo tirerò fuori e sarà un disastro, perché ci saranno altre guerre, altre vittime…» la fissò. «potrei essere io e ti lascerei sola di nuovo.»
    «Sora?» cercò di interromperlo.
    «Ma il fatto è che in te c’è tanta luce.» spiegò ignorandola. «L’ha detto anche il re. Se ci sarà una guerra, tu sarai sempre coinvolta e senza keyblade non posso proteggerti. Non posso fare niente senza keyblade!»
    «Sora?» provò ancora.
    «Se sto con te senza keyblade, non posso salvarti!» esclamò con vigore. «Non è più importante salvarti?» le domandò.
    Kairi si coprì la bocca con la mano per nascondere un sorriso.
    «Quindi, non dovresti stare con me. Perché io voglio poterti salvare e non voglio che sia Riku a farlo.» sbottò irritato.
    «E non dovrei amare il mio salvatore.» tentò di concludere il suo delirante discorso.
    «No, basta un ‘grazie’.»
    Annuì incerta, ma senza smettere di sorridere. «Ok.»
    «Bene.»
    Si allontanò quasi correndo, lei continuò a rimanere sulla soglia anche dopo che fu sparito dal suo campo visivo. Sorrise da sola e scosse la testa. «Grazie, Sora.»

Axel entrò nel soggiorno vuoto e si passò una mano tra i capelli sporchi di tutto, distrattamente si chiese dove fosse Roxas e se sarebbe tornato presto, poi ricordò che, infondo, non c’era più niente di cui preoccuparsi. Si sfilò la maglia ed entrò in bagno, trovandoci l’altro seduto sulla tavoletta del water abbassata in attesa.
    Lo studiò per qualche secondo, fiducioso che un attento studio dell’ambiente circostante potesse fornirgli qualche dettaglio sulla situazione, speranza vana. «Che stai facendo?»
    «Come potrei chiamarmi?» gli domandò di rimando lui, chinandosi a slacciarsi le scarpe.
    Axel rimase in silenzio per qualche secondo, studiandolo. «Eh?» sbottò infine.
    «Sora ha detto che secondo lui non dovrei più avere il nome del suo Nobody, ma un nome tutto mio.» continuò a spiegargli, mentre lottava con i gomiti dentro la maglia grande per toglierla.
    «Tu mi chiami Axel.» gli ricordò, slacciandosi i pantaloni.
    Roxas sbuffò ed incrociò le braccia sul petto infastidito. «Si, ma tu eri il Nessuno di te stesso.»
    L’uomo sospirò. «Hai pensato a qualche nome che ti piace?» si allungò dentro la doccia ed aprì il getto dell’acqua per farla scaldare.
    Lui scosse la testa rammaricato. «Come faccio a dare il nome a me stesso?»
    Axel si ritirò indietro e lo guardò. «E perché dovrei farlo io?» capì di aver fatto la domanda sbagliata quando sgranò gli occhi, fissandolo come lo fissava sempre sul punto di offendersi.
    Distolse lo sguardo dal suo, cupo. «Sei sempre stato quello che chiama il mio nome più spesso.» borbottò.
    Sorrise e scosse la testa. «Ven ti piace?» gli chiese.
    «Ven?!» domandò, storcendo il naso.
    «Di Ventus.»
    Ripeté quel nome un paio di volte ed Axel pensò che fosse il nome perfetto, gli piaceva come la sua bocca si muoveva per pronunciarlo.
    «Perché mi è familiare?»
    Si strinse nelle spalle. «Non lo so.»
    «Ven.» mormorò ancora. «Mi piace.» e sorrise, togliendosi il resto dei vestiti ed infilandosi sotto la doccia insieme a lui.

Sora e Kairi erano immobili davanti alla Fortezza Oscura, mano nella mano.
    «Sei sicura?» le chiese.
    Lei sorrise ed annuì.
    «Poi non potremo tornare indietro, sarà come dire a tutti che, sì, c’è ancora un nemico da sconfiggere.» continuò.
    «Non posso amarti senza.» disse semplicemente.
    Sora le lanciò un’occhiataccia. «Questo non è carino da dire.»
    Kairi si strinse nelle spalle. «Ma è la realtà.» fece un mezzo passo laterale, appoggiandosi al suo braccio. «Sei Sora e sei il prescelto dal keyblade. Essere il prescelto dal keyblade ti rende Sora, essere Sora ti rende il prescelto dal keyblade.» la ragazza si portò una mano al petto, stringendo» nel pugno il ciondolo che aveva sempre portato con sé. «Una volta una fata gentile e dai capelli blu mi ha fatto un incantesimo…» iniziò a raccontare, sorprendendolo, perché la conosceva da sempre ed aveva ancora qualcosa da raccontargli che non sapesse già. «ha detto che se mi fossi trovata in pericolo la sua magia mi avrebbe guidata al cuore più luminoso e forte.» lo guardò. «Sora, io sono venuta da te.»
    «Magari avresti trovato un altro cuore luminoso.»
    Kairi sorrise e scosse la testa. «Il mio cuore è testardo, ti avrei cercato ovunque.»
    Lui la fissò senza dire niente, poi allungò il braccio. «E va bene…» sospirò, ma poi sorrise, mentre la luce li avvolgeva.


signora square enix? lo vede come si scrive un lieto fine? ecco, IMPARI!!
fanciulle e fanciulli, ce l'abbiamo fatta, mica è poco!
spero che l'epilogo vi soddisfi e mi scuso se non rispondo alle vostre recensioni... vado un po' di fretta, ma volevo assolutamente postarvi il capitolo e scrivere la parola 'fine' a questa storia!

però, vi preannuncio che non ho intenzione di sparire dal fandom... adoro Kingdom Hearts ed un buon 90% dei suoi personaggi, in più ho una cotta per Sora dai miei... ehm... sedici anni? è quasi amore! quindi non vado da nessuna parte!

ci vediamo presto!

un bacione ed un grazie a tutte quelle che mi hanno seguita, preferita, ricordata o recensita...

un saluto speciale a Ka93 che mis egue fedelmente dal prologo!

alla prossiam avventura!


   
 
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