A tutte voi,
con l’augurio che un
giorno
troviate un Nick
tutto per voi.
-non puoi capire Ron, qui ci sono
quaranta gradi all’ombra-
Ronnie si allacciò la
scarpa sinistra
prima di alzarsi e, con uno sbuffo, fissare il cielo grigio fuori dalla
finestra della sua stanza.
-non sai quanto ti invidio-
-oh, ma per favore!-
sbottò Kate
dall’altro capo del telefono –sei a Londra, col tuo
principe azzurro, cosa vuoi
di più dalla vita?-
Sorrise, mentre dietro di se
sentiva
la porta aprirsi e vide Nick fare capolino sorridendole. Gli fece cenno
di
aspettare per poi cominciare a cercare nel piccolo armadio una felpa
leggera.
-non mi pare che a te sia andata
peggio, però- scherzò
-Kate,
dov’è la crema solare?- sentì
la voce di Joe in lontananza e lo sbuffò
sonoro di Kate a seguito.
-oh certo, fare da baby sitter a
Joe
è molto divertente-
Ronnie ridacchiò mentre
due mani si
poggiavano sui suoi fianchi e sentiva l’odore di Nick vicino.
-ma siete alle Hawaii-
ribatté
flebilmente, distratta dal movimento delle mani calde del ragazzo che
facevano
su e giù sui suoi fianchi
-magra consolazione-
ridacchiò lei
prima che la voce di Joe le raggiungesse nuovamente
-scusami Ron- sospirò la
ragazza con
fare affranto –il bambino ha bisogno di me-
Ronnie avrebbe sicuramente riso se
non avesse sentito improvvisamente le labbra di Nick posarsi dietro la
sua nuca
ed il suo respiro caldo insinuarsi tra i capelli.
-salutami Nick- aggiunse Kate
-ti saluta anche lui-
ansimò quasi
quando lui le morse leggermente la base del collo e lo sentì
sorridere con le
labbra schiacciate contro la sua pelle
Dopo aver agganciato il telefono si
voltò ritrovandosi gli occhi di Nick ed il suo sorriso dolce
a pochi centimetri
dal suo viso.
-che c’è?-
chiese con l’espressione innocente
di un bambino, quando la vide accigliarsi
-stavo parlando a telefono- finse
di
tenere il broncio e l’unico risultato che ottenne fu quello
di ingrandire il
sorriso sulle labbra del ragazzo
-avevo notato-
-e tu mi stavi distraendo- gli
puntò
l’indice contro il petto
-non era mia intenzione-
sussurrò
mentre una mano si infilava tra i suoi capelli e l’altra si
posizionava
strategicamente dietro la schiena per poterla attirare più
vicino a se
-sei un bugiardo-
sussurrò mentre le
labbra del ragazzo tornavano a prendere il loro posto sul suo collo
-ma mi ami- le sussurrò
all’orecchio
facendola rabbrividire
Sorrise prima di spingerlo
leggermente per allontanarlo da lei con un’espressione
confusa e di disappunto.
-forse,
ma questo non influirà sul fatto che voglio andare a fare
una passeggiata- vide
Nick curvare le labbra verso il basso e non riuscì
più a trattenersi,
scoppiando a ridere.
-ma non possiamo uscire con questo
tempaccio!- tentò di ribattere lui facendole gli occhi dolci
Ronnie scosse la testa
energicamente,
ancora col sorriso sulle labbra –siamo qui a Londra per la
prima volta non per
lavoro, solo noi due, non saranno certo due nuvole a rovinarci la
vacanza-
Era stato davvero difficile tra gli
impegni di entrambi trovare un po’ di giorni liberi per stare
insieme, lontano
dallo sciame di fotografi che gli ronzavano insieme. Nonostante ormai i
due
facessero coppia fissa da più di tre anni i fotografi non
parevano aver perso l’interesse
per i due, seguendoli ovunque. Ora quasi le sembrava un sogno poter
uscire di
casa senza essere accecata dai flash e di sicuro non si sarebbe
lasciata
sfuggire quell’occasione.
-ma possiamo spendere un
po’ di
vacanza anche qui dentro- Nick le si avvicinò con sguardo
furbo ma Ronnie gli
mise una mano sul petto, bloccandolo, mentre sorrideva divertita.
-niente da fare Nick, noi due ora
usciamo- e lo vide mettere di nuovo il broncio.
-e va bene- si arrese alzando le
mani
–vado un attimo al bagno e poi possiamo andare dove vuoi, ti
dispiacerebbe
prendermi la giacca intanto?-
-certo, ma tu sbrigati-
sentì la
porta del bagno chiudersi e si voltò nuovamente verso
l’armadio, questa volta
alla ricerca della giacca del ragazzo.
Non fu difficile trovarla tra le
poche cose appese alle grucce, ma quando afferrò la giacca
sentì qualcosa
cadere con un tonfo. Sospirò e dopo aver poggiato la giacca
sul letto si
accovacciò tastando con le mani la base
dell’armadio alla ricerca di qualunque
cosa fosse caduta.
Stava quasi per abbandonare le
ricerche quando trovò qualcosa di più piccolo del
palmo della sua mano e
soffice come un albicocca. Quando tirò indietro la mano per
scoprire l’entità
dell’oggetto, ne rimase sconvolta, trattenendo il fiato.
Rimase inginocchiata, con gli occhi
spalancati, a fissare quella scatolina quadrata vellutata di blu,
sperando con
tutto il suo cuore che non fosse quello che temeva.
-oh
mio Dio- rantolò mentre si sentiva avvampare
Non doveva essere per forza quello
che pensava. In quella scatolina potevano entrarci una marea di cose:
una
collana, un bracciale, un paio di orecchini.
La fissò per istanti
interminabili,
sperando che sparisse, ma ovviamente rimase ferma lì, al
centro della sua mano.
Cosa doveva fare? Doveva rimetterla
nella giacca e fingere di non aver visto niente? Doveva aprirla?
Si alzò di scatto
afferrando la
giacca di Nick, convinta che la cosa giusta da fare fosse quella di
posare
quella scatolina e far finta di niente, ma ad un centimetro dalla tasca
interna
si fermò.
E se dentro quella scatolina ci
fosse
stato proprio quello che lei temeva? In quel caso sarebbe stato meglio
per lei
saperlo prima, in modo da assimilare la cosa.
Con uno sbuffo abbandonò
nuovamente
la giacca sul letto e si avvicinò alla finestra accarezzando
con l’indice la
stoffa vellutata. Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e con uno
scatto
aprì l’astuccio.
Ronnie era strana e Nick non
riusciva
a capire il perché.
Eppure le era sembrata
così serena ed
entusiasta quando gli aveva proposto di andare in giro, poi era tornato
in
stanza e l’aveva trovata accanto alla finestra con
un’espressione
indecifrabile. Le aveva chiesto se fosse tutto ok e lei aveva annuito
in
risposta, con un mezzo sorriso forzato.
Si voltò di poco verso
di lei, che
col cappuccio alzato quasi fino agli occhi, continuava a camminare in
silenzio,
a testa bassa. Allungò una mano, fino a stringere la sua,
ghiacciata, e la
sentì rabbrividire.
-senti freddo?- le chiese
-no, sto bene- rispose a bassa voce
Arrivarono alla fine della strada
in
silenzio, lei persa nei suoi pensieri, lui che continuava a tormentarsi
chiedendosi se avesse per caso fatto qualcosa di sbagliato.
-dove ti va di andare?- Ronnie,
fino
ad allora assente, a quella domanda parve riscuotersi un po’
-vorrei fare una passeggiata sul
tower bridge, se ti va- il tono era ancora strano
-certo-
Era arrabbiata per qualcosa, era
evidente. D'altronde non era la prima volta che si chiudeva in un
ermetico
silenzio quando qualcosa non le andava giù invece di
parlarne con lui e questo,
a sua volta, lo innervosiva parecchio.
Ogni volta che lui faceva qualcosa
di
sbagliato o che la facesse in qualche modo innervosire lei preferiva
tacere
piuttosto che dirgli apertamente cosa avesse fatto di sbagliato,
facendolo
scervellare per ore cercando di focalizzare il momento esatto in cui
avesse
fatto qualcosa che avrebbe potuto darle fastidio. E questo era
stressante.
Dopo tre anni però,
ormai aveva
capito qual’erano le cose che non andavano bene, ma
nonostante avesse
ripercorso mentalmente tutte le sue azioni fino a quel momento non ne
aveva
trovata nessuna inadeguata. Infondo era solo andato in bagno, non
pensava che
quello avesse potuto incidere negativamente sull’umore della
ragazza.
Passeggiarono sul ponte fino a
metà
altezza, poi lei gli fece cenno di fermarsi, poggiandosi con le braccia
incrociate alla ringhiera di ferro freddo, fissando il Tamigi sotto di
lei.
-va bene Ron, cosa
c’è che non va?-
in casi come quelli l’unico modo di farla parlare era tirarle
le parole di
bocca, Nick ormai lo sapeva.
La ragazza continuò a
fissare sotto
di lei, senza dare alcun segno di aver sentito.
-da quanto stiamo insieme?- gli
rispose con un’altra domanda, del tutto differente, del tutto
priva di senso. Lo
sapeva benissimo da quanto stavano insieme.
-il prossimo mese sono tre anni-
sussurrò, pronto a catturare sul suo viso qualsiasi
espressione che potesse
aiutarlo a capire cosa non andava
Ronnie sospirò,
socchiudendo di poco
gli occhi –e cosa faremo, tra qualche anno?-
-cosa intendi dire?- si
accigliò, per
niente sicuro di dove la ragazza volesse andare a parare.
-cosa vuoi da me, Nick?- gli chiese
voltandosi verso di lui
-niente di più o di meno
di quello
che abbiamo ora- le sussurrò e vide Ronnie sorriderle per un
istante, per poi
rabbuiarsi nuovamente, mentre infilava una mano nell’ampia
tasca della sua
felpa.
-ne sei sicuro?- col palmo aperto
allungò verso di lui una scatolina blu, una scatolina che
lui conosceva a
memoria dopo tutte le volte che era rimasto da solo a fissarla, incerto
sul da
farsi.
-dove l’hai presa?-
fissò gli occhi
sull’oggetto tra le sue mani
-è caduta dalla tua
giacca-
Nick si tastò la tasca,
come se solo
in quel momento avesse ricordato di averci messo la scatolina dentro. E
l’aveva
messa lì per un preciso motivo.
Ricordava benissimo il giorno in
cui
l’aveva comprato.
Era a New York per lavoro e ne
aveva
approfittato per fermarsi per un paio di giorni da Joe, che ormai
viveva lì con
Kate da quasi due anni e mezzo. I due, per ricordare i vecchi tempi,
avevano
deciso di alzarsi ad un orario improponibile, per andare a fare una
corsa in
central park. Verso le nove del mattino i due, stanchi e accaldati,
avevano
deciso di fare ritorno a casa percorrendo a ritroso la strada
osservando i
commercianti in procinto di alzare le serrande dei loro negozi e
cominciare una
nuova giornata lavorativa.
Non seppe dirsi perché
l’occhio gli
cadde proprio lì, ne cosa lo spinse ad avvicinarsi a quella
vetrina piena di
oggetti luccicanti.
-tesoro, vuoi farti un regalo?-
l’aveva preso in giro Joe accennando ad una collana in oro
giallo davvero poco
sobria, ma gli occhi di Nick erano fermi su un punto preciso, un punto
dove un
oggetto ben più piccolo risplendeva ancora di più
ai suoi occhi nella sua
semplice particolarità. Quell’anello gli ricordava
Ronnie.
-devo comprarlo-
sussurrò in trance
trascinandosi dietro un Joe attonito
Joe non gli aveva fatto domande
quando erano usciti dal negozio con un solitario e Nick gliene fu grato
perché,
in quel momento, nemmeno lui capiva il perché di
quell’acquisto così impulsivo
e tutt’altro che ordinario.
Nel momento in cui
l’aveva comprato,
Nick non aveva intenzione di dichiararsi, o almeno così
pensava, ma durante le
settimana successive, ogni volta che incappava in quella scatolina si
fermava a
fissarla, chiedendosi cosa l’avesse spinto a comprarla, ma
alla fine si rese
conto che la risposta era più semplice ed ovvia di quel che
pensava: voleva sposarla.
Si portava quell’anello
dietro ormai
da mesi, terrorizzato, perché sapeva quello che Ronnie
pensava riguardo al
matrimonio e non era pronto a ricevere un “no”
come risposta, non lo sarebbe mai stato. Ma sapeva che prima o poi
avrebbe
osato la sua proposta, non poteva vivere col rimorso di non averle
detto cosa
voleva veramente.
Sperava che, trovando il momento
giusto, la risposta della ragazza non sarebbe stata negativa. Quale
momento
migliore di un romantico viaggio a Londra, solo per loro due?
-l’hai aperta?-
sussurrò prendendo la
scatolina che gli stava porgendo
Ronnie annuì e Nick
abbassò lo
sguardo stringendo con forza la mano attorno alla superficie vellutata.
Non era così che doveva
andare, non
era così che aveva immaginato quel momento, lui non doveva
essere così nervoso
e lei non doveva avere quello sguardo dispiaciuto, consapevole che
stesse per
ferirlo.
-è quello che penso?- le
sentì
sussurrare dopo interminabili minuti di silenzio in cui lui stava
cercando
disperatamente le parole per dirle neppure lui sapeva cosa.
Sospirò, prendendole una
mano con la
sua libera, mentre nell’altra ancora stringeva la scatola,
senza però trovare
il coraggio di alzare gli occhi nei suoi.
-è da un po’
che ci stavo pensando-
cominciò insicuro –sono da anni ormai che stiamo
insieme e solo Dio sa quanti
ostacoli abbiamo dovuto affrontare per arrivare a questo, quante
difficoltà e
incomprensioni abbiamo dovuto lasciarci alle spalle perché
quello che proviamo
l’uno per l’altra è più forte
di tutto- sospirò alzando finalmente gli occhi,
cercando i suoi e trovandoli lucidi e consapevoli –tutto
questo mi ha fatto
capire che non ci sarà mai al mondo qualcosa o qualcuno che
possa amare più di
te, Ron, nemmeno la mia musica ed è una cosa che mai mi
sarei aspettato. Ero
pronto a lasciare tutto anni fa, quando ero solo un ragazzino
innamorato e lo
farei oggi, perché io ho sempre scelto te, sopra tutto e so
che lo farò sempre-
la sentì stringergli la mano ed una strana sicurezza si
impossessò di lui,
arrivando fino al cuore, convincendolo che poteva farcela,
c’era una speranza
per lui –è per questo che voglio sposarti e volevo
chiedertelo qui-
Sentì la mano di Ronnie
allentare la
presa sulla sua e trattenne il respiro nell’istante esatto in
cui lo vide
chiaramente nei suoi occhi, quello che più temeva, quello
che si aspettava: insicurezza.
-Nick, io…non credo di
essere…pronta
per…- balbettò ed il ragazzo si
allontanò automaticamente di un passo da lei,
come scottato.
-non importa- la interruppe brusco
ricacciando la scatolina nella tasca, liquidando la questione come se
lei
avesse rifiutato di accompagnarlo a fare la spesa, non di sposarlo.
-ascolta, io non…-
tentò ancora lei,
ma si fermò di fronte allo sguardo gelido che le
lanciò Nick
-ti ho detto che non importa-
ringhiò
e fece per voltarsi, pronto ad andarsene, ma decise di non farlo.
-anzi, si che importa, maledizione!- aveva alzato la voce senza
nemmeno accorgersene, lo notò quando vide Ronnie sobbalzare
spaventata.
-e sai qual è la cosa
che più mi fa
stare male?- continuò ad urlare imperterrito
–è il motivo
per cui non vuoi sposarmi. Lo vedo nei tuoi occhi ogni santo
giorno, ogni volta che ti arrabbi per sciocchezze: tu non credi in noi-
Ronnie lo fissava con le labbra
serrate, senza avere il coraggio di parlare.
-vivi nella paura che io possa
smettere improvvisamente di amarti, che possa ferirti da un momento
all’altro e
possa lasciarti da sola col tuo dolore ed io non so più che
fare- allargò le
braccia esasperato –non so cosa fare per farti capire che
senza di te non sono
niente, che non ti volterò mai le spalle. Io sono pronto ad
amarti per sempre
Ron, ma tu non sei pronta a concedermelo e, a questo punto-
scrollò le spalle,
disperato -non so se lo sarai mai-
Una volta finito il discorso si
sentiva svuotato, stanco, non aveva più niente da dire, non
aveva più niente da
fare lì.
-dove vai?- sentì la
voce tremante di
Ronnie quando le voltò le spalle
Si voltò quel tanto che
bastava per
intravedere i suoi capelli neri scompigliati dal vento, le gote
arrossate e gli
occhi lucidi e per un istante fu tentato di fermarsi, voltarsi ed
abbracciarla.
Ma fu solo un istante.
-ho bisogno di stare da solo-
sussurrò e la prima goccia cadde dal cielo, fredda e
inaspettata, come la
lacrima che vide correre sulla guancia di Ronnie.
Dopo che lui se ne fu andato,
lasciandola su quel ponte, Ronnie non sapeva cosa fare. Non voleva
tornare in
albergo e non conosceva nessun posto di Londra dove avrebbe potuto
trovare
rifugio dalla pioggia e dai suoi pensieri, così prese a
camminare verso una
meta indefinita con la prima che le cadeva pesantemente sulle spalle,
bagnandola, e i secondi che le vorticavano per la testa, opprimendola.
“Tu
non credi in noi”.
Non era vero, lei credeva in lui,
credeva nel loro amore e in loro, ma sapeva che non glielo aveva mai
dimostrato
realmente. Ogni volta che lui parlava di progetti futuri lei stessa si
rendeva
conto di irrigidirsi ed assumere un atteggiamento scettico, come se non
pensasse che la loro storia potesse durare così a lungo.
Nick aveva ragione,
non nel dire che lei non credesse in loro, ma che lei aveva
terribilmente paura
che lui potesse lasciarla da un momento all’altro. Dopo che
lui le aveva fatto
capire in tutti i modi possibili ed immaginabili che l’unica
persona sulla
faccia della terra a cui fosse interessato era lei, Ronnie ancora non
capiva
come faceva ad accontentarsi di lei e viveva costantemente nel terrore
che
prima o poi la super sexy modella di turno glielo avrebbe portato via,
e la
cosa peggiore era che lei non avrebbe potuto biasimarlo. Non era ancora
riuscita a liberarsi del suo tormento peggiore, del suo not
good enough, il non sentirsi abbastanza per lui la faceva
diventare cinica e diffidente e questo era quello che più
feriva Nick ed ora, l’aver
rifiutato la sua proposta, l’aveva distrutto definitivamente.
Lei voleva passare tutta la vita
con
Nick, ma aveva dannatamente paura. Accettare di sposarlo avrebbe
significato
abbandonare ogni dubbio, ogni paura, ogni incertezza e mettere
completamente la
vita nelle sue mani, credendo fino in fondo che lui sarebbe stato
sempre lì,
accanto a lei. Avrebbe significato confessare la sua debolezza,
confessare la
sua totale dipendenza da lui, diventare vulnerabile.
E se lui l’avrebbe ferita?
Ancora una volta però
non si trattava
di se e di ma,
si trattava di fidarsi completamente di qualcuno che non fosse
se stessa, rischiare che quel qualcuno potesse ferirla anche
involontariamente,
rischiare tutto per amore, per lui.
La pioggia cessò
improvvisamente di
cadere sulla sua testa e alzò dubbiosa il volto verso il
cielo, scoprendo che
la pioggia non era cessata, ma continuava a scrosciare prepotentemente
sull’enorme
insegna luminosa che riparava la ragazza. L’insegna illuminava ad intermittenza
la scritta “TATOO”
e guardando di fronte a lei trovò
una porta in vetro che permetteva di vedere l’interno della
piccola stanza dove
un uomo tarchiato e pieno di tatuaggi fino alla testa era intento a
tatuare
qualcosa dietro la schiena di un ragazzo mingherlino.
Sfiorò con la punta
delle dita all’altezza
del suo cuore, dove quel tatuaggio in quel momento era quello che
pesava di
più. L’aveva fatto in Spagna, in quegli anni che
era stato lontano da lui, come
punizione per essere così stupida da essersi fidata di
qualcuno in vita sua,
per ricordarsi che per lei non ci sarebbe mai stato nessun “per sempre”.
Sospirò e spinta da
strana
determinazione entrò in quel negozio, sicura di quello che
voleva e che avrebbe
fatto.
Forever is a long time, but I
wouldn’t mind
Spending it by your side
Quando Ronnie si ritrovò
fuori
l’albergo era ormai bagnata fradicia.
Rimase a fissare le porte di vetro
di
fronte a lei da dove proveniva la luce gialla ed accogliente della
hole. Non
voleva entrare lì dentro, non da sola, non senza di lui.
La sua più grande paura
era che lui
non sarebbe tornato o, peggio ancora, che l’avrebbe trovato
con le valigie sul
letto, pronto ad andarsene. Cos’avrebbe fatto in quel caso?
Non lo sapeva, per
questo non era pronta ad affrontare tutto quello.
Ma la vita non aspetta mai che tu
sia
pronto ad affrontare i problemi, te li piazza avanti, sfidandoti a
risolverli o
a trascinarteli dietro per una vita intera, proprio come era successo
qualche
ora prima e lei aveva la terribile sensazione di aver affrontato la
cosa nella
maniera sbagliata.
Strinse le mani in due pugni e si
costrinse ad entrare in quell’albergo, in quella camera,
sperando di non
trovarla vuota. Arrivata fuori la stanza si fermò per un
istante fuori la porta
con la mano sulla maniglia e la chiave stretta nell’altra.
Aveva preso una
decisione ed ora doveva trovare il coraggio di mantenerla, per lei, per
lui,
per loro.
Trattenne il respiro mentre
spalancava la porta, temendo ciò che avrebbe trovato, ma
rilassò subito i
muscoli delle spalle quando vide la figura scura di Nick che al buio
sedeva sul
letto, dandole le spalle.
Il ragazzo non si voltò
quando la
sentì richiudere la porta e nemmeno quando si
avvicinò a lui, con passo
incerto.
-è tardi, mi hai fatto
preoccupare-
le disse in tono monocorde, quando gli si affiancò,
continuando a guardare
fuori dalla finestra
-dovevo pensare- fu la risposta
automatica, ma non tutta la verità
Non
volevo tornare e non trovarti.
Basta. Basta nascondere quello che
provava, basta nascondere i suoi sentimenti, basta nascondersi a lui
per paura
che potesse colpirla.
-non te ne andrai, vero?- gli
chiese
con voce tremante distogliendo lo sguardo dal suo volto confessando
così tutta
la dipendenza che ormai aveva da lui.
Vide una mano di Nick allungarsi
fino
ad afferrare la sua e stringerla, allora alzò di nuovo gli
occhi incontrando i
suoi ed un brivido di paura le corse dietro la schiena. Quello sguardo
non era
quello a cui era abituata, quegli occhi erano tristi, abbattuti e
feriti, ed
era tutta colpa sua.
-non me ne andrò mai- le
rispose
cercando di farle un mezzo sorriso –che tu ci creda o no- il
sorriso si spense,
mentre gli occhi tornavano a guardare fuori
Sospirò sedendosi
accanto a lui.
-Nick, mi dispiace tanto-
-non devi dispiacerti per me- lo
vide
stringere forte i pugni fraintendendo sicuramente le sue parole,
pensando che
lei provasse pena per lui.
-non mi dispiace per te-
sbottò
quasi, catturando finalmente la sua attenzione –mi dispiace
di aver reagito in
modo così impulsivo e di essere così insicura, ma
io voglio cambiare, per te-
-non voglio che tu cambi- distolse,
per l’ennesima volta, lo sguardo da lei che alzò
gli occhi al cielo
-guardami- gli ordinò
afferrandogli
il mento tra due dita costringendolo a voltarsi verso di lei
–ho sbagliato aggettivo,
io non voglio cambiare, voglio migliorare-
-ma…-
aggrottò le sopracciglia,
confuso
-la tua proposta è
ancora valida?-
gli chiese, la voce tremante
Lo vide spalancare gli occhi, che
tornarono
improvvisamente pieni di quella luce che li aveva sempre
contraddistinti.
-lo sarà sempre-
Ronnie gli sorrise, afferrandogli
entrambe le mani -voglio che tu sappia che io non sarò
perfetta, che non ti
sveglierò tutte le mattine con un bacio e la colazione a
letto, che non stirerò
le tue camicie, non sarò sempre paziente quando dovrai stare
per troppo tempo fuori
casa per lavoro, non mi troverai con un sorriso smagliante e non un
capello
fuori posto quando torni da casa, perché io sono
così- allargò le braccia
alzando le spalle confessandogli la sua paura, quello che pensava
davvero: ci
sarebbe sempre stata qualcuna migliore di lei.
-non c’è stato
un solo istante in cui
io abbia desiderato cambiare una sola cosa di te- le lasciò
temporaneamente una
mano per accarezzarle il profilo -anche quando mi tieni il muso e non
vuoi
dirmi cos’hai, anche quando ti arrabbi per la minima cosa o
quando hai
costantemente paura che io possa uscire da quella porta e non tornare
mai più,
non c’è un istante, uno solo Ron, in cui io non ti
ami. E non voglio sposarti per
avere accanto il prototipo di moglie
perfetta, voglio farlo perché voglio amarti ogni giorno
della mia vita, con la
benedizione di Dio- stava scegliendo lei, ancora una volta.
Ronnie gli sorrise prima di
abbassare
per un solo istante lo sguardo –chiedimelo, allora-
Nick la studiò
attentamente, con un’espressione
a metà tra lo stupido e l’incredulo, probabilmente
chiedendosi se stesse
dicendo sul serio e interrogandosi sul perché del suo
improvviso cambio di idea
-non voglio che tu lo faccia solo per farmi felice- disse infine.
La ragazza scosse la testa
stringendogli una mano –io sono sicura che ti
amerò per tutta la vita Nick e
che non riusciremo mai a stare lontani l’uno
dall’altra. Se a te serve
ufficializzare tutto questo col matrimonio allora…-
alzò le spalle
sorridendogli con naturalezza –…facciamolo!-
Vide Nick aprirsi in uno dei suoi
rari sorrisi, ma gli occhi erano ancora incerti, allerta.
-e se ti lasciassi
sull’altare per
scappare con la violinista?- scherzò, ma Ronnie
capì che in quel modo stava
cercando qualche segno di insicurezza in lei.
Non
hai paura?
Le stava chiedendo in realtà.
Ronnie gli lasciò la
mano
allontanandosi di poco e Nick si irrigidì automaticamente,
fraintendendo. Gli
sorrise rassicurante, prima di portare le mani al colletto della
t-shirt e
tirarlo verso il basso, mostrandogli la scritta in nero
all’altezza del suo
cuore.
La prima parte del tatuaggio era
più
vecchia, si vedeva dal colore opaco tendente al verdognolo, mentre la
seconda
era di un nero intenso, brillante e proprio su quella si fissarono gli
occhi di
Nick.
Nothing lasts forever, but
you and me.
-q…quando…?-
balbettò Nick incredulo
continuando a fissare quelle parole
-prima- rispose semplicemente lei
mollando la presa, lasciando che la maglietta tornasse a coprirla
–io credo in te,
credo noi come non ho mai creduto in niente in vita mia- completamente
scoperta, vulnerabile, sua.
Sentì salirle le lacrime
agli occhi
di fronte allo sguardo felice e soddisfatto di Nick, che in un lampo le
prese il
viso tra le mani, avventandosi sulle sue labbra con poca delicatezza.
-vuoi sposarmi?- ansimò
staccandosi
di poco da lei, col fiato corto.
Ronnie sorrise, sentendosi per la
prima volta completa e sicura tra le sue braccia.
-per
sempre -
Bene, ci siamo, è
finita(quanto sono
melodrammatica).
Spero davvero che questo epilogo vi
sia piaciuta e vorrei motivarvi la mia scelta, della quale ovviamente
non sono
molto sicura.
Di solito gli epiloghi sono quei
capitoli dove i nostri protagonisti hanno trovato la
serenità e la pace
interiore(?), forse vi aspettavate una Ronnie e Nick circondati da
marmocchi
urlanti e che si amano come una di quelle famiglie nella
pubblicità del mulino
bianco, ma quelli non sarebbero stati i miei Ronnie e Nick.
Dopo un’intera storia e
33 capitoli
di un’altra l’unico ostacolo che ancora
c’era tra quei due era l’insicurezza di
Ronnie e non mi andava di raccontarvi un finale zuccheroso e melense
senza
avervi raccontato come ci fossero arrivati.
Qualcuna di voi(come la mia rossa
amica Mandols) forse è rimasta delusa dal fatto che in
questo epilogo non ci
siano Kate e Joe, ma mi sentivo di farlo così. Per me
quest’epilogo è stato un
po’ come un ritorno alle origini: ho cominciato con loro,
finisco con loro. Ad
ogni modo ho inserito la parte iniziale proprio per farvi sapere che
sono vivi
e vegeti e più uniti che mai! Chi sa, magari in futuro
scriverò una missing
moment per loro. WHO KNOWS!
Bene, mi sa che siamo arrivati alla
parte dei ringraziamenti. Sono talmente tante le cose per cui vorrei
ringraziarvi e così tante le persone da ringraziare che non
so da dove
cominciare(e sicuramente dimenticherò qualcuno)!
Ringrazio quindi tutte quelle che
mi
hanno seguito dal primissimo capitolo di LMUYS e quelle che mi hanno
raggiunto
strada facendo.
Un enorme grazie va a chi ha
recensito anche solo una volta questa storia, facendo arrivare le
recensioni a
numeri che MAI mi sarei aspettata, grazie soprattutto a chi ha
recensito
puntualmente ogni capitolo, ma anche alle lettrici “fantasma”.
Grazie a chi ha messo questa storia
tra le preferite, seguite e ricordate e alle 36 folli che mi hanno
inserita tra
le autrici preferite(è un onore!).
Alle ragazze sulla pagina facebook
che mi hanno tenuto compagnia e sopportato le mie crisi nei miei
momenti di “NON SO SCRIVERE,
SOPPRIMETEMI” e alle ragazze
su twitter che mi hanno riempito di complimenti e con cui è
sempre bello
chiacchierare.
Grazie a questa storia, ancora una
volta, perché senza di lei non avrei potuto conoscere le mie
anime gemelle:
Soriana e Eleonora e tutte le persone stupende come la mia Lux, che
è la
persona più simile a me che io conosca, la folle Gaia, che
mi rompe le scatole
ogni giorno, che fa flash mob in giro per la città e tante
altre.
Il grazie più grande va
proprio a
loro: Soriana, per il solo fatto di esistere, per aver finto che questa
storia
le piacesse per tutto questo tempo(LOL) e per essere una stupida
così grande da
farmi ridere in ogni occasione, e per avermi fatto i mille stupendi
blend che io mai sarei stata in grado di fare, ma soprattutto ad
Eleonora, che non mi
perdonerà mai di non averle fatto leggere
l’epilogo, e che mi ha supportato nei
miei momenti di crisi più di tutti aiutandomi a correggere,
scrivere ed,
ESSENZIALE, dandomi idee stra-smielate che a me non sarebbero mai
venute in
mente. Grazie ad entrambe, per essere le mie migliori amiche.
So, dire addio a questa storia per
me
è molto difficile e non solo perché ormai sono
più di due anni che la scrivo,
ma perché ci sono pezzi di me sparsi qua e la nel corso del
capitoli. C’è un po’
di me in Kate, nei miei momenti alla “usciamo
ed ubriachiamoci!”, c’è un
po’ di me in Jamie nel momento in cui ho bisogno
d’affetto e nei rari in cui lo elargisco,
c’è un po’, tanto,
di me in Lexus nei momenti in cui mi sento insofferente nei
confronti di qualunque essere vivente presente sulla terra e
c’è un po’ di me
nell’insicurezza di Ronnie. Scrivendo questa storia ho
scoperto cose di me che
nemmeno immaginavo.
E così il mio viaggio
nel fandom “Jonas”
finisce, se avessi ancora un cuore piangerei di sicuro! Mi mancherete
tutte,
terribilmente, dalla prima all’ultima. Mi mancherà
anche chi non ha mai
recensito e quelle con cui non ho mai parlato.
Spero che continuiate a seguirmi in
altri fandom, con mie altre storie e di rincontrarci lì e
che almeno in quest’ultimissimo
capitolo anche chi non si è mai fatto avanti mi dica un suo
pensiero su questa
storia in cui, vi garantisco, ci ho messo tanto.
Grazie per avermi resa un
po’ meno
insicura,
vi voglio bene.