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Autore: Nina Rigby    19/04/2012    1 recensioni
Questa lettera viene dal mio diario. Quello che c'è scritto è tutto vero, purtroppo o per fortuna. Era destinata al mio migliore amico (o qualcosa in più, boh), ma ovviamente è rimasta lì. Leggetela voi al posto suo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao.



Questa è una di quelle lettere che si scrivono nel fondo della notte. Quando il sonno ti sfiora le palpebre e, per una volta tanto, quello che dico è quello che penso. Oggi ti ho fissato a lungo. Non te ne sei accorto, ovviamente. A volte mi domando se sai che esisto ancora o se per te sono a poco a poco scomparsa. Non trovo altre spiegazioni, sai, perché dopotutto quello che abbiamo passato, tutti i giorni che abbiamo trascorso assieme...non riesco a credere che dopo tutto ciò tu riesca a trattarmi con una tale indifferenza. E' quasi disumano. 

Ho preso in mano la penna e ho iniziato nel silenzio della casa a calcare con forza il tuo nome sul foglio. Il tuo vero nome, quello che usano ancora in pochi. Per i tuoi amici hai un soprannome, ma non per la tua famiglia o i professori. E nemmeno per me. La mia intenzione era quella di scriverti che volevo parlarti, che dovevamo parlarci. Ma come vedi, riga dopo riga, mi sono passati altri mille pensieri per la testa.

Mi è tornato in mente il tuo profumo, fortissimo, che mi attaccavi ogni mattina quando ci sedavamo stretti nella macchina per andare a scuola. Poi c'è un messaggio, ricevuto una notte come questa, solo più felice.

"Sei una delle cose più belle che mi siano mai capitate"

"Anche tu" avevo risposto, ma ora vorrei modificare i pixel di quelle stupide lettere e scriverci "Fanculo".

Altro ricordo. Non riesco a capire se l'altalena su cui sono seduta si stia muovendo da sola o cosa. Infatti sono paralizzata mentre ti ascolto, le mie gambe ondeggiano impercettibilmente.

-So come ti senti.

-Che cazzo vuoi sapere, la tua famiglia non è, insomma, la tua famiglia è normale. Non puoi immaginare cosa passo io ogni giorno in quella schifo di casa.

Invece lo sapevi. Lo sapevi benissimo. Eppure non mi sbagliavo, tu non avevi passato quello che avevo passato io, ma riuscivi tuttavia a descrivermelo perfettamente. Col tempo ho capito che tu riuscivi a cogliermi dentro. Leggevi ogni mia espressione e smorfia, il mio respiro ti svelava le sfaccettature della mia anima.

Mi conoscevi, mi conoscevi appieno. Vedevi le lacrime anche se trattenute, sapevi cosa mi era successo, se mentivo o dicevo la verità. Non potevo nasconderti nulla, e nemmeno volevo farlo. Perché quando stavo con te mi sentivo piena e quando passavamo pomeriggi su quella fottuta altalena e tu continuavi a raccontarmi e raccontarmi di cosa mi passava per la testa…trovavo finalmente un significato a me stessa. Mi capivo sentendomi capita. Ed è una sensazione che, dopo te, non ho più provato.

Uno dei primi ricordi. Avevamo otto anni e nella tua camera c'era una foto appesa al muro. Io e te abbracciati, piccoli, buffi e paffutelli. Mi vergognavo un po', ti ho chiesto di toglierla. Ti sei quasi arrabbiato: "Uffa non posso neanche appendermi in camera una foto mia e della mia migliore amica?" Mi sentii le guance divampare.

Uno degli ultimi ricordi. Notte d'estate, stelle e zanzare. Distesi sugli sdrai dietro casa tua, una mano che tiene un ghiacciolo e l'altra che indica il cielo. Poi mi accorgo di avere il tuo braccio attorno alle mie spalle. Mi giro per sorriderti, ma sei perso in chissà quale galassia. 

 

 

Vorrei mandarti questa lettera una volta per tutte. Infilarla nella tua cassetta della posta e correre via. Per il momento rimarrà piegata nel mio diario, e almeno lei si ricorderà di noi due, magari al posto tuo.

Vorrei mandarti questa lettera e rinfrescarti la memoria. E vederti in strada con la bici vicino, che mi chiedi di andare alle nostre solite altalene. Sentirti parlare di te e soprattutto di me una volta ancora, e lasciare le stagioni alle caduche foglie di un albero, per sentirmi eterna solo un’altra volta.

Vorrei mandarti questa lettera e supplicarti di tornare.

 

Torna,

 

 

Nina

 

  
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