Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: Balla sulle nuvole    19/04/2012    6 recensioni
| Reina Yagami/ Fudou Akio | Slice of Life | One-Shot | Het / Missing Moments |
Questa ff è arrivata terza al contest “Have you said crack?”indetto da Maki (Hoon98) e Miam (Kooala).
Dal testo:
La vita è fatta di semplici incontri, alcuni casuali altri al contrario programmati.
Ci basta camminare per la strada, svolgendo le solite attività di routine quotidiana, per intrecciare il nostro cammino con quello di qualcun’ altro.
Poi che sia un amico di vecchia data, un volto dai lineamenti famigliari o semplicemente uno sconosciuto poco importa, perché ciò che conta in realtà è che per quel breve istante i nostri mondi si incontrano, senza che nessuno dei due possa impedirlo in alcun modo.
Questo Reina lo sapeva bene, troppa gente era entrata ed uscita dalla sua vita come se nulla fosse.
Coppia numero 10: Reina/Fudou
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb/Akio, Isabelle/Reina
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Crack Pairing: numero 10. Reina Yagami x Fudou Akio
Parole secondo word: 1452
Genere: generale, forse lievemente introspettivo.
 
 

Solo col mio istinto,  
cercando un colore diverso da quello con cui mi avevano dipinto.
 

 
 

Anche un teppista merita
un’occasione :
 

La vita è fatta di semplici incontri, alcuni casuali altri al contrario programmati.
Ci basta camminare per la strada, svolgendo le solite attività di routine quotidiana, per intrecciare il nostro cammino con quello di qualcun’ altro.
Poi che sia un amico di vecchia data,  un volto dai lineamenti  famigliari o semplicemente uno sconosciuto poco importa, perché ciò che conta in realtà è che per quel breve istante  i nostri mondi si incontrano, senza che nessuno dei due possa impedirlo in alcun modo.
Questo Reina lo sapeva bene,  troppa gente era entrata ed uscita dalla sua vita come se nulla fosse: i suoi genitori naturali lo avevano fatto sulle ruote di una moto, che sfrecciava troppo velocemente sull’asfalto bagnato, mentre un numero non ben definito di coppiette sorridenti semplicemente l’avevano scartata poco dopo averla conosciuta, scegliendo qualcuno più piccolo, più affabile, più turchino di lei.
Ognuno però le aveva lasciato qualcosa, nei dieci minuti  di colloquio  la Yagami era entrata in contatto  diretto con le loro vite e ne aveva fatto parte, anche se per un semplice battito di ciglia .
L’incontro più irritante però, la ragazza lo stava per avere quelle mattina, sotto il sole primaverile di una tipica giornata d’aprile.
 

Il legno ammuffito scricchiolava fastidiosamente sotto i suoi piedi, in perfetta sincronia con l’oscillare arrugginito dell’insegna color senape sopra la sua testa.
Arricciando il naso per il tanfo, un miscuglio maleodorante di sardine ed esche, la ragazza lanciò una rapida occhiata all’orologio del faro, dove le lancette di metallo segnavano le 8.00 in punto.
Le navi erano partite da un pezzo per andare a pescare ed i marinai stavano già iniziando a svuotare le prime bottiglie di rum della giornata, dando vita a canti rochi dai versi coloriti.
Il porto di Ehime  era già in fermento eppure del suo collega ancora non vi era nessuna traccia.
Irritata, appoggiò la schiena contro la fredda parete del negozio, un piccolo locale diroccato dalle pareti grigiastre chiamato “ il bel verme”, stringendo con maggiore intensità le dita intorno alla lettera che teneva tra le mani, sulla carta bianca risaltava il simbolo dell’Aliea, inciso con la cera lacca.
Un altro messaggio che il vice capitano della Genesis doveva recapitare per conto dell’ accademia, scritto da Kira in persona.
Non era insolito che il padre le chiedesse  di fargli da fattorino personale, dopotutto Reina era una delle più fedeli sostenitrici del suo progetto, lo seguiva senza fiatare, venerandolo come quel padre che non aveva mai avuto, che non l’aveva mai scelta.
Un rumore di passi provenienti dal vicolo alle sue spalle la fece sussultare,  lo scagnozzo di Kageyama era  arrivato.
“Sei in ritardo” disse immediatamente, voltandosi con uno scatto  improvviso per osservarlo attentamente.
Non le ci volle molto per inquadrarlo, tutto in quel ragazzo mostrava da dove veniva: la  strada.
Dalla cresta castana con le meches bianche ai lati, al tatuaggio rosso a forma di saetta sul capo.
Dall’ abbigliamento poco curato, al ghigno strafottente.
L’attenzione della ragazza però fu catturata immediatamente dai suoi occhi,  iridi scure e profonde, fredde e cariche di emozioni.
C’era tanta rabbia, determinazione e voglia di rivalsa  in quel grigio,  mentre una scintilla di furbizia li illuminava facendoli risaltare maggiormente.
Non pareva minimamente turbato dal rimprovero appena ricevuto, anzi  manteneva con orgoglio quel ghigno beffardo che tanto sapeva di presa in giro.
 “Quante storie per dieci minuti” disse infine , dopo qualche minuto, con un timbro duro e snervante.
Reina  sospirò  a pieni polmoni,  c’era qualcosa in quel ragazzo in grado di irritarla a pelle,  le stava antipatico dopo solo una battuta e questo solitamente non era da lei.
No, la turchina era conosciuta da tutti al Sun Garden per il suo carattere maturo, profondo e gentile, era sempre disposta al dialogo, ad ascoltare e certamente non era una persona superficiale, lei andava oltre le apparenze.
“ Hai qualcosa per me se non sbaglio?” domandò cercando di addolcire il tono della voce, incurvando le labbra in un sorriso tirato.
Ottenendo in risposta nient’altro che un brusco cenno del capo, mentre i suoi occhi la scrutavano da cima a fondo, trapassandola e facendola sentire terribilmente a disagio, sotto esame..
Perché è negli occhi delle persone che rimane l’ombra visibile di chi ha sofferto, c’è sempre una sfumatura scura nello sguardo di chi ha alle spalle un passato difficile, questa era un’altra cosa che la ragazza aveva imparato sulla sua pelle, guardandosi allo specchio e nei volti dei suoi compagni.
Un’ombra anomala che era ben visibile anche in quel grigio.
“Mi avevano detto che sarebbe arrivato uno dei giocatori più forti dell’Aliea, non l’assistente della segretaria.  Certo ad averlo saputo prima sicuramente non sarei venuto di persona” esclamò all’improvviso il ragazzo, sistemandosi le braccia dietro al capo con aria palesemente annoiata.
Per contro Reina assunse la sua tipica posa da ramanzina in atto, mani sui fianchi e sopracciglia inarcate, brevettata in anni ed anni  di lavate di capo agl’altri orfani, precisamente da quando aveva deciso di auto nominarsi mammina amorevole del gruppo.
La sofferenza subita, le botte e i dispiaceri non avevano ancora intaccato del tutto il suo grande cuore .
“Infatti c’è l’hai di fronte” disse  dopo un attimo d’esitazione, gonfiando il petto con orgoglio.
“Essere la manager non fa di te una giocatrice” la canzonò immediatamente lui.
“Veramente” tuonò inviperita, punta nell’orgoglio “ si da il caso che io sia la centrocampista migliore della Genesis”.
Ciò nonostante  sembrava che nulla potesse eliminare quel sorriso irritante, nemmeno  la consapevolezza di aver appena fatto una brutta figura.
“Tu sei una ragazza, questo è evidente” rispose con ancor più arroganza, come se quella consapevolezza fosse sufficiente a chiudere il discorso, mentre col mento indicava le sue curve   decisamente femminili.
Reina serrò con violenza la mandibola, cercando quell’autocontrollo che solo con anni ed anni di duri allenamenti al fianco di Gran era riuscita ad ottenere, tuttavia erano più di sette anni che conviveva con Haruya, il ragazzo più arrogante della storia dell’umanità, eppure mai nessuno l’aveva fatta innervosire con una tale facilità.
“Mettimi alla prova se non ci credi, così finalmente avrò il piacere di toglierti quella smorfia dal viso”.
Lui chinò il capo da un lato, soppesando con attenzione la proposta, forse non tutto era perduto, magari quella ragazza avrebbe comunque parlato del suo talento ai piani alti e lui avrebbe finalmente raggiunto la fama che meritava, che tanto agognava.
“Ci sto” decretò infine,  raccogliendo con sicurezza da terra un pallone sgualcito che aveva portato con sé e che fino a quel momento lei non aveva notato.
“Coraggio grande centrocampista rubami la palla” la prese in giro iniziando a palleggiare con energia,  ovviamente due minuti dopo Reina era entrata in possesso del pallone.
Il risultato fu lo stesso per ben sette volte,  sette scontri frontali in cui il ragazzo mostrò tutte le sue capacità, purtroppo però un semplice teppista di strada non poteva nulla contro la forza della pietra di Alius e questo era chiaro anche a lui.
Ciò nonostante la sconfitta rimaneva sempre un boccone amaro difficile da digerire, soprattutto per chi come lui disprezzava con tutto sé stesso quella parola.
Da quando aveva promesso  a sua madre che sarebbe diventato un vincente, non un parassita sociale come il padre o un debole in balia dei potenti, aveva lottato con tutte le sue forze per raggiungere la vetta e certamente non avrebbe mai smesso di arrancare  in quella direzione.
“Sei bravo per essere un umano” ruppe il silenzio improvviso Reina, aggrappandosi alla storia degli alieni utilizzata come copertura.
Lui sbuffò sonoramente, scrocchiando le nocche nervoso, “ lo sarei ancora di più con quella pietra al collo”.
Una frase che la colse alla sprovvista, non si sarebbe mai aspettata che quel tipo fosse a conoscenza dell’esistenza della pietra.
“Come ti chiami?” chiese titubante, tornando ad appoggiarsi al muro stancamente.
“Akio Fudou”.
Reina annuì, forse era destino che i ragazzi come loro finissero tutti lì, per loro la pietra era un’occasione,  un mezzo potente per afferrare quella rivalsa verso la vita che da soli potevano solo sognare.
“Mi ricorderò di te Akio” disse con sincerità, estraendo la lettera  dalla tasca del cappotto, era arrivato il momento di parlare d’affari, probabilmente  Gran l’aspettava per l’allenamento e  lei oramai sapeva che al suo ritorno sarebbe corsa dal padre per parlargli.
Dopotutto  anche quel teppista meritava un’occasione.
“Non ce ne bisogno, tanto sentirai ancora il mio nome” le aveva risposto convinto, sorridendo per la prima volta senza strafottenza.
 
 

“Ehi guarda c’è Hiroto in televisione con Midorikawa”.
Reina alzò lo sguardo verso lo schermo, riconoscendolo immediatamente.
 Vicino ai due amici d’infanzia  un ragazzo sorrideva  con arroganza, la cresta castana leggermente più lunga e la stessa scintilla di furbizia nelle iridi grigie.
“Ce l’hai fatta Fudou Akio” mormorò  lei sorridendo.
 

 

 
 


Spazio Me finale:

Allora, innanzitutto ringrazio Miam e Maki per aver indetto questo contest, siete state molto pazienti con me, grazie.
Poi voglio sprecare qualche parola su questa ff.
Allora come spero si sia capito tutto l’ambaradam si svolge durante la nascita della Shin Teikoku,
quando Kira sta ancora contrattando la faccenda con Kageyama.
Bene secondo la mia immaginazione ( che ultimamente è in vacanza), è proprio Reina a parlare in favore della nuova squadra dopo aver conosciuto Akio.
Scusate ma non mi veniva nulla di meglio.
Ultimamente sono K.O.
Chiedo scusa alle  due ragazze M se le ho deluse con questo abominio. Ah, mi sono dimenticata di dire che la coppia è frutto delle menti eccelse di Miam e Maki, io ho solamente scelto il numero 10.

Un bacio a tutti quanti

Mary che ora si fionda a leggere la ff di Cha 

 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Balla sulle nuvole