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Autore: suinogiallo    14/11/2006    1 recensioni
Una one shot estiva in cui si respira l'odore della salsedine e che riporta alla mente gli amori passeggeri della bella stagione.
Di nuovo Robert Autore in compagnia di una ragazzina e di una leggenda su di un galeone pirata scomparso mentre era alla fonda a Baia del Pirata, una notte romantica sugli scogli ed un desiderio.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le estati di Robert Autore'
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cecile fairchild

Script by : Suinogiallo


Un mistero aleggiava su quella costa, un mistero vecchio di secoli e che i vecchi pescatori della zona si tramandavano oralmente di generazione in generazione.
Si diceva che in una delle grotte sottomarine che si trovavano lungo la linea della costa ci fosse nascosto un vecchio galeone della prima flotta di Autore ancora carico dell’oro destinato alle casse della Spagna, un galeone assalito e abbordato da un gruppo di pirati contrari al fatto che l’oro scavato dai cittadini di Autore venisse portato in Spagna per finanziare i fasti della corte spagnola.
La guerra d’indipendenza era alle porte, ma già alcuni pirati, fedeli alla causa di Autore libero assalivano e depredavano le navi spagnole e inglesi che portavano via le ricchezze della loro terra.
Centinaia di avventurieri, con i mezzi più disparati e le idee più strampalate avevano cercato quel galeone nel corso dei secoli, ma nessuno era mai riuscito a trovare neanche una minima traccia che portasse alla grotta sottomarina e molti erano morti, o rimasti invalidi a vita a causa delle correnti che agitavano il mare di fronte alla Baia del Pirata.

- Si dice che fosse carico con tonnellate e tonnellate di oro in lingotti e lamine - bofonchiò, aspirando profonde boccate di fumo dalla sua pipa, un vecchio pescatore stando seduto su di una bitta del piccolo molo della Baia del Pirata mentre la sua platea, composta da alcuni ragazzi e ragazze, lo ascoltava in silenzio - a bordo aveva venti cannoni per ogni lato ed aveva un’equipaggio di quasi centoventi uomini, tutti marinai di prima scelta, ma quando la veloce nave del capitano Poe l’incrociò, proprio al largo di questa baia non poterono far altro che arrendersi all’astuzia del giovane capitano che, salito a bordo del galeone di notte insieme ad una decina di suoi uomini riuscì ad impadronirsi della Buena Vista senza quasi colpo ferire -
- Ma perché poi hanno nascosto il galeone in una grotta e non sono più tornati a prenderlo? - gli chiese allora Cecile Fairchild stando seduta insieme agli altri ragazzi intorno al vecchio pescatore.
- Due mesi dopo che ebbero nascosto il galeone in una grotta sulla costa della baia ed aver fatto saltare con la polvere da sparo l’ingresso, in modo da poterlo raggiungere solo attraverso un’ingresso segreto - le spiegò il vecchio marinaio guardandola - capitan Poe ed il suo equipaggio scomparvero misteriosamente durante un tremendo maremoto che fece abbassare di qualche metro l’intera Baia del Pirata rendendo impossibile qualsiasi accesso alla grotta - poi, facendo scorrere lo sguardo su tutta la sua platea come era ormai abituato a fare da anni di racconti - solo qualche decennio dopo qualcuno disse che era riuscito a penetrare nella grotta da una apertura nascosta sott’acqua, ma purtroppo questo marinaio morì alcuni giorni dopo senza essere riuscito a ricordare da dove fosse passato -
- E l’ingresso segreto? - domandò di nuovo Cecile. Come la maggior parte dei ragazzi nati e cresciuti a Baia del Pirata anche lei conosceva a memoria la storia del galeone di capitan Poe, ma ogni volta l’ascoltava sempre volentieri anche perché, spesso, i vecchi marinai che la raccontavano aggiungevano sempre dei nuovi particolari che rendevano la storia sempre nuova ed interessante ed inoltre, quel giorno, ad ascoltare la storia con lei c’era anche una persona che invece non l’aveva mai sentita e lei voleva fargliela ascoltare per intero e con tutti i particolari che si erano venuti ad aggiungere alla storia base nel corso degli anni.
- Nessuno sa dove sia - concluse il vecchio marinaio svuotando il braciere della pipa dalla cenere e prendendo un’altra presa di tabacco da una vecchia tabacchiera che portava in una tasca interna del vecchio e logoro pastrano che indossava da tempo immemorabile - probabilmente il maremoto che ha fatto inabissare un tratto della Baia del Pirata l’ha chiusa definitivamente, e comunque, sia capitan Poe che gli uomini del suo equipaggio non lasciarono mai nessuna indicazione e nessuna mappa a riguardo -

- Una storia veramente molto bella vero? - domandò Cecile mentre rientrava insieme a Robert, il ragazzo che era con lei e che non aveva mai sentito quella leggenda, nella pensione dove Robert alloggiava e che era gestita dalla madre.
- Si - mormorò poco convinto, era a Baia del Pirata da una settimana ed aveva conosciuto Cecile il giorno stesso del suo arrivo, quando la vide per la prima mentre aiutava la madre a servire ai tavoli della piccola pensione dove aveva preso alloggio.
Erano diventati amici quasi subito, più per l’estrema esuberanza di Cecile che per lui che, invece, era piuttosto restio a fare amicizie. Dopo una settimana, trascinato dalla ragazzina, aveva fatto il giro completo della Baia andando a vedere anche posti che, solitamente i turisti come lui snobbavano, ma che, come si rese conto da solo, a volte erano molto più belli di quelli maggiormente conosciuti.
- Voi di città non avete storie del genere, scommetto che non sapete quasi nulla dell’oceano - gli disse poi prendendolo nuovamente in giro come aveva fatto sin dall’inizio chiamandolo cittadino.
- Tomobeach e Autore sono sull’oceano - le ricordò guardandola - e anche noi abbiamo le nostre leggende -
- Raccontamene qualcuna, allora! - lo stuzzicò - vedi, non ne sai nessuna, voi di città non conoscete nulla sull’oceano -
- D’accordo - si arrese - noi di città non conosciamo nulla sull’oceano, ma conosciamo le leggende dell’entroterra di Autore, anche se in questo momento non me ne viene in mente nessuna -
- Sei tremendo - rise divertita strizzando gli occhi. In quei momenti diventava ancora più carina di quanto non fosse normalmente e Robert che, normalmente non tollerava nessuna presa in giro riusciva a perdonargli quasi tutto.
L'unica cosa che non riusciva a perdonargli era quando lo metteva in imbarazzo proponendogli per scherzo, o almeno cosi lui pensava che fosse, di andare dietro qualche scoglio per scambiarsi delle tenere effusioni d'amore.
Robert, in quelle occasioni, diventava rosso come un pomodoro ed iniziava a balbettare fin quando Cecile non gli diceva che stava scherzando. Allora si ammusoniva e non le rivolgeva più la parola per almeno una decina di minuti.

Cecile Fairchild era un’adorabile ragazzina di tredici anni dai capelli color rosso fiamma che le scendevano in decine di riccioli sulle spalle incastonandone il volto, ben proporzionato, e facendo risaltare i suoi occhi color oceano, un blu scuro con dei riflessi verdastri, che quando sorrideva o rideva si chiudevano in due fessure che li facevano brillare ancora di più.
Quando Robert la vide la prima volta indossava un paio di pantaloncini di jeans attillati come una seconda pelle su di un costume due pezzi di color nero che faceva risaltare ancor di più la sua pelle liscia e leggermente abbronzata, le altre volte l’aveva invece sempre vista indossare un costume intero, a volte nero e a volte verde sempre sotto l’immancabile pantaloncino di jeans.
Raramente l’aveva vista invece, indossare delle minigonne e, mai, dei pantaloni lunghi
- Questa sera andiamo a vedere la levata della luna sugli scogli a Levante? - gli propose improvvisamente Cecile portandogli la sua cena - Sorge a mezzanotte e mezza ed è quasi piena -
- Mezzanotte e mezza - mormorò aiutandola a sistemare i piatti sul tavolo - non credi sia troppo tardi per andare sugli scogli, cioè non potremmo vederla stando sul molo? - non che gli andasse particolarmente a genio l’idea di dover rimanere sveglio fino a quell’ora, ma, almeno, si sarebbe risparmiato il rischio di una passeggiata notturna sugli scogli con tutte le possibili conseguenze del caso.
- Porterò una torcia - risolse il problema l’energica ragazzina - il molo a quell’ora è pieno di coppiette che si baciano o che fanno altre cose - poi, avvicinandoglisi - potremmo farlo anche noi, però in fondo, una coppietta lo siamo, andiamo sulla punta del molo e... -
- Mi arrendo - si arrese iniziando ad arrossire. Nonostante fosse più grande di Cecile di due anni, questa riusciva a metterlo in imbarazzo con una facilità quasi disarmante - sugli scogli a mezzanotte - poi, iniziò a mangiare mentre Cecile, contenta di aver ottenuto il suo scopo riprendeva a servire ai tavoli degli altri ospiti della pensione, una decina di persone in tutto, compreso Robert che, contrariamente agli altri ospiti, e, stranamente, vista la sua età, era arrivato da solo e non sembrava che dovesse essere raggiunto da nessun’altro.

- Ma qui è quasi tutto cemento! - esclamò sorpreso il ragazzo guardando la lunga striscia di cemento armato che, isolata dal mare da dei blocchi di pietra squadrati percorreva un lungo tratto di costa per poi penetrare per un centinaio di metri nell’oceano - Dove sono gli scogli? -
- Sono quelli - gli rispose Cecile indicandogli i blocchi di pietra - Sono scogli artificiali, dei frangiflutti che hanno messo qui per riparare la costa e questo bastione di cemento dalle mareggiate - poi, con la luce della torcia gli indicò l’oceano che, pacioso, rumoreggiava sotto la barricata - quando è brutto tempo le onde riescono quasi a sommergere questo bastione e venire qui diventa molto pericoloso - e, quasi per rafforzare quello che gli aveva appena detto si illuminò una piccola ferita sul polpaccio di destra che Robert fino ad allora non aveva mai notato - l’inverno scorso sono stata travolta da un’ondata proprio qui sopra e sono finita dall’altra parte ferendomi, per fortuna sono caduta in un punto dove non ci sono massi e, soprattutto dall’altra parte, altrimenti adesso non sarei qui - e, abbassando un pochino il tono della voce - e anche se mi sarebbe dispiaciuto un pochino perché non avresti potuto conoscermi, in quel momento mi sembrava quasi la cosa migliore che potesse accadermi -
- Stupidina - sorrise Robert cercando di cambiare discorso. Da un'amica della ragazzina che aveva conosciuto qualche giorno dopo il suo arrivo era venuto a conoscenza che il padre di Cecile era scomparso in mare quell'inverno durante una burrasca e che lei non aveva preso bene per niente la cosa chiudendosi in se stessa. Forse addirittura era arrivata a pensare al suicidio anche se, per fortuna sembrava non esserci ancora arrivata.
- Andiamo - riprese la sua solita vitalità illuminando il bastione ed incamminandosi verso il buio - manca meno di un’ora alla levata della luna e voglio essere sulla punta del bastione quando inizierà - poi, voltandosi per controllare se Robert la seguiva si fermò permettendogli di raggiungerlo e, adeguato il suo passo a quello del ragazzo riprese a camminare rimanendogli al fianco.

- Se potessi esprimere un desiderio un desiderio solo sapendo che sicuramente si avvererà - gli domandò improvvisamente Cecile mentre, seduti l’uno accanto all’altro sulla punta più estrema del bastione, aspettavano la levata della luna - cosa chiederesti? -
- Uno solo? - mormorò - Credo che chiederei di poter diventare uno scrittore famoso, uno scrittore che non solo vede pubblicati e letti tutti i suoi libri, ma che riuscirebbe a pubblicare qualsiasi cosa che scrivesse - poi, voltandosi verso di lei - tu invece? -
- Che mio padre ritorni da me e dalla mamma - sussurrò guardando il cielo poco a di sopra dell’orizzonte.
- Se avessi un solo desiderio - le disse poi Robert voltandosi a guardarla - sarebbe sicuramente il tuo -
- No - gli disse poi guardandolo. Gli occhi lucidi di pianto - se il desiderio è tuo è solo tuo - poi si voltò di nuovo verso il mare - però ti ringrazio lo stesso - e, prendendolo quasi di sorpresa, si voltò di nuovo, questa volta di scatto, verso di lui dandogli un rapido bacio sulle labbra che lo fece quasi cadere all’indietro - sai cosa dice la leggenda del galeone di capitan Poe? -
- Si - rispose sentendosi sulle labbra ancora il calore delle labbra della ragazza - è un galeone pieno d’oro nascosto in una grotta sottomarina da qualche parte sulla costa di Baia del Pirata -
- Si - sorrise. La reazione di Robert a quel bacio l'aveva divertita ma anche scontentata. Avrebbe voluto che quel contatto fosse durato un po' di più del breve attimo che invece era durato. Le era piaciuto e, in cuor suo sperò che ce ne sarebbero stati altri - ma c’è anche un’altra parte della leggenda, una parte che mi raccontò mio padre, una leggenda che vuole che su quel galeone ci fosse anche una pietra proveniente da quella che sarebbe diventata la Zona Interdetta, in grado di poter esaudire un desiderio a chiunque la tocchi, un desiderio solo -
La levata della luna troncò ogni ulteriore discorso ed i due ragazzi, seduti fianco a fianco e con le mani nelle mano rimasero in silenzio ad osservarla mentre saliva nel cielo che si illuminava sempre di più

La temperatura era scesa di vari gradi subito dopo la levata della luna e, dopo quasi mezz’ora Robert si rimise in piedi decidendo che era ora di tornare nella pensione.
- Perché non dormiamo qui? - gli propose invece Cecile guardandolo - Ci scalderemo a vicenda -
- Andiamo pazzerella - la prese per una mano costringendola ad alzarsi poi, insieme iniziarono a ripercorrere il bastione questa volta illuminato dalla luce della luna - se tua madre scopre che siamo stati qui, da soli, mi uccide -
- Ma lei lo sa - gli disse - prima di uscire gli ho detto che avrei passato la notte con te, qui sul bastione - poi, frugandosi in una tasca dei pantaloncini - vedi, mi ha dato anche questi - tirò fuori due piccole confezioni sottovuoto con tante fragoline stampate sopra - sono al gusto di fragola -
- Non credo che tua madre abbia fatto una cosa del genere - gorgogliò vedendo i due pacchettini - non credo che una qualsiasi madre alla quale la figlia tredicenne dice che passerà la notte con un ragazzo su di un bastione isolato da tutto e da tutti, per risposta gli da due preservativi -
- Ma forse perché sa che comunque, qualsiasi cosa mi avrebbe detto o fatto, io non le avrei mai dato retta ed avrei fatto sempre e comunque di testa mia - gli spiegò - per cui, non potendo evitare che io passi la notte qui, con te, ha preferito cercare almeno di evitare l’evitabile - poi, rimettendosi i preservativi in tasca - anche se, credo più al fatto che conoscendoti, abbia pensato che era molto più probabile che la notte finisse cosi come sta finendo -
- Posso farti una domanda? - le chiese Robert improvvisamente.
- Se vuoi sapere se sono ancora vergine la risposta è si - gli disse - completamente vergine, ed è inutile che io faccia la stessa domanda a te, conosco già la risposta - e, prendendolo nuovamente alla sprovvista lo baciò di nuovo avendo cura però, questa volta, di abbracciarlo per impedirgli qualsiasi movimento.
Con sua grande sorpresa, però, Robert, quella volta, invece di tirarsi indietro, ricambiò l’abbraccio stringendola forte a se, talmente forte che Cecile poté sentire chiaramente il pene del ragazzo inturgiditosi premerle contro l’inguine e baciandola con una passione che non credeva assolutamente possibile in lui.
- Sei, sei sicuro di essere tu - sussurrò dopo alcuni attimi guardando il volto di Robert a pochi centimetri dal suo. Non la stava più stringendo come prima ed anche la pressione del pene del ragazzo su di lei era scomparsa, ma Cecile sentiva ancora quel corpo duro premerle con forza contro e, per alcuni secondi desiderò di sentirlo di nuovo. Ma questa volta ancora più forte, ancora più dentro, ma poi l’incantesimo si ruppe e Robert, allontanatosi da lei di alcuni passi le farfugliò alcune scuse per poi riprendere a camminare sul bastione, mentre la luna continuava placida a guardarli mentre correva nel cielo stellato.

- No! - urlò improvvisamente Cecile fermandosi di colpo ed iniziando ad illuminare i frangiflutti con la torcia.
- Cosa c’è? - le domandò preoccupato Robert.
- Il braccialetto che avevo alla caviglia - gli disse sporgendosi pericolosamente dal bastione e spazzando i frangiflutti con il raggio luminoso della torcia - mi si è staccato ed è finito tra i blocchi - poi, dopo aver dato la torcia a Robert si preparò per scendervi sopra e continuare la ricerca.
- Aspetta - la bloccò preoccupato - torniamo a cercarlo domani mattina, con la luce del sole sarà più facile e meno pericoloso -
- No, lo devo ritrovare subito! - si voltò di scatto verso il ragazzo con uno sguardo che non ammetteva repliche - me lo ha regalato mio padre quando ero una bambina, è l’unico ricordo che ho di lui e non voglio rischiare di perderlo per sempre -
- D’accordo - si arrese allora e, ripassatagli la torcia si lasciò scivolare sul blocco più alto prima che Cecile potesse fare qualsiasi cosa per fermarlo - illumina la zona in cui credi di averlo perso -
- Lo cerco io! - cercò di farlo tornare indietro - tu non conosci questo posto, io ci sono venuta svariate volte a giocare e so dove mettere i piedi -
- Ci penso io! - evitò le proteste della ragazza - tu illumina solo la zona dove lo devo cercare - poi, stando attento a non scivolare passò su di un blocco ancora più in basso da cui, infine si portò su di un blocco a pelo d’acqua dal quale iniziò le ricerche mentre Cecile, dopo averlo raggiunto, iniziò ad illuminare un’ampio cerchio accanto ai piedi del ragazzo - se mi illumini i piedi non lo troveremo mai -
- Ma se non ti faccio vedere dove metti i piedi rischio di vederti finire in acqua, e qui ci sono sufficienti scogli semisommersi da ridurti a...- quasi gli urlò fermandosi a metà frase, l’immagine del ragazzo dilaniato dalle punte aguzze degli scogli che galleggiava accanto a lei le fece morire le parole in gola - forse hai ragione, torneremo domani, con la luce del sole sarà più facile -
- Aspetta - la bloccò improvvisamente. Il luccichio di qualcosa nella pallida luce lunare aveva attirato la sua attenzione e, senza preoccuparsi degli avvertimenti della ragazza si infilò in uno stretto passaggio tra alcuni blocchi - cerca di illuminare qui dentro, forse l’ho visto - e, quasi strisciando tra le punte dei blocchi che gli graffiavano la pelle lasciata scoperta dalla maglietta e dai pantaloncini, si incuneò ancora di più nello stretto budello iniziando ad avanzare solo con l’aiuto della luce lunare che filtrava da un’apertura tra i blocchi sopra la sua testa.
- Esci fuori! - sentì la voce di Cecile che lo chiamava dall’ingresso del cunicolo - Mi hai sentito? Robert ti prego è pericoloso -
- L’ho trovato! - urlò invece lui afferrando la cavigliera in oro, alcuni attimi dopo un urlo ed il tonfo di un corpo caduto in acqua fecero raggelare Cecile che, incurante dei pericoli si lanciò nello stretto passaggio sperando di non trovarsi di fronte il corpo senza vita del ragazzo.

- Robert! - urlò Cecile dopo essersi ripresa dallo spavento e dalla spaventosa caduta nel pozzo che si era improvvisamente aperto sotto di lei. Per fortuna al termine della caduta l’impatto era stato attutito da uno strato d’acqua e non aveva riportato nessun danno tranne la perdita della torcia che le era sfuggita di mano quando era caduta e che, probabilmente si era rotta urtando qualche sperone di roccia - Robert dove sei? - probabilmente il ragazzo era caduto in quello stesso pozzo ma, dal poco che Cecile poteva immaginare, essendo tutto quanto avvolto dall’oscurità più profonda, intorno a lei il pozzo non si estendeva che per pochi centimetri e, anche tastando alla cieca un po’ ovunque non riusciva assolutamente a sentire da nessuna parte il corpo del ragazzo.
- Cecile! - sentì improvvisamente chiamarsi - Sono qui in fondo al pozzo -
- Ma dove? - urlò poi cercando di individuare la provenienza della voce che, distorta dall’eco poteva giungerle da qualsiasi parte - Dove sei Robert? -
- Qui! - gli rispose improvvisamente sfiorandole un braccio - Perché mi hai seguito? -
- Ti ho sentito urlare - si voltò di scatto ed abbracciandolo - ho avuto paura che ti fosse accaduto qualcosa di grave che fossi rimasto ferito ero preoccupata -
- Però ora il risultato è che siamo tutti e due qui sotto, senza luce e senza possibilità di risalire - mormorò Robert non sottraendosi all’abbraccio ma ricambiandolo - da quella parte c’è una specie di grotta, è all’asciutto e sembra che scenda di qualche grado - poi, staccandosi dalla ragazza si chinò a frugare nell’acqua - dobbiamo ritrovare la torcia, forse si è spenta cadendo e in questa situazione potrebbe esserci molto utile -
- Si - annuì sentendolo frugare nella piccola pozza d’acqua salmastra che gli aveva salvato la vita poi, con una risatina divertita - mi hai preso un piede -
- Scusami - si affrettò a scusarsi sollevando la testa e andando a sbattergli contro - ops, ti ho fatto male? -
- No - sorrise mettendogli le mani nei capelli - mi hai dato una testata li sotto, sulla, beh hai capito, ma fortunatamente noi femminucce non abbiamo nulla da schiacciare da quelle parti -
- Scusami ancora - sussurrò cercando di allontanarsi da lei per evitare nuovi contatti accidentali e, mentre faceva un rapido passo all’indietro mise il piede sulla torcia e, scivolando trascinò con se nella caduta anche Cecile che gli finì sopra tra spruzzi d’acqua e risate - credo di essere riuscito a trovare la torcia -
- Ti ti ho fatto male? - gli domandò improvvisamente Cecile rimanendogli sopra.
- No, non ti preoccupare - le rispose. Nella caduta i due ragazzi si erano abbracciati e, in quel momento, sdraiati l'una sull'altro, con i volti vicinissimi, baciarsi fu quasi automatico.

La torcia fortunatamente non si era rotta ed una volta recuperata ebbero la sorpresa di scoprire che si trovavano all'inizio di un lungo cunicolo scavato nella roccia che, leggermente in discesa si insinuava sotto il bastione e lungo la costa.
Risalire il pozzo dove erano caduti era fuori discussione. Le pareti erano troppo lisce e comunque, anche se ci fossero stati degli appigli non si ritenevano in grado di fare una cosa del genere, e cosi, dopo essersi dati una rassettata agli abiti entrarono nel cunicolo iniziando a seguirlo nella speranza che portasse fuori da li.
- Pensi che riusciremo ad uscire da qui? - domandò una spaventata Cecile tenendosi quasi incollata al braccio di Robert. Aveva il volto ancora in fiamme ed il cuore le batteva forte nel petto. Non avevano fatto null'altro che baciarsi, questa volta con maggior collaborazione da parte di Robert, ma per lei era stato fantastico lo stesso.
- Da qualche parte questo tunnel deve portare - le rispose sentendo il seno di Cecile premergli contro il braccio - non è naturale, ma sembra scavato, forse era una specie di via di fuga per il mare di qualche pirata -
- E se fosse il passaggio segreto che porta al galeone di capitan Poe? - esclamò eccitata Cecile - Se lo seguiamo forse troveremo la nave e la pietra magica -
- Provare non costa nulla - annuì Robert più per proforma che per reale convincimento - anche perché, tanto dobbiamo comunque seguirlo - e, rimanendo sempre strettamente avvinghiati tra di loro accelerarono leggermente il passo stando attenti a cercare sulle pareti qualsiasi traccia che potesse far capire loro se si stavano avvicinando ad una qualche via d’uscita o, al mitico galeone di capitan Poe.

Continuarono a scendere per quel tunnel per un tempo che parve durare secoli, il rumore del mare dietro di loro che si affievoliva sempre di più fino a scomparire, sostituito prima da un silenzio rotto solo dai loro passi e poi dal rumore crescente del mare che, però, adesso veniva da davanti, dall’oscurità nel quale il tunnel si perdeva.
Un rumore più dolce di quello che si erano lasciati alle spalle, il rumore di onde che si infrangono sugli scogli. Un lieve rumore di sciabordio delle onde contro la sabbia. Un rumore tenue solo leggermente amplificato dalle rocce tutte intorno a loro.
E sempre tenendosi per mano, strette come una morsa, si affacciarono improvvisamente in una specie di darsena sotterranea dove, alla fonda su di uno specchio d’acqua immoto ed illuminato da dei raggi di luce che filtravano dal soffitto alto molti metri sopra le loro teste, veniva cullato un galeone ancora in perfette condizioni. Con le vele ridotte a brandelli, ma ancora, almeno a giudicare da quanto vedevano, in grado di tenere il mare.
- Il galeone di Capitan Poe - sussurrò improvvisamente Cecile stringendo la mano di Robert con ancora più forza, il cuore le aveva fatto un balzo nel petto vedendolo - lo, lo abbiamo trovato - poi si voltò a guardare il ragazzo che, inebetito, era rimasto a bocca aperta a fissare la nave che, superba si innalzava di fronte a loro - lo abbiamo trovato! - e, senza dargli modo di fare altro lo baciò tuffandosi subito dopo in acqua per raggiungere le mura del galeone.
- Allora non è una leggenda - si limitò a sussurrare Robert guardandolo. Fino a quel giorno era stato una persona estremamente pragmatica e razionale. Una di quelle persone che non credono a Babbo Natale o alle fate, o alla magia. Una di quelle persone che di fronte ad una stella cadente non esprime un desiderio ma si limita solo a sperare che non cada in testa a nessuno.
Quel galeone, fermo di fronte a lui stava mandando in frantumi tutte le sue convinzioni.
- Esiste davvero - mormorò fissando Cecile che rapidamente stava raggiungendo la vecchia nave - esiste veramente, buon vecchio Capitano Poe, allora sei veramente esistito -

Mi ricordo - sorrise improvvisamente Marlene guardandolo con tenerezza mentre chiudeva il vecchio diario mettendo una foto tra le pagine ingiallite dal tempo - quando sei tornato da Baia del Pirata eri completamente cambiato, ma non mi hai mai voluto raccontare cosa ti era successo - poi sedendosi sul bracciolo della poltroncina ed abbracciando il cugino - ed io che mi ero illusa che fino ai sedici anni avevi baciato solo me -
- Quella nave era, davvero il galeone di Capitan Poe - sorrise ricambiando l’abbraccio stringendole un braccio intorno alla vita - ma quando ci siamo saliti sopra non abbiamo trovato neanche una moneta dell’immenso tesoro che tutti dicevano ci fosse - poi aprì il diario e mostrò la foto che gli era giunta poche ore prima per posta a Marlene e, che mostrava una bella ragazza dai capelli color fuoco e dagli occhi color oceano, che teneva in braccio un neonato stando vicino ad un uomo dai capelli rossi che poteva avere l’età di suo padre - però nella stiva trovammo una pietra -

Copyright suinogiallo © 1997-2006



Questa storia è nata un pomeriggio di pioggia, al mare, quando non si può andare da nessuna parte perché diluvia come se non dovesse più piovere e non si sa cosa fare.
La prima parte, quella della leggenda e la presentazione della ragazza la scrissi a penna e da qualche parte dovrei avere ancora in un vecchio quaderno ad anelli quella prima bozza, poi altre versioni si sono susseguite nel tempo e questa è l'ultima. Ho corretto un po' di punteggiatura ed ho smussato un po' una scena che, ehm, era un po' troppo esplicita, soprattutto per dei protagonisti cosi piccoli.
L'immagine del galeone nella laguna sotterranea è chiaramente ispirata alla scena omonima del film The Goonies.
Spero che il lavoro di revisione sia di vostro gradimento, cosi come tutta la storia e mi auguro che vi divertitate a leggerla quanto io mi sono divertito a scriverla e come al solito a rileggerci alla prossima volta.


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