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Autore: pallina90    21/04/2012    8 recensioni
Greta è una ragazza che sta cercando di riprendersi in mano la sua vita.
Daniele è un ragazzo a cui la vita non ha regalato nulla.
Una discoteca, una caduta dal cubo e l'incontro avviene: possono due anime così provate riuscire a innamorarsi?
Dalla storia: “ Posso sapere chi sei? ”
“ Ma come non ti ricordi di me? ” Chiede, certo di ottenere una risposta affermativa.
“ Punto primo non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. Punto secondo veramente no! ”
“ Ti rinfresco io la memoria. Discoteca, tu che cadi dal cubo, io che ti salvo e ti porto fuori… ”
“ Ma certo sei il ragazzo di ieri sera. ” Finalmente Greta collega la sua voce al suo volto.
“ Vedo che ti è tornata la memoria. Allora ti va di vederci da C&G per prendere un gelato? Così posso restituirti il cellulare. ”
“ Ho altra scelta? ” La sua è una domanda retorica, se vuole rivedere il suo cellulare deve accettare per forza.
“ Certamente no. ”
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono agitata? Sì
Mi tremano le mani e le ginocchia? Sì
Mi trema la voce? No, ma solo perchè non sto parlando.
Ok, cominciamo dall'inizio: mi chiamo Paola ed è la prima volta che scrivo nel fandom originale, solitamente fino'ora mi sono dedicara solo a Twilight, ma da un pò di tempo questa storia mi girava in testa e ho deciso di buttarla giù.
Per ora non aggiungo altro e vi lascio leggere il primo capitolo :)

Si ringrazia Mikkiko78 per il bellissimo banner :D


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STRANI INCONTRI

“ La vita fa schifo! ”

Questo è quello che pensa Greta e non consideratela la solita tredicenne depressa che dice ciò perché le si è rotta l’unghia o i genitori non le comprano quella specie di trappola mortale chiamata anche macchinetta per quattordicenni.
Primo perché non è una tredicenne ma una ventunenne, secondo perché lei può dirlo forte che la vita fa schifo dopo aver lottato per due anni contro il cancro. Sa cosa vuol dire sentirsi uno schifo dopo aver vomitato anche l’anima a causa della chemio; sa cosa vuol dire sentirsi morire dopo la radio, quando non si ha la forza neppure per continuare a respirare; sa cosa vuol dire sentirsi diversi e imbarazzati quando tutti ti guardano con occhi pietosi perché non ti è rimasto un filo di capelli in testa.
Quindi lasciateglielo dire che questa vita fa fottutamente schifo se vogliono toglierle quello che più anela: la libertà.
Da quando scoprì di avere il cancro non ha più avuto una vita che potesse definirsi sua, e adesso che il male se ne è andato, portandosi via una parte di lei, rivuole quella libertà.
Passeggia nervosamente nella sua stanza dove sta rinchiusa da più di due ore, da quando i suoi le hanno vietato di andare in discoteca. Ormai le impediscono di recarsi in qualsiasi luogo affollato, come se il  cancro sia una malattia che può essere contagiata attraverso il contatto o l’aria che si respira. Ma Adele e Luigi, i suoi genitori, non sono sempre stati così con lei, prima la lasciavano molto più libera, a volte usciva nel pomeriggio con le sue amiche e tornava solo a notte fonda e mai le avevano fatto una critica; adesso no, vogliono sapere ogni suo minimo spostamento e considerando che quelli che le permettono sono veramente pochi questa cosa la fa andare fuori di testa.
Avrebbe tanto bisogno di una sigaretta, di un bella boccata di fumo che le scenda lungo la gola, ma se solo lo scoprissero i genitori non osa immaginare il casino che succederebbe: va bene che oramai è abituata a litigare con loro, ma quando può evita.
Non fanno altro che ripeterle che la malattia l’ha cambiata, che non la riconoscono più, e invece non hanno capito che tutto ciò è servito a far uscire fuori la vera Greta, quella che per troppo tempo ha cercato di tenere a freno per non deludere nessuno. Ha passato questi ventuno anni della sua vita ad accontentare tutti: genitori, sorella, amici e parenti. È sempre stata una ragazza studiosa, obbediente e disponibile con tutti, ma mai nessuno si è sforzato di capire quali fossero i suoi reali bisogni, di andare oltre quella conoscenza superficiale che la fa sembrare una ragazza sempre allegra e spensierata, quindi adesso basta. Basta essere accondiscendente con tutti, basta fare quello che tutti si aspettano, basta perdonare sempre gli amici che più di una volta l’anno pugnalata alle spalle, facendole dei torti che lei non meritava, basta prenderla in quel posto. E soprattutto basta mettersi sempre per seconda pur di far felici gli altri.
Ha deciso che stasera andrà a quella serata, con o senza permesso, fosse l’ultima cosa che fa.
Manda un sms a Rebecca, l’unica amica che non l’ha abbandonata e che è contenta che lei abbia trovato il coraggio di tirare fuori le palle, e le chiede se può ospitarla a dormire da lei; dopo la sua risposta affermativa , prende uno zainetto in cui infila alla rinfusa i vestiti per stasera (si cambierà nel bagno del locale), i trucchi e poi spalanca la porta della sua stanza.
Va dritta alla porta di casa e la spalanca, senza fermarsi a rispondere a sua madre che continua a chiederle
“ Dove vai? ” o a dar retta a suo padre che urla: “ Signorina tu non esci da questa casa senza il mio permesso.”
Rimane per un attimo in bilico sull’uscio di casa, assaporando il momento esatto in cui mette il piede fuori il pianerottolo e si sente finalmente serena, un po’ come fanno nei film, quando c’è una scena particolarmente importante e i registi decidono di usare la tecnica della slow motion per far apprezzare al pubblico ogni istante di quell’azione. Sbatte la porta di casa alle sue spalle, chiudendo dentro le proteste dei suoi genitori, e fa le scale di corsa, a due a due, correndo come se non ci fosse un domani, come se  fuori ci fosse il treno che la porterà alla salvezza.
Quando è fuori  dal portone si concede un attimo di riposo e prende un respiro: un respiro che sa di aria fresca, di gioia, di estate, di libertà.

Per arrivare al locale le tocca prendere due autobus, ma lo fa volentieri, in questi anni le è mancato stare a contatto con persone che non fossero medici o familiari: a causa della forte debolezza le era impossibile frequentare l’università o pensare di uscire a fare un giro, al massimo poteva concedersi dei brevi spostamenti in macchina.
Giunta al locale chiede a Bob, lo scimmione butta fuori, se può entrare prima per andarsi a cambiare, e per convincerlo sfodera il suo miglior sorriso angelico; lui sbuffa, ma alla fine le fa un cenno d’assenso e la fa entrare dal retro.
Può considerare Bob un amico, l’unico insieme a Rebecca.
Mentre si trucca davanti lo specchio posto sopra i lavandini ripensa alla prima volta che l’ha visto: è stato qualche mese fa, mentre con Rebby facevano la fila per entrare alla serata; dei tipi loschi si erano avvicinati a loro e avevano cominciato a palpeggiarle, e i loro schiamazzi per farli allontanare avevano richiamato la sua attenzione. Da allora le aveva prese sotto la sua ala protettiva e cercava sempre di farle entrare subito, assicurandosi che pure dentro avessero un trattamento speciale.

Dopo aver controllato che il trucco è apposto, tira fuori dallo zainetto i vestiti che ha portato e si chiude in uno dei bagni per cambiarsi; quando è pronta ripone tutto in un armadietto di cui Bob le ha dato le chiavi, uno di quelli che usano i baristi per riporre i loro effetti personali durante le ore di lavoro,  ed esce nuovamente fuori, dove trova Rebecca ad attenderla.
“ Wow tesoro sei uno schianto! ” Le dice l’amica, ammiccando maliziosamente.
“ E te ti sei vista? Hai uno scollo sulla schiena  che ti arriva fino al sedere. ”
Ridono entrambe delle loro battute cretine e tra una chiacchiera e l’altra sono nuovamente dentro. Si dirigono subito al bar e ordinano i loro cocktail preferiti: un bellini per Greta e un vodka alla pesca e red bull per Rebecca; con i bicchieri in mano si spostano verso la pista, cominciando a muoversi a tempo di musica. La musica è parte di Greta da sempre: le aveva tenuto compagnia durante i periodi bui della malattia, alcuni testi le avevano impedito di sprofondare nella depressione e l’avevano spronata a combattere.

Come sempre Greta sale sul palchetto e si fa trasportare dalla musica: chiude gli occhi e lascia che il suo corpo si muova a ritmo, non preoccupandosi di sembrare ridicola. La musica le scorre nelle vene, fondendosi con i suoi globuli rossi e arrivando dritta al cuore che la pulsa in tutto il corpo: prende vita in lei o lei prende vita dalla musica, è difficile capirlo, visto il modo naturale e armonico con cui il suo corpo asseconda le note.

Dopo un po’ sente la testa improvvisamente leggera, apre gli occhi ma la vista è appannata e rimane tale anche dopo che sbatte le palpebre più volte. Cerca di scendere dal cubo, prima che il panico l’assalga: conosce bene questa sensazione, era quella che seguiva il ciclo di chemio, quando si sentiva svenire. Razionalmente sa che non c’è nulla di cui avere paura, che è solo un capogiro dovuto probabilmente al troppo movimento o all’aria viziata del locale, ma in quel momento la sua ansia batte la razionalità. Si accovaccia sulle gambe per fare quel piccolo saltino che la porterà a terra ma il piede le scivola e lei si sbilancia in avanti, perdendo completamente l’equilibrio, e istintivamente chiude gli occhi, aspettando la botta dovuta al contatto ravvicinato con il pavimento.
Ma la botta non arriva, anzi qualcuno l’ha afferrata e adesso la sta tenendo stretta a se. La persona che l’ha soccorsa si avvicina pericolosamente al suo viso e lei teme possa baciarla, ma invece devia lateralmente, arrivando al suo orecchio solo per parlarle, cercando così di sovrastare la musica.
“ Ti senti bene? ” Chiede lo sconosciuto ma lei non risponde subito. Il ragazzo rimane affascinato da quegli occhi tanto luminosi e dal profumo che emana la sua pelle: è dolce, sembra odore di biscotti appena sfornati.
Lei scuote la testa e poi bofonchia solo “ Ho bisogno d’aria. ”
Grazie al cielo il ragazzo a cui è avvinghiata intuisce le sue parole e la trascina fuori; prende delle lunghe boccate d’aria, ispirando dal naso ed espirando dalla bocca e si sente subito meglio.
“ Grazie. ” Farfuglia un po’ imbarazzata, rivolgendosi verso il ragazzo. Si prende un attimo per scrutarlo e deve ammettere che è davvero carino, niente di eccezionale, ma ha qualcosa che l’attira, forse il taglio degli occhi o i capelli ricci e neri.
“ Figurati! Hai alzato troppo il gomito? ” Chiede lui ammiccando, fare l’ironico è il suo modo per rompere il ghiaccio e di solito alle ragazze piace molto,  e Greta torna sul pianeta terra: no, non lo considererà mai carino.
Lo guarda male “ Ehi per chi mi hai preso? ”
“ Scusa non volevo offenderti. Ti ho vista barcollante e ho tratto delle conclusioni affrettate. ” Si scusa subito lui, mettendo le mani in tasca e facendo spallucce, a quanto pare lei non è come le altre ragazze, per poi guardarla dritta negli occhi e Greta si sente spiazzata da quello sguardo così limpido e sincero. Prima di rispondere è costretta a distogliere gli occhi da quelli di lui.
“ Infatti! Ho bevuto solo un bellini, sarà stato il caldo a giocarmi un brutto scherzo. ”
“ Certo. ” Il sorriso che le rivolge non le piace molto, la fa sentire strana ma lei non si fa mettere i piedi in testa dal primo che arriva.
“ Perché il tuo ‘certo’ mi suona come una presa per il culo? ” Cerca di attaccarlo.
“ Assolutamente no! Sono sincero. ” Stavolta il ragazzo non sta mentendo, ha capito che facendo il cretino non potrà mai avere un’opportunità con lei, ed in quel momento è proprio ciò che vuole.
“ Ci credo poco. Comunque grazie per l’aiuto, torno dentro o la mia amica si preoccuperà. ”
“ A presto allora. ” Lei non lo degna neppure di uno sguardo e lui si concede un sorriso furbo, ha portato a termine la sua missione: stinge il suo bottino che sta al sicuro dentro la tasca dei pantaloni, è stato un gioco da ragazzi prenderglielo mentre l’accompagnava fuori.
Vorrebbe chiedergli dove trova tutta questa sicurezza nel dirle che si rivedranno, ma Greta lascia perdere e rientra dentro, facendosi nuovamente investire dalla musica e dalle luci, certa che non lo avrebbe più rivisto.

Forse.




Eccoci qui alla fine: al momento so ( o per meglio dire, spero)  che avrete tante domande in testa, ma pian piano le cose verranno svelate. Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, io vi aspetto qui continuando a torturarmi le unghie nell'attesa XD Per chi segue TPOL tranquille, il prossimo capitolo ariverà in settimana ;)
Il secondo capitolo di questa invece arriverà tra una decina di giorni, a presto, Paola

   
 
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