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Autore: Yomi22    21/04/2012    3 recensioni
Ritsu ha fatto una cosa terribile ed è finita in ospedale e Mio non reagisce certo bene.. [Mio x Ritsu]
[sospesa]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Mio Akiyama, Ritsu Tainaka, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce della sala operatoria lampeggiò due o tre volte, infine si spense. Un medico alto e vestito con il camice da chirurgo si tolse la mascherina e con un gesto teatrale la buttò nel cestino al suo fianco. Poi, con passo spedito e calcolato, come fosse in una puntata di Doc House si avvicinò al gruppo di ragazze che aspettava ansioso.
«Buonasera» disse loro, sfoggiando un sorriso affabile. «Voi siete le amiche della paziente?»
«Sì» rispose Tsumugi composta come al solito. Era l'unica che in quel momento di terrore era riuscita a mantenere un comportamento tranquillo. Certo tutte, lei compresa, sapevano che si trattava di una maschera, ma era sicuramente la ragazza più adatta in quel momento a parlare con i medici.
«I suoi parenti?» chiese loro il chirurgo. 
«Sono nell'altra sala, staranno arrivando. Sono andati di là perché il fratellino della paziente aveva fame.»
«Bene. Mi dispiace ma finché non avrò il loro permesso non potrò dirvi nulla.»
Tsumugi sorrise. «Be' dalla sua faccia comunque possiamo intuire che è andato tutto per il meglio»
Lui sorrise di rimando e poggiò una mano sulla spalla della bionda «non posso aprir bocca» rispose, poi si rivolse alle altre, con un cenno di saluto. Azusa e Yui risposero cordialmente, seppur ancora tremanti dalla paura.
Mio non si mosse. Da quando, cinque ore prima, era arrivata in ospedale era rimasta seduta con le gambe piegate sotto il mento e la testa poggiata sopra. Ogni tanto si dondolava avanti e indietro mormorando una cantilena di cui nessuno aveva capito le parole. 
«Mio-senpai» le disse con calma Azusa, poggiandole una mano sulla schiena e accarezzandola con forza, per tirarla su. «L'intervento è finito»
La bassista non si mosse. «Ritsu?» chiese, in un soffio. 
«Si trova ancora dentro, ovviamente, non fare la scema. La terranno qui per un po', immagino.»
«Come sta?»
Azusa sospirò, era impossibile parlare con una ragazza in quelle condizioni. «Bene. Stai tranquilla. Vuoi un caffè?»
«Dov'è Ritsu?» chiese nuovamente Mio, senza dar ascolto alle parole della ragazza più piccola. Azusa si tirò su e guardò prima Yui e poi Mugi con aria interrogativa. Le altre due alzarono le spalle, poi la chitarrista propose alla più piccola di andare a prendere qualcosa di caldo. Le due si allontanarono e Tsumugi si sedette accanto a Mio, senza una parola.
Il chirurgo, che aveva finito di parlare con la madre di Ritsu si avvicinò nuovamente a loro.
«Duro colpo?» disse, indicando con lo sguardo la Akiyama. 
«Sono migliori amiche.. hanno passato la vita insieme, può capire. Ma mi dica, com'è andata?»
Lui si tolse il camice e si sedette accanto a Mio, dalla parte opposta a quella occupata da Tsumugi. Passò la mano tra i lucenti capelli corvini della bassista, con gentilezza, poi avvicinò il suo volto a quello della ragazza. «Puoi stare tranquilla» la rassicurò, «quella ragazza ha la pelle dura, ci vuole ben altro per farla cadere.»
Mio finalmente tirò su la testa e con gli occhi gonfi e rossi guardò il medico negli occhi. «Dov'è Ritsu?» chiese per la terza volta. L'uomo le asciugò le lacrime e le disse che ancora non poteva vederla.
«Quando potrò?»
«Fra un paio di giorni al massimo. L'intervento è andato per il meglio, quindi dovrebbe ristabilizzarsi in poco tempo. Adesso possono entrare solo i familiari, mi dispiace.»
La Akiyama sospirò e si sedette compostamente. Poi guardò le due chitarriste che si avvicinavano con dei caffè caldi. Ne porsero una lattina a ciascuna, poi Mugi ringraziò il chirurgo per essere stato così gentile con l'amica.
Quando se ne fu andato, Yui prese la parola. Non era la solita Hirasawa, quella che ride sempre e fa la scema. Non poteva fare così in quel momento. Doveva dimostrare la sua età.
«Ragazze, è inutile stare qui» disse, con tono serio, così serio da sorprendere la Nakano.
«Ritsu deve riposare e in ogni caso non possiamo fare nulla qui, andiamo a casa e riposiamo anche noi. Sono cinque ore che siamo qui dentro, andiamo a respirare un po' d'aria.»
Sia Azusa che Mugi approvarono, mentre Mio rimase nello stato catatonico in cui era da cinque ore e mezza. Tsumugi la aiutò ad alzarsi e insieme uscirono dall'ospedale, salutando la famiglia Tainaka e i dottori che si erano presi cura di loro e di Ritsu.
 
Dopo qualche minuto di cammino Azusa fermò la chitarrista più grande. «Yui-senpai» disse preoccupata guardandosi intorno. L'amica la guardò con aria interrogativa. «Dove sono Mio-senpai e Mugi-senpai???»
Dopo un attimo di panico, finalmente le videro in fondo alla strada, appena fuori dall'ospedale. Entrambe corsero dalle amiche.
«Mugi-chan! Che è successo?» urlò Yui, con il fiatone.
«Mio ha ricominciato a piangere e non si reggeva più in piedi.. ci siamo dovute fermare»
«Perché non ci avete avvisate?» chiese la più piccola.
«Scusate, non sono riuscita a gestire la situazione... è scoppiata a piangere così all'improvviso.» disse, guardando la bassista piangere rumorosamente in ginocchio. 
Yui si alterò alla vista di una Mio così debole. Non era più lei. Si avvicinò e con sorpresa di tutti le tirò uno schiaffo. Fu un colpo così potente da far risuonare il ciaff per un ampio perimetro.
Mio la guardò sorpresa, tenendosi la guancia con la mano destra.
«Sei impazzita?» urlò Azusa, mettendosi in mezzo tra le due. 
«Mio-chan!» urlò Yui, «che stai facendo? Non hai il diritto di piangere così, è lei quella in barella! E in ogni caso è andato tutto bene piantala di fare la piagnucolona! Dobbiamo essere forti per Ritsu!»
La Akiyama scoppiò nuovamente a piangere, silenziosamente però.
«Ritsu ora sta bene! Sta bene e scommetto che non vede l'ora di vedere il tuo sorriso, non le tue lacrime!»
«Ma» mugolò la bassista, «io non ci riesco..»
«Perchè? Cos'hai da piangere ora? Sta bene!»
«Ma la stavo per perdere.. non riesco a sopportare l'idea..»
«Non l'hai persa!»
«Lo so!» urlò Mio di rimando, riprendendo finalmente le forze e alzandosi. «Lo so che non l'ho persa! Ma se così fosse stato? Se lei fosse morta io che avrei fatto? Cosa sarei stata io? Io non sono nessuno senza Ritsu. Nessuno...»
Le amiche rimasero in silenzio. Tutte e tre. 
«Me ne vado a casa..» concluse la mora, abbassando il tono e girando sui tacchi.
Le tre altre componenti delle Hokago Tea Time rimasero in piedi imbambolate a guardare la schiena di una Mio che mai si era comportata a quel modo.
 
A casa, Mio non fece che ripensare a ciò che aveva detto. 
"Non sono nessuno senza Ritsu..."
Le parve strano aver detto quelle parole, eppure da una parte ne fu sollevata. Non le aveva certo dette solo per la situazione venutasi a creare, non erano dettate dall'angoscia bensì dal cuore. Era vero, senza Ritsu la Akiyama non avrebbe saputo più come fare. La sua intera vita era basata sulla relazione con l'altra, con cui passava ogni istante. Con lei si sentiva piena.
Si ricordò quando ancora erano alle medie e Ritsu era partita per due mesi. Erano stati i più duri della sua vita. Non potevano sentirsi troppo perché la Tainaka era all'estero e i suoi genitori non le permettevano di spendere così tanti soldi, per cui Mio era caduta in depressione. Si ricordò del dolore che aveva provato durante quel periodo in cui era stata sola. Aveva altre amiche, sì, ma non erano Ritsu.
«Perché hai cercato di lasciarmi, Ritsu?» domandò alla foto che teneva sulla scrivania. Una foto di loro due alle elementari. Mio si era sempre vergognata di quello scatto, in cui la batterista le tirava le guancie, ma questa volta la trovò bellissima. Un prezioso ricordo di una giornata insieme alla sua migliore amica. Si chiese ancora una volta cosa sarebbe successo alla sua vita senza Ritsu.
Con chi avrebbe riso così tanto? Yui? Mugi? Azusa? 
Sì, certo, voleva davvero  molto bene alle tre compagne, ma nessuna avrebbe  potuto colmare l'assenza di Ritsu.
Chiuse gli occhi e sentì la sua risata. «Oggi ho visto un uomo venir schiacciato da un auto. Il sangue è schizzato dappertutto!»
Si accorse di star piangendo e strinse forte il cuscino. «Ritsu.. non farlo mai più..»
Ad un tratto dal suo telefono partì la voce di John Entwistle, bassista e voce dei The Who, il suo gruppo preferito.
Guardò il numero sul display e per una attimo lesse il nome di Ritsu. Ovviamente non era lei, fu solo un riflesso condizionato.
«Mio?» disse una voce preoccupata dall'altra parte del telefono. 
«Mugi...» rispose la Akiyama, tirando su con il naso. «Come mai mi chiami a quest'ora?»
«Volevo sapere come stai. Avrei voluto mandarti una mail, ma preferisco sentire la tua voce.»
«Ah.. be', come vuoi che stia.. è Ritsu quella su un letto di ospedale.»
«Ti va di vederci?» propose la bionda, con una punta di preoccupazione.
«Adesso?»
«Sì. Possiamo vederci dal parco di fronte a casa tua, se ti va..»
«Va bene.. ti aspetto giù allora»
Mio terminò la telefonata e lanciò il telefono sul letto, mentre si alzava per guardarsi allo specchio; aveva gli occhi rossi dal pianto ed era pallida, ma non se ne preoccupò, doveva uscire con Tsumugi, lei avrebbe capito.
Restò con ciò che aveva addosso ed uscì, salutando sua madre. «Mio, esci?» chiese la donna, mentre si accingeva a preparare la cena. «Sì mamma» aveva risposto lei, senza fermarsi, «non so a che ora torno»
Sua madre non aveva obiettato probabilmente perché sapeva ciò che era accaduto a Ritsu e immaginava che la figlia avrebbe avuto bisogno di svagarsi un po'. «Va bene, divertiti.»
La bassista prese le chiavi di casa e si chiuse la porta alle spalle. Attraversò la strada e si ritrovò nel parco dove avrebbe incontrato l'amica. Camminò un po', seguendo la luce dei lampioni, senza guardarsi intorno. Guardò le ombre allungarsi sempre di più sotto i suoi piedi e sorrise malinconicamente. Si ricordò di quando lei e Ritsu avevano provato, da piccole, a seminare la propria ombra. Che stupide.
Tirò su il cappuccio della felpa lilla che indossava e mise le mani in tasca. Sembrava uscita da un film. Continuò a camminare sino ad arrivare presso una statua di un uomo di cui non conosceva il nome. Non era tanto importante, evidentemente. Girò intorno ad essa e si sedette sul bordo del piedistallo, noncurante delle coppie che la guardavano male per via del suo aspetto trascurato. Sospirò, stringendosi nelle spalle, cercando di ricacciare indietro le lacrime che cercavano di aprirsi una strada sulle sue gote. Tirò su con il naso e guardò in alto, verso il cielo che tante volte aveva visto con la sua migliore amica. 
Quante volte avevano visto le stelle cadenti assieme? Si erano sempre divertite un mondo...
«Perché allora, Ritsu, hai fatto questo? Non vado bene? Ho sbagliato qualcosa? Perché non me ne hai parlato, invece di...»
Presto scoprì quanto vano fu il suo tentativo di non piangere e si ritrovò ad asciugare lacrime che scendevano copiose e inarrestabili. Urlò, raggomitolandosi sulla dura pietra fredda che sosteneva quell'uomo che a cavallo brandiva una spada con sguardo fiero. 
Finalmente, poi, sentì due braccia calde che la stringevano dolcemente in un abbraccio affetuoso. Senza accertarsi che quelle braccia appartenessero a Mugi, si strinse in quel contatto che tanto desiderava e si lasciò cullare dalla sua amica, che piangeva assieme a lei, in silenzio. Rimasero in quella posizione parecchi minuti, senza dire nulla. Piansero insieme, chiedendosi entrambe cosa avesse portato Ritsu al tentato suicidio.
«Mugi..» mugolò la bassista, staccandosi delicatamente dall'abbraccio e guardando i grandi occhi azzurri della Kotobuki. «Secondo te..»
«Non lo so» la anticipò la tastierista, scuotendo la testa. «Ce lo stiamo chiedendo tutti..»
La bionda salì sul piedistallo e appoggiò la schiena ai piedi del cavallo, permettendo all'Akiyama di appoggiarsi a lei. «Se non lo capisci tu che sei la sua migliore amica, Mio, allora non sappiamo come fare..» commentò Tsumugi, accarezzando dolcemente i capelli corvini dell'amica.
«Io non lo so..» pigolò l'altra, cercando tra i singhiozzi sommessi e le lacrime. «Sembrava andare tutto bene. A casa non ha problemi, a scuola va come al solito, stiamo suonando bene.. non capisco..»
Tsumugi guardò il cielo e chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo. «E se fosse per amore?» azzardò. Sentì Mio irrigidirsi sotto il suo tocco gentile e la guardò. Notò che le lacrime si erano arrestate e che l'amica stava trattenendo il respiro, guardandola con gli occhi sgranati.
«Amore?» ripeté, con voce roca. «Un ragazzo?»
«Non lo so, era un'opzione Mio» rispose la bionda, preoccupandosi della reazione della bassista delle Hokago Tea Time. «Ma non l'ho mai sentita parlare di nulla di ciò»
«Neanche io!» esclamò la nera, alzandosi di scatto e torturandosi le mani. L'ansia che provava era palpabile e Tsumugi ne fu sopraffatta. «Mio» disse, cercando di darsi un contegno, «stai calma, fai come se non avessi detto niente»
«Ma Mugi!» gridò l'altra, senza preoccuparsi degli sguardi dei passanti che si era nuovamente attirata addosso. «Se Ritsu stesse male per un ragazzo?»
«Be', io suppongo che tu lo sapresti. O no?»
«Eh? Be'.. sì.. cioè, credo..» rispose la bassista, calmandosi un poco e sedendosi di nuovo.
«Domani torneremo all'ospedale e chiederemo di farcela vedere, se diranno che va bene, tu entrerai e porterai i nostri saluti» propose la tastierista, prendendo le mani dell'amica.
«E voi?»
Tsumugi le fece l'occhiolino. «Noi possiamo aspettare, tranquilla. Da quanto ho capito avete bisogno di parlare tra di voi»
Mio abbracciò l'amica e pianse ancora. «Grazie, Mugi»
 
 
 
 
 
 
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Questa si presuppone che diverrà una serie, non so quanto lunga, però non finisce certo qui! Enjoy ;)
 
 
 
 
 
  
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