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Autore: Tomi Dark angel    22/04/2012    3 recensioni
-Sa che da piccola ho sempre sperato di diventare una goccia di pioggia?-
-Come mai aveva questa speranza, Pepper?-
-Perché la pioggia è leggera e avvolge il mondo in una bolla sovrannaturale. Quando guardo la pioggia mi piace pensare che il cielo pianga perché molti dei suoi figli sono ancora sulla terra e non amano l’idea di ricongiungersi a lui.-
Pepper/Tony
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pepper Potts ha sempre amato la pioggia. Sin da bambina la guardava cadere, beandosi della sensazione di leggerezza che le donava quella visione. Forse, almeno in questo, non è mai cambiata.

Anche ora la giovane segretaria è seduta sul davanzale della finestra con solo una leggera vestaglia da notte ad avvolgerle il corpo flessuoso e una tazza di camomilla stretta tra le mani. Ha avuto un altro attacco, un'altra serie di violenti colpi di tosse che le hanno fatto sputare grumi di sangue e saliva. Questa cosa la preoccupa, le schiaccia il petto come un masso che giorno dopo giorno diventa più pesante.

Ha paura di andare dal dottore, perché pensa di sapere di cosa si tratti.

Ha paura di dirlo a Tony perché sa che lui si preoccuperebbe.

Ha paura del suo stesso corpo, che così presto la sta tradendo.

Quel giorno Pepper và al lavoro e si siede alla scrivania con aria stanca, la testa prostrata dalla stanchezza che, dopo due notti completamente insonni, sta avendo la meglio.

Fuori piove ancora, forse questo è l’unico aspetto positivo che la conforta.

-Ha una faccia tremenda, Pepper.- constata Tony Stark appena entrato nella stanza con ancora il pigiama addosso e due tazze di caffè tra le mani. Ne poggia una sulla scrivania di Pepper, senza staccare gli occhi da lei, che però non riesce a restituirgli l’occhiata.

-Non doveva essere a una conferenza stampa, signor Stark?- chiede stancamente, afferrando la tazza e mandando giù un sorso di caffè bollente.

La pioggia picchietta contro le vetrate della finestra e Pepper la guarda affascinata. L’ammirazione per quelle leggere gocce d’acqua diventa più forte ogni giorno che il suo corpo si fa sempre più pesante. Sente che il suo fisico è ormai prossimo a diventare un semplice involucro di carne e muscoli, nient’altro.

Un peso morto.

Una catena che la sua anima smania di lasciarsi dietro.

Pepper rabbrividisce e beve un altro sorso di caffè, ma all’improvviso delle labbra morbide e fresche scivolano sulla sua fronte, mentre una mano le spinge la nuca per accostarle la testa a quel contatto confortante. 

Tony resta immobile per un paio di secondi, poi si allontana con naturalezza.

-No, non c’è febbre.- Sorride sornione come al solito, scostandosi una ciocca di capelli castani dalla fronte. Pur rifiutandosi di ammetterlo a se stessa, Pepper adora guardarlo quando si è da poco svegliato. Quante volte ha dovuto lottare con la tentazione di affondare le dita in quella chioma ribelle perché ancora priva di gel o di acconciatura, quante volte ha desiderato annusare il profumo della sua pelle, per ora senza profumi artificiali.

Scuote il capo per scacciare quei pensieri inopportuni. –Sto bene, ho solo dormito poco stanotte.-

-E perché ha dormito poco?-

Ma Pepper ignora la domanda, forse evitando di proposito di ascoltarla.

Torna a guardare la pioggia, ammira la sinuosità serpentina delle gocce che scivolano sul vetro.

-Sa che da piccola ho sempre sperato di diventare una goccia di pioggia?- Pepper sorride malinconica e vede con la coda dell’occhio che Tony si appoggia alla scrivania per passare lo sguardo alla finestra. Nei suoi occhi si specchia un gioco di ombre che scorrono la sua pupilla.

Pare un presagio sinistro.

Pare un avvertimento silenzioso di qualcosa che incombe su di loro.

Pepper avverte una stretta al petto, ma la ignora. Perché ignorare le fa bene, le impedisce di pensare al peggio.

-Come mai aveva questa speranza, Pepper?- chiede lui sottovoce. Pepper ci pensa su.

-Perché la pioggia è leggera e avvolge il mondo in una bolla sovrannaturale. Quando guardo la pioggia mi piace pensare che il cielo pianga perché molti dei suoi figli sono ancora sulla terra e non amano l’idea di ricongiungersi a lui.- spiega dolcemente, alzandosi.

Posa una mano sulla finestra, sorride debolmente. Un tremore malsano le scuote il corpo.

Poi un’altra mano compare a coprire la sua e un fiato che sa di caffè le sfiora il collo, riscaldandola. Lei non s’imbarazza, ma anzi, assapora quel calore nuovo, confortante come l’abbraccio di una madre al figlio piangente. Sente la presenza di Tony, la sua mano che sembra avere tutta l’intenzione di non lasciarla mai senza quella stretta calorosa.

Si sente a casa, Pepper. Sa che và tutto bene.

-Pepper, che succede? Sei strana.- mormora lui al suo orecchio.

Pepper non sa cosa rispondere, non vuole rispondere. Semplicemente chiude gli occhi e si concede per la prima volta di appoggiarsi al petto di Tony. Lo sente pulsare di vita e di stupore che accelera i battiti del cuore.

Devo dirglielo, pensa soltanto. Per lei è giusto che Tony sappia la verità.

Spalanca la bocca per parlare, ma è allora che accade.

Una stretta al petto, una contrazione dei polmoni.

L’aria scompare in un ultimo ansito disperato.

Le ginocchia cedono sotto il peso di un corpo improvvisamente impossibile da sostenere.

Qualcuno la afferra, la chiama, ma lei non sa nemmeno più dove si trova. Tossisce forte, il corpo scosso dai singulti. Qualcosa le scivola sul mento. Pensa sia saliva, ma quando ci passa la mano sopra vede le sue dita sporcarsi di rosso.

Ansima forte e si affloscia come un fiore colto troppo presto dal suo prato. È allora che le sue orecchie vengono raggiunte da un nuovo ticchettio, quello della pioggia.

Per anni ha sperato di tornare lassù, di diventare pioggia anche lei. Eppure, adesso ha paura di farlo.

Non vuole andare, perciò guarda la finestra, scruta il cielo che alleggerisce il suo pianto, forse perché una nuova figlia perduta sta per tornare a lui.

Non lasciare che rimanga da solo, prega semplicemente. Dammi un po’ di tempo, dammi il tempo di stargli vicino… dammi la forza di andare avanti insieme a colui che adesso mi tiene tra le braccia. Non lo merita, non lui… ti supplico, aspetta…

E con quest’ultima supplica Pepper chiude gli occhi e ascolta il suo stesso cuore diminuire i battiti, alleviarli come una bestia anziana ormai al limite della stanchezza. Eppure, di quel corpo abbandonato tra le macerie di una vita andata in pezzi resta qualcosa, una mano ancora viva e aggrappata debolmente al pigiama di un uomo che  urla un nome ormai lontano.

 

§§§§

 

Plic, plic, plic.

Un basso e insistente sgocciolio la sveglia di soprassalto. Pepper ascolta quel suono e pensa di essere ancora accasciata tra le braccia di Tony. Eppure adesso non lo sente urlare il suo nome.

Qualcosa di bianco s’intravede tra le palpebre socchiuse, un respiro basso la sveglia del tutto. Pepper apre gli occhi e vede solo coltri morbide, vaporose, simili a nuvole di palpabile calore.

Sono morta?

Qualcuno brontola a bassa voce, facendole abbassare stancamente lo sguardo. Solo allora si accorge di non essere sola in quella che sembra una grossa scatola bianca.

C’è un uomo accasciato sulla sedia accanto al suo letto. Scompigliati capelli castano scuro, barba accurata, pelle chiara, viso tirato nella stanchezza che sembra averlo finalmente sottomesso a un sonno ristoratore.

Pepper lo riconosce appena distingue l’armatura rossa e oro che indossa. Il casco, o l’elmo come lo si vuol chiamare, è abbandonato ai piedi dell’uomo, come se l’avesse lasciato cadere senza accorgersene nel momento in cui si è addormentato inconsapevolmente.

-Signor Stark…- chiama con voce roca, aggrappandosi alla dolcezza di quel nome. Allunga una mano, combattendo la stanchezza che cerca di fermarla. Alla fine Pepper raggiunge il ginocchio dell’uomo e lo sfiora, risvegliata dal gelo dell’armatura di Iron Man. Eppure, anche quel gelo sa del calore della vita.

Pepper sorride, si guarda il braccio ed estrae la flebo che vi è attaccata. Si alza faticosamente a sedere e guarda il cielo. Non piove più, c’è il sole adesso. Il tempo di piangere, almeno per ora, è finito.

Mi hai sempre ascoltata, vero? Hai capito che non era ancora tempo che diventassi pioggia?

Un raggio di sole le sfiora il viso, accarezzandolo quasi con affetto e Pepper sa che stavolta è finita per davvero.

Si fa forza, punta i piedi e stringe i denti finché non è in piedi. Si appoggia al letto, ignora un capogiro e con uno sforzo titanico raggiunge la sedia di Tony. Si siede sul suo grembo e senza pensare si accoccola contro il suo petto gelido, scolpito dall’armatura. Sembra una bambina bisognosa di affetto, ma non le importa. Almeno per adesso, può concedersi di abbracciare lo stesso corpo che l’aveva già stretta nella morte del tifo che l’aveva quasi sconfitta.

Adesso quell’abbraccio sa di rinascita.

Pepper chiude gli occhi, ma li riapre quando si sente circondare da due braccia di metallo. Guarda Tony e vede sul suo viso un sorriso di beatitudine che lo fa sembrare un angelo tirato giù dal cielo.

-Si sente meglio, vero.- mormora lui, aprendo finalmente gli occhi color cioccolato. Pepper arrossisce e cerca di alzarsi, ma Tony rafforza la stretta sul suo corpo e affonda il viso nei suoi capelli.

-Perché non mi ha detto che era malata? Aveva così fretta di diventare una goccia di pioggia?- chiede lui col suo solito sarcasmo velato, stavolta macchiato da un filo di preoccupazione.

Pepper sorride e appoggia la guancia al petto di Tony. –Forse sì, ma sono felice che non sia successo.- ammette.

-Buffo, credevo che essere il mio sole le sarebbe bastato. Lei è incontentabile, Pepper.-

Pepper sbianca e solleva il viso, specchiandosi negli occhi di Tony. Stavolta non vede ombre oscure strisciare nel castano delle sue pupille. Tutto ciò che resta è un luminoso spettro di luci cangianti.

Forse c’era davvero tempo per la pioggia. Meglio godersi il sole, finché c’era.

Tony sorride un’ultima volta e abbassa il viso. Labbra e labbra si sfiorano, si accarezzano come vecchie compagne ritrovate. È un bacio timoroso, quello, un bacio che sa di mille cose non dette. Un bacio che sa di sole e pioggia mescolati.

Quando si separano Tony le sfiora il naso con un altro bacio leggero come un volo di farfalla.

-Ha ancora voglia di diventare pioggia, Pepper?- chiede infine. Lei ride e guarda il cielo fuori la finestra.

-Per ora dovrò accontentarmi del sole. E poi, se ben ricordo, dopo un temporale spunta sempre l’arcobaleno. Credo che insieme possiamo raggiungerlo abbastanza facilmente.-

 

 

Spazio dell’autrice:

E finalmente rinasco dopo qualche secolo con questo orrore di fiction! Spero che vi sia piaciuta, anche se come al solito sono terribile a scrivere! Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, va bene? anche le critiche sono ben accette! A prestissimo e un bacione forte a chi recensisce o anche a chi legge e basta!

 

Tomi Dark Angel

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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