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Autore: sterne    23/04/2012    9 recensioni
- “Perché sei qui?” Alza lo sguardo evitando accuratamente il mio. Mi guarda qualche secondo distrattamente e poi torna a raschiare il legno della barca.
- “Perché sapevo che ti avrei trovato.” Sospiro cercando di mantenere un tono freddo e distaccato.
- “Perché volevi trovarmi? L’ultima volta hai fatto finta di non vedermi. Sei scappata come una codarda”. Sbotta arrabbiato girandosi verso di me e prestandomi tutta la sua attenzione questa volta.
- “Magari è quello che sono. Siamo uguali del resto.”
- “Sei venuta per insultarmi? Per rinfacciarmi quello che ti ho fatto? Mi dispiace, ok? Quante volte ancora dovrò ripetertelo?”
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Invisibile"



1° Capitolo
"Chi è causa del suo mal, pianga se stesso"

 

Gentilmente betato da Anna Laura

Sono invisibile. Invisibile come avrei sempre voluto essere. Non mi vede più nessuno, nessuno vede più i miei difetti. Nessuno vede più quello che io odio con tutte le mie forze. Nessuno vede più Me.

E’ quello che avevo sempre cercato, quello che sempre ho agognato, ma c'è una cosa negativa in tutto quello. E’ tutto troppo "Invisibile".

Mi avvicino a mamma che seduta al centro del mio letto con le mie foto sulle gambe e la mia maglia tra le mani mentre l'annusa urla disperata con gli occhi ricolmi di lacrime. E io non riesco a farmi sentire. Nonostante urli con tutte le mie forze. “Mamma sono qui, guardami. sono qui...” Lei non mi sente, lei non mi vede. Sono Invisibile...
 
Due giorni prima…
 
- “Perché sei qui?” Alza lo sguardo evitando accuratamente il mio. Mi guarda qualche secondo distrattamente e poi torna a raschiare il legno della barca.
- “Perché sapevo che ti avrei trovato.” Sospiro cercando di mantenere un tono freddo e distaccato.
- “Perché volevi trovarmi? L’ultima volta hai fatto finta di non vedermi. Sei scappata come una codarda”. Sbotta arrabbiato girandosi verso di me e prestandomi tutta la sua attenzione questa volta.
- “Magari è quello che sono. Siamo uguali del resto.”
- “Sei venuta per insultarmi? Per rinfacciarmi quello che ti ho fatto? Mi dispiace, ok? Quante volte ancora dovrò ripetertelo?”
- “No,non serve più ormai, non ce ne sarà più bisogno ..Tranquillo.
Sono venuta per dirti che va bene così, che ti perdono e non mi importa di quello che è successo. Sei stato il primo uomo che ho amato, l’unico in realtà.” Una lacrima sfugge al mio controllo, la cancello in fretta con le mani sperando  che non se ne accorga. Mi giro cercando di allontanarmi in fretta, ma, le sue mani mi fermano.
- “Mi dispiace per come sono andate le cose, non avrei mai voluto che finisse così.” Nemmeno un sospiro esce delle mie labbra. Rimango immobile ad ascoltarlo. Voglio memorizzare ogni suo tratto o dettaglio, ogni tremolio della sua voce.
- “Non andartene, ti prego, rimani un po’ qui con me.” Sussurra…
- “Non posso, ho poco tempo”. Devo andare via prima che il veleno che è in circolo nel mio corpo fermi il mio respiro. Tengo per me questa parte del discorso.
La sua mano continua a stringere la mia, poi la lascia andare, sapendo che è impossibile farmi cambiare idea.
Volevo vederlo per l’ultima volta, volevo dirgli addio, e dirgli che l’ho perdonato. Avrei voluto dirgli che. nonostante tutto, lo amo ancora.
Ma poi sarebbe stato ancora più difficile fuggire via.
Ma il tempo tiranno, è mio nemico.  Non faccio in tempo a fare pochi passi che sento ancora il suo sguardo posato su di me. Quando tutto comincia a girare, la vista si annebbia e le immagini cominciano a distorcersi. Un conato di vomito sembra salire dal mio stomaco, ma è solo l’impressione. Le forze cominciano a mancarmi e l’ultima cosa che sento è la sua voce. Urla il mio nome al vento e al cielo, gli unici testimoni della mia disperazione, il mio atto vile è servito a liberare la mia anima che era incatenata in questo corpo che odiava. Adesso è libera.
 
Mi sento leggera e stordita, mi guardo in torno e non sento più quel dolore al petto, forse il veleno non ha fatto effetto. La mia vista è tornata normale, adesso sento solo freddo.
Mi guardo intorno è vedo che nulla è cambiato, il paesaggio è quello di prima. La barca è sempre lì di fronte a me. Un singhiozzo mi ridesta, mi giro e rabbrividisco.
Il mio corpo giace a terra senza vita e quello della persona che amo lo stringe forte a sé cullandolo, le sue lacrime bagnano il mio viso ormai esanime. Giro attorno a quei corpi che conosco alla perfezione. L’unica cosa che sento è il suono melodioso della sua voce. Rotto solo dai singulti.
- “Ti prego, non puoi farmi questo, puoi odiarmi per tutta la vita, ma ti prego non mi abbandonare, non puoi andartene. Ho ancora tante cose da dirti …Non  puoi lasciarmi così.. Svegliati, ti prego svegliati.” Sussurra queste parole tra i miei capelli, e il mio cuore è sul punto di spezzarsi, anche se non può. Non più ormai.
 
Gli corro incontro, voglio abbracciarlo. Voglio dirgli che sono qui, che non lo lascio, che non me ne vado. Ma non posso. Le mie gambe sono ferme. Il mio corpo non risponde ai miei comandi. Sento una pressione sulla mano destra ma non riesco a capire cos’è. Il mio corpo adesso percepisce le cose in modo diverso. Guardo la mia mano intrecciata ad un’altra mano, le dita bianche e affusolate, mani giovani come le mie. Alzo lo sguardo. Braccio, spalla.. E’ un ragazzo.
I capelli castani scompigliati dal vento incorniciano il suo viso. È di una bellezza sconvolgente. Le labbra rosse come ciliegie sono piccole ma carnose, e gli occhi verde azzurri scrutano mesti e con attenzione la stessa scena che stavo guardando pocanzi anche io. I raggi del sole filtrano tra i suoi capelli e lo illuminano come fosse un angelo. E magari lo è anche, visto che sono… Morta. Sono morta. Di nuovo quel brivido di freddo, devo ancora abituarmi a questa idea.
- “Lasciami!” Urlo spazientita e visibilmente sconvolta. “Voglio andare da lui. Voglio tornare indietro.” Cerco di liberarmi dalla sua stretta. Ma rimango ferma, non mi sono mossa di un solo millimetro.
- “E’ perfettamente inutile tutta questa scena, rassegnati. Non c’è più nulla da fare!” rimane impassibile. La sua voce è calma e distaccata, come se stesse parlando del tempo. Quando io invece sento dentro di me tutta l’angoscia che avevo prima di morire triplicarsi. Perché Dan è lì di fronte a me. Che mi sussurra parole gentili, che mi prega di tornare indietro.. e io non posso. E mi pento di aver compiuto un tale gesto. Perché adesso non posso più tornare da lui. Non posso più stringerlo e sentire il suo profumo. Non posso più sentirlo
- “Ti prego aiutami, voglio tornare indietro. Voglio stare con lui.” Copiose lacrime rigano il mio viso. E il mio corpo è scosso da fremiti e singulti.
- “E’ troppo tardi, mi dispiace. Hai fatto la tua scelta, avresti dovuto pensarci prima.” Sospira tranquillo, la sua calma m’incendia. Come può non avere alcuna reazione?
- “Ma come osi parlarmi così? Devi aiutarmi. Ti prego ” . Mi accascio senza forze a terra, ai suoi piedi. La sua mano stringe ancora la mia. Ma non fa nulla per aiutarmi o per consolarmi. Chi è causa del suo male pianga se stessa, è proprio vero.
 
Dopo lunghi minuti che sembrano ore per me, smetto di piangere, ormai rassegnata all’idea che nulla più si può fare.
- “Chi sei tu?” Chiedo curiosa, non sono più nemmeno impaurita. Il suo viso m’infonde fiducia. E poi che male potrebbe farmi? Il male peggiore me lo sono inflitta io stessa.
- “Sono Markus, per ora ti basta sapere il mio nome. Il resto lo saprai strada facendo.”
- “Chi ti dice che ci rivedremo? Comunque io sono…”
- “ Bridget , so chi sei.” M’interrompe senza nemmeno guardarmi.
- “Bri…” Rispondo seccata “Bene, visto che le presentazioni sono state fatte puoi lasciami la mano. Oltretutto, non credo di averti dato tutta questa confidenza.” Concludo stizzita.
Nessuna parola da parte sua, lascia la mia mano e scompare così com’è comparso.
 
 
 
SPAZIO PER ME
 
Buongiorno fanciulle, sì avete ragione, sto cominciando a rompere lo so. Non è colpa mia, sono le mie mani indemoniate oggi, scrivono cose contro il mio volere.
Allora, inizio una nuova avventura. Non abbandono  “Where were you?” lo prometto. Questa storia nasce dal nulla. Non so come m’è venuta in mente. Una sera mentre tornavo a casa nella vetrina di un mercatino dell’usato ho visto un baule. E ho immaginato una storia con una ragazza fantasma seduta a gambe incrociate su quel baule. Mi rendo conto che può non avere senso ma vi assicuro che per me ce l’ha.
Abbiamo conosciuto i nomi dei protagonisti. Bridget è una giovane ragazza di venti anni con tanti problemi. Che decide che la sua vita è meno importante rispetto a tutto ciò che la circonda e fa questa scelta sbagliata pentendosene subito dopo.
Dan è l’unico vero amore di Bridget. L’ha fatta soffrire tanto ma era l’unico che sapeva come prenderla e anche lui l’amava tanto quanto lo amava lei. Solo che quando il destino si mette in mezzo è difficile opporsi.
E Markus, angelo custode di Bridget l’aiuterà a capire un po’ di cose.
Spero che la storia vi incuriosisca. Se vi va ci sarà un altro capitolo e basta forse ;)  Fatemi sapere che ne pensate.
Ah questo è il mio gruppo storie. Tra incanto e disincanto
Grazie in anticipo.
Clara
 
SPAZIO PUBBLICITA’
Se volete ho scritto altre 3 sciocchezzuole.
“Where were you?”  ancora in corso.
“Non importa…” Minilong di 4 capitoli. Completa.
“Lucciole e Lacrime” Os romantica.

   
 
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