Fanfic su artisti musicali > Queen
Ricorda la storia  |      
Autore: Blue Drake    23/04/2012    2 recensioni
Tre giorni per incontrarsi, tre giorni per scontrarsi, tre giorni per scoprirsi, tre giorni per ritrovarsi, tre giorni per capirsi ed infine... Un solo istante per amarsi.
[Queen Contest: “Funny how love is everywhere” indetto da DazedAndConfused]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brian May, John Deacon, Roger Taylor, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Titolo: Hurricane

Nick: (forum) Suzeanne La Petite, (EFP) Blue Drake

Pairing: David Bowie/Annie Lennox

Rating: Giallo

Warnings: Missing Moments, Lime, One-shot

Battuta scelta: “Ops, non l’ho fatto apposta!”

Prompt scelto: Aspettare

Note dell’autore: nd

 

 


 

 

~~~~~~~~~~~~

 

 

HURRICANE

 

Tre giorni per incontrarsi, tre giorni per scontrarsi, tre giorni per scoprirsi, tre giorni per ritrovarsi, tre giorni per capirsi ed infine... Un solo istante per amarsi.

 

 

 

~~~~~~~~~~~~

 

 

Sabato 18 Aprile 1992, ore 9:30 a.m. - BRAY STUDIOS, Down Place, Water Oakley, Windsor, Berkshire SL4 5UG (United Kingdom)

 

 

 

 

Il motore della Range Rover si spegne, una scarpa lucida sbuca dallo sportello socchiuso, due passi, tre, una goccia cade sul cuoio scuro, il proprietario delle calzature solleva il mento, i suoi occhi azzurri scrutano il cielo ed un'altra goccia precipita sul suo volto corrucciato.

Oh porca...”.

Non fa in tempo a finire l'imprecazione che il primo scroscio d'acqua si accanisce su di lui e sul suo soprabito grigio, appena ritirato dalla lavanderia. Il tempo materiale per raggiungere l'interno degli Studios ed è già mezzo fradicio.

Che cazzo di tempo da lupi!”, sbraita.

Il silenzio, improvviso, attorno a lui, attira la sua attenzione. Solleva lo sguardo e si ritrova ad essere osservato - con divertimento, si direbbe - da quattro paia di occhi.

Beh, che avete da guardare?”, sbotta.

James risponde con un ghigno e, mentre Lisa e Joe si allontanano per tornare alle loro prove, Annie scuote la testa.

Potevi dirlo che andavi a farti qualche vasca prima delle prove. Ci venivo anche io!”.

David sgrana gli occhi, “Ma come siamo spiritosi, stamattina! Intanto i miei capelli si sono sciupati tutti... ed anche il mio soprabito!”, piagnucola.

Con passo svelto, lei lo raggiunge e gli pianta in testa il suo berretto, sorridendo soddisfatta.

Ecco. Ora sei più bello di prima e non ti tocca nemmeno rifarti la piega. Sorridi, bimbo! Non sei felice?!”.

No”, borbotta offeso David, levandosi il berretto e rischiaffandolo fra le mani della collega.

Ma dove sono tutti gli altri, per la miseria?!”, si guarda attorno, poi sbuffa, acido, “Non avevano detto: «Ci troviamo lì alle nove»?”.

Uuhhh... ma come siamo simpatici, principessa. Hai notato che sei entrato qui dentro due minuti fa, e che sono le dieci meno venti? Non puoi lamentarti del ritardo degli altri, se tu sei il primo a non rispettare gli orari! Comunque May sta di là ad arpeggiare sulla Gibson di Iommi, e c'è anche Ronson...”, fa un gesto vago con la mano, “disperso da qualche parte. E NOI dobbiamo provare. Quindi piantala di preoccuparti di chi non c'è ancora e pensa piuttosto a chi invece ti aspetta da più di mezz'ora!”.

David la guarda di sottecchi, con un broncio che arriva fino alle ginocchia. Ma alla fine sospira, si leva il soprabito ormai inutile e rovinato ed allarga le braccia.

Bene, Miss. Io sono qui. Vogliamo cominciare?”.

 

 

John fa capolino dalla porta. Nota Joe, Lisa e Mick che, in un angolino, chiacchierano. Poi la sua attenzione si sposta sull'asta di un microfono, che svolazza qua e là attaccata alle mani di due cantanti, i quali sembrano volerle far fare una gran brutta fine.

Ehm... Tutto a posto?”, si azzarda a chiedere, dopo essersi cautamente avvicinato ma mantenendosi comunque a distanza di sicurezza.

NO!!”, strillano - in perfetta sintonia - i due, evidentemente impegnati in un importantissimo battibecco.

Ecco... Molto bene. Io volevo solamente scusarmi per il ritardo. E... uhm... non appena il nostro batterista sarà riuscito a trovare l'entrata, credo che potremo cominciare... spero”.

Li guarda, dubbioso, ma quelli annuiscono, fissandosi poi con astio.

Molla il microfono, dolcezza!”.

No! Deve stare in mezzo. Siamo in due”.

Ma no!? Sei un genio”.

Piantala, David”.

Se no?”.

Invece di rispondere, lei gli pesta un piede, facendolo saltellare, urlante, per mezzo studio e godendosi la scena in disparte.

John, intanto, continua ad osservarli e sospira, pensando che no: la giornata non è iniziata per niente bene.

SIGNORII! Come andiamo?!”.

John e Brian - comparso in sala giusto in tempo per godersi lo spettacolino - fissano, perplessi e scoraggiati, l'entrata in scena del loro compagno, poi Brian guarda John, e John guarda Brian.

Ma non potevi affogarlo nello scarico del WC?”.

Il bassista ghigna, “Non ci stava la testa. Ho tentato di buttarlo giù dalle scale, ma è stato più veloce di me”.

Fantastico. Ce lo teniamo così com'è, allora”.

Se non hai altre idee...”.

 

 

È ormai passata la una, quando qualcuno propone: “Ordiniamo il pranzo?”.

È Spike che, dopo la mattinata infernale passata tra musicisti intrattabili, non chiede di meglio che dileguarsi con la scusa di recuperare il cibo per tutti. Ed infatti, i tutti in questione, esclamano, per una volta d'accordo, “SIII'! Evviva Spike! Sei tutti noi!”.

Sì, certo. Come no”, bisbiglia Edney, scomparendo in fretta per concedersi un po' di respiro.

 

 

HEY! Quella patatina era mia!”, strilla, indignata, Lisa.

David sorride, sornione, ed addenta, soddisfatto, il bottino. Per punizione, Annie gli molla un altro calcio negli stinchi e, mentre lui ulula di dolore, lei gli frega tre patate al forno e le dona a Lisa, la quale ridacchia e ringrazia sentitamente.

Sei una prepotente. E manesca!”, protesta David.

E tu un maleducato e viziato damerino! Che vuoi farci?”.

A lui prudono le mani. Ma non è chiaro se per la voglia di scaraventarla giù dal suo trono oppure altro. Si trattiene, segnandosi l'ennesimo affronto ed attendendo il momento più propizio, per poi fargliele pagare tutte assieme.

 

 

All'alba delle tre di pomeriggio, quando più o meno tutti si sono rimessi al lavoro, a grande richiesta fa la sua teatrale comparsa in scena Mr. Rose.

BUONGIORNOOO!!!”.

See... buonanotte”, borbottano Josh e Chris, più o meno nel medesimo istante.

Pare, dopotutto, che ci sia un grande affiatamento nel gruppo. Con un po' di fortuna, anche le canzoni potrebbero venire bene. I due Roger si fissano, dei due il più riccio ridacchia, l'altro incrocia le braccia ed annuisce, apparentemente soddisfatto.

Vedi, John? C'è chi sta messo peggio di me”.

Ah, ecco...”, risponde il bassista, “Che bella consolazione”.

 

 

È già scesa l'oscurità, fuori dagli Studios, quando Ian, allontanatosi un attimo da Mick, David e gli altri per bere qualcosa, fa ritorno con un'idea.

Che ne dite se uscissimo tutti quanti a cena?”.

Gli sguardi perplessi dei presenti non sono molto incoraggianti. Ma, lungi dall'esserne impressionato, aggiunge, “Avanti! È sabato sera, e non piove più! Mangiamo qualcosa, beviamo in compagnia e poi ognuno per i fatti suoi e ci ritroviamo sempre qui domani! Allora...”, chiede speranzoso, “Che ne dite?”.

George, Paul e Robert annuiscono, riuscendo a trascinare il resto del consistente gruppo.

 

 

Sono ormai passate le due di mattina, quando l'allegra comitiva inizia a disperdersi alla spicciolata. Brian e John raccattano i due Roger, Spike, Josh e Mike, trascinandoli in auto e riportando tutti, più o meno sani e salvi, in albergo.

Seal aiuta Slash a staccare Axl dallo sgabello del bar, ed insieme a Tony si dileguano nella notte.

Lisa, George, Paul ed Elton, chiacchierando, prendono un taxi fino alle loro camere.

Joe, decisamente ubriaco, tenta di infilare la lingua in bocca a Gary, il quale si scansa prontamente, lasciando così il povero James in balia dei bollori del collega.

David si offre di dare un passaggio a Liza, la quale però declina gentilmente l'invito, sostenendo di aver già trovato il proprio accompagnatore: Robert. David, sconfitto e sconfortato, si volta, sbuffando, con un mezzo giro su sé stesso, ritrovandosi a fissare i suoi occhi azzurri in quelli ironici di Annie.

NON... ti azzardare a ridere”, l'ammonisce, prima ancora che lei trovi il tempo di dire alcunché.

Invece di parlare, sorride, in modo decisamente ambiguo.

Se è ancora valido, accetterei io quel passaggio”.

Lui la guarda, piuttosto incredulo, sospettando qualche trucchetto celato nella sua espressione apparentemente amichevole.

Che hai in mente, signora?”.

Il sorriso di lei si allarga, “Proprio nulla. Solo un semplice viaggio in auto fino al mio alloggio... Sempre che tu sia d'accordo. Non voglio certo costringerti a...”.

D'accordo”.

Come?”.

David si agita sul posto, facendo ticchettare i tacchi delle scarpe.

Ho detto di sì. Sì, va bene. Ora andiamo! Non vorrai mica stare qui tutta la notte, impalata sotto un lampione, no?”.

Uhm... immagino di no”.

La osserva di traverso. Non riesce a fare a meno di essere sospettoso, soprattutto visto lo strano comportamento che sembra avere quella notte.

Bene, allora muov...”.

L'esortazione del cantante, viene interrotta dal passaggio in volata di un Brian piuttosto trafelato che, correndo spedito, si scusa, precipitandosi dentro il locale dal quale era uscito poco prima. Annie e David si guardano straniti, leggendo, l'una negli occhi dell'altro, gli stessi dubbi e le stesse perplessità che provano in quel momento. Un paio di minuti dopo, il chitarrista sbuca dal ristorante, trascinandosi appresso il signor Fornaciari, che ha un'aria non propriamente presente.

Aehmm... Chiedo scusa di nuovo. Continuate pure senza problemi”, li rassicura il riccio.

David scuote la testa e, sempre sulla difensiva, propone, “Vogliamo andare, My Lady?”

Stanno per salire in auto, anzi, lui è già praticamente al volante, quando lei si ferma, con una gamba su ed una giù.

Ah, cavolo! Aspettami un minuto, per favore”.

Detto questo, senza lasciare al suo accompagnatore il tempo di replicare, scompare oltre l'angolo.

Ma che... ?”.

David sbatte le ciglia, confuso. Sta per dare una craniata al volante della sua Range, ma ci ripensa all'ultimo secondo, limitandosi, saggiamente, ad attendere il ritorno della sua imprevedibile dama.

Annie ricompare, qualche minuto dopo, trafelata e saltellante, con una borsetta in una mano ed una scarpa nell'altra.

Hai fatto compere a quest'ora, mia signora?”, chiede lui, ironico.

No, scusa. Avevo scordato la borsa al ristorante. Ora ho la borsa, ma ho perso il tacco di una scarpa”.

David sospira, levando gli occhi al cielo.

Ma ne ho di ricambio in camera”, si affretta ad aggiungere, a mo' di rassicurazione, “Possiamo andare... grazie”.

Alla buon'ora”, borbotta lui, osservandola con la coda dell'occhio, mentre avvia il motore.

 

 

Sette e mezza di mattina. Si stropiccia gli occhi, dopo aver dormito sì e no tre ore. Sbadiglia rumorosamente e si guarda intorno. Per un momento è spaesato, non ha la minima idea di dove si trovi. Poi rammenta la sera precedente al ristorante, e ancora prima gli Studios. Allora, facendo mente locale, ricorda di essere in una camera d'albergo. Quel giorno ci saranno le ultime prove, prima della grande serata.

È strano, non si sente nervoso, non al pensiero di salire sul palco di Wembley, per lo meno. Invece, ciò che davvero lo innervosisce, è sapere che stamattina gli toccherà rivedere quella peste di donna. L'idea lo mette in agitazione più di mille concerti, l'attesa ancora di più. Che cosa può voler dire? Mah... Chi se ne frega! È ancora seduto nel letto, e sono quasi le otto. Deve proprio darsi una mossa, se vuole evitare di venire rimproverato, anche oggi, per il suo ritardo - come se, invece, gli altri spaccassero il minuto/secondo! - Mette un piede fuori dal letto, fa un metro e caccia un urlo disumano, dopo aver dato, involontariamente, un calcio al comodino, a piedi nudi. Si risiede, dolorante, sul letto, intento a massaggiare la bua, coi lacrimoni agli occhi. Per la prima volta, nota di essere pieno di lividi.

Ma che cavolo... Argh, quella maledetta strega me la paga!”.

 

 

Le nove in punto! E non si vede un cane nemmeno a pagarlo a peso d'oro! È domenica mattina, e lui è fermo davanti alla porta chiusa degli Studios, a lanciare maledizioni in telugu a tutti i suoi colleghi, agli organizzatori ed allo staff al completo. Immerso in questi foschi pensieri, nemmeno si accorge dell'arrivo di un taxi.

Buongiorno, Dave!”.

Lui trasale, impreparato, e non riesce nemmeno a snocciolare tutti gli insulti con i quali aveva in mente di ricoprirla. Si limita a fissarla, con gli occhi da triglia, balbettando una misera risposta al suo saluto.

Ah... buo-buongiorno anche a te”.

Dormito bene, divo?”.

David si chiede come faccia, lei, ad essere così sveglia, pimpante ed allegra. Dopotutto, non può aver riposato molto più di lui. Grugnisce, senza sprecare una sola sillaba. Lei invece sorride, mandandogli definitivamente in pappa quel poco di cervello che si ritrova da quella mattina. Vorrebbe chiederle che c'è, di tanto divertente, da farla sembrare così... raggiante. Solo, non trova le parole. La sensazione di avere la lingua incollata in bocca è davvero spiacevole. Spera vivamente che passi, almeno per il momento in cui dovrà usarle entrambe per cantare.

 

 

Oggi sembrano tutti infinitamente più nervosi. George lo sta fissando, da dietro le lenti ambrate, da più di venti minuti. Finirà col far innervosire anche lui, di questo passo. Per provare a darsi una calmata, si accende una sigaretta. Il tempo di arrivare al microfono - quella mattina ne hanno uno ciascuno. Quale grazia! - e quella vipera della sua collega gli lancia un'occhiataccia maligna. La sua presenza ostacola la concentrazione in modo molto preoccupante. Non gli riesce assolutamente di starsene fermo. Dopo la quinta sigaretta, si toglie il soprabito e stritola l'asta del microfono, per impedirsi di stritolare il collo della donna al suo fianco.

David, dovremmo...”.

No”.

Annie solleva un sopracciglio, perplessa ed un attimino seccata.

Non sai nemmeno quello che stavo per dire”, protesta.

Non mi interessa”.

Ah, bene. Allora, per curiosità, perché sei qui?”.

Per cantare. Ovvio!”.

Certo... E quindi, ora, che cosa staresti facendo?”.

Canto?”.

No, dolcezza, tu STARNAZZI come una gallina”.

David fa una smorfia accigliata. “Non è vero”, si lagna, piagnucoloso.

Lo è, invece. E dato che tutti sappiamo che puoi fare decisamente di meglio, mi chiedo quale sia il tuo problema”.

Non ho problemi”.

D'accordo, signor Bowie. Se non hai problemi, vedi allora di combinare qualcosa di buono. Nel caso te lo fossi dimenticato, domani sera si va in scena, che tu sia pronto oppure no”.

Ecco fatto. Ora sì che si sente agitato e nervoso. Dannata donna!

 

 

L'ultima eco delle congas si dissolve nell'aria immota. Per un breve momento, è silenzio. Poi, di nuovo il chiacchiericcio, ad invadere lo spazio vuoto, qualche battito di mani di incoraggiamento, risate e pacche sulle spalle. David sospira, solleva gli occhi ed intravede nuovamente il suo sorriso. È strano. A volte sembra perfino... dolce, proprio come lo sguardo che gli ha appena rivolto.

Questa sera, niente cena collettiva. Nessuno sembra davvero desideroso e dell'umore adatto per passare ore in compagnia di tanta gente, rinchiuso in qualche locale. Bene, vorrà dire che ne approfitterà per recuperare un po' di sonno, così - magari - domani non farà eccessivamente schifo, su quel palco. Sta recuperando la sua giacca blu ed il soprabito, quando sente un leggero tocco sulla propria spalla. Si volta, lentamente, e la vede ferma e silenziosa.

Che succede? Problemi?”.

No. Pensavo... Te la senti di darmi un altro passaggio fino al mio albergo?”.

Mi hai preso per il tuo chauffeur personale?”.

Nota i suoi occhi che si spalancano, sorpresi, ed un sorriso mesto che increspa le sue labbra. Scuote la testa.

No. Mi scuso per averla importunata oltre il dovuto, Sir”.

Gira sui tacchi e si allontana.

Non fa, però, molta strada. Lui la ferma, afferrandola per un polso.

Hey, aspetta. Non ho detto di no”.

Non hai detto neppure di sì. E sembravi piuttosto scocciato”.

Lo sono sempre. O almeno... lo sembro. Vogliamo andare?”.

Annie annuisce, anche se palesemente dubbiosa. Si fermano, a salutare chi ancora è rimasto in studio, dandosi appuntamento per l'indomani mattina. Poi, finalmente, sono fuori. Le loro figure, isolate, quasi scompaiono nella nebbia di quella sera. L'aria è fresca, quasi pungente. Si affrettano a raggiungere l'automobile.

Nessuno dei due parla, durante il viaggio. Annie è stranamente silenziosa, il suo sguardo sembra vagare per la brughiera tremolante che appena si intravede dal finestrino. David è nuovamente nervoso, ed ormai sa che la colpa del suo stato è imputabile alla vicinanza di lei. Eppure, lei, non fa nulla, nemmeno lo guarda.

È lui, invece, ad osservarla, con discrezione, per evitare che se ne accorga. Di tanto in tanto i suoi occhi azzurri si spostano sulla sua figura, seria ed immobile. Osserva, pensieroso, la sua mano, posata sotto il mento, le sue ciglia, che le incorniciano gli occhi assorti nella notte, la fronte pallida, un po' aggrottata, evidentemente tesa nei propri pensieri, le sue labbra, sottili e rosa... le sue labbra.

Scuote vigorosamente la testa, tornando con gli occhi sulla strada, deciso a raggiungere al più presto l'alloggio della sua passeggera, scaricarla davanti alla hall e filare via, veloce come un refolo di vento.

Ma, quando la sua auto si ferma davvero all'entrata dell'albergo, d'un tratto avverte un peso sul proprio petto, una sensazione sgradevole, che non sa come spiegare. Lei ha già aperto la portiera. Lo stesso fa lui, di scatto, e la osserva, dall'altra parte del tettuccio. Per un istante, i loro occhi si specchiano, poi lei si volta, avviandosi verso l'edificio.

David si ritrova a seguirne le orme, fermandosi a poca distanza da lei. Non sa che dire, ora. Con le mani in tasca ed i piedi ballerini, fissa la ghiaia sotto le loro scarpe.

C'è forse qualcosa di cui mi devi parlare?”.

La voce di Annie è pacata e, stranamente, gentile.

No, io... Non lo so, veramente”.

E trema, ma non per l'aria frizzante. Trema per quel suo sorriso dolce, che gli fa torcere le budella ed ammazza i suoi neuroni stanchi.

Forse sì”, ammette, “Ma non credo che sia...”.

Cosa?”.

Il suo bisbiglio, a malapena udibile, lo fa trasalire. Così vicino che ancora può avvertire il tepore del suo respiro sulla guancia. Non nota affatto i suoi tacchi che si sollevano dall'acciottolato, né i suoi occhi che si avvicinano. È distratto dalle piccole mani che si posano, leggere, sul proprio petto. Il tempo di abbassare lo sguardo sulle mani, e quelle labbra, rosa e sottili, si posano, morbide, sulle sue.

Profumo di cannella e... tabacco e... Ed in un soffio tutto finisce. Lei si è già scostata, i suoi tacchi sono tornati ad appoggiare a terra. Ma quel piccolo sorriso non è ancora scomparso dalla sua bocca.

Buona notte, David. Ci vediamo domani”.

 

 

 

Ci ha messo un'eternità per schiodarsi dallo spiazzo di fronte al suo albergo, e per fare ritorno al proprio. Ma ora, che è finalmente a letto, non riesce a prendere sonno. Troppi pensieri in testa, troppa confusione, troppi... odori, sulla propria pelle. I suoi occhi si chiudono solo alle prime luci dell'alba, e si riaprono poche ore dopo, quando il sole è già alto ed è ormai evidente che, anche oggi, sarà in un ritardo mostruoso.

 

 

Nessuno sembra degnarsi di notare il suo arrivo, quella mattina. D'accordo che sono già quasi le dieci e mezza e c'è un gran fermento, d'accordo che c'è un sacco di lavoro ancora da sbrigare e poco tempo rimasto a disposizione. Ma, cavolo, almeno un cenno di saluto! Non pensa sia chiedere troppo, dopotutto. Sbuffa, infastidito, rassegnandosi a passare del tutto inosservato fino a sera. Ma, mentre controlla che nella custodia il suo sax sia lindo e pronto a dare il meglio di sé, quasi si fa cogliere da un principio di infarto, quando una voce fin troppo conosciuta e familiare lo saluta, con eccessiva allegria.

Ma buongiorno, Dave-Dormiglione!”.

Si volta, con il cuore a tremila e gli occhi fuori dalle orbite.

Mi signora, cercare di ammazzarmi prima di un concerto di questa portata non la trovo, in coscienza, una mossa molto saggia”.

Annie ride, divertita, e David si perde un momento in quel suono incantevole.

Hihihihi...”.

È davvero molto divertente?”, si informa, incuriosito.

No, no... ehm... opss... non l'ho fatto apposta, davvero!”.

Buon per te. Ma poi, ricorda che dovrai convincere anche gli altri, della tua buona fede”.

All'improvviso, lei è più vicina di quanto si aspetti – e, forse, anche di quanto sia auspicabile - e lui trattiene il fiato, turbato.

Ti chiedo scusa, signor Bowie. Spero davvero che vorrai perdonarmi”.

Perdonarla? Come no. A dire la verità, lui vorrebbe ben altro. Ma forse - forse - non è il momento, né il luogo ideale, per soddisfare le proprie voglie. Meglio attendere tempi migliori... se mai arriveranno.

Oggi stai bene?”.

La domanda di Annie lo sorprende un poco, lasciandolo interdetto.

Certo. Perché non dovrei?”.

Non ne ho idea. Ma ieri sembravi proprio su un altro pianeta”.

Già, riflette amaramente David, difficile concentrarsi e rimanere con i piedi per terra, con lei intorno. Lei, così imprevedibile. Lei, a volte così dura e quasi crudele, ed altre gentile e perfino premurosa, così dolce da confondere le idee. Lei, che vorrebbe baciare di nuovo, per risentire nella propria bocca quel sapore un po' speziato.

Sto bene, grazie. Farò il mio dovere e nessuno si lamenterà”, risponde, secco, quando invece vorrebbe sussurrarle parole dolci e perdersi nel suo profumo.

Ora, sul suo viso, c'è un'espressione rassegnata, persino malinconica. Con un sospiro rumoroso, sembra però riuscire a scacciare l'insicurezza e gran parte dei pensieri infausti. Poi, gioviale, con un pizzico di malizia nella voce, chiede, “Allora, mio duca, che cosa indosserete, questa sera, per il grande evento?”.

La sua improvvisa curiosità, in qualche modo infantile, fa sorridere David.

Dipende, mia signora”.

Da cosa?”.

I suoi occhi, ora, sono grandi, proprio come quelli di un bambino alle prese con la scoperta di un nuovo mondo, tutto da esplorare.

Da ciò che indosserete voi”.

Così si gode, in santa pace e con una certa soddisfazione, la sfumatura rosa pesca che colora le sue gote.

 

 

Il resto della mattinata, e gran parte del pomeriggio, lo trascorre in sua compagnia, divertendosi come un matto a punzecchiarla, fingendo di non notare l'imbarazzo che, di tanto in tanto, accende il suo sguardo, dedicandosi ad innocenti passatempi pur di evitare di pensare troppo a lei, come sa che non dovrebbe.

Ma è difficile nascondere lo stupore e la semi-paralisi facciale che lo coglie, nel momento in cui lei esce dal camerino, completamente trasformata in una creatura che sembra appena uscita dalla propria fantasia.

Beh, non dici nulla?”.

Uhm...”.

Difficile trovare le parole giuste per descrivere il subbuglio che si agita, ora, nella propria testa.

Non ti piace?”.

La sua voce è leggermente incrinata, dal dubbio e da un accenno di tristezza.

Ehr... no... cioè, sì... è solo che...”.

Oh beh, dannazione! A che pro farsi tanti problemi? Tanto vale dire le cose come stanno, e vada come deve andare.

Cazzo, sei bellissima”.

Ecco, l'ha detto... e lei sta ridendo. Ma fantastico!

Ho detto una cosa così buffa?”, borbotta David, confuso ed offeso.

Eh? Oh no... No, no, è solo che non me l'aspettavo. Sei stato molto chiaro e diretto e...”, stavolta lui non può vedere il rossore, coperto dal cerone bianco, “Grazie”, mormora appena, fissandolo diritto negli occhi.

In quel momento, vorrebbe poterla stringere, baciare, lasciarsi avvolgere dal suo profumo eccitante. Esatto: vorrebbe. Gli è però sufficiente un'occhiata all'intorno, per sapere che no, quello non è - di nuovo - il momento giusto. E forse, quel momento, non arriverà mai.

 

 

Ormai è tardi. Le luci, sul palco, iniziano ad accendersi, mentre quelle dietro le quinte si abbassano o si spengono completamente.

Sì, ora è proprio tardi. Tardi, anche solo per pensare a qualunque altra cosa che non sia lo spettacolo. Sente le sue dita sfiorargli una mano, ed il desiderio di voltarsi e sprofondare in lei è quasi soffocante. Concentra, allora, tutta la propria attenzione su ciò che riesce a scorgere su quello stesso palco che, fra non molto, calcherà lui stesso. Non può proprio permettersi di lasciarsi trasportare dalle proprie emozioni. Non ora. Non... ancora.

 

 

Devastante, ed assurda. Ogni volta, è questo ciò che grida la propria testa, di fronte a qualcosa di troppo grande per essere descritto da semplici e banali parole umane.

Eppure, è anche meravigliosamente bello, come trovarsi nel mezzo di un ciclone, poterne vedere i contorni, percepirne la potenza, osservarne gli effetti e sapere che basterebbe così poco, basterebbe allungare una mano, per venirne a propria volta travolti ed irrimediabilmente risucchiati.

Una sterminata distesa, migliaia di persone, da non riuscire a distinguerne la fine, tutte quante assiepate di fronte a loro. Una forma d'arte che è anche una forma di potere.

Ma basta un piccolo cambiamento, e l'attenzione si sposta dalla moltitudine alla figura che si avvicina, radiosa, in una nuvola di tulle nero e lustrini. Nient'altro, allora, esiste. Solo lei, ed i suoi occhi trasparenti, che scintillano dietro la maschera. Rimane, per un lungo istante, completamente spiazzato ed avvolto da una pioggia di sensazioni contrastanti, ma alla fine l'accoglie, con un sorriso, solo per lei, porgendole una mano tesa.

Bentornata, mia piccola dama splendente”, sussurra, senza emettere alcun suono.

 

 

Ed è la musica, che insieme li avvolge e li trascina lontano, in alto, fino quasi a sfiorare quello stesso cielo che, forse, ospita colui al quale questa sera rendono omaggio.

Lei si muove, leggera, per il palco, soffice e delicata, forte e potente. Per lunghi momenti, le loro voci sono una sola, e le loro anime si incontrano nel mezzo, riconoscendosi. È così vicina, ora. Sente il suo corpo aderire al proprio e vibrare di energia, avverte il suo calore. Le sue labbra sono così vicine, una tentazione a cui è ben difficile resistere. Il suo respiro, sulla guancia, è agonia. Desidera che lei lo baci ancora, proprio in quel momento, al culmine della loro canzone. Si scopre a stringere quel corpo sottile, ancora di più, fino a sentirlo parte di sé, fino ad annullare ogni distanza.

Baciarla ora. Trattiene, a stento, una risata. Sarebbe una follia.

Assieme, pronunciano le ultime parole, in un soffio, poi lei si stacca, infine, dal suo abbraccio, allontanandosi di qualche passo. Una distanza che, in quel momento, sembra incolmabile. Ancora si guardano. Mentre lei gli regala un altro sorriso, la musica giunge al suo termine e le ultime note si perdono, nell'immensità dello stadio e della sera.

Pochi passi e potrebbe essere nuovamente fra le sue braccia. Pochi passi, per averla di nuovo con sé. Ma gli è sufficiente guardarsi intorno: dietro di loro, gli amici e colleghi, di fronte un mare infinito di persone, che non desiderano altro che sentirli suonare.

No. Ancora una volta, no. Dovrà attendere. Ma per quanto, ancora? Sarà un'attesa senza fine?

Con un ultimo saluto alla sua dama, torna a dedicare la propria attenzione a quello sconfinato pubblico. C'è ancora uno spettacolo da portare avanti. Tutto il resto può - DEVE - aspettare, perché lo spettacolo deve continuare.

 

 

 

 

 

FINE

 








 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Queen / Vai alla pagina dell'autore: Blue Drake