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Autore: Annoiata    23/04/2012    1 recensioni
Raccolta di One-Shot incentrate su un personaggio ed ambientate in un determinato periodo storico. Spesso il personaggio incontrerà una figura di spiccata importanza caratteristica di quel periodo.
1) Arthur Kirkland/Oscar Wilde
"Dovresti fare l’attore. Non sei brutto, sei soltanto povero. Hai dei begli occhi, e dei lineamenti quasi femminei. Potresti diventare un attore, ed io potrei darti quello che vuoi. Potrei provare compassione per la tua misera situazione, se solo tu facessi qualcosa per quei vestiti. E per quest’odore. Oh, e soprattutto per queste antiestetiche sopracciglia"
2) Seychelles (Goldie)/Jack lo Squartatore
3) Francis Bonnefoy/Napoleone Bonaparte
Genere: Dark, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Waterloo, 18 giugno 1815

Il piano di battaglia era semplice, ed a detta di Francis Bonnefoy, un vero capolavoro.

Muovere dritto al centro della linea alleata in modo da fare una breccia fra il nemico, tagliarlo in due, spingere la metà britannica su Hal e la metà prussiana su Tongres, fare di Wellington e di Blucher due enormi tronconi; prendere Mont-Saint-Jean, impadronirsi di Bruxelles, buttare il tedesco nel Reno e l’inglese nel mare. Una volta divisi, Napoleone li avrebbe bombardati senza tregua. Bisognava far convergere l’artiglieria su un dato punto, e tempestare quel punto con la mitraglia e con i cannoni. Colpire, colpire, colpire senza tregua. Mai indietro. Il generale contava sull’artiglieria, e loro ne avevano eccome.

Duecentoquaranta bocche da fuoco francesi contro centocinquantanove inglesi.

Era così facile.

Quando il giovane Bonnefoy la sera prima era stato portato da suo zio, uno dei pochissimi veterani sopravvissuti alla campagna di Russia del 1812, al cospetto del generale Napoleone; la vittoria sembrava ad uno schioppo di tiro.

Ah, le Général. Aveva dovuto pregare suo zio in ginocchio per poterlo finalmente incontrare di persona. Quella notte pioveva ed il fango ostacolava i movimenti più semplici, eppure il generale aveva acconsentito a riceverli, e Francis aveva potuto ascoltare quella che era la perfetta pianificazione della vittoria direttamente dalle sue labbra.

Era rimasto ad osservarlo in silenzio, sforzandosi di apparire più freddo e composto possibile, quando in verità si sentiva trepidante come un bimbetto che aspetta il suo primo regalo. Ma il regalo più inatteso era venuto uno volta tornati all’accampamento: lo zio gli aveva promesso che sarebbe stato destinato alla Belle-Alliance. Far parte della Belle-Alliance significava trovarsi sotto diretto comando di Napoleone, prendere ordini direttamente dal generale significava tutto, almeno per lui.                                                                  

Francis infatti era ancora uno dei pochi tra i suoi commilitoni a pronunciare il nome di Napoleone con assoluta reverenza. Dopo la fallimentare campagna di Russia e la fuga, in molti cominciavano a guardarlo con occhi diversi. Ma Napoleone era tornato, e stavolta avrebbe vinto.

Era così sicuro che avrebbe vinto.

Il generale era un genio, uno stratega superiore a tutti i capi dell’esercito francese.

Ad Abukir una delle sue palle di cannone aveva ucciso sei uomini.

Per il soldato Bonnefoy era impossible perdere quella volta. S’immaginava l’imperatore a cavallo, che scrutava il campo di battaglia da un’altura con il suo cannocchiale, il suo volto autoritario sotto il cappello a tricorno della scuola di Brienne, la divisa verde, soprabito grigio, panciotto e pantaloni di velluto, stivali con speroni d’argento e spada al fianco; pronto a scagliare l’esercito in campo aperto contro il nemico.

Ma dov’era adesso il generale?

Con suo gran dispiacere, Francis era tornato all’ultimo momento sotto il comando del principe Jérome Bonaparte, sulla strada di Nivelles, a Hugomont.

Era lì che si trovava adesso. Lui ed altri suoi commilitoni, rintanati come ratti nella cappella del castello.

L’attaco al vecchio castello di Hugomont era cominciato in ritardo, così come il resto della battaglia, ed era stato giudato in fretta e furia, troppa furia. Francis, deluso, non aveva potuto fare altro se non lasciarsi trascinare nel fango dall’intera ala sinistra francese.                                                                                                                     
Ne aveva uccisi tre, tutti inglesi. Li riconosceva dalle divise.

Proprio mentre stava per gettare a terra la sua carabina ed afferrare quella appartenuta al cadavere accanto a lui, riuscì a percepire, tra il rumore assordante degli spari, una frase distinta:

<< Balle de canon! >>

Francis non fece neanche in tempo a voltarsi, che si ritrovò a terra fra mille pezzetti di pietra e vetro. Provò un dolore acuto alle gambe, fece per gridare dal dolore ma la voce gli morì in gola. Le immagini si fecero sfocate, poi una forza sconosciuta lo costrinse a chiudere lentamente i profondi occhi azzurri.

***

Quando rinvenne la cappella era diventata una fornace. Francis era ancora sdraiato per terra, ma oltre a qualche cadavere non c’era traccia dei suoi compagni. La testa gli girava, e non riusciva a distinguere bene le voci provenienti dall’esterno.

Urla o sussurri? Spari o parole? Voci inglesi, tedesche o francesi?

Tossì violentemente a causa del fumo, e sempre per colpa di quest’ultimo gli occhi cominciarono a lacrimargli.

 Gli ci vollero pochi secondi per inquadrare la situazione, e la sua mente ormai provata restrinse il campo all’unica spiegazione possibile:  quei cani bastardi degli inglesi avevano ucciso tutti i suoi compagni ed avevano incendiato la cappella.

Doveva uscire di lì, ma non riusciva a muoversi, qualcosa gli bloccava le gambe. Spossato, alzò il collo più che potè, e con orrore scoprì che ciò che l’enorme statua in legno della Madonna appoggiata al muro gli era piombata addosso, e lo teneva inchiodato al pavimento con tutto il suo peso. Tentò allora di mettersi a sedere, reggendosi sui gomiti insanguinati in un ultimo patetico sforzo.

Subito ricadde a terra privo di energie. Chiuse nuovamente gli occhi e rassegnato, si abbandonò al suo destino.                                                                                                                                                                                          
In quegli attimi ebbe il tempo di rimettersi nelle mani di Dio e di maledire sè stesso e quella battaglia.

Francis Bonnefoy morì soffocato dal fumo e dalla stanchezza, mentre l’unico raggio di sole in quella giornata tetra, penetrato da uno spiraglio sul tetto della cappella, si chinava a baciargli il volto.

***

Eccomi qua. Come vedete in questo capitolo il personaggio storico non interagisce molto con il protagonista, ma ho voluto mantenere la figura di Napoleone distante da quella semplice del giovane soldato. Ah, e Francis si sbaglia, furono i francesi stessi ad appiccare l’incendio alla cappella a Hugomont. L’hanno lasciato lì perchè credevano fosse morto. Cosmopolita e miristar, sono contentissima che il capitolo di Sesel vi sia piaciuto, e spero con tutto il cuore che vi piaccia anche questo.

  
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