Anime & Manga > My HiME - My Otome
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Autore: bik90    25/04/2012    1 recensioni
Questa storia è ambientata 18 anni dopo "Il portale", aspetto opinioni per sapere se ho il benestare a continuarla! Non voglio annoiare nessuno, grazie!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nagi Homura, Natsuki Kuga, Nuovo Personaggio, Shizuru Fujino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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<< Io non voglio perderti >> disse la donna poggiando il mento sulla spalla dell’altra e abbracciandola.
Natsuki le sorrise accarezzandole una guancia.
<< Purtroppo sai anche tu che potrebbe accadere >> le rispose.
Shizuru annuì mentre una lacrima solitaria le rigò il volto.
<< Ti amo, Natsuki >>.
 
Era notte fonda e la strada solitaria. L’unica fonte di luce era la sigaretta che stava fumando e, quando terminò, gettò la cicca per terra con poco garbo. Con calma espirò il fumo divertendosi a farlo uscire a cerchi concentrici e sorrise quando terminò guardando dritto avanti a sé.
<< So che ci sei >> disse << E’ inutile continuare a giocare a nascondino, non credi? >>.
A quelle parole, una scarica elettrica partì da un punto indefinito e, se non l’avesse schivata, l’avrebbe sicuramente colpita. La ragazza non si scompose troppo e non smise di sorridere. Si pulì gli abiti dalla polvere e pronunciò una sola parola.
<< Duran >>.
Immediatamente il suo Child apparve al suo fianco, grande ed imponente con i suoi grandi occhi gialli che si guardavano intorno.
<< E’ davanti a noi >>.
Il lupo meccanico si voltò e si mise in posizione d’attacco. Non era la prima volta che combatteva accanto alla sua nuova padrone, erano dieci anni che era diventato il suo animale e lei si era sempre comportata bene, non aveva mai avuto timore di combattere e di usare i suoi poteri. Era una guardiana in gamba, la degna erede di sua madre. La ragazza si mosse velocemente tenendo ben strette nelle mani le pistole dal calcio madreperlato. Aveva imparato a non farsi mai cogliere impreparata.
<< Vieni fuori! >> tuonò rivolta a un gruppo di alberi.
Pochi attimi dopo sparò i primi colpi ordinando al suo animale di caricare le pallottole d’argento. Sentiva l’adrenalina salirle e darle alla testa, il cuore aumentare le pulsazioni, ogni muscolo del suo corpo tendersi pronto all’azione. Con gli occhi riuscì ad intravedere un veloce movimento. L’Orphan non aveva intenzione di uscire allo scoperto; toccava a lei scovarlo. Corse tra gli alberi sempre col suo Child accanto, sentirlo presente nella sua vita le donava sicurezza. Era il suo unico punto fermo. Scosse il capo scostando i lunghi capelli scuri dal volto e si concentrò.
<< Eccoti >> disse con un mezzo sorriso.
Lo colpì prima che riuscisse a sfuggirle ferendolo. Gli si avvicinò senza smettere di tenere puntate le armi. Questa volta l’Orphan che voleva ucciderla aveva la forma di un grosso topo completo di baffi e coda. Sapeva che dalle zampe anteriori poteva lanciare scariche elettriche e non desiderava provarle sulla sua pelle. Con freddezza gli sperò nuovamente evitando però di farlo morire subito.
<< Credevi di potermi fare fuori? >> urlò la ragazza piena di rancore non solo verso il mostro ma anche nei confronti dell’intero mondo << Credevi di poter essere tu, sporca e schifosa creatura, a richiamare in vita il Principe d’Ossidiana? Beh, hai scelto la notte sbagliata >>.
Lo colpì per la terza volta ma alla testa mettendo finalmente fine alle sue sofferenze. L’Orphan scomparve davanti ai suoi occhi trasformandosi in un mucchio di cenere spazzata dal vento che aveva iniziato a soffiare. Solo il quel momento la ragazza si concesse di respirare profondamente mentre scivolava sulle ginocchia.
<< Vattene anche tu >> continuò rivolta al suo Child che era rimasto immobile.
Duran ubbidì, aveva imparato a non contraddirla mai se non voleva farla arrabbiare.
Sola, le prime lacrime iniziarono a rigarle il volto. Non permetteva a nessuno di vederla in quello stato, nemmeno a Duran, non voleva apparire debole. Lei era forte, vigorosa e con tanta energia. Combatteva gli Orphan da dieci anni e non aveva intenzione di dar loro vinta. Non l’avrebbero uccisa, era troppo intelligente per quei mostri. Si portò una mano sugli occhi asciugandoli e si alzò in piedi.
Ancora con questi ricordi?, si domandò ironicamente, Pensavo fossi andata oltre.
Sapeva che non era vero. Erano dieci anni che era una guardiana, dalla morte di sua madre, e ancora non aveva trovato un suo equilibrio tra la sua vita e il lavoro che svolgeva. Sorrise amaramente. Il sole sarebbe sorto da lì a poche ore, doveva andare via e non farsi vedere in giro a quell’ora. Si spazzolò nuovamente gli abiti e sollevò i suoi grandi occhi verdi verso il cielo. La donna che le aveva dato la vita era lì, quando era bambina tutti le dicevano che la stava osservando e lei si era aggrappata a quella convinzione con tutte le sue forze. Anche se aveva solo otto anni alla sua morte, continuava a ricordarla perfettamente.
Credi che sarò mai brava come te, Natsuki?
  
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