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Autore: Shark Attack    25/04/2012    1 recensioni
«Complimenti, Big Daddy», soffiò Bobby velenoso non appena la porta fu richiusa, «Ottima recita. Per un momento ho desiderato anche io giocare con te stasera.»
Dean lo mandò al diavolo ed afferrò il cellulare dalla tasca. «Complimenti anche a te per la splendida interpretazione del nonno, signor Wilson. Ho temuto per le tue vene.»
«Fottiti.»
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Autore: Shark Attack
Titolo: Another Supernatural Story
Personaggi: Dean, Bobby, Sam, Ben, Lisa
Avvertimenti: What If?, One Shot
Rating: Verde
Genere: Generale, Introspettivo
Contesto: 3° stagione
Introduzione: «Complimenti, Big Daddy», soffiò Bobby velenoso non appena la porta fu richiusa, «Ottima recita. Per un momento ho desiderato anche io giocare con te stasera.»
Dean lo mandò al diavolo ed afferrò il cellulare dalla tasca. «Complimenti anche a te per la splendida interpretazione del nonno, signor Wilson. Ho temuto per le tue vene.»
«Fottiti.»
Contenuto del pacchetto Strega:
Pg: Dean Winchester e Bobby Singer, Strega.
Citazioni da inserire: “Bobby: Ti prudono le chiappe?
Dean: Sono fatti miei.
Dean: Sai, Bobby, ucciderti è sicuramente nella lista delle cose da fare prima di tirare le cuoia.

NdA: È la prima fic su SPN che scrivo e con questo dovrei aver detto già tutto. Adoro il telefilm all'inverosimile e ho letto qualche fic qui su EFP, ma ancora non mi sono cimentata mai in nulla perché... beh, amare tanto la storia originale mi impedisce di voler immaginare qualcosa di diverso (e ciò è oltremodo raro! xD) e inoltre non sono brava a fanfictionare con attori veri, cioè persone... mi sembra strano, non so. Nonostante questo, non ho potuto resistere alla tentazione e mi sono iscritta al contest... quindi dovevo scrivere qualcosa.
Così ho iniziato a pensare a cosa avrei potuto modificare per poter scrivere una What If che non mi facesse impergolare per millemila capitoli e alla fine ho trovato un “dettaglio” della trama che mi aveva lasciata un po' delusa: Ben. Io lo vedevo troppo bene come figlio di Dean, sarebbe stato mitico! L'hanno fatto troppo perfetto per lui per poi dire che era il figlio di un banale camionista o che altro... così eccoci qui. ^^ Non sono Kripke e non credo di essere riuscita nel mio intento di descrivere un “episodio”... ma leggetelo pensando di guardarlo. Perché in fondo Dean, Sam e tutti gli altri giocano molto sulle espressioni facciali e descriverle non è esattamente il massimo... spero non vi disgusti troppo la mia creatura! :)




«Lui dov'è?»
Bobby sapeva bene come abbassare il morale degli altri a sprangate con poche semplici parole e non perdeva occasione per dimostrarlo ogni volta che apriva bocca.
Rimase qualche istante sulla soglia di casa, irremovibile sullo zerbino e sotto al suo berretto, paziente come un nano da giardino infuriato.
«Chi? E chi è Lei?»
Lisa, invece, non sapeva assolutamente come sostenere un discorso con un simile personaggio, troppo particolare per essere un semplice umano. Quegli occhietti che sbucavano da sotto la visiera erano visibili quel tanto che bastava per intimorirla ed intimidirla, mettendola inevitabilmente a disagio.
«Ah, Bobby! Era ora!»
Dean era il suo opposto: sapeva bene come maneggiare quel vecchio burbero dal cuore tenero e dal grilletto facile.
Comparve all'improvviso in cima alle scale e scese rapidamente i gradini come se stesse fuggendo da qualcosa. Mise bruscamente una mano sulla spalla di Lisa e la spostò per far entrare il suo amico.
«Non hai idea del guaio in cui mi sono cacciato...», gli borbottò mentre attraversavano l'ingresso.
«Winchester Dean!», tuonò Lisa alle sue spalle, «Prenderti le tue responsabilità non è affatto un guaio!»
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e si trattenne dal farle il verso. Poi si voltò e le sorrise cordiale e rassicurante, tipica faccia alla Dean. «Non parlavo di quello, tesoro!»
Bobby gli diede un coppino sulla nuca e bofonchiò qualcosa simile a “idiota”.
«Vieni, Romeo, andiamo a parlarne a quattrocchi in giardino...», lo tirò per un braccio sbuffando nervosismo come una pentola a pressione.
Dean lo seguì senza protestare; d'altronde era stato lui a chiamarlo.
Usciti dall'abitazione e messi i piedi nel cortiletto, i due si allontanarono quel che bastava perché si sentissero al sicuro da orecchie indiscrete. Poi Bobby si voltò verso il ragazzo e lo fulminò con lo sguardo.
«Per prima cosa ricordami perché sono qui.»
«Ho bisogno di un aiuto, Bobby... non è esattamente una situazione che so risolvere da manuale.»
L'uomo non sembrò essere particolarmente toccato. «Sei sicuro di essere il padre?»
Dean alzò la testa verso la finestra di Ben e lo vide radioso dall'altra parte del vetro. Alzò la mano per salutarlo e il bambino agitò vorticosamente la sua di rimando. «Oh sì», sospirò, «È la mia copia in miniatura e Lisa ha giurato di non aver avuto altri rapporti... dopo.»
Bobby incrociò le braccia e sbuffò sonoramente. «Sei spacciato.»
«Oh, ma davvero?», sbottò Dean al limite tra l'ironico e il seccato, «Grazie, grazie davvero! Sai, non me n'ero accorto mica, meno male che l'hai sottolineato! E io che pensavo...»
«Cosa, tu pensi?», sibilò il vecchio.
Dean lo squadrò sghembo per una lunga manciata di secondi, durante i quali fu seriamente tentato di tirargli un pugno. «Sai, Bobby, ucciderti è sicuramente nella lista delle cose da fare prima di tirare le cuoia. E ora cerca un modo per darmi una mano, se non ti dispiace.»
«A proposito...», Bobby si voltò più volte attorno, «Dov'è Sam?»
Dean fece spallucce e scosse la testa annoiato. «Ha notato qualcosa di strano in questa cittadina, uno dei suoi presagi, sai com'è fatto... sta indagando per conto suo.»
«Bene, almeno uno su due funziona», commentò acido il vecchio cacciatore. «Ad ogni modo, non ho capito io che cosa dovrei esattamente fare qui.»
Dean sorrise malamente ed allargò le braccia, spiacente. «Beh, ecco... il nonno.»

Ben sembrava in procinto di scoppiare di felicità da un momento all'altro come un gavettone troppo pieno. Dondolava sul posto e sorrideva da orecchio a orecchio osservando ogni millimetro di suo “nonno”. Finalmente ne aveva uno anche lui, finalmente anche la sua era una famiglia!
«È veramente lui? Non mi prendi in giro, vero?», domandò trepidante al padre con una scintilla negli occhi.
Dean gli diede una pacca sulla spalla e lo avvicinò al vecchio. «Ma certo che no, campione!»
Ridacchiò nervosamente sorridendo come un ebete ad un arcigno Bobby e ad una scettica e lievemente piccata Lisa e si diede dell'idiota da solo per aver mentito a quel faccino gioioso che gli chiedeva se erano soli al mondo. Ma come avrebbe potuto resistere? Da quando aveva avuto la conferma che era suo figlio, qualcosa in lui si era addolcito.
«Ma prima l'hai chiamato per nome...», protestò il piccolo strappandolo ai suoi pensieri.
«... oh, ma... ma certo, certo che lo chiamo per nome! È più divertente perché, sai, di nonni ce ne sono tanti ma di “Bobby”... di Bobby ce n'è uno solo! E, detto tra noi, continua a chiamare anche me per nome, è da fichi», ammiccò.
Ben alzò un sopracciglio e lo guardò di traverso. Dean mise le mani in alto a dimostrare innocenza. «Uno che ascolta gli AC/DC non può che essere fico, o sbaglio?»
«Puoi dirlo forte!», riprese vitalità.
«Bravo, questo è il... il mio piccolo, sì. Batti cinque, campione!»
Le mani si unirono con uno schiocco e per un attimo in quel salotto c'era davvero una famiglia felice.
Ben guardò il nonno e sorrise. «Adesso mi darai tutti gli arretrati di compleanni e Natali?», domandò candido.
Bobby rischiò un infarto e desiderò con tutte le sue forze rispondere per le rime a quel “nipotino” insolente, ma si appuntò invece di rompere qualche osso al suo caro “figlioletto” e riuscì a non scoppiare.
«Whoa, che discorsi fai, Ben?», lo riprese Dean allarmato dal colorito sul volto di Bobby, frapponendosi tra i due, «Non puoi chiedere gli arretrati, che storia è mai questa?»
Lanciò un'occhiata a Lisa in cerca di aiuto e supporto per uscire dalla situazione sempre più difficile (Bobby aveva un'espressione ben poco felice) e la ragazza gli disse in labiale che gli doveva un enorme favore.
«Vieni, Ben, andiamo a prendere un gelato e lasciamo Dean e suo... padre discutere delle loro faccende...»
Dean sorrise incoraggiante al figlioletto e gli fece cenno di andare dalla madre. «Un gelato, ma che bell'idea! Gustatelo anche per me!»
Ben, normalmente sempre contento all'idea di andare a prendere un gelato, quel giorno non sembrava esserlo affatto. Tutta la sua gioia per gli incontri inaspettati e le verità scoperte sembrava essersi opacizzata all'idea di doversi separare così in fretta dai suoi parenti... soprattutto ora che aveva un padre fico e un nonno veramente tosto!
Bobby se ne accorse e fece un cenno a Dean, il quale si chinò subito ad altezza del bimbo e lo guardò dritto negli occhi. Ben si sentì al sicuro, con le sue mani sulle spalle a sostenerlo.
«Non essere così abbattuto... per farmi perdonare, stasera... ehm, stasera...»
«Giocheremo assieme?», si rianimò il piccolo esibendo tutti e trentadue i suoi piccoli dentini.
Dean annuì ampiamente. «Giocheremo, ma certo! Che splendida idea!»
In cuor suo, era già da ore che si stava chiedendo perché avesse insistito tanto per sapere se Ben fosse suo figlio o no e come sarebbe potuto uscire da quella strana situazione così poco soprannaturale per i suoi standard. Un Demone sarebbe stato di gran lunga più gestibile.
«Andiamo alla gelateria sulla Maine, mamma? Magari becchiamo Penny e le chiedo di vederci un giorno di questi dopo la scuola...»
Dean sorrise. Forse si era risposto da solo...

«Complimenti, Big Daddy», soffiò Bobby velenoso non appena la porta fu richiusa, «Ottima recita. Per un momento ho desiderato anche io giocare con te stasera.»
Dean lo mandò al diavolo ed afferrò il cellulare dalla tasca. «Complimenti anche a te per la splendida interpretazione del nonno, signor Wilson. Ho temuto per le tue vene.»
«Fottiti. Chi stai chiamando?»
La porta d'ingresso fu aperta rapidamente e Sam entrò trafelato nell'ingresso, cercando suo fratello con lo sguardo.
Dean lo indicò sorpreso e ridacchiò. «Mi hai risparmiato la chiamata!»
«Bobby?», domandò Sam sorpreso non appena lo vide, «Che ci fai tu qui?»
Il vecchio sbuffò pesantemente ed assunse un'espressione così feroce che il ragazzo non ebbe più voglia di indagare. Strinse le labbra e si voltò verso il fratello, il quale sembrava convinto quanto lui a non voler rigirare il coltello nella piaga. Ovviamente, Sam si trattenne dal chiedere come stesse il suo nuovo nipotino, una scelta molto saggia.
«Hai trovato qualcosa?», domandò Dean ricordando la fretta con cui il fratello era entrato in casa.
«Sì, giusto! Anzi, Bobby, è una fortuna averti qui dato che Dean è occupato...»
«Occupato?», domandò il cacciatore, «Io non sono assolutamente occupato!»
Bobby gli diede un altro coppino. «Idiota», sbottò nuovamente.
«Ben è con Lisa, adesso, non ho nulla da fare qui a parte farmi malmenare da te!»
«Ragazzi, ragazzi!», Sam alzò le mani tra loro e cercò di far smettere il battibecco, «Non è il momento, c'è una strega in città... che facciamo?»
Dean alzò un sopracciglio e ridacchiò. «Che facciamo?», chiese ironico, «Cosa vuoi che facciamo alle streghe? Le bruciamo e uccidiamo, ovvio!»
«Oh, grazie tante fratello, fonte inesauribile di saggezza», lo canzonò Sam piccato, «E secondo te avevo bisogno di chiedertelo? Non posso localizzare e fermare una strega da solo
Bobby aggrottò la fronte. «Così ora ho due lavori?»
Sam aprì la bocca per rispondere, ma vide con la coda dell'occhio Lisa comparire nell'ingresso di casa e trovò saggio fermarsi.
«Ma tu guarda», commentò lei facendo passare gli occhi sull'insolito quadretto che aveva di fronte, «La famigliola Winchester al completo... siamo forse a Natale?»
I tre cacciatori si guardarono tra loro perplessi, con Sam e Bobby che fissavano il terzo con insistenza, costringendolo con gli occhi ad inventarsi lui la scusa del momento. Dean boccheggiò un paio di volte, ma era difficile trovare qualcosa di adeguato.
Batté le mani e se le sfregò più volte, nervoso. «Già finito il gelato?», domandò con voce vagamente stridula.
Lisa sorrise affabile e ghignò. «Sai che non mangio dolci.»
«Certamente...»
«Cos'è questa storia del bruciare le streghe?»
Dean sentì un macigno pesantissimo scivolargli giù per lo stomaco.
«È... per un... la...», si spremette le meningi confidando nel suo spirito di improvvisazione, «La scenografia di uno spettacolino che stiamo cercando di mettere su! Ambientazione medievale, streghe, magia... quelle robe lì!»
Per un istante immaginò Sam vestito da menestrello e Bobby da mago Merlino, ma cercò di trattenere la fantasia per mantenere la giusta faccia da poker perché Lisa almeno fingesse di credere alla sua bugia. La donna lo fissò per un lungo minuto, probabilmente chiedendosi se la ritenesse tanto stupida da credere che un meccanico organizzasse spettacoli teatrali. Dopo quella che a Dean sembrò un'eternità, comunque, annuì e fece spallucce.
«Non ti credevo un romantico che crede alla magia», commentò.
«Ci sono tante cose di me che non sai, piccola...»
«E non voglio nemmeno saperle», tagliò lei rapida, «Mi basta sapere che non rovinerai la felicità di Ben con qualche buffonata.»
Dean si offese. «Buffonata?!», esclamò, poi Lisa indicò Bobby con un cenno della testa e il ragazzo dovette arrendersi. «Volevo solo che Ben...»
Lisa gli si avvicinò e la sua espressione del viso si addolcì materna. «Lo apprezzo, Dean, dico sul serio» , frenò il suo disagio accarezzandogli una guancia, «Ma se lo farai soffrire... saprò come vendicarmi.»
Dean annuì e sorrise sghembo, come un ragazzino ammonito dalla mammina. Sam lo guardava compassionevole, con un'espressione ebete in viso, mentre Bobby stava guardando fuori dalla finestra già da un po'.

Quella sera, come promesso, Ben si presentò puntuale da suo padre con in mano una pila di videogiochi e un paio di joystick che penzolavano dal braccio. Sorrise e gli sbucò da dietro la schiena. «Come te la cavi a sparare?»
Dean si strozzò con la saliva a quella domanda e ci mise un po' per comprendere che non parlava di armi vere, sotto le risate sguaiatamente divertite di Sam che si godeva la scena dall'altra parte della stanza. «A sparare? Non hai giochi meno violenti?», domandò Dean.
Il bambino ghignò sbruffone. «Se sei debole di cuore scegliamo qualcosa di più leggero...», lo provocò estraendo Super Mario dalla pila di giochi..
«Ma stai scherzando!», si ribellò Dean, «Anzi, inizia a preparare i fazzoletti che ti straccerò fino a farti piangere! Scalda il tabellone del punteggio, piccolo, sta arrivando un nuovo super record! Ahah!»
Sam storse il naso e gli si avvicinò di soppiatto mentre il nipotino sistemava la console e la televisione. «Dean, devo ricordarti che è solo un bambino e che non devi vincere?»
Il fratello lo guardò con la presunzione stampata in faccia. «Fatti da parte, mammola, che qui giocano i duri!»
Musiche spettrali e rumore di mitragliatrici, urla di feriti e allarmi di pericolo invasero il salotto prepotentemente. Dean prese saldamente il joystick in mano e, scoperti i tasti da usare, diede il via alla sparatoria.
… qualche partita e molti minuti più tardi, il risultato era di 7 a 1. Per Ben.
«Una però l'ho vinta...»
«Ben era andato in bagno senza mettere in pausa, Dean», puntualizzò Sam, «Non credo che valga.»
Il maggiore alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, poi mise una mano sui capelli scuri di Ben e li scompigliò tutti. «Che c'è da dire, ho un abilissimo guerriero come figlio!»
Ma sul suo volto comparve un'ombra scura. Pensò inevitabilmente all'abilità di suo figlio con un videogioco spara-tutto e si chiese se, malauguratamente, potesse essere un segno del sangue da cacciatore che scorreva in lui.
Guardò Sam ed ebbe la sensazione che avesse intuito i suoi pensieri.
«Spero che non debba mai dimostrarlo nella realtà.»
«Non succederà, vedrai.»
Il campanello della porta trillò prepotente e distrasse tutti gli abitanti della casa dalle loro attività. I presenti si guardarono tra loro incuriositi.
«Lisa, stai aspettando qualcuno?», domandò Dean cercando di essere il più tranquillo possibile mentre Ben ricominciava a giocare.
La donna fece spallucce e si avvicinò alla porta. Vide la sagoma di una signora, giovane e di bell'aspetto, e non ebbe timore di aprirle.
«Buona sera, signora Braeden!», trillò la sconosciuta, «Ben è in casa?»

«Ben è in casa?»
Dean si precipitò sulla soglia non appena udì l'insolita domanda. «E lei chi sarebbe, scusi?», domandò protettivo frapponendosi tra Lisa e la signora.
La donna sorrise placida e si sistemò un ricciolo allontanandolo dalla fronte. «Mi scuso io, mi chiamo Theresa Botton. Sono la nuova insegnante della scuola elementare di Morning Hill.»
Tese la mano per salutare cordialmente e Dean la strinse poco convinto. «Cosa vuole da noi a quest'ora del sabato sera?», domandò piuttosto bruscamente.
«Dean!», lo ammonì Lisa, «Sii gentile!»
«Non si preoccupi, signora Braeden, suo marito ha perfettamente ragione!», trillò l'insegnante, «Effettivamente può sembrare strano ma volevo conoscere le famiglie dei miei studenti prima che iniziasse l'anno scolastico, per partire col piede giusto!»
Sam sottrasse Dean allo scambio di convenevoli tra le due donne («Oh, ma che bell'iniziativa!» «Ha davvero una splendida casa, complimenti!») e si misero in un angolino dell'ingresso.
«È lei, è la strega!», borbottò allarmato a bassa voce, «Dobbiamo fare qualcosa!»
Dean lo squadrò serio. «Sei sicuro?»
«Cos'è, non ti fidi?»
«No, certo che mi fido... ma vedi, ora c'è la mia famiglia in gioco e devo essere più che sicuro che sto per uccidere una strega vera e non una semplice maestrina.»
Sam alzò un sopracciglio. «Non c'è sempre la tua famiglia in gioco?»
Dean sospirò. «Sam... sai che intendo.»
«Posso offrirle qualcosa?», udirono alle loro spalle.
«Non preoccuparti, la risposta è assolutamente sì», insistette Sam sottovoce.
Entrambi i Winchester si voltarono verso Lisa e la Botton, ormai alla fine dello scambio di battute dei convenevoli da soglia di casa e in procinto di andare in cucina.
«Non sembra una strega», commentò Dean osservandola molto attentamente da capo a piedi mentre gli sfilava davanti.
Mentre faceva il suo appunto, ancor prima che Sam potesse guardarlo male per il suo solito atteggiamento da Don Giovanni, la donna gli fece l'occhiolino maliziosa e prese posto accanto a Lisa e ad una tazza di tisana.
«Dean», Sam gli si parò davanti con l'espressione più seria che potesse avere, «Giuro che era lei la donna che ho visto fare i rituali.»
Il fratello passò lo sguardo da Lisa, così tranquilla e così ignara di tutto, a Ben, ancora in salotto alle prese coi suoi record al videogioco.
Poi alzò gli occhi su Sam, incrociando i suoi azzurri pozzi di sincerità. «E allora facciamolo.»

Lisa sapeva che c'era qualcosa che non andava.
Innanzitutto, la reazione di Dean alla vista dell'insegnante: troppo sospettosa.
Poteva capire la preoccupazione per Ben al sentire di una sconosciuta che chiede di lui a quell'ora di sera, anche lei aveva temuto che fosse qualcuno, un altro genitore o un vicino, che doveva lamentarsi di qualche marachella del bambino... ma lui aveva continuato ad essere strano per tutta la serata, facendo strane allusioni e comportandosi come se non riuscisse proprio a fidarsi. Eppure ormai avevano scoperto che era la nuova maestra di Ben, perché aveva continuato ad essere così diffidente?
Ma la cosa che preoccupava Lisa di più era il fatto che anche Sam si comportasse alla stessa maniera... forse era troppo sperare che non avesse gli stessi atteggiamenti del fratello. Fino ad allora aveva pensato che fosse più diplomatico, ma si sbagliava.
Verso metà serata, quando Theresa stava per andarsene, Sam era salito di sopra a chiamare Bobby, rintanato in qualche libro dei tanti che si era portato dietro.
Qualche minuto dopo l'uscita della donna, loro tre avevano annunciato che avrebbero preso una boccata d'aria.
Una mezz'oretta dopo, erano tornati con sospette macchie di sangue sui vestiti.
Lisa si convinse di cuore che quelle macchie non erano ciò che pensava, che ci fossero già da prima e che se le fossero procurate passando in qualche terreno di terra rossa o vicino ad un pittore di strada... pur non essendoci né l'uno né l'altro nella loro cittadina.
Quando comparvero sulla soglia di casa e lei andò ad aprire loro, non ebbe modo di domandare nulla: il viso di Dean faceva trasparire chiaramente che non c'era nulla da chiedere.
Lo osservò attentamente tuffarsi nel frigo alla ricerca di birre e sprofondare sul divano dopo averne vittoriosamente trovata una.
Sembrava pensieroso, molto più del solito.
Lisa aveva notato che spesso, in quella settimana che era rimasto con loro, rimaneva sulle sue rimuginando su qualcosa di troppo importante o prezioso per poterne parlare con lei. D'altronde, chi era lei, se non una semi sconosciuta che aveva dato alla luce suo figlio?
Scacciò quell'orribile pensiero scuotendo la testa, come se fosse una mosca fastidiosa da allontanare. Prese posto accanto a lui e gli prese la mano. Si deliziò della sua espressione sorpresa.
«Non dobbiamo fingere nulla», gli disse dolcemente, «Sei turbato, non negarlo, ma sappi che puoi dirmi tutto.»
Dean rimase immobile per un minuto intero, con la bocca schiusa e la mente improvvisamente deserta. Poi chiuse gli occhi e sorrise, come se si fosse reso finalmente conto di una cosa ovvia.
Le circondò le spalle con un braccio. «Lo so benissimo», sussurrò; poi la tirò a sé e la baciò.
Fu un genuino incontro di labbra, senza pressioni né doppi fini, di quelli che si regalano semplicemente e non si pretendono. Un lungo bacio che entrambi apprezzarono molto perché raro.
«... ma?», insistette lei, titubante e un po' controvoglia.
Dean ci mise un po' a rispondere. «Ma temo che questa storia non possa andare come vorresti. Come vorrei, anzi. Sai, mi piacerebbe davvero potermi stabilire qui, smettere finalmente di girare il paese da angolo a angolo tutto l'anno, tutti i giorni... avere un tetto stabile, una bellissima donna e un figlio adorabile...»
Gli si dipinse un sorriso antico sul viso e improvvisamente la sua voce assunse un timbro malinconico.
«Semplicemente non posso.»
Soffiò quell'ultima frase come se fosse il suo ultimo respiro; forse lo era davvero.
Incatenò il suo guardo a quello di Lisa e fu tentato per un attimo di raccontarle tutto, di rilasciare la cascata di problemi che lo affliggevano da troppo tempo, ma li trattenne a sé, abbracciandoli con forza, allontanandoli dalla sua donna.
In quella settimana, Dean aveva pensato molto alla sua vita e alle varie possibilità che avrebbe potuto avere: sarebbe morto entro un anno e in questo tempo avrebbe dovuto aiutare Sam a cavarsela da solo. Non si sarebbe mai perso il divertimento di uccidere quanti più mostri poteva... ma anche avere una vita normale non sarebbe stato troppo male.
Una settimana. Era già passata una settimana e la vita da uomo di famiglia era già insopportabile e tremendamente magnifica.
Negli occhi di Lisa lesse molte preoccupazioni e si rallegrò sapendo che non sarebbe mai stato capace di aggiungervi anche le sue, decisamente di troppo.
«Non preoccuparti, tornerò non appena potrò», cercò di arginare il danno con quel sussurro con voce profonda, «Ma non posso rimanere.»
La sua vita lo avrebbe seguito, come quella strega e chissà quanti altri mostri sovrannaturali che lo volevano morto.

«Mi mancherai, Dean.»
Dean finì rapidamente di sciacquarsi la bocca e alzò gli occhi sullo specchio del bagno: Ben era in piedi alle sue spalle, immerso nel suo pigiama rosso coi pantaloni costellati di macchinine da corsa. La sua espressione era terribilmente triste e Dean si sentì colpito come se avesse ricevuto uno schiaffo.
Si voltò pesantemente e si appoggiò al lavandino. «Lo sai che non è educazione origliare i discorsi degli adulti?», cercò di mettersi sulla difensiva.
Ben non ci cascò. «Perché vuoi andartene?»
L'uomo sospirò e dovette arrendersi all'evidenza: non poteva evitarlo. «Non è che voglio, Ben... credimi, vorrei restare per sempre qui con te e vederti crescere e rimorchiare ragazze e riempirti la camera di cassette di musica... però io ho un lavoro ben preciso e non posso farlo se resto qui. Mi capisci?»
Il bambino lo perforò con i suoi occhi profondi e profondamente delusi. No che non lo capiva e nemmeno ci avrebbe provato. Finalmente aveva il suo papà e la sua famiglia era fantastica: perché avrebbe dovuto rinunciarci così presto?
Scappò fuori dal bagno in fretta e furia andando a nascondersi in camera sua. La porta che sbatté fu la conferma di Dean che non sarebbe mai stato il padre che avrebbe voluto.
Si guardò allo specchio e per un istante rivide il suo, di padre. «No», si disse deciso.
Cacciò l'immagine di John e i ricordi d'infanzia bruciati e corse anche lui verso la porta tappezzata da poster di cantanti, attori famosi e auto sportive e bussò cautamente. «Ben... ti prego, non ho finito...»
Non si udirono rumori per qualche manciata di secondi. Poi il pomello sporco ruotò su sé stesso e il faccino triste del bambino comparve di fronte a lui, con gli occhi fissi sul pavimento.
«Che vuoi», bofonchiò.
«Devo dirti che sei molto importante per me», iniziò Dean senza sapere nemmeno lui cosa stesse dicendo, accorgendosene solo ascoltandosi. «Che non vorrei mai e poi mai andarmene perché tua madre è fantastica e tu anche di più. Ben...», si chinò alla sua altezza e gli sollevò il viso con due dita, «Io ti giuro che passerò a trovarti spesso, ogni volta che potrò.»
L'enfasi con cui disse le parole “giuro” e “ogni volta” rianimarono il bambino fino a strappargli un sorriso sincero. «Lo giuri davvero?»
«I Winchester mantengono sempre le promesse», disse Dean con solennità. «E ricordati che ora hai anche uno zio e un nonno, quindi devi farti forza... perché potrai sempre contare su di noi, capito?»
«Sì signore!»
Dean sorrise orgoglioso e gli scompigliò di nuovo i capelli. «E ora fila a letto, che se no tua madre mi uccide...»
Fece per allontanarsi da lui ma la vocina di Ben lo fece voltare nuovamente. «Cosa?», domandò.
«Volevo chiederti scusa...»
Dean corrugò la fronte, ma non fece in tempo a chiedere spiegazioni che la porta tappezzata era già stata richiusa.

Bobby sapeva bene come abbassare il morale degli altri sprangandolo con poche semplici parole e non perdeva occasione per dimostrarlo ogni volta che apriva bocca.
E sapeva anche di più come farsi simpatiche le persone alla stessa maniera, semplicemente con un'osservazione precisa.
Dean quella mattina sembrava essere il perfetto bersaglio della sua incredibile arte oratoria: si avvicinava lentamente in cucina, come se si stesse chiedendo perché fosse lì, e muoveva le gambe in un modo strano, decisamente impossibile da non notare.
Bobby non si lasciò sfuggire l'occasione e si lisciò i baffi. «Ti prudono le chiappe?»
Il ragazzo lo guardò furente. «Sono fatti miei.»
Sam si voltò rapidamente per ridacchiare tra le spalle. «Ti ho sentito», lo fulminò il fratello sedendosi faticosamente sulla sedia.
«Sembra che qualcuno ti abbia sistemato gli abiti, uh?», domandò candida Lisa mentre gli porgeva i pancakes.
Dean fulminò anche lei. «Sì, c'è qualcuno che sa davvero come si reagisce alle notizie...»
«Ti ho già chiesto scusa!», urlò Ben dalla sua camera.
«Sì, e io non ti ho ancora detto che se ti prendo...», soffocò la fine della frase nel succo di frutta.
Lisa scosse la testa amorevole, ma senza riuscire a smettere di ridacchiare. «Pensavo di avergliela sequestrata tutta, la polvere pruriginosa...»

Nera, perfettamente lucidata, con quel profumo di vita antica e quell'aria che ricordava le strade perfettamente cavalcate negli anni: semplicemente l'Impala.
Con i pancakes ancora nello stomaco, Dean vi montò su non senza un briciolo di ripensamento: guardare quella villetta negli specchietti retrovisori era più doloroso del previsto.
Lisa e Ben erano rimasti sulla soglia, l'uno abbracciato all'altra, e guardavano il bolide e il suo guidatore da lontano.
Alla sua destra, Sam salì prepotentemente e chiuse la portiera. Si voltò verso il fratello con aria inquisitoria. «Dicevi sul serio?», domandò.
«Quando?»
«Quando gli hai promesso che saremmo tornati a trovarlo.»
Dean girò le chiavi dell'auto e il rombo del motore riempì la pausa che si stava prendendo per rispondere. Salutò Lisa con un cenno della mano da fuori il finestrino e l'Impala si mise in movimento.
«Certo che sì, Sammy», rispose finalmente, «Succeda quel che succeda, non abbandoneremo un piccolo Winchester.»


*°*°*°*



Non che mi aspettassi chissà cosa dalla mia prima fic su SPN, sono arrivata ultima ma non mi pento di aver partecipato al contest. Innanzitutto, questo mi ha permesso di sbloccarmi per quanto riguarda la scrittura in questo fandom e poi ho avuto la possibilità di avere una giudice (la bravissima IoNarrante) che scrutasse i miei primi passi con occhio crudele quanto basta, quindi sono soddisfatta, tuttotuttotutto sommato ^^ Ecco il suo giudizio:

Grammatica e sintassi: 8.5/10
Stile di scrittura: 8/10
Trama e originalità: 11.5/16
Utilizzo corretto dei prompt: 4.8/5
Gradimento personale: 4/5
IC dei singoli personaggi: 3.8/4
Tot: 40,6punti

Grammatica e sintassi: innanzitutto complimenti perché nonostante sia la tua prima storia nel fandom, sei riuscita benissimo a trasporre quasi tutto. Ho riscontrato un po’ di errorini qua e là, per lo più virgole messe e non messe e numerose ripetizioni. Per il resto non ho trovato errori “gravi” quindi complessivamente hai fatto un buon lavoro.
Stile di scrittura: lo stile è abbastanza scorrevole e forbito. Mi è piaciuto molto come hai strutturato la storia tra i diversi punti di vista di tutti e tre i protagonisti, compreso Bobby.
Il tuo what if è stato quello di far sì che Ben fosse realmente il figlio di Dean, anche se questa OS si svolge un po’ come l’inizio della sesta stagione.[NdShark: A mia discolpa, dico solo che non l'ho ancora vista e non lo sapevo ^^”] Nel telefilm non viene specificata alla fine la giusta paternità, anche se parecchi indizi lo fanno pensare. Poi però Lisa e Ben vengono allontanati dalla serie e non li vediamo più.
Anche questa versione, però, è molto carina e ben strutturata.
Trama e originalità: la trama, devo dire, m’è piaciuta molto, anche se si svolge in un contesto quasi del tutto privo di “azione”. Questo ha un po’ penalizzato la storia, soprattutto per il fatto che la strega appare una volta senza alcun fine.
Sappiamo che Sam è andato a cercarla, ma che i Winchester non possono dire la verità sulla loro professione a Lisa e Ben, perciò tutta la storia si svolge a cavallo tra la ‘normalità’ di una possibile vita di Dean.
Mi è piaciuto soprattutto il primo pezzo di discussione tra Dean e Bobby, in particolare il vecchio cacciatore in versione di “nonno”.
Utilizzo corretto dei prompt: la frase l’hai utilizzata molto bene, spezzandola e invertendo l’ordine. Anche Dean e Bobby sono quasi i protagonisti della fic –Dean in special modo–, l’unica cosa che mi ha fatto storcere il naso è stato l’ingresso della strega che non ha significato granché.
Come prima storia nel fandom, comunque, è davvero buona perciò non buttarti giù se leggi qualche nota negativa. Ha buone possibilità.
Gradimento personale: tutto sommato mi è piaciuta molto, anche se il paring Dean/Lisa non è il mio preferito. Vedere Dean con Ben mi riempie sempre il cuore di gioia, anche se ho notato che in alcuni punti il cacciatore sfiora l’OOC. Alla fine acquisterai destrezza con la pratica, non preoccuparti.
Quindi SCRIVI, SCRIVI e SCRIVI. Questo fandom è bellissimo, fidati.
IC dei personaggi: lo 0.2 di penalizzazione è appunto qualche comportamento OOC di Dean con Ben, perché comunque il suo carattere non cambia da un momento all’altro solo perché scopre di avere un figlio. Comunque mi è piaciuta, davvero.

   
 
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