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Autore: Nykyo    20/11/2006    2 recensioni
Una fanwriter boccoluta, un lupo mannaro egocentrico e opportunista, un cane nero che salta nell'erba medica con espressione vacua, una lettera, un gufo e tanti auguri di buon compleanno.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di questo racconto è, invece, in quanto mia creazione, di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o per estrapolare una citazione dalla stessa.

 

Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento e come regalo di compleanno per una persona speciale e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.

 

Nota: Racconto assai fuori dagli schemi questo. E' decisamente AU (si svolge in un metamondo in cui i personaggi di HP, sono vivi e ben consapevoli di far parte di una saga di romanzi e in cui la linea temporale che conosciamo non ha alcun senso. Quindi ci trovate un Sirius che è stato ad Azkaban, ma che dopo esserne uscito si consulta con i Malandrini, come se James fosse ancora vivo e Peter ancora un suo amico). Ogni riferimento a fanfictions meravigliosamente scritte dalla adorata e diletta Mary (non Sue) alias TwinStar NON E' puramente casuale. Mannaggia a lei che scrive così bene e a Sirius che ha continuato a tirarmi per la gicchetta insistendo che voleva prendere in mano pergamena e penna d'oca per omaggiarla.

 

Nota sul titolo (CON SPOILER): Non stupitevi dello strano titolo di questo racconto. Asio otus è il gufo comune, una delle poche specie endemiche presenti in Inghilterra. Si sa che sono i gufi a portare la posta nel mondo magico di Harry Potter e, quando avrete letto il racconto fino in fondo, saprete che è Remus a impossessarsi della lettera per Mary e farla recapitare. Quindi è ovvio che ciò avvenga tramite il gufo di Remus. E Mary ha sentenziato che Remus J. Lupin sia possessore di un esemplare di gufo comune (tra l’altro sono bellissimi rapaci notturni), perché squattrinato com’è non potrebbe permettersi che un gufo facilmente reperibile in Inghilterra e non troppo esotico e costoso. Ecco svelato l’arcano del titolo.

 

Decidca: Questo racconto è dedicato a TwinStar con i miei rinnovati (dato che sono passati alcuni giorni) auguri di buon compleanno. Che quest'anno in più ti porti tutto ciò che desideri, anche l'indicibile ;)

Lo sai che ti voglio bene!

 

 

 

 

 

Asio otus.




Nuova pagina 1

“Remus J. Lupin, vero?”

Il licantropo sbattè le palpebre per mettere a fuoco la giovane figura femminile.

Non gli accadeva spesso che qualcuno bussasse alla sua porta di primo mattino.

E nemmeno durante il resto della giornata, a dire il vero.

Si chiese se stava per piovergli tra capo e collo l’offerta straordinaria di acquistare l’intera Enciclopedia Tremaghi, con paiolo d’ottone in omaggio e inclusa di Sortilegio d’Autoaggiornamento, più un set imperdibile di cianfrusaglie assortite per coloro che pagano in sole quattro rate.

Il tutto ad un modicissimo prezzo cui nemmeno aveva il coraggio di pensare.

Però la ragazza aveva un aspetto vagamente noto e non sembrava una rappresentante della Edizioni Magiche Internazionali.

Non era molto alta, ma Sirius avrebbe detto che non aveva nulla da eccepire sulla sua carrozzeria.

Padfoot parlava spesso delle donne come se fossero motociclette.

“Caspita che carenatura!” non suonava strano sulle sue labbra. Però non era mancanza di rispetto: Sirius aveva una venerazione per le moto babbane.

Le trattava con gentile amorevolezza.

E più erano rumorose più gli piacevano, proprio come le donne.

Remus s’era sempre detto che invece per lui ci voleva un tipo silenzioso, sempre che potesse permettersi (anche finanziariamente) di avere una fidanzata.

Solo che Tonks non era esattamente una fanciulla tranquilla, taciturna e poco appariscente.

E lui non riusciva ugualmente a scollarle gli occhi dal fondoschiena e sentire un curioso brividino lungo il collo quando lei lo guardava in un certo modo.

Nymphadora gli arruffava il pelo anche più della luna piena.

Si riscosse perché la sconosciuta lo stava guardando storto e dava l’idea di una che è in procinto di darti del maleducato o rifilarti un pestone dolorosamente efficace su un callo.

Non era il momento per pensare a Tonks.

“Sì, desidera?” domandò, sotto sotto incuriosito.

Ma non smise di osservarla.

Due begli occhi e un nasino di tutto rispetto, ma decisamente appropriato per quel viso incorniciato di riccioli castani.

Lui, a differenza dell’amico, non l’avrebbe paragonata a qualcosa di cromato e rombante, ma era proprio una ragazza carina e con un gran bel paio di gambe.

Quando arriva qualche nuovo personaggio i libri si fanno sempre più interessanti – pensò, convinto che fosse una nuova comparsa del 7° inedito libro – Brava J.K.R..

“Posso entrare?” replicò la visitatrice, non prima di essersi infilata in casa senza permesso, svicolando oltre il suo braccio alzato e appoggiato allo stipite.

Un tipino intraprendente.

“Prego” disse Remus, ridacchiando ma senza farsi scorgere.

Dopodichè si calò nel solito serio e sussiegoso ruolo e la precedette in salotto.

Che poi era anche soggiorno, cucina e camera da letto.

Non è che lui si lamentasse d’essere a corto di galeoni solo per darsi un tono vissuto.

Ma era un monolocale proprio ordinato per appartenere a un licantropo scapolo, constatò la boccoluta fanciulla.

“Mi chiamo Mary” e porse la mano con decisione.

Remus era ancora lievemente perplesso.

Mary.

Almeno s’era presentata; ma cosa voleva?

Glielo domandò cercando di essere fermo ma cortese.

“Intanto diamoci del tu, Remus” esordì lei e si accomodò sul divano sdrucito, assumendo subito dopo un’aria lievemente guardinga e imbarazzata.

Lupin levò gli occhi al cielo e sedette a sua volta.

Il suo istinto gli diceva che la ragazza era lì per domandargli un favore di quelli che solitamente non si chiedono agli estranei.

Sì ricordò anche perché aveva la sensazione di non vederla per la prima volta: un mese addietro, per una settimana, casualmente l’aveva incrociata ogni volta che metteva il muso fuori casa.

Poi più nulla, ed ora rieccola.

Doveva averci pensato bene prima di bussare alla sua porta.

 

“Dunque, Mary, ricapitolando” disse il licantropo sorridendole ferino “Se ho ben capito tu sei Babbana, hai letto i libri di Harry Potter, hai trovato il modo di arrivare fino al nostro mondo e sei venuta qui per chiedermi…”

“Di far leggere a Sirius Black uno dei miei racconti, sì” annuì lei scuotendo il capo in un ondeggiare deciso dei ricci castani.

“Tutto ciò è interessante” ammise Remus “Metatestuale si dice, credo… E interessante. Quindi tu scrivi racconti su di noi, proprio come la nostra creatrice?”

“Si chiamano fanfictions, per la precisione” puntualizzò Mary, traendo rapida dalla borsetta alcuni fogli ripiegati.

Racconti su Sirius – pensò Remus J. Lupin, detto Moony – Un’altra di quelle che s’innamorano di Padfoot. Cosa ci troveranno poi? Io ho un fascino maggiormente discreto, ma assai più sottile ed intellettuale.

Però tese la mano a ricevere il manoscritto, perché la curiosità è una brutta bestia e lui di bestie era un intenditore.

Tra l’altro qualcosa gli diceva che poteva ricavare un qualche vantaggio personale dalla faccenda.

Nei tempi morti tra un libro e l’altro Sirius era costretto (sai che novità) a restarsene chiuso a Grimmauld Place per la maggior parte del tempo e diventava esageratamente lagnoso quando era in preda alla noia.

Non era un lettore Padfoot, salvo che non si trastullasse con l’etichetta di una scatola di Cereali Esplodenti, o con le parole incrociate della Gazzetta del Profeta.

O almeno, lui non aveva mai visto l’amico alle prese con nessun altra lettura.

Però nella vita c’è sempre una prima volta per tutto.

Remus lo sapeva perché era anche un esperto indiscusso di frasi fatte e luoghi comuni da spacciare all’occorrenza per trarsi da ogni impiccio e tenere accettabili relazioni sociali, senza complicazioni di sorta.

Cominciò a leggere, notando con la coda dell’occhio che la giovane Mary aveva iniziato ad assumere svariate gradazioni di rosso; dal lieve rossore al porpora acceso.

Che tipo quella ragazza!

Spavalda e timida insieme.

Gli risultava istintivamente simpatica e quando i suoi occhi scorsero le ultime righe del manoscritto lo divenne ancora di più.

Così il racconto, la fanfiction, parlava anche di lui.

Questo bastò a titillare piacevolmente l’ego del licantropo, mentre Mary si domandava se sul volto segnato di cicatrici sarebbe apparsa la medesima espressione compiaciuta, qualora Lupin avesse potuto leggere uno dei suoi racconti slash.

“E’ proprio ben scritto. Molto bello!” la complimentò Moony “Mi piace, è davvero sentito”

E, come immaginavo, tu hai una bella cotta per Padfoot, cara la mia Mary. Ottimo!

Avrebbe accontentato la ragazza, che era anche una sua fan, e colto al volo l’occasione di levarsi Sirius dai piedi per un po’.

Se conosceva bene Padfoot, (e lo conosceva a menadito) quello, egocentrico com’era, si sarebbe crogiolato nelle parole di Mary leggendole fino a consumare i fogli.

E lui avrebbe avuto più tempo libero.

Se poi il fato gli dava una mano, magari Sirius si sarebbe interessato ancora di più alla ragazza e da cosa nasce cosa.

A Padfoot ci voleva un briciolo di rosa nel grigio di Grimmauld Place e lui avrebbe dovuto far da balia ad un Malandrino in meno.

Stirò le labbra scoprendo amichevole i denti e annunciò “Affare fatto, Mary! Ci penso io a farla avere a Sirius. Sei così brava che non saprei come dirti di no, mi hai veramente commosso”

Il solito Remus – ridacchiò mentalmente la giovane Babbana – Lo sapevo che ci saresti cascato.

Perché Mary non avrebbe mai avuto il coraggio di presentarsi direttamente a casa Black, ma era certa che Lupin non avrebbe resistito all’idea di farle da discreto sensale.

 

 

* * *

 

 

Mary

 

Mi ha parlato di te un amico comune (non so se tu lo conosca come Moony o solo come Remus J. Lupin… lui è talmente formale a volte… ) e mi permetto di scriverti questa lettera, per augurarti, innanzi tutto buon compleanno. Perché Moony mi ha detto che hai compiuto gli anni giusto due giorni fa.

Emh… forse non dovrei darti del tu senza che ci abbiano presentati ufficialmente, ma, oh, insomma, mi sento come una vecchia strega zitella a dare del lei a una bella ragazza giovane come te.

E poi, mi sembra di conoscerti da sempre, fin da quando ero solo un bambino che guardava la luna per non sentirsi troppo solo.

 

Umh… ok, ok, Moony le dico la verità, smettila di conficcarmi quel gomito tra le costole!

Ecco, mi sono perso, cosa stavo dicendo…?

Ah, giusto… Dunque… E’ stato Remus a parlarmi di te, o meglio, un pomeriggio in cui mi annoiavo come non mai (Maledetta vecchia catapecchia di famiglia, quanto la odio!) mi ha ficcato a viva forza tra le mani una lunga pergamena coperta di scrittura fitta fitta.

Non amo troppo leggere, lo confesso candidamente, però non avevo proprio nient’altro da fare (se si esclude insolentire mia madre e fare lo sgambetto a Kreacher ogni volta che lo vedevo passare. Attività che alla lunga stancano. Oppure, sdraiarmi languidamente a pancia in su sul divano e poi lentamente… No, questo non è il caso che io lo racconti nei dettagli… Comunque una barba mortale; nemmeno  Snivellus in circolazione da torturare un po’. Immagina come mi sentivo).

Mi sono perso un’altra volta.

No, no, dicevamo: Non sono un granché come lettore, però quel pomeriggio letteralmente caddi dentro alle righe che avevo sotto gli occhi.

Parlavano di me. Ne rimasi parecchio stupito (e lusingato, perché sono un notevole egocentrico).

Non riuscivo più a smettere di leggere.

Chiunque avesse scritto quel racconto, descrivendomi appunto bambino, mi aveva compreso come nemmeno io stesso credo di essere mai riuscito a fare e ok, Remus, ok, arrivo al punto, finiscila ! non riuscivo a crederci.

Lessi più volte e quasi mi scappò di commuovermi.

Quasi; è inutile che sghignazzi Prongs, se dico quasi vuol dire quasi. E tu, Peter, sappi che poi me la paghi! Già abbiamo il conticino di Azkaban in sospeso io e te…

Poi Moony mi disse che l’autrice di quell’eccelso capolavoro era una giovane e talentuosa scrittrice di origini babbane. Cioè che eri tu, Mary.

Mi procurai subito qualunque altra cosa tu avessi scritto e lessi come mai in vita mia (li avessi avuti ad Azkaban i tuoi racconti a tenermi compagnia… ma forse è meglio così. Va bene i Dissennatori, il vitto e l’alloggio da schifo, gli scarafaggi che improvvisavano spettacolini funky sulla mia branda, ma che tu ne finissi uno che è uno dei miei racconti preferiti, Mary ! C’è da diventare matti !).

Comunque sia, mi pungolano tutti perché te lo confessi e allora lo ammetto: incuriosito come non mai, inforcai la moto e venni a verificare di persona chi fosse la mia autrice preferita.

Così, ora lo sai, se ogni tanto, mentre prendevi il sole in terrazza, vedevi un grosso randagione nero intento a rincorrere farfalle con aria vaga e un po’ ebete, quello ero io.

Merlino, che vergogna, ma c’era proprio bisogno che lo scrivessi, ragazzi? Mpfffffff.

Però non ho mai avuto il coraggio di farmi avanti apertamente.

E’ che sei così carina… no, cioè, intendevo dire che ho notato che hai un animo sensibile… ti piacciono i cani e…

 

Oh, per la gonnella di Merlino, Remus, io questa cosa al gufo non gliela faccio consegnare.

No, no e no! Che figura patetica ci faccio?

Non le so scrivere le lettere, è inutile.

Mi riderà dietro per il resto dei miei giorni, Che stronzi che siete!

                                                            

 

Ecco, ho anche macchiato il foglio (un'altra volta).

Vorrà dire che poi la riscrivo in bella… forse…

 

La verità, Mary, è che non sono mai stato il tipo d’uomo che si sofferma a riflettere a lungo, tantomeno sui propri sentimenti.

Ho sempre pensato di avere un’indole da solitario, nonostante il mio forte legame con gli amici.

Non mi sono mai nemmeno immaginato innamorato.

Mai mancate le corteggiatrici e qualche volta ho lasciato fare agli ormoni, non dico di no.

Ma il mio record di “fidanzamento” è stato di una settimana scarsa (più per infastidire mia madre cianciando della mia futura moglie Mezzosangue che per reale trasporto. Tanto neanche la ragazza era poi troppo convinta di potermi sopportare più a lungo).

Sono un tipo difficile io.

Ho un carattere abbastanza allegro, sono leale fino alla morte, sono un ottimista innato, ma ho momentacci in cui chiunque mi stia accanto non può che mandarmi, giustamente, al diavolo.

Mi dicono che sono irritante.

Con te, però, è inutile che io perda tempo a descrivere i miei pregi e difetti: tu sembri conoscerli perfettamente.

E’ irreale pensare di poter sentire qualcosa di tanto profondo per una persona che non si è mai conosciuta di persona.

Una di quelle cose di cui normalmente rido fino a rotolare giù dalla sedia, con le lacrime agli occhi.

Solo che non mi era mai successo prima che qualcuno potesse vedere dentro di me tanto nitidamente.

Perfino tra le righe dei tuoi racconti, Mary, si legge comprensione e premura per me (vorrei tanto dire che si legge ben di più, ma non oso…).

E’ imbarazzante e forse un tantino patetico ammetterlo, ma la verità è che i tuoi racconti mi hanno fatto sentire bene.

Mi sono sentito coccolato e benvoluto (anche quando me ne fai capitare di tutti i colori) e se davvero sono come tu mi descrivi, allora, non sono poi così terribile come persona.

Se davvero sono come tu mi descrivi, sono meglio di quel che spesso sento di essere.

E così, alla fine, è inutile girarci intorno: ho colto l’occasione del tuo compleanno per scriverti questa lettera e dirti ciò che sento.

Ciò che sai suscitare in me, nemmeno io so come, solo tramite la tua vitalità e ciò che scrivi (sono geloso da morire quando scrivi di altri, sai Mary?).

Perciò, Mary, lo vedi quel grosso cane nero e peloso che rincorre il trattore saltando nell’erba medica?

Ecco, quello sono io, Sirius Black, intento a spiarti e vedere che faccia farai mentre leggi questa che, in fondo, è solo una banale dichiarazione d’amore.

 

 Tuo Sirius

 

 

 Moony, io questa cosa non la spedisco… dai, si vede lontano un miglio che la parte finale l’hai scritta tu.

E se poi non mi ricambia? Se lei non mi vuole?

No, ragazzi, davvero, se poi mi rifiuta…

Io la straccio, anzi la brucio, me la mangio.

 

 

Remus, ridammi immediatamente la pergamena, Remus… che  possa venirti un… Moonyyyyyy!!!

   
 
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