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Autore: postergirl84    27/04/2012    11 recensioni
Al mondo ci sono milioni di storie
che aspettano solo di essere raccontante.
Questa è una delle tante.
Questa è la storia di Jacob Black.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'gli occhi di tua madre'
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A Ania, Ellie e Vi.

Che non scrivono storie, ma le vivono.

E sono sempre lì, per supportarmi.

E a chi chiunque ami Jacob Black tanto quanto noi.

 

 

Al mondo ci sono milioni di storie

che aspettano solo di essere raccontante.

Questa è una delle tante.

Questa è la storia di Jacob Black.

 

Alla fine del viaggio

 

Aveva freddo. Sentiva il gelo dentro tutte le ossa. Le spesse calze di lana, il maglione e la vestaglia di flanella pesante, non erano sufficienti a scaldare il suo corpo ormai vecchio da tutto quel freddo. Non era abituato a quella sensazione da quando aveva subito la trasformazione che aveva cambiato per sempre la sua vita. Non aveva più provato il freddo fino ad oggi. Oggi che la sua vita stava giungendo alla fine.

Jacob Black aveva vissuto per centoquarantanove anni ed ora era pronto per dire addio.

Sdraiato nel letto, di fronte alla finestra della sua camera, osservava la pioggia che scendeva incessantemente. Avrebbe voluto alzarsi, avrebbe voluto uscire da lì, da quella casa, e sentire addosso la sensazione familiare dell’acqua che ti inzuppava i vestiti.

Perché ogni volta che pioveva lui tornava a casa, tornava a Forks, tornava con loro… con lei.

Chiuse gli occhi e, quando trovò la forza di riaprirli, non era più solo.

C’era abituato, ormai. I fantasmi avevano iniziato a fargli visita nell’ultimo anno. Non si spaventava più. Non si dava pizzicotti, non strabuzzava più gli occhi. Non sapeva se esistessero davvero o se fossero solo frutto della sua mente prossima alla fine, ma aveva imparato ad accettarli come anni prima aveva accettato l’esistenza di vampiri e licantropi.

Lui sorrideva dalla porta della sua camera. Jacob alzò una mano tremante in un gesto di saluto e quello si avvicinò.

Avevano ancora l’aspetto da diciassettenni, erano rimasti uguali. Per lui erano ancora il gruppo di ragazzi che accendeva falò sulla spiaggia di La Push nelle sere d’estate.

“Sei venuto solo? Mi aspettavo di vedervi tutti qua per il grande evento. Sto morendo, Embry. Vero? Ho finito il mio tempo.”

“Tempo ne hai avuto, Jake. Hai avuto più tempo di chiunque altro.”

“Ma non ho mai vissuto davvero.”

“Lo so, amico mio… lo so.”

“Adesso non iniziare di nuovo con il tuo melodramma, Jake. Sai, mi ero quasi dimenticato di come a volte potessi essere maledettamente noioso.”

Quil apparve vicino a loro, allungandogli un pugno sulla spalla. Jacob sorrise.

“Di nuovo insieme, eh?”

“I tre moschettieri, ricordi, Jake? Avevamo quattro anni quando tuo padre ci costruì quelle spade di legno con i nostri nomi incisi sopra.”

“Sono vecchio, Embry, ma non rincoglionito. Morirò con tutti i ricordi al loro posto. E questo sarà uno di quelli.”

Risero. Una risata che lo riportò al passato, una risata che sapeva di adolescenza, di compiti di storia copiati, di sigarette fumate di nascosto, di un’amicizia che non sarebbe mai finita.

“Perché l’hai fatto, Jake? Perché hai smesso di trasformarti?” Chiese Quil, tornando di colpo serio. Da quando quelle visite erano iniziate non gli avevano mai fatto domande, ma questa volta, lui lo sapeva bene, sarebbe stata diversa dalle altre. Sarebbe stato l’ultimo incontro.

“Tu perché hai smesso, Quil?”

“Volevo invecchiare con Claire. Ma tu… Nessie è ancora viva e lo sarà per sempre.”

“Penso ogni giorno a lei, Quil, ogni giorno, ma non mi pento della mia scelta. Non ho mai voluto essere un highlander. Ho una storia da raccontarvi, ragazzi. Una storia che non ho mai raccontato a nessuno.”

Erano tornati a Forks.

Non ricordava neanche più da quando tempo mancasse.

E adesso era di nuovo lì.

Della riserva in cui era nato e cresciuto, non restavano che poche case disabitate. Il rosso sbiadito dei muri si notava ancora in una di quelle. Quella che era stata casa sua.

La riserva di La Push, con il passare degli gli anni, era divenuta solo un nome per gli affezionati di Storia Americana. Il tempo aveva disperso gli ultimi discendenti e più nessuno ormai l’abitava. La tribù dei Quileutes era finita, non c’era più, ma non era stata dimenticata. Lui non avrebbe mai potuto dimenticare quella terra e chi l’aveva abitata. Loro che erano stati la sua prima famiglia e forse la più vera.

Ma era proprio la sua scomparsa che aveva permesso ai Cullen di tornare.

Ora che la loro vicinanza non avrebbe più fatto trasformare dei ragazzini, ora che il loro ritorno non sarebbe stato più un pericolo si concesse, finalmente, una camminata fra il viale dei ricordi.

E tutto iniziava e finiva nel piccolo cimitero indiano. L’erba intorno alle tombe era alta, impediva quasi di distinguere i contorni delle sepolture, ma lui sapeva perfettamente dove tutti loro riposavano.

Si inginocchiò sulla tomba di sua madre, accarezzò il nome e volse lo sguardo. Accanto a lei giaceva suo marito Billy. Suo padre che, nella morte, si era finalmente riunito con la donna che aveva amato per tutta la vita. Mormorò una preghiera silenziosa e si spostò sulla tomba della sorella.

Rachel Black Lahote.

Ricordò il giorno del suo matrimonio, ricordò la nascita dei suoi nipoti, ricordò il suo funerale. Ricordò il funerale di tutti; di Embry e di Quil, di Jared e Kim che erano morti abbracciati, nel letto che avevano condiviso per oltre sessant’anni.

Nascite, morti, matrimoni. Gli unici eventi che, in tutti quegli anni, lo avevano visto tornare a La Push, sempre più defilato, sempre più in disparte. Lui, eternamente giovane. Lui sempre uguale a se stesso, per lo meno esteriormente.

Era ormai scesa la notte, quando si decise a muoversi da lì. Ma non era ancora tempo di andare via; si incamminò verso la spiaggia di First Beach e si sedette lì, dove una volta si trovava un tronco bianco.

Neanche più quello era rimasto.

Chiuse gli occhi, ma la sentì arrivare lo stesso. Una mano bianca, piccola e fredda gli sfiorò la guancia e raccolse con il pollice una lacrima.

Jake fermò la mano nella sua, intrecciando le loro dita.

“Bells.”

“Nessuno abita più La Push e… non credo che il trattato valga ancora. Posso restare, Jake?”

“Sei stata da Charlie.” Non era una domanda.

“Sei stato da Billy. ”Ma la sua era una risposta.

Si voltò a guardarla senza interrompere il contato delle loro mani, il suo volto perfetto non portava segni del dolore che invece, Jake sapeva, provava in quel momento.

“Ricordami perché l’abbiamo fatto, Jake. Perché siamo tornati?”

“Perché nessun altro posto come Forks garantisce una così vasta quantità di giornate nuvolose”, rispose sorridendo. “E perché non possiamo scappare per sempre dai ricordi. A un certo punto ci avrebbero trovato comunque.”

“Non pensi mai che sia tutto sbagliato, Jake? Che la nostra vita lo sia. Che avrebbe potuto andare tutto diversamente.”

“Non farlo, Bells, per favore. Non porre domande di cui non vuoi davvero sapere la risposta.”

“Scu… scusa. È solo che qua ignorare è più difficile.”

Non la sentiva balbettare da anni, da prima della sua trasformazione. Fu come se una diga dentro di lui crollasse. All’improvviso stava fissando di nuovo la sua Bells, quella con le guance rosse, il corpo caldo e le ginocchia sbucciate. Quella che arrossiva, quella che sapeva di shampoo all’arancia. Quella che sapeva di moto e bibite gassate. Quella che tremava quando lui la stringeva, quella che si abbandonava alle sue labbra. Quella che gli dava pugni, quella che piangeva supplicandolo di non lasciarla.

La sua Bells, sua e di nessun altro.

Quei ricordi annullarono tutto il resto: non esisteva Nessie, non esisteva l’imprinting, non esistevano i loro figli, non esistevano Edward ed il resto dei Cullen.

C’erano solo Jake e Bells, una spiaggia ed un tronco bianco. C’erano ancora scelte da fare, c’era ancora un futuro, c’erano due teste brune che giocavano in un cortile. C’era una intera vita da vivere e non più una vita a cui sopravvivere.

Spostò la sua mano dalla guancia e la fece scorrere lungo la schiena di Bells, premendola poi con decisione contro il suo corpo. Avvicinò le sue labbra a quelle di

lei e la fissò negli occhi. Si fermò ad un soffio ed aspettò che lei si spostasse, che lei lo rifiutasse come era sempre stata brava a fare. Ma non successe, questa volta lesse nei suoi occhi la medesima consapevolezza. Solo allora lui annullò la breve distanza fra le loro labbra, che si incontrarono con un tonfo sordo. Non era un bacio morbido, non c’era dolcezza in quel gesto, non c’era dolcezza nelle mani scure che in pochi attimi la privarono dei vestiti. E c’era impazienza nelle mani di lei che abbassarono la zip dei jeans di lui e strapparono la sua maglietta.

Rotolarono nella sabbia, riprendendo a baciarsi. Si accorsero appena delle onde dell’ acqua che ormai lambivano i loro corpi. Lui iniziò a baciarle il collo, a leccare la sua pelle e un gemito uscì da quelle labbra rosa. Jake si riscosse al suono della sua voce e si staccò da lei. Si mise in ginocchio, guardandola ansante. Bella era seduta, i capelli spettinati e una mano posata sul cuore muto.

Si morse le labbra e lui le spostò una ciocca dei capelli dietro le orecchie. Come faceva da ragazzo, come non faceva più da anni.

Appoggiò la fronte contro la sua e cercò di calmare il respiro.

“Non sai quante volte ho pensato a questo.”

“Credevo che l’imprint…”

Jake posò allora un dito sulla sua bocca, bloccando le sue parole. “Non dire quella parola, per favore. Non lo so, Bells. Forse sono merce avariata, ma tu da qua dentro non sei mai andata via.” Prese una mano di lei e la posò sul suo cuore. “Sono solo diventato bravo a mentire. Alla fine sono diventato un Cullen a tutti gli effetti. Non lo trovi ironico?”

“È ironico, sì, Jake. Perché io, invece, credo di non essere mai stata una brava bugiarda. Almeno non con te. Non da quando Nessie ha scoperto il mio diario. Non so come… ”

Tornò a chiudere la sua bocca con la propria e a baciare ogni centimetro della sua pelle. Ma questa volta non c’era fretta nei suoi gesti, la sua la mano era come quella di uno sculture che accarezza il suo capolavoro. Indugiò su ogni centimetro del suo corpo, tracciò con la lingua ogni piega, ogni curvatura di lei, e lei fece altrettanto. Si esplorarono lentamente, concedendosi il tempo che l’eternità aveva loro negato. E quando lui entrò in lei, si amarono dolcemente, intrecciando le loro mani e perdendosi nei loro sguardi. Unendo le loro anime e fondendo i loro corpi.

La luna era ormai alta nel cielo. Bells appoggiò la testa contro il suo petto, mentre lui attorcigliava una ciocca dei suoi capelli fra le dita. Jacob prese la sua giacca tirandola addosso ad entrambi, nessuno dei due ebbe la forza di interrompere quel momento. E, dopo un tempo infinito, fu lui a parlare per primo.

“Voglio smettere di trasformarmi, Bells.” Lei alzò la testa, guardandolo senza dire niente e Jake continuò. “Tornare qua e vedere quelle bare… fa male, Bells, troppo male. Non voglio più seppellire nessuno, non voglio esserci al funerale di mia figlia. Lo riesci a capire, Bells?”

Lei annui, svuotata di ogni energia. Tornò a stringersi a lui e, in quell’unica notte che il destino aveva concesso loro, ripresero ad amarsi.

“Eh bravo, Jake, sapevo che prima o poi avresti assaggiato la principessa dei ghiacci. Lo dicevo, a Rachel, che con tutta l’eternità davanti sarebbe successo.”

Jake si riscosse da quei ricordi e fissò il volto sghignazzante di Paul.  “Quando sei arrivato?”

“Abbastanza presto per sentire i dettagli.”

Allora Rachel diede una gomitata al marito e si chinò a baciare la fronte ricoperta di rughe del fratello. “E così mia nipote è umana. Non è come tuo figlio Lucas.”

Jake sospirò. “La prima gravidanza di Nessie è stata veloce, ma non come quella di Bella. È quando è nato Lucas, è stato subito chiaro che sarebbe stato un licantropo, proprio come me. Ma questa storia la sapete, tutti voi l’avete conosciuto. Quello che non sapete è che non volevo più figli dopo di lui. Anche se Lucas sembrava adorare la sua natura non volevo condannare nessun altro a quella vita, ma poi è arrivata Lilian Sarah. Ed è umana, al cento per cento. Ho amato entrambi i mie figli, ma Lilian mi ha ridato la voglia di vivere e in quella spiaggia ho capito che non avrei mai potuto portarmi dietro quel dolore, non avrei potuto ignorare anche quella crepa nel mio cuore, come invece faceva Bella. Un genitore non dovrebbe sopravvivere ai figli. Ma non pensate che sia stata una decisione facile, Nessie non l’ha mai accettata. Non gliene faccio una colpa, mi amava e anche io l’amavo a modo mio, ma non è mai riuscita a conoscermi veramente… e forse io non gliel’ho mai permesso.”

“L’amore non può essere coltivato in un terreno arido, Jake. E l’unica terra fertile per te è sempre stata Bella. A lei e lei soltanto hai concesso di entrarti nell’anima”,  lo interruppe Rachel.

Jake annuì e si lasciò trascinare ancora una volta dai ricordi.

Era passato un anno da quella notte in spiaggia e tenere lontani i suoi pensieri su quanto era successo fra loro, quando Edward era nei paraggi, diventava sempre più difficile. Ed Edward, da parte sua, iniziava a porsi domande sul perché Bella usasse sempre più spesso il suo potere per schermare la mente di Jake. Lilian era partita per il college da qualche mese e Jacob aveva iniziato ad allontanarsi da Nessie.

Infine, un giorno la bolla esplose e si infranse contro di loro.

Edward ringhiò, Bella corse in avanti frapponendosi fra il corpo del marito e quello di Jake, scosso dai tremiti e Nessie fece cadere il bicchiere che teneva fra le mani.

Non occorsero parole, tutta la verità era leggibile nei volti dei quattro protagonisti di quel teatro grottesco.

Jake fece le valige mentre Nessie lo osservava dalla porta.

“Mi dispiace.” Le uniche parole che lui riuscì a dirle.

“Non credo sia colpa tua, Jake. O meglio lo è, ma non sono così ingenua da non sapere che prima o poi sarebbe successa una cosa simile. Tutti noi abbiamo la nostra dose di sbagli in tutto questo. Ma non chiedermi di condividere la tua scelta, non posso farlo e non voglio perderti.”

“Tu meriti di essere amata, Nessie”,  disse, baciandole la fronte.

Caricò una borsa di vestiti sulla sua moto nera, l’unica rimasta davvero uguale nel corso degli anni.

Bella lo raggiunse all’uscita del garage. “Chiederti di restare sarebbe inutile, lo so. Ma voglio che tu sappia che lo farei. Ti chiedere di restare, Jake.”

“E io forse lo farei se fossi tu a chiedermelo, Bells.”

Lei annuì, sfiorando le sue labbra con le dita. “Dove andrai?’”

“Non lo so.”

“Dovunque sia, ricordati che ti amo.” Lui la strinse a sé, tenendola forte e cullandola contro il suo petto, poi salì sulla moto e sparì, inghiottito da una curva.

Si incontrarono ancora. Alla laurea di Lilian, al suo matrimonio, alla nascita dei loro nipoti. Lui ogni volta con un capello bianco e una ruga in più.

Si rivolsero poche parole in quelle occasioni, ma gli sguardi parlarono per loro. La lontananza non avrebbe mai davvero separato due anime gemelle.

E così riprese a vivere, Jake: spostò in avanti il suo orologio, si sentì di nuovo libero nello spirito ma incatenato nel cuore. L’imprinting si affievolì a poco a poco con la distanza, ma non l’amore per la sua Bells. Quei fili non vennero mai recisi, restarono lì, forti e indistruttibili. Attraversarono il paese a bordo di una moto nera, fecero surf fra le onde dell’Australia, si gettarono col paracadute in una landa del Brasile.

Cercò di vivere, Jake, di vivere per quanto potesse farlo lontano da lei. E quando fu stanco, si traferì di nuovo in una cittadina nella penisola olimpica simile a Forks. Tornarci a vivere senza di lei sarebbe stato troppo doloroso.

Aprì un’officina e passò le sue giornate ad aggiustare motori per non pensare a l’unico motore che non avrebbe mai più potuto essere aggiustato, il suo cuore.

Lilian veniva a trovarlo, lei e la sua truppa di scatenati nipoti, che metteva a soqquadro casa e si faceva raccontare le avventure del nonno. Jake chiedeva di Nessie e del suo nuovo compagno, si accertava che stesse bene, ma non parlò mai di Bella. Quel nome divenne impronunciabile, nascosto per sempre nella sua coscienza. E così passarono gli anni e il circolo della vita si chiuse intorno a lui.

Tornò al presente, ancora una volta. Riaprì gli occhi e si accorse di essere rimasto solo, anche i fantasmi erano spariti. È vero, pensò allora, che si muore soli. Non aveva paura, però, sapeva che presto tutto sarebbe finito e che si sarebbe ricongiunto con loro. Allungò la mano per prendere il bicchiere sul comodino, continuava ad avere freddo e la gola gli ardeva. Tremava troppo e non riuscì a portare il bicchiere alle labbra finché non senti una mano stringersi intorno al suo polso, bloccandogli il tremore e permettendogli di bere.

Anche stavolta l’aveva sentita arrivare.

“Bells.”

“Posso restare, Jake?’”

Un sorriso si aprì sul suo volto al ricordo di quello scambio di battute. “Come hai fatto a sapere dov’ero?”

“L’ho sempre saputo. Lilian…”

“Ma non sei mai venuta.”

“Non era il momento.”

“E adesso lo è?”

Lei si rannicchiò sul letto, attenta a non toccarlo con il suo corpo freddo.

“Vieni più vicina, Bells.”

“Non voglio farti sentire freddo.”

“Non ho mai sentito freddo con te vicina.”

Bella si avvicinò e posò la testa sul suo petto.

“Sono un bello spettacolo, eh?”

“Sei Jake. Sarei sempre il mio Jake.”

“Ti amo, Bells. Ti amo da più di cent’anni e continuerò a farlo anche dopo.” Sospirò.

“Alla fine, allora, ho ottenuto anche io il mio lieto fine.”

Alzò il volto incrociando gli occhi di lei, lui le accarezzò la guancia e tutto il freddo gli si cancellò dalle ossa. Bella avvicinò le labbra e lo baciò. Jacob chiuse gli occhi e si lasciò andare, stanco, contro il cuscino. Lei tornò ad appoggiarsi al suo petto e rimase lì, ferma ad ascoltare gli ultimi battiti del cuore di Jake, che si spense cantando per lei.

Jacob Black era morto.

Era morto fra le braccia della donna che aveva sempre amato.

Jacob Black era morto assaporando la felicità perfetta che poche volte, nella sua lunga vita, aveva assaggiato.

Isabella Marie Swan Cullen aspettò per il resto della sua eternità il giorno in cui si sarebbe finalmente ricongiunta con lui, sognandolo nelle sue notti senza sogni.

 

 

NOTE AUTRICE

Con questa storie si conclude la serie

gli occhi di tua madre . Queste tre storie sono il seguito di BD. È la vita dei nostri protagonisti come immagino che sia andata quando il sipario della Myer si è chiuso. Quando Bella si è accorta, come una volta le disse Jake, che un giorno, ormai vampira sposata, si sarebbe resa conto dei suoi sbagli e sarebbe stato troppo tardi.

Questa è la vera storia di Jacob e Nessie. Questo è quello che porta l’imprinting. Grazie a chi ha seguiti e amato tutte e tre le storie, grazie ha chi è arrivato in fondo a questa.

Grazie a aniasolaryche è stata una magnifica beta e a xxx_Strange_xxxper il magnifico banner che trovate a inizio pagina.

Non dimenticate di fare un salto nel loro profilo autore.

A presto.

Noemi.

 

   
 
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