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Autore: MimiRyuugu    27/04/2012    3 recensioni
"“Giulia!! Dove vai?!” esclamò Hermione. “Da Piton!” rispose Giulia, camminando. “E che ci vai a fare?” chiese ancora. “A confessargli una cosa!” rispose ancora più decisa la ragazza. Hermione e Anna si guardarono negli occhi. “Che fai?! Non vorrai farti bocciare in Pozioni?!” rimbeccò la prima, cercando di fermare l’amica. Giulia scosse la testa, ed iniziò a correre. “Lo sai, dice sempre così, ma alla fine torna in dormitorio a orecchie basse e coda fra le gambe…” le ricordò Anna."
Un sentimento da confessare, dei ruoli da non poter cambiare. Riuscirà la nostra piccola Giulia a farcela almeno stavolta?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Salve *w* eccomi con il continuo della saga dei nostri Tre Uragani u_u dopo Strange Love, vediamo ancora protagonista la nostra agguerrita Giulia :3 in origine questa era una one shot, però essendo troppo lunga l'ho divisa >.< sarà l'ultima ff che dividerò anche perchè ho l'abitudine di scrivere capitoli molto lunghi (dalle 6 alle 17 pagine di word xD) per cui dividerli ulteriormente ne farebbe perdere il significato *-*

Avvertenze: scrivendo per divertimento non ho prestato così tanta attenzione ai particolari quindi potreste trovarvi delle incongruenze man mano che leggerete la storia (come certi atteggiamenti OOC in cui sono caduta in pieno xD). Rispetto all'originale (che qualcuna avrà già letto forse :3) ho fatto solo pochi cambiamenti, nulla di significativo per la trama comunque u_u

Ora vi lascio alla fic <3
Buona lettura *-*



Prima Parte

Finalmente il lutto per Cedric Diggory si era affievolito ad Hogwarts. Tutti gli studenti avevano ricominciato a frequentare le ultime lezioni, con le ultime fatiche. Tre ragazze, che conosciamo molto bene, stavano attraversando in tutta fretta il corridoio diretto alla Sala Grande. Una, con una borsa a tracolla strabordante di fogli; un’altra, quella in mezzo, con un’aria annoiata sempre pronta allo sbadiglio, e la terza, che giocherellava con la bacchetta. Erano quasi le otto, e le tre avevano mangiato in tutta fretta per poter svolgere l’ultimo, duro compito della serata. Raggiungere l’aula di Pozioni, per consegnare una relazione con data di scadenza per il giorno dopo. La più nervosa, era senz’altro la prima. “Sbrigatevi! Cavolo, è la prima volta che consegno un compito l’ultimo giorno…” si lamentò Hermione, affrettando il passo. Giulia e Anna si guardarono sorridendo, soddisfatte del loro operato. Arrivarono nell’aula senza nemmeno bussare, trovando un uomo ricurvo sulla cattedra, con una penna in mano. “Vedo che le sue compagne l’hanno contagiata signorina Granger…” commentò acido Piton, vedendo il l’intestazione del primo foglio che era stato poggiato sul legno del tavolo. Hermione arrossì, poi guardò male le coetanee. Entrambe, recuperarono dalla borsa con tranquillità, pari a quella di un bradipo, il foglio, poi lo consegnarono. Il professore prese i fogli e diede una rapida occhiata. Hermione e Anna, iniziarono ad avviarsi verso la porta, mentre Giulia rimaneva a fissare l’uomo, che aveva riabbassato gli occhi sui fogli che stava guardando in precedenza. “Hey Giulia! Giulia muoviti, andiamocene!” le sussurrò Anna, tirandola per la manica dell’uniforme. Piton alzò la testa. “Ancora qui?” chiese, secco. Anna fece un sorriso debole, mentre Giulia continuava imperterrita a fissare il professore. Fissarlo negli occhi. Quei profondi occhi che ad alcuni incutevano paura, mentre per lei erano la cosa più bella da guardare. Anna fu costretta a tirare l’amica con forza, fuori da quell’ufficio. “Che ti è preso?!” chiese Anna, scocciata. “Appunto Giulia! Non ti puoi mettere a fissare un professore così!” la sgridò Hermione. Giulia sbuffò, poi tornò sorridente. “Devo riuscirci…devo farcela…manca solo una settimana alla fine della scuola e io devo riuscirci!” ripetè Giulia, iniziando a camminare all’indietro. Le amiche la guardarono stupite e lei, con un fuoco di decisione negli occhi, si fermò e iniziò a ripercorrere i passi fatti prima. “Giulia!! Dove vai?!” esclamò Hermione. “Da Piton!” rispose Giulia, camminando. “E che ci vai a fare?” chiese ancora. “A confessargli una cosa!” rispose ancora più decisa la ragazza. Hermione e Anna si guardarono negli occhi. “Che fai?! Non vorrai farti bocciare in Pozioni?!” rimbeccò la prima, cercando di fermare l’amica. Giulia scosse la testa, ed iniziò a correre. “Lo sai, dice sempre così, ma alla fine torna in dormitorio a orecchie basse e coda fra le gambe…” le ricordò Anna. Hermione sospirò. “Nonostante Giulia e Piton abbiano legato molto in questi ultimi mesi, lei non riesce ancora a capacitarsi che è un amore perso…” disse triste Hermione. “Secondo me no…Piton non è questo gran pezzo di ghiaccio come sembra a noi…io lo so, e anche Giulia. Ha avuto esperienze difficili nella vita…però…credo che proprio la nostra cara amica sia la persona adatta a fargliele dimenticare…” spiegò Anna. Hermione scosse la testa, abituata alla fiducia della ragazza. “E ora, andiamo a fare un po’ di casino in Sala Comune con i gemelli…” commentò poi ancora. “Devo finire il tema di Astronomia…” la liquidò Hermione. Anna rise. Aspettava quella risposta. La prese a braccetto ed iniziò a trascinarla verso la torre di Grifondoro. Nel frattempo, Giulia aveva appena varcato la soglia dell’ufficio di Piton, un’altra volta. “Cosa ha dimenticato signorina Wyspet?” chiese subito Piton. Giulia sobbalzò, poi andò davanti alla cattedra. “Io…io…devo dirle una cosa!” esclamò, con decisione. Piton poggiò la penna e incrociò le mani, guardando la ragazza con un sopracciglio alzato. Giulia respirò profondamente. “Professore…io…deve sapere che…in questi quattro anni lei…” iniziò a dire. Piton la guardò ancora dubbioso. “Professor Piton, lei…lei…mi…” continuò, poi si fermò e sbuffò. “Professor Piton, lei mi piace! Io…sento per lei qualcosa di più del semplice affetto che lei pensa che io provi! Io la amo. Il mio cuore appartiene a lei” disse sicura. Poi… “Gli hai detto veramente così?!” esclamò stupita Hermione, seduta sul letto. “Macchè! Ho blaterato qualcosa sul mio tema e me la sono data a gambe!” rispose Giulia affranta, buttandosi sul letto. “È un classico Giulia…ti ricovereranno al San Mungo se continui così!” disse ridendo Anna, intenta a spazzolarsi i capelli nel bagno. “Grazie per la consolazione! Cavolo, mai una volta, una volta sola!” urlò Giulia, disperata, tirando giù le tende del letto, isolandosi dalle altre. “Dai Giulia! Stavo scherzando!” le disse in colpa Anna. Hermione scostò le tende. “Sono una testa di zucca! E che cavolo, ci ero così vicina! Cavolo, cavolo e cavolo!” ripetè arrabbiata la ragazza. Poi si alzò in piedi e andò davanti allo specchio attaccato sulla parete di fronte ai letti. “Professor Piton, lei…” ricominciò a dire, guardando nella sua immagine riflessa. “Eccola che ricomincia…” sbuffò esasperata Anna, buttandosi sul letto. Hermione scosse la testa. “Piton…no…Severus. Si, chiamarlo per nome può andare…” rifletté ad alta voce. “Se vuoi un Crucio si!” rimbeccò ancora Anna. Hermione la zittì. “Severus…nonostante tu sia un mio professore…no!! Il tu non funziona!!! Allora…Severus, lei…” ricominciò a dire. “E se gli scrivessi una lettera?” disse all’improvviso Hermione, probabilmente stufa della tiritera che si ripeteva ogni sera. “Buona idea!” rispose raggiante Giulia, prendendo carta e penna. Prese un libro, da usare come poggia foglio, e iniziò a scrivere. Le amiche la guardarono per un po’, fino a che si stufarono ed andarono a dormire. La mattina, le ragazze si diressero nell’aula di Trasfigurazione. Giulia aveva ricopiato cento e cento volte la lettera quella notte e, appena soddisfatta del risultato, l’aveva chiusa in una busta intestata a Severus Piton. L’aveva messa nel libro di Trasfigurazione, ancora indecisa se consegnarla o no al professore, che avrebbe visto dopo pranzo. La lezione con la professoressa McGranitt passò in un lampo e anche quella di Incantesimi. Si era appena seduta in Sala Comune quando Giulia si accorse che la lettera era sparita. Non la trovava. Svuotò tutta la borsa sul tavolo, ma nulla. Si alzò spiegando in sintesi l’accaduto alle amiche e andò prima nell’aula di Incantesimi, dove il professore assicurò di non aver trovato nulla, poi in quella di Trasfigurazioni. “Una lettera?” chiese incuriosita la professoressa McGranitt, appena dopo aver chiuso l’aula, per dirigersi nella Sala Grande per il pranzo. Giulia annuì. “Intestata al professor Piton…” aggiunse timida Giulia. La donna la guardò da dietro i piccoli occhiali. “Si, l’ho trovata io…” disse. Giulia tirò un sospiro di sollievo. “Me la può ridare? È un fatto di vita o di morte…” chiese tragica Giulia. La McGranitt la guardò stupita. “Non cel’ho più io…l’ho consegnata al professor Piton, pensando si trattasse di qualcosa di importante ed urgente…era sotto un banco” spiegò la donna. Giulia impallidì. Ringraziò brevemente la professoressa e corse ai sotterranei. Piton non doveva leggere quella lettera! Intanto, il professore in questione, era nel suo ufficio. Intrattenuto dal preside Albus Silente, in persona. “Non faccio da cavia per gli intrugli di quella fattucchiera!” rimbeccò acido Piton, rifiutando la boccetta verde melma che Silente gli aveva passato. “Andiamo Severus, è solo un esperimento! Non è la professoressa Sprite che te lo chiede, ma io! Se la pianta appena nata darà i suoi frutti, allora si potrà provvedere!” spiegò Silente, guardando speranzoso il collega. Severus alzò un sopracciglio. “Leggere nel pensiero…che assurdità! Ci vuole studio per diventare un Legilimes, non una pozione…” rimbeccò lui. “Tu sei l’unico che può resistere in caso di pericolo…sai preparare un antidoto a occhi chiusi!” lo adulò ancora il vecchio. Severus prese la boccetta e l’annusò: l’odore non prometteva nulla di buono. “Sperimentare è una caratteristica utile, per un insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure…” osservò Silente. Piton lo guardò, e tutto d’un sorso mandò giù. Non tanto per il trucco della nomina di Difesa, quando per far stare zitto il vecchio. Silente sorrise compiaciuto. “Stasera vieni nel mio ufficio…gli effetti della pianta durano quanto un pomeriggio…” disse infine quest’ultimo, per poi sparire. Piton sbuffò, rendendosi conto della sciocchezza che aveva appena commesso. Nel frattempo, senza nemmeno vedere se ci fosse qualcuno, Giulia entrò nell’aula. Vide subito la busta sulla cattedra. “Signorina Wyspet, qual buon vento!” esclamò seccato Piton, spuntando da una porta. Giulia cercò di vedere se la busta era stata aperta: no, per fortuna non aveva ancora letto nemmeno una riga. La ragazza si avvicinò, mettendosi davanti alla lettera. Piton la scrutò, poi ebbe un improvviso mal di testa. “Quello stupido intruglio! Dannato Silente!” pensò adirato, portandosi una mano alla fronte. Giulia lo osservò, notando che non stava bene. “Professore…sta bene? Si sieda…” disse la ragazza, tentando di farlo sedere. Lui scosse la testa. “Non serve…non è nulla!” la liquidò lui. “E se l’avesse letta? In che guaio mi troverei…” sentì dire dalla ragazza. “Come ha detto signorina Wyspet?” chiese l’uomo. Giulia lo guardò stupita. “Io non ho detto nulla…” disse con voce più chiara lei. Il mal di testa era passato e anche il dubbio che l’intruglio funzionasse. Rimasero in silenzio. “Quanto adoro quegli occhi…” pensò la ragazza. Era chiaro che non aveva parlato, non aveva mosso le labbra. Giulia cominciava a pentirsi di aver scritto quella lettera. “Non mi guardare così Severus…ti prego…se solo riuscissi a…forse dovrei lasciare qui la lettera…” pensò ancora. Piton era ancora un po’ scosso per la pozione, ma anche quei pensieri erano abbastanza anomali. “Infondo ci ho messo il mio cuore in quelle righe…ma se mi prendesse in giro davanti alla classe? No…quello è il vecchio Piton…quello prima che lo conoscessi…ma ora, se solo riuscissi a pronunciare quelle cavolo di parole…Giulia, sono due, due semplicissime parole!” si disse la ragazza. Piton ascoltava atterrito. Giulia scosse la testa, con gli occhi lucidi, poi riprese la lettera senza farsi vedere. Dopo averlo salutato con un cenno della mano, scappò via. Il professore si sedette, e notò che la busta era sparita. Cercò di ragionare, di trovare un motivo per quei pensieri. Giulia invece, si era rintanata nel bagno delle ragazze, quello non infestato da Mirtilla Malcontenta. Si chiuse in una cabina, seduta sulla tavoletta abbassata, con la testa tra le mani. “Non posso andare avanti così…non voglio…” sussurrò, piangendo. La porta del bagno si spalancò. “Giulia? Sei qui?” sentì chiamare la voce di Hermione. “Io l’ho vista per di qua…” disse, scrollando le spalle, Ginny. Anna annuì, poi sentì il pianto. “Giulia…che cos’hai?” chiese quest’ultima. Poi notò la lettera nella tasca della camicia. “L’ha letta?” chiese Hermione. Giulia scosse la testa. Ginny intanto era uscita dal bagno. Le tre iniziarono a parlare, fino a che si sentì il vociare degli studenti in corridoio. Capirono che il pranzo era finito, così dovettero convincere l’amica a trascinarsi ancora fino ai sotterranei, dove le aspettava due ore di Pozioni. Anna diede il consueto bacio a Draco appena si videro, mentre Hermione pestò un piede a Pansy, anche questo di rito. Giulia si sedette affranta e vide Piton arrivare. Iniziò a spiegare fitto su una pozione curativa, ma lei non era dell’umore per seguire. Dopo la teoria, Piton ordinò di eseguire la suddetta pozione, mentre lui finiva di correggere i temi. O almeno, avrebbe voluto. Invece, iniziò ad ascoltare quello che pensavano i suoi allievi. Aveva deciso di sfruttare quella stupida pozione che aveva fatto l’errore di ingurgitare poco prima. Infondo non richiedeva sforzo fisico come Leggere nella mente con i suoi soliti metodi tradizionali. Non trovò cose particolarmente interessanti, fino a che guardò in direzione di Giulia. Stava trafficando con il coltello in maniera annoiata. “O gli do quella lettera o glielo dico…o mi taglio le vene…” pensò, disperata. Piton sobbalzò. “Non devo fare gesti tragici, come dice Herm, non serve a nulla farsi male. Dannazione anche a questa pianta, perché non si taglia da sola?!” pensò poi. Sbuffò e mise i pezzetti nel calderone. Alzò la testa, in direzione del suo adorato professore. Lui abbassò subito la testa, facendo finta di leggere. “Come mi piace quando è così concentrato…i capelli che gli cadono sul viso…gli occhi che si muovono piano…sembra uno di quei quadri babbani…quelli che ritraggono poeti dannati…così misteriosi, pieni di fascino…Severus…” continuò Giulia. Piton iniziò ad allentarsi il colletto stupito: stava proprio parlando di lui?! Intento ad elaborare una teoria su quelle parole, non si era nemmeno accorto della campanella. Tutti gli alunni versarono in un gesto la pozione in un ampolla, poi la misero come al solito sulla cattedra. Quando la classe fu vuota, Piton decise di attuare l’unico modo che c’era per scoprire se le sue teorie erano vere: Legilimanzia. Intanto, Giulia pensava a quella lettera. Ci pensò per tutto il pomeriggio. Anche la sera a cena. Piton si alzò dal tavolo insegnanti, appena vide che un po’ di studenti si erano già rintanati nelle loro sale comuni. “Signorina Wyspet, potrebbe seguirmi?” chiese di fretta a Giulia, arrivato al tavolo dei Grifondoro. La ragazza annuì, stupita. Salutò le amiche e lo seguì. “Si sieda per favore…” le chiese, prendendo la bacchetta. Giulia ubbidì. Era incuriosita da questa chiamata a sorpresa. “Beva questa…è una semplice tisana…” le disse, dandole quella che era in realtà una pozione soporifera. La ragazza ubbidì senza fare domande, e dopo qualche minuto, si abbandonò ad un sonno profondo. “Bene…e ora, scopriamo cosa sta architettando la Wyspet…” commentò Severus, puntando la bacchetta. Fu come un flash e si ritrovò nella mente della ragazza. Ecco, l’ora di Pozioni del pomeriggio. Poi il bagno. Hermione e Anna intorno ad una Giulia singhiozzante. “Io glielo devo dire, ma come faccio? E se mi ridesse in faccia? E se…” disse. Piton era dietro alle due ragazze, all’entrata della cabina. “È un professore, un può riderti in faccia!” rimbeccò Hermione. “Piton ti vuole bene…non lo farebbe mai…” la corresse Anna. Il professore tornò nell’ufficio, con un lampo. Si sedette, confuso da quello che aveva visto. Come aveva fatto a non capire? Tutte le volte in cui Giulia sorrideva, in cui tornava nell’ufficio, voleva confessargli il suo amore. Ma non c’era mai riuscita. La ragazza si stiracchiò e sbadigliò, poi guardò Piton e sobbalzò. “Ora…ora può andare…” disse stranito il professore. Giulia annuì, lo salutò ed uscì. Stava per tornare dalle amiche, quando un vecchietto di nostra conoscenza la fermò.

  
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