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Autore: Medea Astra    27/04/2012    5 recensioni
“Lasciami, mi fai male, smettila subito” disse lei rossa in viso.
“ No, non ti lascerò andare finchè tu non mi avrai detto il vero motivo per cui hai insistito perché quello rimanesse a vivere sotto il tuo stesso tetto.”
Bulma stava per dare una delle sue solite risposte pungenti quando un boato infranse il silenzio dei suoi pensieri.
I due giovani si guardarono in giro spaesati per capire da dove provenisse quel rumore poi, un pensiero fulmineo e terribile attraversò la mente di Bulma che subito corse fuori in giardino in direzione della gravity room.
“ Sono sicuro che è successo qualcosa a quel congegno infernale, forse Vegeta l’ha spinto troppo in là, forse le pareti non hanno retto alla veemenza dei suoi colpi, forse…” i pensieri di Bulma furono interrotti ancora una volta, adesso però a porre un freno alla sua mente non fu il suo udito ma i suoi occhi che raccapricciati e terrorizzati osservavano la scena che le si parava davanti.
La gravity room era esplosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Explosion du coeur


Dopo una settimana di continue piogge e raffiche di vento finalmente, anche sulla Città dell’Ovest era arrivato il bel tempo. Il sole splendeva alto nel cielo privo di nuvole, gli uccellini avevano cominciato a svolazzare da un albero all’altro, intervallando i loro battiti d’ala con dei deliziosi canti. L’atmosfera era davvero idilliaca, sembrava che non ci fosse posto per nulla di brutto, come se la natura avesse dipinto un quadro perfetto ed ora lo volesse preservare dalle insidie che gli uomini potevano creare.
 Alla Capsule Corporation però, non tutti erano d’accordo con questa visione paradisiaca della giornata infatti, in un’ala appartata della grande casa, Bulma e Yamcha stavano litigando animatamente da ormai qualche ora.
“ Se a te veramente non importasse nulla di quello stupido sayan non l’avresti invitato a star qui da te!” disse il ragazzo alzando sempre più i toni.
“ A me di lui non importa un fico secco, se l’ho invitato a stare da me è solo perché da scienziata quale sono volevo aver l’opportunità di studiare i suoi congegni alieni.”
“ Ah si, bella scusa, davvero bella scusa quella dello studio. Non sono un idiota Bulma, ho visto come lo guardi, cosa credi? L’altra sera quando è passato davanti a noi tu non gli hai staccato gli occhi di dosso nemmeno per un istante.”
“ Yamcha  stai diventando paranoico, vedi cose che non esistono e poi, anche se fosse, dopo tutti i tradimenti che ho subito da parte tua in questi anni, non vedo come tu possa farmi la morale.” detto questo la turchina si girò intenzionata ad andarsene.
Il ragazzo offeso per esser stato lasciato solo con la propria rabbia la seguì e la bloccò per un polso.
“Lasciami, mi fai male, smettila subito” disse lei rossa in viso.
“ No, non ti lascerò andare finchè tu non mi avrai detto il vero motivo per cui hai insistito perché quello rimanesse a vivere sotto il tuo stesso tetto.”
Bulma stava per dare una delle sue solite risposte pungenti quando un boato infranse il silenzio dei suoi pensieri.
I due giovani si guardarono in giro spaesati per capire da dove provenisse quel rumore poi, un pensiero fulmineo e terribile attraversò la mente di Bulma che subito corse fuori in giardino in direzione della gravity room.
“ Sono sicuro che è successo qualcosa a quel congegno infernale, forse Vegeta l’ha spinto troppo in là, forse le pareti non hanno retto alla veemenza dei suoi colpi, forse…” i pensieri di Bulma furono interrotti ancora una volta, adesso però a porre un freno alla sua mente non fu il suo udito ma i suoi occhi che raccapricciati e terrorizzati osservavano la scena che le si parava davanti.
La gravity room era esplosa.
Un cumulo di detriti e lamiere si trovava al posto del sofisticato congegno d’allenamento. La ragazza si guardò intorno cercando Vegeta, non vedendolo si gettò carponi sulle macerie e iniziò a scavare per trovarlo.
Yamcha era appena arrivato sul posto quando vide Bulma, la sofisticata ed altezzosa Bulma, gettarsi carponi sulle macerie ed iniziare a scavare a mani nude, incurante della polvere che le macchiava i vestiti firmati, delle unghie che inevitabilmente si sarebbero spezzate e dei graffi che le stavano deturpando le candide mani.
Il ragazzo non ebbe il coraggio di muoversi, rimase lì, fermo, immobile, quasi impietrito. La Bulma che lui conosceva non si sarebbe mai sognata di sporcarsi le mani con qualcosa di diverso dall’olio degli ingranaggi delle sue invenzioni eppure adesso era lì che si faceva in quattro per trovare Vegeta, quell’assassino spietato e crudele che più volte aveva tentato di ucciderla.
Ad un certo punto una mano si tirò fuori dalle macerie, seguita dopo poco da un corpo semi nudo e martoriato da ferite.
Era Vegeta.
Bulma si affrettò a sostenerlo con il proprio corpo, gli fece poggiare la testa contro i propri seni e valutò con uno sguardo veloce le condizioni in cui versava il sayan.
Yamcha era sempre più attonito, allora non erano solo sue fantasie, non era lui il pazzo visionario, era vero che tra quei due stava nascendo qualcosa.
“B…Bulm..”
Un sospiro e quel nome pronunciato con dolore da chi solitamente si rivolgeva a lei con un “donna” detto tra i denti, sprizzante di superbia e orgoglio, le era bastato sentire il suo nome uscire dalle labbra di Vegeta per stringerlo in un abbraccio che lasciava davvero pochi dubbi a Yahmcha su quali fossero i suoi sentimenti per l’alieno.
Yamcha rimase fermo qualche altro minuto, Bulma continuava a passare la sua mano frenetica tra i capelli di Vegeta, gli sussurrava qualcosa all’orecchio e piangeva, si, piangeva. All’inizio le era scesa solo qualche lacrima silenziosa, adesso il suo corpo era scosso da singhiozzi sempre più forti.
Tra un fremito e un altro, la piccola e gracile Bulma prese Vegeta su di sé e lo porto in casa seguita da Yamcha sempre più attonito.
Con uno sforzo impensabile per la sua esile costituzione lo trascinò fino all’infermeria dove lo adagiò sul lettino. Si allontanò di qualche passo, si soffermò a guardarlo, ferito e sanguinante e dopo aver asciugato una lacrima con la manica della sua camicia si apprestò a prender dei medicamenti per disinfettare le ferite dell’uomo.
Come se Yamcha non ci fosse, ignorando completamente la sua presenza, la turchina spogliò il sayan e con la delicatezza che solo una donna innamorata poteva avere, disinfettò e medicò ogni singola ferita.
Non appena ebbe finito coprì il ragazzo con un leggero lenzuolo di lino e si sedette a terra a vegliarlo.
Yamcha si sentì fuori luogo, capì che la donna che aveva osservato fino ad ora non gli apparteneva più e che quelle stanze, un tempo per lui così famigliari, adesso erano diventare pareti estranee, complici di un’altra unione ancora non sbocciata ma sicuramente più forte della loro.
Il giovane si chinò su Bulma, le carezzò i capelli e le augurò buona fortuna, lei non lo degnò nemmeno di uno sguardo, era troppo intenta a guardar Vegeta, a osservare il proprio futuro per capire che era giunto il tempo di dire addio al proprio passato.
 
 
 
   
 
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