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Autore: Shadowolf    27/04/2012    2 recensioni
SPOILER ALERT
Non sembrava essere un trattamento speciale, anzi. Quel tipo non solo aveva ereditato in tutto e per tutto la battuta pronta e il sarcasmo pungente di Howard, ma aveva sviluppato anche quella fiamma di arroganza che suo padre teneva il più delle volte sotto controllo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Steve non lo capiva. Ogni volta ci provava, davvero, ma il risultato che ne ricavava era sempre immancabilmente lo stesso. Un alzare gli occhi al cielo seguito da un sospiro profondo tra la sopportazione forzata, controllata e dovuta e l’estenuazione che evidentemente gli provocava quando non coglieva al volo una sua battuta, e lo fissava con lo sguardo perso di un cerbiatto. Quel Bambi o qualunque fosse il nome assurdo che continuava a sentire di tanto in tanto, come voltava le spalle. Non che avesse importanza comunque, dal momento che non sapeva chi fosse.
In effetti l’unica battuta che avesse colto da quando lo avevano condotto su quella cosa assurda mezza piattaforma navale e mezzo aereo era stata un riferimento un po’ vago a dirla tutta al mago di Oz, e pure se lui si era sentito molto soddisfatto di sé stesso quando aveva esclamato la propria gioia al riguardo, gli altri lo avevano lasciato perdere, come se non avesse parlato affatto. Stark aveva addirittura continuato come se lui manco fosse lì. Ma non sembrava essere un trattamento speciale, anzi. Quel tipo non solo aveva ereditato in tutto e per tutto la battuta pronta e il sarcasmo pungente di Howard, ma aveva sviluppato anche quella fiamma di arroganza che suo padre teneva il più delle volte sotto controllo. E quello era un atteggiamento che lui non riusciva proprio a sopportare, per quanto paziente e tollerante potesse essere. L’ergersi al di sopra di tutto e tutti, perfino delle regole. Il pensare di essere al centro dell’intero universo, e che questo giri di conseguenza attorno a sé. Tony Stark era il perfetto esempio di tutto ciò che lui aveva sempre combattuto, anche prima di diventare il Super Soldato. Ed ora invece se lo ritrovava come alleato. In teoria, almeno.
Tuttavia sembrava essersi aperta una breccia oltre l’armatura invisibile che l’altro indossava sempre. Adesso erano rimasti soltanto loro due seduti intorno al tavolo ovale, con Fury in piedi lì davanti, a parlare con aria cupa e forse anche delusa. Un agente era morto, il loro fantomatico team era disperso a terra chissà dove, e sembrava non esserci neanche un briciolo di speranza per il mondo là sotto. Loki aveva avuto la meglio. Steve continuava a tenere lo sguardo basso, lasciando vagare soltanto qualche occhiata di tanto in tanto, principalmente verso il comandante, ma anche verso Stark, che se ne rimaneva lì in silenzio ora, per la prima volta da quando l’aveva conosciuto, la testa persa dietro chissà a quale pensiero. Niente frecciatine, niente sarcasmo. Solo un profondo mutismo. Come se quella perdita l’avesse colpito in prima persona. Steve non lo credeva possibile, eppure pareva essere l’unica spiegazione. E in qualche modo, si sentì sollevato. Forse così poteva trovare un modo per parlarci, per gettare le basi di una comunicazione da sviluppare.
Aspettò che Fury finisse di parlare – o meglio, di sfogarsi, perché più che altro sembrava aver bisogno di rimproverarli trasmettendo loro tutta la propria delusione, da bravo comandante – e poi si alzò, andando a cercare Stark, intenzionato a seguire il proprio istinto, il proprio carattere: mantenersi sempre un brav’uomo, non importa quanto disperata e senza speranza possa essere una situazione. Lo trovò poco dopo, nell’androne antecedente alla stanza dove sapeva teneva l’armatura, appoggiato al parapetto a fissare il vuoto. Gli si avvicinò in silenzio, o almeno così credeva, ma l’altro doveva averlo sentito arrivare comunque, perché quando parlò non diede il minimo cenno di essere uno che era stato appena colto alle spalle. Cercò di fargli capire che quella morte era stata colpa di tutti, non solo sua, e che comunque l’agente Coulson era morto facendo il suo dovere, quindi da eroe. Ma invece di consolarlo come aveva creduto, questo servì soltanto a fargli sputare fuori almeno parte della rabbia che doveva star provando in quel momento. Se non altro era un qualcosa. Non lo evitava più, gli stava parlando. Gridando contro in realtà, ma forse poteva concedersi di considerarlo un miglioramento.
Poi all’improvviso vide accendersi una piccola lucina negli occhi scuri e bruni dell’altro, ed ebbe la certezza che qualcosa era cambiato. Poteva essere una nuova speranza? A giudicare dalle parole che ne seguirono sicuramente sì. E quando i loro sguardi si incontrarono ebbe conferma anche di altro. Aveva guadagnato il suo rispetto. E pur se la maggior parte delle persone si sarebbe accontentata di tanto privilegio, a lui non bastava. Aveva bisogno di più.
Così mentre l’altro, in preda all’eccitazione che quella nuova idea partorita insieme gli aveva donato, si dirigeva verso la sala maggiore, lui lo bloccò e lo costrinse a restare fermo per più di una manciata di secondi.
‹‹ Stark, aspetta un attimo. ››
Lui gli rivolse uno sguardo tra il perplesso e lo stupito, ché probabilmente non era abituato ad essere interrotto mentre seguiva un suo percorso intuitivo.
‹‹ Cosa? ››
‹‹ Non prendertela con te stesso. ››
Stark rimase zitto per un paio di secondi, non di più, ma furono sufficienti a Steve per mettere a fuoco quanto in realtà quell’armatura nascondesse. Molto di più che un semplice corpo. Forse un involucro tanto delicato e suscettibile in certi punti da essere fragilissimo. E quello lui non se lo aspettava.
‹‹ Ti pare? Sei tu quello che doveva firmargli le figurine, mica io. ›› gli fa poi, e con un ghigno si libera dalla leggera stretta sul proprio braccio e prende la strada del corridoio. ‹‹ Andiamo, Capitano, c’è una squadra di Vendicatori da radunare. ››
Steve sospira piano e tuttavia si apre in un piccolo sorriso. A volte un pareggio è un ottimo modo per cominciare.

   
 
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