Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Zomi    27/04/2012    8 recensioni
Quante, quante cosa aveva perduto di lei in tutto quel tempo, e solo ora, ora che era morto e lontano dal suo sorriso, capiva di amarla, di dipendere totalmente dalla sua presenza e di aver vissuto solamente per poterla vedere felice...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ANGOLO DELL’AUTORE:
Contest tedesco di ZoroxNami di One shot in cui la traccia obbligatoria da seguire era: “L’assassino Zoro è salvato dal suo inferno da Nami”. Gentilmente, se vi è possibile, commentate. Grazie.

Zomi
 

 

DON’T WANNA MISS A THING

 

 
Premeva con forza sullo sterno, massaggiandolo con energia e rabbia.
-Respira…- ordinava ansimante, puntando le dita incrociate in un unico pugno sulla pelle bagnata e in rapido raffreddamento.
-Respira…- spinse con forza contro l’osso piatto della cassa toracica, imponendo al diaframma di rianimarsi e riprendere la sua attività respiratoria, costringendo i polmoni a risvegliarsi e a riempirsi d’aria.
Con irruenza, posò le sue calde e carnose labbra su quelle fredde e pallide di lui, soffiando a forza nella sua gola. La trachea si dilatò, alzando il Pomo d’Adamo per un attimo, incanalando l’ossigeno verso i polmoni, che si gonfiarono velocemente, alzando il petto, dove nuovamente le mani intrecciate spinsero con forza all’altezza del cuore, intimandogli di battere.
-NAMI!!!- urlò Franky, tendendo il braccio teso dinanzi a se e sparando all’impazzata contro i marine –Come sta Zoro?!?-
Nami alzò il viso da quello dello spadaccino, distanziando le loro bocche e premendo energicamente sul torace.
-NON RESPIRA, NON RESPIRA, NON RESPIRA CAZZO!!!!- rispose esasperata la bella navigatrice, continuando a eseguire testardamente il massaggio cardiaco al verde.
-CONTINUA A RIANIMARLO!!! BEN PRESTO CHOPPER ARRIVERA’ QUI AD AIUTARCI… E STATE LONTANI VOI, MARINAI D’ACQUA GASSATA!!!-
Con gli occhiali da sole calati sugli occhi, il Boss lanciò la sua mano d’acciaio contro un gruppo di soldati, ritraendola poi con la catena ad essa legata e tornando a sparare indemoniato, disegnando un semi cerchio difensivo tra i marine, lui e i suoi compagni.
La cartografa, sorda agli spari del carpentiere e alle urla di paura del nemico, digrignava i denti trattenendo a stento le lacrime. Premeva con forza le sue nocche nelle mani, ormai bianche per la stretta in cui le stringeva contro il letto del cuore di Zoro, asciugandogli la pelle bronzea e fredda d’acqua marina che sporgeva dalla camicia aperta.
-Respira, dannazione, respira…- implorava il verde, soffiandogli ancora in gola. La nave militare ondeggiò bruscamente per alcuni colpi dovuti alla battaglia in atto, dondolando contro le onde del mare e premettendo ad alcune di loro di scavalcare il parapetto di protezione del ponte legnoso, rovesciandosi contro il corpo inerme dello spadaccino e di Nami.
Con il volto bagnato dall’acqua salata dell’oceano e dalle prime lacrime che fuggivano al suo controllo, la rossa accarezzò il viso pallido e inespressivo dello spadaccino.
-Zoro…- lo chiamò sommessamente nel caos dello scontro -… ti prego: svegliati…-
Una piccola lacrima salata scivolò lenta sul profilo del suo dolce viso, traballando triste sul mento candido, per poi infrangersi in un rumoroso silenzio sulle labbra del verde…
 
 
… vide una piccola lacrima bianca di pioggia cadere in un mare di petrolio, che moriva in esso sparendo in piccole crespature nere mosse da rimbombi bianchi e chiari della sua fine. Il silenzioso morire della lacrima lo ridestò improvvisamente, come se fosse stato il più assordante dei richiami.
Zoro sbatté le palpebre un paio di volte, non capendo dove si trovasse.
Era sdraiato nel più profondo e intonso buio, muto e sordo a qualsiasi suono. Si guardò attorno furtivo e a disagio, alzandosi da terra e portando la mano destra sull’elsa delle sue katane, pronto a difendersi da qualsiasi nemico fosse emerso dalle tenebre per attaccarlo.
Non capiva.
Pochi istanti prima era sul ponte della nave militare della Marina che gli aveva attaccati, combattendo concentrato e divertito contro il vice capitano di quella flotta. Scagliava fendenti mortali e precisi nell’aria con ferocia, disarmando il nemico ancor prima che con le sue spade, con il suo ghigno strafottente.
Sentiva il bisogno di menar le mani, di lottare e sfogarsi, riversando tutta la rabbia di quegli ultimi giorni contro qualcuno. Affondare la lama delle sue spade con ira funesta, la stessa che gli scorreva nelle vene, nel corpo di un nemico, sostituendolo al suo rimorso e alla sua rabbia.
La lama della sciabola del marine roteò nell’aria, scappando dalla presa inferma e tremante dell’uomo. Con soddisfazione, Zoro aveva ghignato in faccia all’avversario, per poi voltargli le spalle e affrontare un altro soldato, concedendo almeno la vita all’ufficiale, se non l’onore. Ma il militare non gradì molto l’atteggiamento commiserevole del verde, e, con ira e sbuffando iracondo, aveva montato la carica contro la figura in allontanamento dello spadaccino. A testa bassa, aveva urtato il verde, trascinandolo con lui fuori bordo oltre il parapetto della nave, ritrovandosi così tra le onde del mare.
Sorpreso e ringhiante, Zoro aveva allontanato da lui con un calcio il vice capitano, cercando di liberarsi dalla sua presa, forte e decisa attorno alla sua vita, che li stava facendo affondare entrambi.
-Se annego io, anneghi anche tu, assassino…- biascicò l’uomo, prima di venir strappato dal corpo del giovane da un onda violenta e perdersi nel mare profondo. Lo spadaccino, sotto il livello dell’acqua a causa del peso morto che gli aveva fatto la presa vendicativa del militare, era in balia della corrente marina, sballottato tra un’onda e l’altra, strabuzzando gli occhi neri per l’irruente entrata dell’acqua nei suoi polmoni e la fuga veloce dell’aria da essi.
Chiuse gli occhi, sfinito, permettendo ad altra acqua salata di annegarlo. Stava per cedere del tutto, arrendendosi alla forza delle correnti e non riuscendo più a contrastarle, nuotandoci contro verso la luce chiara e tenue del sole che filtrava tra le onde., quando percepì una presa afferrarlo per il colletto della camicia.
Dolce, esile, ma che con enorme forza lo strattonava verso l’alto. Lui conosceva bene quella presa morbida e gentile, e quell’energico nuotare vigoroso e instancabile. Era già stato salvato da essa tanto tempo prima, ad Aarlong Park, quando di sua spontanea volontà si era gettato in mare incatenato, costringendola a salvarlo per dimostrare di quel pasta fosse in realtà.
Con una spinta, Nami lo fece riemergere oltre il livello del mare, facendosi passare un braccio muscoloso e freddo del samurai dietro il suo collo per poter meglio aggrapparsi a quello di ferro con catena lanciatogliele da Franky, per farli risalire sulla nave. Sul ponte di essa, la navigatrice aveva iniziato ad effettuargli il massaggio cardiaco per fargli riprendere a respirare, ma Zoro ormai era privo di sensi.
Rabbrividì lo spadaccino al ricordo delle calde e bagnate mani di Nami premergli lo sterno, mentre lui si abbandonava completamente al tepore del legno del ponte, sentendo le urla e le grida dei suoi compagni e dei marine assottigliarsi sempre più, fino a scomparire. Si ricordava il suo ultimo pensiero, prima di risvegliarsi in quel buio abissale: perché lottare?
Con un profondo respiro, si passò una mano tra i capelli verdi, tirandoseli all’indietro.
-Quindi…- ipotizzò tra se e se -… sono morto?!?-
Si guardò attorno, sperando che giungendo a quella macabra conclusione una luce si accendesse, mostrandogli la via per l’Inferno o il Paradiso. Paradiso?
No, lui il Paradiso non l’avrebbe mai nemmeno intravisto. Era ateo ed era più probabile che quello fosse il Limbo, se non addirittura l’Inferno. Sospirò. Bhé, almeno lì, nessuno l’avrebbe più chiamato assassino…
Sorrise tristemente all’amara consolazione, cerando di abituarsi all’idea che avrebbe per sempre vagato solo e senza meta in quel nero abissale. Mosse alcuni passi, non sapendo bene dove andare, quando una voce chiara e dolce, lo chiamò: ZORO!!!
Spalancò gli occhi incredulo al richiamo. Che non fosse solo?
-ZORO!!!!-
Ancora la voce lo chiamava, aumentando sempre più di tono e volume.
-ZORO!!!-
Sorpreso, lo spadaccino iniziò a correre alla cieca nel buio, seguendo la voce e cercandone la fonte, sperando di trovare qualcuno.
-Zoro…-
Ora il tono era mutato. Languido, triste, rotto dal pianto e dalla disperazione.
-N-nami?!?- tentennò il verde, riconoscendola nella voce.
-Zoro, ti prego!!!- lo implorava la rossa.
-Dove sei?- affrettò il passo, agitandosi per la preghiera piangente di lei –Dove sei mocciosa?-
Ancora in movimento, improvvisamente davanti a lui si accese una luce, accecandolo e fermando la sua corsa. Stordito da quel chiarore inatteso, Zoro si coprì la vista con il braccio, strizzando l’occhio vedente e tentando di mettere a fuoco la luce.
Sbattendo le palpebre per abituarsi alla bianca presenza luminosa, riuscì a fissarne i contorni, vedendosi di fonte una continua sequenza mobile d’immagini, che scorrevano veloci di fronte a lui.
Zoro strabuzzò l’occhio, riconoscendole.
Conosceva bene ciò che gli veniva mostrato. Lo aveva vissuto lui stesso quel film a spezzettoni di visi e macchie sfuocate: era la sua vita.
Una risata di bambini, ed eco la sua scuola di spada con lui e i suoi compagni ad allenarsi nel cortile dell’edificio.
La polvere che gli finiva in faccia, abbracciandolo nella sua caduta dopo la nuova sconfitta contro Kuina.
Le ultime lacrime di bambino che si era concesso di versare, alla morte dell’amica d’infanzia, che gli annebbiarono la vista per l’ultima volta nella sua ormai perduta infanzia.
Il sangue che schizzava umido all’estrarre della lama della sua spada, dal corpo inanime del primo uomo che aveva ucciso.
Cicatrici su cicatrici che nascevano sul suo corpo, segnando i suoi successi e le sue sconfitte.
Il suo nome che si elevava tra gli altri dei cacciatori di taglie, e la nascita del suo soprannome che echeggiava in ogni isola per la sua grande fama d’omicidi e sangue: the Beast Devil.
Il sorriso solare e gioioso di Rufy, al loro primo incontro…
Il sogghigno di Mihawk che lo trafiggeva…
Le lacrime che scorrevano incontrollate sul bel viso di Nami dopo la sconfitta di Aarlong…
Usop… Sanji… Chopper… Robin… Franky… Brook…
L’Arcipelago di Sabaudy e tutto ciò che lo seguiva…
Chiuse gli occhi, scosso dal rivedere tutto ciò. Desiderava dimenticare tutto quel dolore che aveva causato e provato. Ma quest’ultimo desiderio non gli fu concesso, e un altro spezzettane della sua vita si allargò nel buio, memore di qualche giorno prima e prova che quel luogo era il suo personale Inferno.
-NO!!!! Vieni via, Siku!!!!-
Riaprì di scatto gli occhi, fissando lo sguardo atono sull’immagine che prendeva forma davanti a lui, brutale e vendicativa, tagliando di netto il buio. Il viso di una giovane madre sconvolto si dipinse per magia nelle tenebre, mostrando il movimento rapido e pauroso che compì la donna per strappare via dalle mani aperte e tese dello spadaccino il corpo di un bambino, che il samurai stava aiutando a rialzarsi da una violenta caduta dovuta alla corsa sfrenata e ridente dell’infante.
Spaventata e inorridita, la madre stringeva al petto suo figlio, fissando con sdegno il verde.
-Sta bene?- si vide chiederle sorridendo. La donna tremò terrorizzata, stringendo maggiormente a se il bambino.
-Non lo toccare!!!- intimò indietreggiando di una passo –Non lo toccare, assassino!!!-
Zoro aveva digrignato i denti rabbioso per quell’appellativo, riportando le braccia lungo i fianchi. Era pentito del suo passato di ex cacciatore di taglie, e non passava giorno che lui non cercasse di redimere il suo nome da quegli atti sanguinosi che aveva compiuto, non perdendo però il terrore che esso incuteva nei pirati e nei marine, riuscendo così ad evitare spesso scontri inutili.
Voleva poter camminare nel mezzo di un paese senza veder le madri allontanare dal suo cammino i figli, o le ragazze scappare al suo passaggio e gli uomini armarsi contro di lui.
Voleva poter trascorrere tranquillamente una giornata su di un’isola senza intoppi o problemi, senza venir nemmeno una volta chiamato “Assassino” ed essere costretto a nascondersi in qualche bettola malfamata tra gentaglia che lo temevano ancor più dei popolani.
Desiderava poter camminare per il centro di una città con la sua mocciosa, senza che questa s’infuriasse per ogni viso truce e sguardo terrorizzato che gli seguisse, per ogni sospiro di sollievo che sentivano alzarsi nell’aria al loro allontanarsi dal centro abitato senza pericolose conseguenze del loro passaggio, ad ogni “Assassino” sussurrato in sua direzione..
-Vattene assassino!!!- si era intanto aggiunta un’altra donna alla madre, affiancandola e proteggendo con la possente mole altri bambini rannicchiati incuriositi dietro di lei –Taglia gole come te dovrebbero passare le loro giornate nelle celle di Impel down, torturati e massacrati dai demoni che vi abitano… e non qui a spaventare i nostri figli…-
Zoro aveva ringhiato infossando lo sguardo, contro quelle donne e le altre che iniziavano ad aggiungersi a loro per difendere i loro bambini e offenderlo.
-Vattene!!!!- urlo qualcuna di loro.
-Sparisci, assassino!!!-
-Porta lontano da qui la tua orrida carcassa…-
Lo spadaccino le fissava astioso e rabbioso, infastidito che gli venisse rinfacciata la sua macabra esistenza di cacciatore di taglie. Avrebbe voluto dir loro che era cambiato, che non combatteva più per sopravvivere ma per difendere i suoi Nakama e per raggiungere il suo sogno. Che ora le sue spade non erano più armi di morte, ma difensori di vita. Provò, cercando di trattenere la rabbia che sentiva scorrergli nelle vene, a parlare, ma un sasso gli fu lanciato contro, colpendolo sulle tempie. Sorpreso, fisso la donna che con ancora il braccio teso l’aveva attaccato e come, imitandola, altre madri stessero raccogliendo da terra altre pietre per allontanarlo.
Altri lanci furono indirizzati a lui, e nuovi ciottoli lo colpirono.
Coprendosi con un braccio, il verde cercava di difendersi senza dover metter mano alle sue katane. Non voleva battersi con delle donne e i loro bambini.
Un sasso particolarmente appuntito lo colpì sul mento, tagliandogli la pelle e facendola sanguinare. Passandosi una mano sull’apertura, Zoro le guardò con sguardo carico di rabbia e odio, fissandole armarsi ancora.
“In fin dei conti hanno ragione” si ritrovò a pensare asciugandosi il mento sanguinate “Sono stato e sarò sempre un assassino. Il passato non si può dimenticare o cambiare… Ho ucciso tanto, troppo, ed è inutile nascondere ciò che ho fatto, fingendo di poter cambiare… ho perduto la mia personale guerra con il mio passato…”
Rassegnato e pieno di rimorso, era pronto a venir flagellato da esse, accettando quella punizione da cui per troppo tempo era scappato. Vide una donna alzare ancora una volta il braccio, impugnando una roccia, e chiuse gli occhi serio, aspettando l’impatto del colpo.
-Non provateci nemmeno!!!- era intervenuta Nami, che lo accompagnava nella visita della cittadina, mettendosi davanti a lui -Se provate ancora una volta a chiamarlo “Assassino” o a colpirlo, ve ne pentirete amaramente…-
Le guardava con gli occhi carichi d’ira e rabbia, fulminandole con il suo sguardo di cioccolata e proteggendolo a braccia tese e larghe di fronte a lui.
-Come osate dire questo di lui? Non lo conoscete nemmeno… lui non è un assassino!!! Lui è uno spadaccino leale e abile… certo, è un pirata, ma mai, MAI, è o sarà un assassino... NON PERMETTETEVI DI GIUDICARLO!!!-
L’aveva poi preso per mano, strattonandolo via da quella piazzetta e riportandolo sulla Sunny, inveendo e ingiuriando con parole assai poco femminili contro quelle donne per tutto il cammino.
-Stupide donnette!!! Galline starnazzanti prive di cervello!!! Intelligenti come un vaso vuoto!!! Luride arpie dalle lingue biforcute!!!-
Zoro era rimasto zitto e serio per tutto il resto del giorno, rinchiudendosi nella palestra ad allenarsi, non riuscendo però a dimenticare i volti carichi di rabbia e paura contro di lui, e sentendosi rimbombare nelle orecchie quell’orrido nome: assassino, assassino, assassino…
-Basta…- sussurrò, distogliendo lo sguardo dal ricordo luminoso che riviveva davanti a lui –Basta… non voglio più vedere… so, so di aver sbagliato…-
Non sapeva nemmeno lui a chi stesse parlando, ma sentiva il disperato bisogno di sfogarsi, di, almeno una volta nella sua vita, aprire quel suo trincerato cuore fragile e ancora bambino, cresciuto tropo in fretta e che aveva perso tutte le innocenze e bellezze della crescita in quel mondo disumano in cui era stato costretto a crescere e uccidere pur di sopravvivere.
-È per questo che non voglio più lottare: non ha senso battersi per ideali giusti e buoni, se poi vieni sempre e solo ricordato per i morti che hai provocato e non per le persone che hai salvato…sono un assassino, e lo sarò per sempre!!!-
Sospirò arreso, sedendosi con un tonfo nel buio e prendendosi la testa nelle mani.
-Non ho motivo per continuare a combattere… il mio sogno non mi concederà il lusso di poter passare alla storia come il più grande spadaccino del mondo, ma come il più grande assassino del mondo… non c’è per me, e non vi sarà mai, un qualcosa di buono e bello per cui combattere e che potrà cancellare tutte le mie malefatte… non c’è…-
Si era arreso, per la prima volta, sopraffatto dallo sconforto e dalla vergogna che provava per il suo passato, non riuscendo a sopportare oltre di venir ancora una chiamato “Assassino”. Perfino morendo, quel marine lo aveva maledetto con quel appellativo, cercando in tutti i modi di ucciderlo sprecando così anche la sua di vita.
Forse quel filmato di immagini dei suoi errori, era il suo castigo che avrebbe dovuto scontare fino alla fine dell’eternità, seguendo forse la Legge del Contrappasso: ogni grido di dolore e morte che aveva provocato, ora lo avrebbe accompagnato nella sua lenta e infinita nuova morte, fino al logoramento totale del suo essere.
-È quello che mi merito…- sussurrò ancora Zoro, vietandosi di guardare di nuovo quelle immagini di sangue -… ho ucciso e ora sarò ucciso da esse… in fin dei conti, cosa ho da perdere?!?-
Una semplice e cristallina risata gli venne in risposta.
-Ah ah ah… Buzzurro!!!-
A bocca spalancata e occhi sgranati, lo spadaccino alzò lo sguardo sul bel viso aperto e chiaro di Nami, illuminato da una fragorosa e deliziosa risata. Le sue gote erano rosse e gli occhi le lacrimavano, chiusi a mezza luna, mentre rideva tenendosi la pancia tra le braccia.
-Oh Zoro!!!- biascicava tra un respiro forzato l’altro.
Lo spadaccino non si ricordava quando quell’evento fosse accaduto, forse qualche giorno prima dell’arrivo sull’isola in cui era stato quasi flagellato da quelle donne, forse molto tempo prima ancora.
Alzandosi da terra, si avvicinò di più all’immagine guardandola affascinato e senza fiato.
La sua mocciosa era bellissima, con i capelli lunghi mossi dal vento e gli occhi luccicanti di divertimento.
Lentamente, il suo viso mutò, tornando quello sbarazzino e furbo di due anni prima, con i capelli corti e lo sguardo meno maturo, ma in ogni caso furbo e intrigante. Gli sorrideva, porgendogli un mandarino.
Un altro cambiamento e ora i suoi capelli erano raccolti in uno chignon fermato sulla nuca da un fermaglio azzurro. Le braccia alzate al cielo in mostra malandrina del suo abito di danzatrice del ventre.
-Allora…- gli chiedeva guardandolo con occhi furbi -… ti piace?-
Una piccola nebbia dissolse il suo bel viso, e ora invece che il leggero e colorito abito di veli di color pastello, indossava dei jeans marroni fino al ginocchio e un reggi petto in mimetica blu e azzurra. Era a cavallo di una moto delle nuvole a Skypea e lo invitava, con mano tesa e sorriso aperto, a salire a bordo con lei in scoperta della giungla dell’isola del cielo.
Le immagini ora si susseguivano più velocemente, ma Zoro riusciva comunque a distinguerle tra loro, dandogli un preciso luogo e tempo.
Occhi grandi e sorriso vittorioso, mentre pattinava veloce sulla pista di Foxy contro Polluce… camicetta azzurra e cravatta su gonnellina bianca, accompagnavano il suo bel corpo a Water 7, mentre gli sorrideva bonaria lasciando la Going Merry… graffi e polvere sottolineavano la sua lotta contro Califa, mentre cadevano giù dalla torre di Enies Lobby per approdare sul ponte della caravella… piccola coda di cavallo e vestito rosso per festeggiare la vittoria a Thriller Bark e il suo risveglio… e infine il suo preferito, chioma rossa lunga e selvaggia, occhi chiusi a mezza luna e braccia protese verso l’alto per accoglierlo, mentre urlava a squarcia gola il suo nome e lo vedeva scendere dal dorso dell’uccello gigante amico di Chopper, che lo aveva portato sulla Sunny insieme a Rufy e Sanji dopo i tafferugli del Grove 46 dell’Arcipelago di Sabaudy…
Zoro si avvicinò all’immagine, alzando una mano per accarezzare il viso sorridente e incantevole della ragazza. Sfiorò appena la visione, facendola traballare nel buio. Sorridendo lo spadaccino si sfamò pienamente della bella immagine di Nami, assaporandone l’incantevole ovale del viso, gli zigomi alti e rosei, le labbra carnose e invitanti, gli occhi color cioccolato e lucenti, i capelli rosi e selvaggi…
Era meravigliosa.
Non si era mai accorto di quanto fosse bella la sua mocciosa.
Per tutto quel tempo aveva perso tutti quei meravigliosi dettagli che la rendevano unica e inimitabile. Aveva perso i suoi sorrisi luminosi, le sue risate melodiose, i suoi occhi lucenti…
In quel momento, più che mai, si rese conto di quanto la presenza di quella mocciosa gli illuminasse la vita e che il suono della sua risata fosse la più bella canzone del mondo. Il suo carattere indomabile e coraggioso, la sua bontà segreta, il suo essere tirchia ma allo stesso tempo generosa con tutti, il suo dolce profumo di mandarino che ne rivelava la dolcezze interiore e la meravigliosa anima che custodiva…
-Nami…- la chiamò, accarezzandole ancora il viso, desiderando di averla accanto e di poterla accarezzare davvero. Era un desiderio nascosto che aveva sempre messo a tacere, intimandogli il silenzio e nascondendolo al mondo. In verità, lui avrebbe voluto poterla toccare e sfiorare sempre, quella lattea pelle di donna con cui litigava sempre, avrebbe voluto baciare quelle labbra succose e dolci invece che vederle sparare insulti e offese contro di lui nelle loro litigate, avrebbe voluto assaporare il suo denso profumo direttamente dai suoi capelli e non più immaginandoselo sostituendolo a quello simile del suo agrumeto…
Quante, quante cosa aveva perduto di lei in tutto quel tempo, e solo ora, ora che era morto e lontano dal suo sorriso, capiva di amarla, di dipendere totalmente dalla sua presenza e di aver vissuto solamente per poterla vedere felice.
Rabbioso per quell’accecante verità, Zoro batté i pugni contro l’immagine, digrignando i denti. No, non voleva perdere nient’altro di lei. Non avrebbe rinunciato così facilmente alla sua mocciosa e a tutti i loro attimi di vita che avevano in comune. Voleva viverla ancora, assaporandola appieno e non perdendo niente di lei.
No, non poteva perderla, non poteva perdere altri momenti di vita con lei.
-NAMI!!!- la chiamò, facendo oscillare il suo volto e percependo la presenza di un muro, o un qualsiasi cosa di consistente, dietro di esso.
-NAMI!!!- colpì ancora la parete nera –No, no, no… non voglio perderti più… voglio viverti appieno… non volgo più perdere nemmeno un particolare di te… NAMI!!!-
L’urlo squarciò l’immagine che si tagliò di netto, lacerando il bel viso della rossa. Con ira, il samurai scagliò altri pugni contro la parete che percepiva al di là delle tenebre, cercando di aprirsi un varco oltre quel buio. Pugno dopo pugno, piccole crepe andavano ad aprirsi luminose, risaltando come neve chiara tra il nero e donando speranza al verde.
-ZORO!!!!- si sentì invocare dalla navigatrice oltre gli spiragli da lui aperti –ZORO!!!-
-Sono qui, Nami… sono qui…- rispondeva feroce lui, aumentando la forza dei suoi colpi per raggiungerla.
-Ti prego, respira… respira!!!- continuava a piangere la rossa –Non puoi lasciarmi, non te lo permetto!!! Lotta!!! Combatti ancora… ti prego!!! Lotta per me, per noi… ZORO!!!-
Lo spadaccino sorrise, sferrando un altro pugno contro la crepa più grande di quelle che aveva prodotto. Aveva chiesto un qualcosa per cui lottare, senza mai rendersi conto che l’aveva sempre avuto accanto. Era lei, lei era la principale cosa per cui lottare ogni giorno della sua vita, la quale avrebbe cancellato il passato e che l’avrebbe difeso da ogni “Assassino” che avrebbero osato associargli, non usandolo mai e poi mai contro lui.
-Zoro…- la sentiva piangere e subito percepì un qualcosa di umido e salato inumidirgli le labbra.
Lacrime, le sue lacrime lo stavano bagnando.
-Ti prego…- un singhiozzo e una forte presa attorno al suo collo che lo abbracciava, mentre quella preghiera di dolore gli era rivolta direttamente nell’orecchio.
-Ti prego Zoro… lotta… non arrenderti… non posso perderti così… ti amo, buzzurro, ti amo… ti prego… reagisci…-
Sorridente e pieno di forze, Zoro ghignò compiaciuto alle parole della navigatrice. Caricò energicamente il braccio all’indietro, flettendo la schiena, pronto a colpire.
-Anch’io ti amo mocciosa…- affermò prima di sferrare il suo colpo contro il flebile muro di tenebra...
 
 
-Nami…- le accarezzò una spalla Chopper, inginocchiandosi accanto a lei –Non c’è più niente da fare: è morto…-
-No…- piagnucolò la rossa, abbracciando più saldamente per le spalle e scuotendo testarda il capo ramato –No…-
Era china su di lui, ancora immobile e pallido sul ponte della nave militare. Intorno a loro i compagni, in profondo silenzio, li guardavano con occhi colmi di lacrime.
-Fratello…- tirò su con il naso Franky, asciugandosi una lacrima e coprendosi gli occhi.
Avevano sconfitto la flotta Marina il più in fretta possibile ma non abbastanza, e ormai per lo spadaccino non c’era più niente da fare. Era morto.
Rufy si inchinò vicino alla salma dell’amico, muto. Gli accarezzò la zazzera verde e si tolse il cappello di paglia dal capo, portandoselo al livello del cuore.
-Per me, sei sempre stato il migliore…- mormorò.
L’unico suono che spezzava il silenzio dei pirati era l’incontrollato e furente pianto della loro navigatrice, che non voleva accettare la morte del suo compagno.
-Nami…- cercava di consolarla il piccolo dottore, incapace anch’esso però di trattenere le lacrime -… devi… devi lasciarlo… ormai… ormai non possiamo più fare nulla…-
-NO!!!- si alzò dal petto del giovane Nami, mostrando a tutti i suoi Nakama le chiare lacrime di dolore che le graffiavano il viso –NO!!! Lui non può lasciarci così!!! Lui deve lottare…-
Puntò lo sguardo sul viso pallido e privo di espressioni del verde, fulminandolo rabbiosa.
-Non può farci questo… non può farmi questo…-
Si morse un labbro e trattene le lacrime per un secondo.
-HAI CAPITO?!?- urlò contro Zoro –NON PUOI MORIRE, IDIOTA, NON TI AUTORIZZO A CREPARE!!!!-
Con uno scatto d’ira, schiaffeggiò brutalmente la guancia del verde, facendogli tremare l’intero volto.
-Nami…- sussurrò il capitano, ben capendo il dolore e la disperazione della sorella -… mi dispiace ma…-
Un colpo di tosse rauco e soffocato, e in un attimo il corpo dello spadaccino si mosse, mettendosi di fianco. Dalla bocca spalancata e rantolante, era sputacchiata qua e là acqua salata, mentre gli occhi scuri e neri del verde si strizzavano per il doloroso sforzo dei polmoni nel tornare a respirare.
-ZORO!!!!-
-ZORO!!!!-
Mille mani lo abbracciarono, mentre tentava di aprire l’occhio destro e mettere a fuoco ciò che lo circondava, ma riconobbe lo stesso le voci e i volti sfuocati dei suoi compagni, ghignando vittorioso di essere scappato dal buio che l’aveva avvolto fino a quel momento.
-Oh Zoro!!!- lo strinse a se Nami, infossando il viso sulla sua spalla e ricominciando a piangere senza freni, intervallando singhiozzi sconnessi a risate di pura gioia.
-Sei vivo!!!-
Zoro l’abbracciò di rimando, mettendosi a sedere sul ponte e infossando il viso tra i suoi capelli, aspirandone appieno l’intenso aroma della ragazza e sentendo le urla di felicità di tutti i suoi compagni.
Ghignando vittorioso, lo spadaccino baciò lievemente sulle tempie la rossa, accarezzandone il profilo del viso per rassicurarla, -Sono qui Nami…-
La navigatrice lo abbracciò maggiormente e, come se fosse il gesto più naturale e perfetto del mondo, lo baciò passionale sulla bocca, mischiando al suo soffio quello del samurai e bagnando lievemente le loro labbra unite con le sue lacrime di felicità.
-Ti amo…- biascicò tra un bacio e l’altro, infischiandosene delle risatine e delle grida dei loro compagni.
-Anch’io mocciosa…-rispose lo spadaccino, stringendola a se e baciandola su ogni centimetro di pelle che riusciva a sfiorare -… e d’ora in poi lotterò solo per te… non permetterò a nessuno di dividerci… non m’importa se mi chiameranno “Assassino”, perché finché ci sarai tu, saprò sempre che non lo sono …non perderò più niente di te… vivrò appieno la mia vita con la tua… non voglio più perdere nemmeno un secondo delle nostre vite…-
Si baciarono ancora con forza, mentre Rufy e Brook ballavano entusiasti con Franky, Chopper e Usop piangenti di gioia e Robin che consolava il povero Sanji nel vedere la sua Nami stretta ad un altro. Lo spadaccino e la navigatrice si abbraciarono passionali, baciandosi con foga, decisi più che mai a non voler perdere mai più nemmeno un secondo della loro storia d’amore e delle loro vite intrecciate. 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Zomi