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Autore: SofiaAmundsen    29/04/2012    3 recensioni
Il contatto con l'erba mi fa solletico e vorrei sirgli di togliersi, di lasciarmi rivestire, e che queste cose si fanno al sicuro nella propria camera da letto, non in pubblico.
Ma chissà perchè non lo faccio.
Ah, già, forse perchè iniziato a fare dei piccoli ciuffetti di panna con la bombolettta spry sul mio petto e a farli sparire suademente tra le sue labbra.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock non è esattamente quello che di dice un amante del sole. Lo definirei più "una creatura della notte", per quanto questo sembri la definizione di un supereroe. Non c'è da stupirsi che la sua pelle appaia diafana agl' occhi di chi la guarda, credo avesse cinque anni l'ultima volta che ha preso il sole!
È anche per questo che ho insistito perchè facessimo un pick-nick, e probabilmente è anche per questo che lui ha insistito perchè non lo facessimo.
Era da un po' che ci pensavo, poi una mattina, mentre facevamo colazione, anzi, mentre io facevo colazione e lui mischiava qualche intruglio sul tavolo, giel' ho proposto.
«Sherlock»
«mmh»
«pensavo che uno di questi giorni potremmo fare qualcosa di diverso...»
Non risponde, ma mi sta ascoltando. Spero.
«potremmo, non so, uscire! Stiamo sempre dentro queste quattro mura, o a esaminare qualche scena del crimine...»
«non mi sembravi così dispiaciuto di stare a casa l' altra sera»
Arrossisco violentemente mentre i gemiti di piacere che avevano riempito la stanza quella sera rieccheggiano nella mia testa.
Abbasso lo sguardo, deluso, e quasi ci rinuncio, ma poi noto Sherlock spostare impercettibilmente gli occhi e notare la mia espressione perplessa.
«domani andiamo a cena da Angelo», non è ne una proposta ne tanto meno un invito. Come al solito, decide lui, decide lui cosa devo cucinare per cena, anche se poi magari non mangia, decide lui chi per primo finirà sopra al corpo dell'altro, tra lenzuola che cadono a terra dopo poco, decide lui se posso o non posso alzarmi dal letto, stringendomi con un braccio. Ma questa volta no, decido io!
«Ma a cena da Angelo ci andiamo sempre!» esordisco più ad alta voce di quanto vorrei «voglio fare qualcosa di nuovo, che non facciamo di solito! Qualcosa...alla luce del sole!!»
Ora mi sta guardando con quegl' occhi di ghiaccio che di solito mi fanno completamente dimenticare perchè lo stavo sgirdando, o per lo meno fanno si che le mie labbra siano troppo occupate a baciarlo per continuare a parlare, ma sta volta non desisto.
«sai come fanno le persone in una -coppia, relazione, storia?-... bhè, insomma, fare una passeggiata, prendere un gelato, cose così!»
Mi guarda ancora con l' espressione di chi sembra non capire perchè ti ateri tanto.
«inizio a pensare che ti vergogni di me!» ecco, glie l'ho detto, finalmente. Sono mesi che lo penso, e tutto va a favore della mia ipotesi: non mi prende mai la mano se c' è qualcuno, quasi mi ignora davanti a Lestrade e gli altri e se ci sono loro usa il suo solito tono freddo per chiamarmi, quello per tutti, non quello che riserva a me, nei momenti di intimità, quando "John" diventa una nota che vibra su quella profonda voce baritonale e mi e mi provoca prividi lungo tutto il corpo.
E poi, questa cosa che non usciamo mai di giorno è quanto meno sospetta.
Ride, dopo avermi guardato storto un secondo, quando pronuncio quella frase.
Ma poi deve notare che la mia espressione seria non cambia, così azzarda una battua, oserei dire.
«Credevo avessi acquisito maggiore abilità, in tutto questo tempo, John. Questa è decisamente la tua peggior deduzione.»
«bene, allora, se non ti verogni di me, domani, dato che è il mio giorno libero, andiamo a fare un pick-nick»
«no» risponde, prima ancora che io abbia finito di parlare
«Dai, Sherlock! Ti prego!»
«no»
«allora non potrò fare a meno di pensare che ti vergogni di me» utilizzo un tono calmo, ma volutamente provocatorio.
«Un pick-nick?» ripete, come se il precedente scambio di battute non ci fosse stato. Inclina leggermente la testa.
«Si, Sherlock, un pick-nick, una di quelle giornate in cui le persone preparano cose da mangiare e poi si siedono su una tovaglia a quadri e...»
«so cos' è un pick-nick.» mi interrompe
«formiche, potrebbero causarmi una reazione allergica, non ho mai fatto un test a riguardo. Il sole, mi ustionerei sicuramente, la mia carnagione non è abitutata a sopportarne i raggi nocivi a lungo. Il cibo, non mi piace cucinato ore prima e poi non potremmo portare il tè. Le persone, sarà pieno di...» si ferma, quando accompagno un sospiro triste a un' espressione delusa e
e mi butto un po' giù con le spalle, accasciandomi sulla sedia. So che può leggere la mia insoddisfazione dal mio corpo e, lo ammetto, un po' fingo e me ne approfitto.
«Va bene»
«cosa?!» mi sono alzato in piedi per la contentezza senza neanche accorgermene
«va bene, domani, pick-nick. Dove?»
«al parco! Che bello Sherlock, grazie!» vado da lui e lo bacio appena sulle labbra morbide.
Quando mi allontano da lui, mi afferra per il maglione e mi riporta pericolosamente vicino a se, questa volta le sue labbra sul mio orecchio «ora però dovrai ringraziarmi come si deve» la sua voce è calda e suadente e quando mi giro verso di lui quel poco che posso, costetto in quella posizione, il sorrisino malizioso e la voglia di me negl'occhi cristallini mi sfidano, e la sfida sembra dire: "prova a resistermi se ci riesci".
Si alza e iniziamo a baciarci, dolci per un momento, passionali subito dopo. Ci trasciniamo a vicenda verso la camera da letto, o per lo meno verso il divano ma quando, al centro della stanza, tra morsetti sul collo e soffi di piacere, le mani di Sherlock scivolano delicatamente nei miei slip, ci abbandoniamo sul tappeto e lasciamo che il sesso non abbia ne luogo ne tempo, e chisene frega se Mrs Huddson sente.

«Sherlock, non è che potresti darmi una mano, eh?»
«te la stai cavando benissimo da solo, John»
Oh, certo, in fondo sto solo arancando, carico come un asino, alla ricerca di un posto nel parco che ti piaccia, mentre chissà cosa cavolo stai facendo con quel maledetto cellulare.
Se non fosse incredibilmente intelligente sarei preoccupato che vada a sbattere contro un albero.
«qui va bene?»
«no, troppo sole»
«È un parco, Sherlock, è normale che ci siano il sole, l'erba e le altre persone! Non troveremo mai un posto senza nessuna di queste cose! »
Sto iniziando a perdere la pazienza. In altri casi, l'avrei già persa da un pezzo, ma sono così felice di essere qui con lui che resisto.
Gli avevo fatto promettere di non lamentarsi, in un momento in cui, anche volendo, non sarebbe riuscito a dirmi di no, tra sospiri e gemiti profondi, ma nessuno dei due credeva che avrebbe mantenuto la promessa. Appunto.
«qui.» si ferma, finalmente, e indica con la testa una zona d' ombra sotto una grande quercia, , un po' isolata dal resto del parco.
Oh bè, non è proprio come lo volevo, ma è il massimo che posso aspettarmi da Sherlock.
Stendo la tovaglia sull' erba e inizio a tirare fuori il cibo; i tramezzini, le bibite, il termus con il tè ( ebbene si, ho dovuto portarlo)...ma sta ancora...
«Sherlock!»
Seduto con le gambe incrociate sulla tovaglia e le mani occupate dal cellulare, solleva appena lo sguardo verso di me.
«potresti smetterla con quel cellulare? Almeno oggi.»
Fa un' espressione non curante, poi si infila il cellulare in tasca.
«che cosa vuoi mangiare? Ti verso il te?» lo ammetto, sono incredibilmente entusiasta di essere qui con lui.
Sorride. Quasi impercettibilmente, ma sorride. Per me, a me.
«non ho fame, grazie.»
Sbuffo. Ho passato la giornata di ieri a preparare qualcosa da mangiare per oggi, e poi lui non ha fame. D' accordo, ho comprato quasi tutto, ma il concetto è lo stesso.
Comincio comunque a tirare fuori i tramezzini dalla plastica, ma mi accorgo che Sherlock sta frugando nella borsa frigo. Lo guardo con aria interrogativa quando ne riemerge con la panna spry tra le mani.
«Sherlock quella è per le fragole. Mettila via.»Ma non mi da ascolto, anzi mi guarda con una nota di malizia nello sguardo di ghiaccio che spunta dai zigomi pronunciati, ancora più alti per il sorrisino ironico che gli sta brillando sulla labbra.
Fa saltare il tappo della bomboletta come fosse una bottiglia di champagne e si avvicina a me gattonando sulla tovaglia.In un attimo sono sdraraito con la testa sull'erba e lui è a cavalcioni sopra di me, e mi guarda allusivo, con la bomboletta spry a mezz'aria. Spero solo che non si senta quanto questo mi ecciti.
«Che vuoi fare?» chiedo, dubbioso, vagamente sorridente.
Si china su si me ma quando è abbastanza vicino, così tanto che non riesco a vedere nient'altro al di fuori dei suoi occhi azzurri, ingnora le mie labbra sporte per baciarlo e sposta la bocca sul mio orecchio, liberando la sua voce suadente in un soffio che mi fa venire un brivido lungo tutta la schiena:
«un po' di fantasia, John».
Quando i nostri sguardi si rincontrano, nei suoi occhi cristallini riesco a leggero quello che ha in mente.
«Sherlock, dai, c'e gen...» Quasi mi strozzo quando mi spruzza una quantità indefinita di panna in bocca, sorridendo come un bambino.
Istintivamente mi tiro su a sedere e ingoio la panna, così facendo mi trovo a distanza inesistente dal viso di Sherlock. Tento uno sguardo arrabbiato, ma poi mi accorgo che sta ridendo. Ridendo, davvero, non ironico, non sarcastico, ridendo...felice.
Si sta divertendo !
«Sherlock, non farlo pi...» una nuova ondata di panna mi riempe, questa volta coprendomi tutta la bocca, dal mento al naso.
Ride, che bello che è!
«Sherlock!» il suono che mi esce dalla bocca è un po' soffocato dalla panna «ora prendi un tovagliolo e mi pulisci»
Si avvicina ancora di più a me, annulla del tutto la distanza tra i nostri visi, e parla direttamente sulle mie labbra «non ce n'è bisogno».
Con le sue perfette labbra a forma di cuore inizia ad assaggiare la panna intorno alla mia bocca, sfiorandomi le labbra e lasciandoci teneri e lievi baci ogni volta, che diventano morsetti insinuanti sul mio labbro inferiore quando la panna è finita, lasciandomi un po' appiccioso e dolciastro.
Mi sporgo in avanti per baciarlo, ma lui si tira indietro, aspettando che desista prima di ricominciare a mordicchiarmi come se fossi il suo frutto di stagione preferito. Poi finalmente mi bacia, e non è un bacio casto, leggero, è un bacio intenso, vivo, vero, un bacio fatto di lingue che si intrecciano, di bocche che sembrano volersi mangiare a vicenda, di mani che sfilano già il maglione.
Sono di nuovo sdraiato a terra e lui è ancora sopra di me, questa volta però, sono a petto scoperto.
Il contatto con l'erba mi fa solletico e vorrei dirgli di togliersi, di lasciarmi rivestire, e che queste cose si fanno al sicuro nella propria camera da letto, non in un parco pubblico. Ma chissà perchè non glielo dico.
Ah, già, forse, perche a iniziato a fare dei piccoli ciuffetti di panna con la bomboletta sul mio petto e a farli sparire suademente tra le sue labbra.
La lentezza con cui appoggia le labbra sulla mia pelle e quello stesso contatto mi fanno eccitare a dismisura, sopratutto perchè in tutto ciò non smette neanche un secondo di puntare i suoi incredibili occhi cirstallini nei miei.
Mio dio quant' è sexy...
Sono così preso dalle sue labbra, dai suoi occhi, dalle sue mani che non mi accorgo che Sherlock si è già tolto la camicia e ora la pelle diafana sembra ancora più chiara nei punti in cui i radi raggi di sole filtrano dai rami dell' albero.
Sento che c'è qualcosa tra di noi, qualcosa di pulsante, giù, nelle zone basse, e di certo non si tratta solo di amore. Evidentemente lo sente anche lui e ci tiene a farmi sapere che lo sa, perchè mette una mano sul mio sedere così da spingermi più vicino a lui. Si morde il labbro inferiore e non è solo da questo che capisco che la situazione non dispiace neanche a lui.
Fortunatamente (o no) riesco ad acciuffare un breve, brevissimo momento di ludicità:
«Sherlock, non è il caso...c'è gente...»
Ora il suo corpo, così candidio, così statuario, così perfetto , è sopra di me, lo sguardo sottile di quegl' occhi intensi non mi abbandona, il suo respiro caldo e leggermente accelerato è direttamente sulla mia bocca, anche quanda parla, con una voce così sexy che potrei tranquillamente venire in questo momento:
«ti vergogni di me, John Watson?»
Ora temo che tutto questo sia una specie di "punizione" per averlo costretto a venire qui, ma questi pensieri mi abbandonano subito, tutti i pensieri mi abbandonano: la bocca di Sherlock è sul mio collo e lo assapora sicura, affamata, e le sue mani hanno già slacciato i Jeans e ora esplorano i miei slip, diventati improvvisamente davvero stretti.
Non riuscirei a pensare neanche a come mi chiamo ora come ora.
Se ancora un minimo di senso del pudore mi tratteneva, mi abbandona completamente quando le dita lunghe e affusolate di Sherlock si stringono intorno alla mia erezione.
Chissà come, siamo entrambi nudi, uno sopra l'altro.
Le mie mani hanno finalmente smesso di sudare per il nervosimo e ora ispezionano ogni centimetro di quel corpo che adoro, sfiorando con le dita le ossa sporgenti, gli addominali scolpiti, tastando con forza il sedere sodo.
Sherlock sussulta quando lo faccio e mi guarda stupido, eccitato, con un sorrisino furbo che mi fa venir voglia di farmelo adesso con tutto l'ardore del mondo.
Mi bacia aggressivo, senza delicatezza ne vergogna, e lo fa benissimo, ma non per questo fa anche solo un minimo errore con la mano che non smette di accarezzare e stringere la parte più virile di me, causandomi sospiri di piacere che soffio direttamente sulle sue labbra, smettendo a tratti i baciarlo.
Mi sembra di stare su una nuvola e quasi mi arrabbio quando quelle labbra morbide e esperte lasciano le mie, ma cambio subito idea quando iniziano a seguire il percorso che avevano tracciato prima con la panna, questa volta nel verso contrario.
Confermo quello che ho detto: labbra morbide e esperte. Molto esperte.
Un attimo si appoggiano appena sul mio sesso, lo sfiorano, facendosi desderare così tanto che quasi urlo, l' attimo dopo ne diventano padrone, lo assaggiano, lo stuzzicano, lo accolgono, facendomi godere di un piacere senza limite, un piacere che non credevo neanche umanamante possibile prima di conoscere Sherlock, o meglio, prima di inizare a portarmelo a letto.
Un giorno dovrò chiederli dove ha imparato, ma non ora.
Chiudo gli occhi per assaporarmi al meglio quel piacere devastante. Non mi serve guarare per sentire le sue mani accarezzare il mio petto mentre la bocca prosegue imperterrita il suo lavoro.
Ma ad un tratto smette: mi tiro su con i gomiti per capirne il motivo e riconosco l' espressione di Sherlock, quella che dice " un po' per uno, John Watson".
Rinuncio da subito a pregarlo di continuare: decide lui, il cosa, il quando, il come e, ho scperto oggi, anche il dove.
Sorrido mentre scendo più giù sulla tovaglia, così che mi basti piegarmi appena sul suo corpo per poter afferrare il suo pene già duro e metterlo in bocca.
Appena lo faccio sento Sherlock emettere un sospiro sommesso e lo vedo chiudere gli occhi in una fessura, ammaliato da quel piacere che solo io riesco a dargli. Parole sue, stranamente.
In altre situazioni avrei esitato, giocato un po' con lui prima di dedicarmi completamente al suo piacere, ma adesso una parte di me non vede l'ora di sentirlo venire nella mia bocca, così che finisca questo gioco perverso, lussurioso, quanto pericoloso. Un altra, però, è convinta che potrebbe anche morire qui e morirebe felice.
Inizio quindi subito a stuzzicarlo con la lingua, a succhiarlo, a fingere di morderlo come piace a lui, mentre accompagno i movimenti con la mano, morbido e vigoroso allo stesso tempo.
Non cerca più di trattenersi mentre sospira e geme, e lo sento emettere suoni gutturali con la sua voce profonda.
All' improvviso Sherlock si piega su di me, mi morde il collo, la spalla, e con una mano ferma la mia.
«voltati» un sussuro impercepibile, tanto che quasi credo di essermelo immaginato.
«Sherlock, vorrai scherzare, non possiamo...qui...»
«voltati» mentre il sospiro si è spostato sul mio collo, le sue mani si sono spostate sul mio corpo, accarezzano le spalle, scivolano sulle mie braccia ancora muscolose e poi sul petto, finchè non raggiungono i fianchi e li cingono stretti, come a non volerli lasciare.
E infatti non li lasciano, ma li muovono a suo piacimento, come se io fossi la marionetta e lui il burattinaio, finchè non sono nella posizione che aveva chiesto.
Sto per voltarmi, per dirgli di fermarsi, per alzarmi da quell' umiliante posizione a quattro zampe, ma quando improvvisamente lo sento dentro di me la mente si svuota di tutto e si riempe solo di una incredibile, indicibile sensazione di piacere.
Spinge lentamente, a piccoli colpi intervallati da brevissime pause, per abituare il mio corpo a l'estraneità della situazione e intanto fa scorrere lungo tutta la mia schiena le mani affusolate e grandi, sentendo forse i brividi che mi provoca quel contatto.
Quando mi lascio sfuggire un sussurro, lui deve prenderlo come un incitazione a continuare, perchè abbandona la pacatezza e inizia ad essermi dentro con colpi più secchi e frequenti.
Si tiene saldo a me, o forse tiene me saldo a lui. Teme che scappi? Scapperebbe Dante dopo aver finalmente raggiunto l' agognato paradiso?
«mmh»
«mmh»
«mmh»
Ogni colpo è accompagnato da uno di questi mugolii, e lo sento ancora meglio quando si appoggia sulla mia schiena e cerca le mie mani.
Mi bacia dietro la nuca mentre continua a spingere dietro di me, soffiando sul mio collo, e poi mi bacia ancora, sulle spalle, e ancora sulla schiena, e ognuno di quei piccoli tocchi umidi mi porta più vicino al punto di piacere estremo.
Si muove ancora un po' dentro di me e lo sento tremare un attimo prima di venire, stringendomi forte a lui. Non posso che venire anche io quando sento tutto il suo piacere dentro di me.
Cadiamo ancora ansimanti ed esausti sulla tovaglia, uno accanto all' altro.
Cerco subito il suo cappotto con la mano e lo stendo sopra di noi, a comprire le nudità di entrambi.
Rimaniamo così, a guardare il cielo, in silenzio, in una pace surreale che credo di aver letto solo nelle poesie, con la mia mano che ha già cercato quella di Sherlock e ora la stringe, in un unico intreccio di dita.
Passa il tempo ed osservo le nuvole muoversi in un insolito celo azzuro londinese.
Di tanto in tanto mi giro verso Sherlock, che sembra preso da chissà quale enigma. Spero che stia pensando a noi, ma non ci credo più di tanto.
Stiamo così bene che non ci accorgiamo del cielo che si scurisce e il sole che si sta preparando a tramontare. Vorrei dire a Sherlock che è bellissimo guardare quello spettacolo li con lui, ma...penserebbe che è una stupida sdolcinatezza? O forse lo apprezzerebbe, dato che sono io a dirlo?
«Bè, che succede qui? Per tutte le navi della marina!» una voce esterna e dura e una torcia puntata sul mio viso interrompono i miei pensieri.
Mi volto e desidero con tutto me stesso sprofondare nel terreno quando vedo un agente in divisa, evidentemente contrariato.
«allora, che succede qui?» ripete.
«ecco, io...noi...» cerco di prendere tempo mentre mi giro verso Sherlock in cerca d' aiuto, ma lui guarda beato e assente il cielo.
Dubito anche che si sia accorto dell' agente.
«ehm...noi...» balbetto un po' prima di riuscire a trovare qualcosa da dire e quando mi viene in mente, la sputo senza neanche rifletterci:
«noi avevamo caldo!»
Bravo John, la cosa più intelligente che potevi dire .
«Oh, davvero?» risponde ironico l'agente, mentre tira fuori una penna dal taschino.
Mi passo una mano sugl' occhi: vorrei davvero, davvero sparire.


«La paghi tu!» urlo metre apro la porta del nostro appartamento a Baker Street.
Appena sfilo la chiave dalla serratura Sherlock mi passa avanti e sale le scale a due a due, con le sue gambe chilometriche.
«Mi hai capito, Sherlock? La pagherai tu!»
Si acciambella sulla sua poltrona con le gambe incrociate, le mani sotto il mento e gi occhi chiusi.
«non ti alarmare cosi, John. Ti farà male.»
«non mi allarmo?! forse non ti è chiara la situazione: una multa! Una multa di ben 110 sterline per atti osceni in luogo pubblico! Ed è andata anche bene, potevano arrestarci per colpa delle tue pazze idee!»
Sorride, come se trovasse la cosa incredibilmente divertente.
«Non c'è niente da ridere, Sherlock! È una cosa grave»
«oh, daccordo» mi guarda, finalmente, mentre mi parla «prometto che non giocheremo più al dottore e all'infermiere in un parco pubblico.»
lo guardo un attimo storto e poi scoppio a ridere, fragorosamente, rido così di gusto e così a lungo che ho le lacrime agl' occhi.
Anche lui sta ridendo, e la sua risata profonda e baritonale crea una melodia con la mia.
Quando mi riprendo, mi siedo sul bracciolo della sua poltrona e mi asciugo le lacrime con la mano.
«mi vuoi spiegare dove l'hai sentita, questa?» chiedo, divertito
«l'altra notte» mi spiega «non avevo voglia di dormire, ma tu si e non c'era verso di sveliarti. Così per la noia ho acceso la televisione e c'era un film. Hanno detto questa frase e ho pensato che era adatta a noi, anche se è un po' il contrario: sei tu ad essere la mia spalla e non viceversa, per va bene lo stesso.»
Lo guardo e non posso non sorridere della sua ingenuità: è incredibile come qualcuno con un quoziente intellettivo fuori dall' umana concezione, che capisce tutto di te con un semplice sguardo, riesca ad essere terribilmente, dolcemente ingenuo.
«ti preparo un the» gli dico, mentre mi alzo.
Sto mettendo l' acqua nel bollitore, quando sento le sue mani sui mie fianchi, il suo bacino sul mio sedere, la sua bocca sul mio collo.
«Sherlock...»
«grazie per oggi, John»
Cosa?!?!?L' ha detto veramente, lui, Sherlock Holmes, mi ha ringraziato per un pomeriggio insieme al parco? Meglio non indagare ulteriormente, e godersi il momento.
Mi giro e ci baciamo, gli prendo il viso tra le mani, le passo tra i riccioli neri, sugli zigomi alti, sul collo canido. E lui mi stringe sempre più a se. A volte, ancora mi chiedo se tutto questo sia vero o solo frutto della mia immaginazione.Sposta per un attimo le labbra dalle mie, per sorridere e parlare direttamente su queste:«però la multa la paghi tu».Lo bacio di nuovo, suadente possessivo, e penso che in fondo, 110 sterline sono un prezzo più che accetabile per un pomeriggio da sogno con Sherlock Holmes.


Spero che vi sia piaciuto un grande bacio, Sofia!










   
 
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