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Autore: Lauretta Koizumi Reid    29/04/2012    2 recensioni
Diciassette anni prima, Yasuko è giovane, bella e svagata. Ma qualcuno arriva improvvisamente nella sua routine e la cambierà per sempre. Solo il tempo di nove mesi e nascerà l'uomo più importante della sua vita. E saranno solo loro due, con il mondo.
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Perchè la mamma è sempre la mamma! Spero vi piaccia!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryuji Takasu, Yasuko Takasu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Yasuko si guardò allo specchio e sorrise imbarazzata. Quel vestito premaman era davvero carino. Gliel’avevano comprato le sue colleghe qualche settimana prima, quando ormai aveva dovuto togliere qualsiasi traccia di abiti aderenti dalle sue mise di lavoro. Questo era rosato, con mille pieghe anni ’20, corto, con sottili spalline. Le stava benissimo, ed era molto sensuale proprio come tutti gli altri. Mancavano ormai poche settimane, ma Yasuko aveva deciso di optare per la decisione “rimanere al lavoro fino ad un mese prima del parto, e assentarsi dal lavoro fino a quattro mesi dopo”.

Be’ insomma... non l’aveva proprio rispettata, questa regola, aveva ammesso imbarazzata alle sue scandalizzate colleghe.  Aveva un bel po’ bisogno di soldi, e d’altronde il piccolo là dentro non dava troppo fastidio, solo qualche manata o calcio di tanto in tanto.
Aveva deciso, dopo tanto tribolare, di chiamarlo Ryuji.

Si avviò al lavoro, sotto gli sguardi talvolta incuriositi, talvolta indifferenti, talvolta divertiti, dei clienti. Solo uno la guardava con una strana insistenza. La stessa insistenza di lui, quella volta. Ma era decisamente più brutto e decisamente più sbronzo. Decise di non pensarci e continuò a servire.

Qualche ora dopo, uscì nelle prime luci dell’alba che rischiaravano i tetti.
Ryuji tirò un calcetto. - Non ti preoccupare, adesso si va a dormire!! - rise Yasuko.


- Non credo proprio... - mormorò una voce dietro di lei.
Non fece in tempo a dire nulle che l’uomo, quell’uomo che la guardava nel bar con occhi da pesce lesso, la bloccò da dietro tappandole la bocca e prendendole i polsi.
- Non sai come mi piacciono le donne grosse come te...
Yasuko si dimenò con tutta la sua forza, ma cadde a terra e fece appena in tempo a mettere le mani davanti, per non cadere di pancia. Un calcio dell’uomo le arrivò da dietro facendole malissimo. In quel momento Yasuko non pensava a se stessa, no, pensava che se l’uomo la picchiava come aveva fatto adesso, e la picchiava altresì sulla pancia, poteva fare del male a Ryuji, che intanto si dimenava disperato. Yasuko era più che convinta che lì dentro stesse piangendo. Le montò dentro una rabbia indescrivibile.
No, non sono arrivata fin qui per farmi mettere k.o. da uno qualunque.
Facendo appello a tutte le sue forze,un nanosecondo prima che l’uomo le arrivasse addosso, urlò con tutto il fiato che aveva e girandosi, con un calcio preciso colpì il lato del ginocchio dell’uomo.
 
- Fidati, questo bar è sicuro. Non gira brutta gente.
- Si, ma ...come devo fare se qualcuno...ecco...??
- Oh, niente, piccola. Se riesci, mira basso, sì, proprio lì, altrimenti prendi la mira e becca l’incavo del ginocchio. Per un uomo ubriaco è la morte sua. Cade, ti assicuro che cade. Guarda. - e mirò alla gamba di Yasuko che barcollò divertita.
- E urla, ovviamente.
 
L’uomo cadde di peso, si rialzò dopo poco, ruttò oscenamente e, al suono di passi di soccorso, inviò uno sputo in direzione di Yasuko, là per terra. Poi se la diede a gambe.
Il capo arrivò e capì immediatamente.
- Tutto bene?
- Adesso sì, - disse lei, alzandosi a fatica.
- Mi dispiace, tesoro. Non credevo ci fossero anche dei feticisti delle donne incinte. - dandole una mano.
- Fa nulla. - sorrise lei - l’importante è che Ryuji stia bene. Vero? - disse facendo toc toc sulla pancia, che ebbe una vivace risposta.
Il capo fece una strana espressione, poi sospirò e disse: - Yasu, domani e fino a che non nasce tu rimani a casa.
- Ma...
- Niente ma. Sei già in ritardo di una settimana.
Di fronte alla faccia stupita della donna, sentenziò:
- Sono un capo fin troppo scrupoloso.
 
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- Ciao, bellezza! -
Il suo sguardo.
- Tu? Come sei arrivato qui?
Gli occhi da dominatore. Da aquila.
- Dammi il bambino, piccola puttanella. E’ mio.
- No, non lo farò mai!!
- Dammelo, o ti ammazzo!
- Noo!!
- Cosa credi, eh? Sarà come me! Sarà un piccolo teppista che ti darà solo problemi, illusa che non sei altro! Quale famigliola felice credi che riuscirai a costruire? Eh??
E prese a riempirla di calci, mentre Yasuko sentiva male, male, allo stomaco, alla pancia... fitte sempre più forti...sempre più forti....

Si svegliò di scatto con un grido e mise una mano sulla pancia dolorante. Una donna si palesò in vestaglia nella camera di Yasuko.  Era Tomoko Sasaki, la sua migliore amica, quella che aveva già due figlie. Si era presentata qualche giorno prima, in corrispondenza della data di scadenza del parto, e Yasuko era così felice che l’aveva abbracciata senza rendersi conto che era come darle un pugno nello stomaco. Avevano riso di gusto e poi si erano riabbracciate per un tempo infinito. Yasuko aveva ora anche questa fortuna. Qualcuno con cui dividere il parto.
- Mi sa che è meglio se andiamo all’ospedale - disse Tomoko, dopo averla osservata da sotto la camicia da notte.
- Tu...credi che...
- Ricordati che io sono già mamma, quindi decido io. Prepariamo la valigia, và!
Sorridendo e ridendo, misero le cose essenziali nella borsa: spazzolino, altra camicia da notte, acqua, pantofole...
- Bene, io vado a truccarmi!
- Truccarti? Yasu, dobbiamo andare in OSPEDALE!
- E allora? Non ho voglia che mi vedano in queste condizioni!
- Ok, ma solo un po’ di rossetto, va bene?
- Quello rosso o quello fuxia?
- Dannazione, MUOVITI!
- Ehi, sono io quella in travaglio, non tu!
- Appunto! - esclamò Tomoko scuotendo la testa e ridendo.
 
Arrivate all’ospedale, Yasuko ormai non camminava più dal dolore. L’ostetrica la mise subito su una sedia a rotelle, poi in camera, attaccò gli strumenti necessari, le fece tutte le analisi del caso e la visitò.
- Non mi sembra manchi poi molto, signora! Comunque le consiglio di andare in bagno, se riesce...
Yasuko sorrise. - Sono andata già a casa - sussurrò sudata e un po’ nauseata.
- Be’ meglio...
- Ma forse magari posso riprovare a fare qualcos’altro - aggiunse mentre si alzava con fatica.
Ma non fece in tempo a mettersi decentemente in piedi, che un fiotto d’acqua calda la invase e cadde sul pavimento.
- Oddio... - sobbalzò Tomoko.
- O cielo, mi dispiace!! - esclamò Yasuko sconvolta - datemi uno straccio, ho bagnato tutto, ma che figura!
- Ma quale straccio! - rise l’ostetrica. - dobbiamo andare in sala parto, mi sa!


Un’ora dopo, Yasuko era in piena fase espulsiva.
- Che maleee!!! - strillò contorcendosi.
- La testa, forza, facciamo uscire questa testa! Alla prossima contrazione spinga forte, come se andasse al gabinetto!
- Ma io NON le sento queste contrazioni del cavolo!
- Si concentri, dai che ci siamo!
 
Una contrazione.
I risultati a scuola, sempre scarsi.
 
Yasuko spinse.
- Vedo la testa! Forza!
 
Un’altra.
I genitori, le litigate, la voglia di evadere.
- Testa fuori! Ora si rilassi un attimo, pochi minuti e nasce!
- Fa malissimo!! - urlò Yasuko.
- Ce la fa, ce la fa!
 
Certo che ce la faccio. Questa potrebbe essere l’unica cosa buona che faccio nella vita.
Forza Ryuji.
Yasuko urlò stritolando le mani all’assistente e a Tomoko.
Un rumore inquietante, liquido fuori, e una strana sensazione di vuoto.

- Spalle... eccolo, fuori!! Tanti auguri, signora!!
Yasuko si sporse per vedere. Era piccolo, rosso, con tanti capelli schiacciati e sbatteva le braccia e le gambe convulsamente. Ma non piangeva.
Di fronte all’espressione terrorizzata di Yasuko, un’ostetrica la guardò con rassicurazione e senza troppa delicatezza, massaggiò le spalle di Ryuji e inserì elle piccole cannule nel naso e nella bocca. Un rumore di catarro e muco, ed ecco il pianto, forte e perfetto. Il piccolo fu messo sull’addome della mamma.
 
Qualche ora più tardi, Yasuko era seduta sul lettino con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Avevano avvolto Ryuji in una copertina verde perché riprendesse un po’ la posizione che aveva in utero, e se ne stava beatamente là dentro, in braccio a lei che gli massaggiava il culetto, con un’espressione corrucciata.
- Povero Ryuji, che giornata sconvolgente, eh? Anche per la mamma, sai...
Bussarono alla porta.
Alla risposta di Yasuko, entrarono i suoi genitori.
- Ciao cara.
- Ciao - disse lei, stringendo Ryuji.
- Allora, possiamo vedere questo portento dell’umanità?
Yasuko lo porse, e i suoi finalmente sorrisero.
- Che bello!
- Brava tesoro, è un bellissimo bambino. Di che colore ha gli occhi?
- Credo grigio scuro, ma non so bene. Sono un po’ confusa.
Seguirono chiacchiere varie, più o meno spontanee. Yasuko non li rimproverò per non esserci stati durante il parto, ne’ per non averla visitata più spesso durante la sua gravidanza. Si sentiva in pace e forte. Ryuji era un po’ sottopeso e un po’ piccolino, ma era sano. Il liquido amniotico dove stava, secondo l’ostetrica, era pulito come l’acqua santa, a differenza di molti, sporchi dei primi rifiuti del feto - sarà una persona molto pulita nella vita, chissà? O farà come tutti i maschiacci? - aveva detto divertita.
Passata un’oretta, i suoi decisero di andarsene, ma con la promessa di tornare presto. La madre in particolare lo promise, guardando la figlia con un’espressione molto strana, che le spiegò il padre quando quella non fu più  a portata d’orecchio.
- Tua madre non sapeva nemmeno come tenerti in braccio, Yasu. Tu invece tieni stretto Ryuji in modo molto...professionale !
Yasuko sorrise e Ryuji cominciò a piangere.
- Ciao, cara, buona fortuna - il padre le baciò la testa, baciò quella di Ryuji, che per un attimo smise di piagnucolare e se ne andò.

Un’ostetrica entrò subito dopo.
- Vedo che ve la cavate bene, no? Direi che rima di vestire per bene questo bimbo e metterlo a nanna forse possiamo provare ad attaccarlo al seno, vuole?
Yasuko guardò Ryuji dimenarsi nelle sue braccia e capì che avevano ragione entrambi. Sì, lo sapeva tenere in braccio, se la cava a alla grande e ora bisognava mangiare.
- Forza, Ryuji. Spacchiamo tutto. - disse sorridendo prima di sentire, con piacere e dolore, che qualcosa stava scendendo dal seno, per andare a nutrire il piccolo e gracile Ryuji, il quale stavolta spalancò gli occhi grigio scuro, verso la madre.
 
Ninna nanna ninnaò questo amore a chi lo do 
Lo do a te finché vivrò e a nessun altro lo darò 
E se vuoi farti un'idea di quanto è grande questo amore 
Alza gli occhi verso il cielo e preparati a volare 
E quando sarai arrivato sul pianeta più lontano 
Quello è il raggio del mio amore ora sai quanto ti amo
(Ninna nanna, Mariangela, Sanremo 2007)
  
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