Fic basata sul prompt del primo giorno della Kurtofsky Week organizzata su Tumblr: Pirates.

Giochiamo ai Pirati?

“Capitano, la ciurma chiede cinque minuti di pausa per andare a comprare un ghiacciolo.”

Dave storce il naso e si gratta il braccio, ma non la smette di guardare fisso quello che i suoi occhi identificano come l'orizzonte blu senza fine del mare che incontra il cielo.

“Z, ma siamo in alto mare! Sono giorni che navighiamo in questa distesa piatta e calma-”

“Dave, noi andiamo a prenderci il gelato.”

Azimio chiude il discorso con un sorriso, prima di scendere con un balzo i tre gradini della scala che portano alla zona del timone della possente nave di legno scuro che spicca nel grigio del parco giochi.

Dave sbuffa; non lo capisce davvero nessuno, anche se lui è quello più furbo di tutti. Mica per altro è il capitano della Northern Lights, la nave pirata più ammirata dell'intero quartiere, tutti lo sanno che quella nave è la sua, nessuno sale a bordo a meno che Dave non dia il suo permesso. Però lui è un pirata bravo e fa sempre fare un giro a tutti i bambini che glielo chiedono, raccontando le storie di come lui e la sua ciurma sono scampati ai mostri dei sette mari o alle altre navi pirata che hanno provato a derubarli o almeno ai noiosi pomeriggi estivi rifugiandosi in quelle fantasie che hanno il sapore di salsedine e avventure.

A inizio estate, quando avevano scoperto che nel loro parco giochi preferito era stata costruita una barca di legno con una bandiera nera con sopra disegnato un teschio, tutti i bambini del parco giochi avevano eletto Dave come capitano, sua mamma aveva cucito a tutti delle bende nere e la mamma di Jimmy aveva usato dei vecchi appendiabiti per gli uncini. Insomma, erano dei veri pirati loro. O almeno, lo erano quando non decidevano di ammutinarsi per il gelato della signorina Rosita in fondo al parco. Che era buonissimo, ma un vero pirata non mangia il gelato.

Dave si toglie la benda dall'occhio e scende i gradini strascicando i piedi, deciso anche lui di seguire la sua ciurma e andare a farsi coccolare dalla signorina Rosita, quando ad un tratto nota un bambino che non ha mai visto.

E' seduto sull'asfalto che disegna con un paio di gessetti colorati, i vestiti ordinati e i capelli leggermente all'insù.

Si avvicina, incuriosito dal disegno, e si mette a guardarlo senza dire nulla. Sull'asfalto prendono forma una famiglia di gatti gialli e bianchi con i pois rossi e Dave corruga un po' le sopracciglia, perchè i gatti non sono a pois rossi.

“Ma stai sbagliando,” dice all'improvviso, “I gatti non sono a pois rossi!”

Il bambino nuovo alza la testa e Dave rimane quasi confuso da quegli occhi blu come il mare che si è sempre immaginato di vedere dall'alto della sua nave.

“Ma questi gatti sono speciali, non sono come gli altri,” gli risponde il bambino arricciando il naso. “E poi, anche se sono diversi non vuole mica dire che sono sbagliati.”

Dave inclina la testa e si siede di fianco a lui, insicuro se essere più incantato dai gatti o dagli occhi limpidi del bambino.

“Ma gli altri gatti li prenderanno in giro,” continua Dave, non riuscendo a capire cosa voglia fare il bambino con quel disegno.

“E loro se ne fregano, sono a pois rossi perchè sono speciali, ma in fondo sono gatti anche loro, no? Tu se li vedi, cosa pensi per prima cosa? Che è un gatto o un gatto diverso?”

Dave crede di non capire bene la domanda, ma gli risponde lo stesso. “Io dico che vedo un gatto.”

“Ecco!” il bambino nuovo ride contento indicandolo. “Ho ragione io, i pois vengono dopo! Uno prima vede un gatto e poi tutto il resto. E' così che dovrebbe essere.”

Dave non ha ben capito che voglia dire quello strano bambino, ma il suo sorriso è così contagioso che non può fare a meno di imitarlo e si ritrova a ridere con lui.

Rimangono in silenzio un paio di minuto, ad ammirare entrambi i bellissimi disegni colorati che adornano il triste asfalto scuro.

“Vuoi disegnare con me?” gli chiede il bambino con gli occhi blu porgendogli i gessetti.

“No, grazie,” risponde educatamente Dave, “Devo controllare la mia nave,” continua indicando la costruzione di legno alle sue spalle.

“E' proprio bella, sai?”

Dave sorride e si alza in piedi, porgendo la mano a quel bambino che in quel momento gli sta davvero molto simpatico. “Vuoi fare un giro? Ti posso raccontare tutto quello che abbiamo fatto io e la mia ciurma. Però non ti devi spaventare, perchè alcune storie sono davvero paurose.”

Il bambino fa un grandissimo sorriso e afferra la mano di Dave per alzarsi in piedi, entusiasta di sapere tutto quello che Dave ha da raccontagli.

“Sì, assolutamente. Comunque io mi chiamo Kurt.”

Si sorridono, e senza lasciarsi la mano si avviano verso la nave.

“Io mi chiamo David e sono il capitano, ma tu puoi chiamarmi Dave.”